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Autore: Akai Hasu    19/09/2015    3 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
-era quel tipo di ragazza che sognava di essere rapita dagli alieni giusto per aggiungere un po' di pepe alla vita-
Tratto da un capitolo futuro:
-io non sono perfetta come credono...-
-tu sei perfetta per me-
Chi se lo immaginava che un giorno avrei scritto una storia romanrica su Leo? Io no di sicuro, e invece eccomi qui
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Krang, Leonardo Hamato, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YOU ARE PERFECT FOR ME

 

Aori Arashi era una di quelle ragazze eleganti che avrebbero potuto tranquillamente fare amicizia con chiunque gli fosse capitato sotto tiro, solo per il fatto che era lei. Quelle che provavano a fare tutto perfettamente ma con scarsi risultati. Che erano timide e dolci, affettuose e un po’ imprevedibili. Con una vita assolutamente normale (più o meno).

In poche parole, il tipo di ragazza che sognava di essere rapita dagli alieni giusto per mettere un po’ di pepe alla sua noiosa e monotona vita.

 

A parer suo, l’unica cosa interessante che le fosse mai capitata nella vita, fu la morte dei genitori e l’immediato trasferimento in un collegio giapponese già all’età di sei anni, per conto della zia che non voleva occuparsene.

Poi, niente.

Aveva fatto subito colpo sulle docenti e sulla direttrice con i suoi occhioni azzurri e le codine bionde, anche se non lo voleva. Le compagne la accolsero a braccia aperte, considerandola già loro amica ancor prima che lei si presentasse, anche se lei aveva cominciato a non sopportarle dal primo momento in cui le aveva viste pettinarsi i capelli a vicenda.

Non aveva mai avuto un fidanzato (non sia mai, alle istruttrici sarebbe venuto un infarto se un giorno l’avessero vista a soli due metri di distanza da un ragazzo), e tanto meno avuto una cotta per qualcuno.

 

Essendo la prediletta di tutti gli adulti del collegio ( -Mi danno troppe attenzioni, come se fossi diversa dalle altre, neanche se il giorno che mi rinchiusero qui mi avessero incollato dietro la schiena un foglio con scritto: “Ehi, non sono adorabile? Amatemi”- si confessò un giorno a dieci anni alla psicologa della scuola a cui tutti erano obbligati ad andare, che per tutta risposta le scompiglio i capelli dicendole che da arrabbiata era ancora più carina), doveva essere per forza bravissima a scuola (il che era molto complicato, dato che a scuola era rigidissima e cominciavano già da piccoli a prepararli per gli esami dell’università*) andare in chiesa e professare lo shintoismo (anche se, aveva paura ad ammetterlo pubblicamente, era atea fino al midollo).

 

Non usciva mai da sola, doveva esserci per forza almeno un adulto.

Non aveva vere amiche che la ascoltasse, in quel collegio le ragazze erano tutte uguali, non ce n’era una che aveva un minimo di carattere.

 

Lei provava ad accontentare tutti gli adulti, provando ad essere impeccabile in tutto, ma non ci riusciva sempre dato che era molto maldestra .

 

Stava sempre nel suo letto, a guardare fuori dalla finestra e immaginando di avere un’altra vita (e un lettore mp3 con le cuffie), vivere lontano da lì, in quel posto che avrebbe dovuto chiamare “casa”, ma nel quale non si sentiva minimamente a suo agio.

 

Certe volte, in giorni particolarmente duri, arrivava ad odiare il Giappone, la considerava la sua prigione, il che la faceva sentire anche peggio, perché lei non riusciva ad odiare qualcosa o qualcuno senza sentirsi in colpa.

 

 

-Signorina Arashi! La prego di prestare attenzione alla lezione!- la riprese la Signora Akuma, l’insegnante di matematica, facendo ritornare alla realtà la bionda.

Stava guardando fuori dalla finestra i peschi in fiore, pensando a cose molto più importanti  delle equazioni di terzo grado, come “come sono morti i miei genitori?” o“perché non li hanno fato nemmeno un funerale?” .

Non le capitava quasi mai di distrarsi in classe, ma la matematica era pur sempre matematica, e tutti, lei compresa, la odiavano.

-Mi scusi professoressa Akuma, stavo solo pensando che… che… vorrei iniziare un nuovo corso per imparare le altre religioni del mondo!- si inventò sfoderando uno dei suoi sorrisi forzati che sembravano veri.

Lo sguardo della professoressa si addolcì un poco.

-Non è comunque un buon motivo per non prestare attenzione, signorina-

-Lo so, mi scusi professoressa-

-Bene, adesso che ho richiamato l’attenzione di tutti avrei un annuncio da farvi- e a quelle parole, Aori divenne attenta sul serio –discutendo con la preside, abbiamo deciso di farvi fare un viaggio di studi per imparare meglio l’americano a New York-

La classe esplose in urla di felicità e approvazione, seguiti da bisbigli eccitati

-Ragazze per favore, un po’ di silenzio! Alloggeremo in un hotel per una settimana, partiremo dopodomani. Sia chiaro che non accetto comportamenti diversi da quelli che tenete qui. Se vi trovo ad infrangere una delle regole, verrete immediatamente espulse. – continuò, ma nessuno la stava ascoltando per la troppa eccitazione.

 

Aori non poteva crederci. Non le avevano mai neanche permesso di allontanarsi da Tokio, e ora la portavano al di là dell’Oceano?

Le sembrava troppo bello per essere vero.

 

Tornata in camera sua alla fine delle lezioni, cominciò a fare le valigie da subito, mettendoci dentro tutti i suoi vestiti azzurri e bianchi più le divise di scuola, i trucchi (che non metteva mai, ma per quella volta poteva fare una eccezione) e tutti i fermacapelli che non le avevano mai permesso di mettere perché “troppo vistosi e poco adatti”.

 

Finito la valigia, si buttò a peso morto sul letto con un sorriso a trentadue denti immaginando come la sua vita sarebbe potuta cambiare in quella settimana.

 

Ovviamente, quando urlò ai quattro venti, di notte, qualcosa come “perché non mi succede mai niente di interessante?!”, non immaginava che da lì a cinque minuti dei robot alieni l’avrebbero rapita per sottoporla a chissà quali esperimenti per capire come uccidere nel modo più lento e doloroso possibile un mutante.

 

 

 
ANGOLO AUTRICE

 

*Cosa vera

Ehi ehi, come va gente?

Sono tornata con una nuova storia!
Su… *rullo di tamburi*…
LEO!
Non ve lo aspettavate eh? u.u

Ora vi chiederete: come mai una fan di Raph scrive storie su Leo??
Risposta: la noia porta a fare cose strane, eh già.

Qui c’è solo un quadro generale per capire il carattere della mia oc e come ci arriva a New York, ma spero vi piaccia lo stesso 
Non so quando compariranno le tartarughe, per ora devo scrivere cosa combinano ad Aori.

Ditemi che ne pensate con le recensione ;)
Baci, Vampy

P.s. purtoppo questo capitolo è stato postato dal cellulare perché il mio computer ha deciso di andare in sciopero :(
   
 
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