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Autore: bloodywimey    19/09/2015    2 recensioni
|Newtmas AU| OOC|
dal testo:"Sai una cosa Tommy?" Newt guardò a lungo il bruno come se non volesse mai lasciare quei bellissimi occhi marroni, "tu mi hai riportato in vita." Thomas sorrise e lo avvicinò a sè in un bacio e, in quel momento, Newt non poteva essere più felice di essere "diverso".
In sintesi la vita di Newt e Thomas nella società di oggi che disprezza gli omosessuali e vive di pregiudizi.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Si dice che quando si muore si vede una grande luce bianca, così bianca che il bianco stesso diventa effimero davanti al suo splendore.
E' una luce pura, avvolgente e agognata. Quando la si vede si è in quell'esatto momento consapevoli che nulla potrà lasciarvi scappare da quella luce.
Newt si sentiva in trappola, non riusciva a scappare. Era forse morto?

"Newt" una voce.

"Newt!" lui la conosceva, eppure rimaneva sconosciuta allo stesso tempo.

"NEWT!" Aprì gli occhi.

La prima cosa che sentì fu che non era morto. La seconda erano un paio di grandi occhi marroni che lo fissavano dall'alto.
Quegli occhi, preoccupati e circondati di lividi, erano davvero gli occhi più belli che Newt avesse mai visto. Ci si poteva annegare dentro. Come se nascondessero l'intero mare.
Quando realizzò chi fosse il possessore di quegli occhi, gli venne in mente tutto ciò che era accaduto poco o forse molto tempo prima. Tutto il sangue, tutto il dolore, Janson, il ragazzo misterioso, tutto divenne chiaro davanti a lui e per la prima volta da molto tempo, Newt ebbe paura.
Ebbe paura perchè Janson non aveva finito con lui e ebbe paura per quel ragazzo che ora era entrato nella lista nera dei bulli solo per colpa sua.
Perchè è questo che fa la gente che si avvicina troppo a lui, si fa male.
Ed è per questo che avrebbe fatto di tutto per proteggere quel ragazzo. Non avrebbe più permesso a nessuno di farsi male per colpa sua.
"Newt" era lui a parlare, si era reso conto solo adesso che era rimasto a fissarlo con un espressione spaventata in viso.
"ti senti bene?..Che domanda stupida..Ehm, come stai?" era impacciato, timido, come se avesse paura di spaventare il biondino più di quanto non lo fosse già.
Aveva molte bende attorno alla testa, la maggior parte grondanti di sangue.
I capelli, che prima avevano attirato molto l'attenzione di Newt, erano adesso schiacciati sulla faccia del ragazzo e avevano perso la loro naturale bellezza.
Si ritrovò a fissarlo, ma questa volta il ragazzo sembrava seriamente preoccupato.
"Dove mi trovo?" le parole uscirono fuori dalla sua bocca anche se non si era reso conto di averle pronunciate.
"Sei nell'infermieria della scuola, sei svenuto e hai battuto malamente la testa. Ti ricordi cos'è accaduto?" si avvicinò una donna, che sembrò essere l'infermiera.
Era vestita interamente di bianco che rendeva più visibile la sua carnagione scura. Aveva i capelli raccolti in una coda e un grande sorriso rincuorante le decorava il viso.
Newt si guardò intorno poi in alto e vide che quella che gli era sembrata la grande luce divina si rivelò essere una lampada LED. Newt ci rimase quasi male, quasi.
La sua attenzione si spostò poi sul letto di fianco a lui, era disfatto quindi capì che era stato riservato al suo misterioso amico.
"Da quanto sono qui?" questa volta fece in modo che ogni parola risultasse fredda, rude. Odiava essere lì, avrebbe dovuto essere nella solita stanzetta che Minho gli "prenotava" ogni volta che lo picchiavano. Prenotava per modo di dire, in quanto rubava le chiavi e correva da lui pieno di sacchette di ghiaccio.
E invece era sotto gli occhi di due sconosciuti che si erano presi la libertà di curarlo, questa cosa lo faceva impazzire.
"Solo una notte" la voce del ragazzo lo portò fuori dai suoi pensieri, "avevi una grande ferita quindi potresti non ricordarti bene cos'è successo..."
"Io mi ricordo. Tutto." lo fermò prima che la sua voce potesse innervosirlo di più.
Si alzò e andò dietro la tendina di fianco al letto per cambiarsi, ignorando le tante volte in cui sia l'infermiera che il ragazzo avevano cercato di fermarlo.
Poco dopo aprì la tendina, "Beh, grazie per l'interesse ma non ho chiesto il vostro aiuto. Ora me ne torno a casa."
Ogni sua parola era stata una ferita per tutti i presenti e soprattutto per l'interlocutore. Newt era davvero grato a queste persone, ma allo stesso le odiava perchè stavano rischiando la loro vita senza neanche saperlo.
Quindi si tenne il dolore in gola e uscì dalla stanza. Non si accorse di un brunetto che gli stava correndo dietro finchè non se lo trovò a tre centimetri dalla faccia.
"Ehi, sono di nuovo io! Mi sono presentato? Credo di no. Beh in ogni caso mi chiamo Thomas." Newt lo guardava perplesso, aveva parlato in modo velocissimo ma riuscì a vedere la sua mano sporgersi per una stretta, quindi la strinse e disse il suo nome.
Thomas gli restò appiccicato tutto il tempo che camminò per la scuola e non smise un secondo di parlare. Era un ragazzo simpatico dopo tutto, sembrava un bambino alla sua prima festa di compleanno che attendeva con ansia il prossimo regalo. Sembrava che la sua vita avesse sempre preso solo svolte positive, insomma quel ragazzo era l'esatto contrario di Newt.
La scuola era stranamente vuota, tranne i classici ragazzi che non seguivano le lezioni e stavano nel cortile a fumare.
Tra di loro riconobbe Gally, il migliore amico di Janson. Non erano quel tipo di amici che tutti si immaginano, che escono insieme e vanno a giocare a pallone; loro erano quel tipo di amici che passavano il pomeriggio a picchiare i ragazzini e poi si parlano a volte se si vedevano per scuola. Newt si chiese se questa si potesse chiamare amicizia.
Quando passarono davanti alla presidenza Newt non poteva credere ai suoi occhi: un irato e annoiato preside Gonzales urlava contro Janson che, a testa bassa, Newt potè notare, nascondeva le lacrime.
Il biondino si trovò a essere rilassato e spaventato allo stesso tempo. Spaventato perchè al di fuori della scuola Janson poteva comunque trovarlo e vendicarsi per quello che stava per succedere, rilassato perchè la persona che lo tormentava da più di tre anni stava per essere esplulsa. Decise di godersi quel momento di libertà e guardò Thomas con un gran sorriso.
"E' grazie a te! Lui è lì dentro grazie a te!" il suo sorriso si ingrandì come se fosse la più grande liberazione di sempre, e per Newt lo era.
Thomas era confuso ma poi capì cosa intendeva e ricambiò il sorriso che però era diverso da tutti i sorrisi che aveva fatto quella mattina, era un sorriso sincero, pieno di soddisfazione e Newt decise che questa parte di Thomas gli piaceva molto di più. Avrebbe voluto vedere quel suo sorriso innocente per tutta la giornata.
Il viaggio verso casa fu per Newt il primo momento da molto tempo in cui si sentì felice. Ed era tutto grazie a Thomas. Quel ragazzo, che aveva conosciuto solo il giorno prima, era riuscito a salvarlo già due volte, e Newt si sentì ancora più debitore nei suoi confronti quando il brunetto lo volle accompagnare a casa.
Non si rese conto di quanto questa cosa potesse essere pericolosa per lui.
Newt aveva una casa, se così si poteva chiamare. Il problema non era tanto la casa inquietante o il fatto che cadesse a pezzi, il problema era la sua "madre" adottiva.

La signorina Katy Sangster , chiamata così anche se aveva più di 40 anni, era sempre stata una donna molto strana, ma non strana nel modo buono, strana nel fatto che vivesse in quella che era conosciuta come "la casa maledetta". Non c'era nessun tipo di presenza sovvranaturale in quella casa, portava solamente sfortuna. Un bel po' di sfortuna.
Katy aveva avuto una serie di incidenti finiti con la chiamata rapida dell'ambulanza.
Quando Katy decise di adottare un bambino, dato che si sentiva sola, non poteva che essere il ragazzo solitario e imperfetto che nessuno voleva a diventare l'erede della sua sfortuna sfacciata.
Così Newt si ritrovò a vivere in una catapecchia nel posto più remoto di Saltaire, il paese dov'era nato e cresciuto.
Katy, alla fine, non aveva mai dato tante attenzione al piccolo bambino. Era sempre fuori casa e quando era in casa era troppo preoccupata a drogarsi per notare che la vita del suo figliastro stava peggiorando di anno in anno.
Ogni volta che Newt provava a parlar con Katy lei rispondeva male e finiva per picchiarlo, quindi il loro rapporto si era limitato al "Ciao".
Non aveva mai potuto invitare nessuno a casa sua dato lo stato dell'abitazione e della persona che ci viveva dentro quindi decise che si sarebbe fermato a una casa qualsiasi dicendo a Thomas che era la sua, evitando così spiegazioni che non voleva dare.
Si fermò davanti a una villa imponente con tanto di piscina sul retro.
Imprecò contro se stesso sia per l'esagerata versione di se stesso che stava mostrando, sia per aver iniziato un'amicizia con una bugia.
"Wow! Piccola casa eh? l'amico usò il suo solito sarcasmo e squadrò Newt dalla testa ai piedi come per verificare ciò che il biondo gli stava mostrando.
"Già, i miei genitori lavorano in una azienda di grande importanza quindi... ti farei entrare ma..." per Newt era davvero troppo. Si sentiva in colpa, Thomas aveva fatto in modo che restasse in vita e lui in cambio? Gli aveva rifilato una serie di bugie.
"No,tanto devo comunque tornare a casa. Ci si vede a scuola Newt." il brunetto si allontanò dalla casa e da Newt, lasciandolo solo con le sue bugie.

Poco dopo il biondino era davanti a un insieme di tavole di legno chiamato "casa".
Entrò cauto cercando di non ferirsi in qualche strano oggetto.
Katy era seduta in salotto, più che altro su una poltrona ormai cadente. Stava fumando la sua solita canna e aveva lasciato sul pavimento davanti a lei una serie di mozziconi.
I suoi capelli rossi, raccolti come sempre in una strana acconciatura, erano illuminati da una luce che proveniva da chissà quale buco nel soffitto. Newt le passò davanti senza una parola e fece per raggiungere la sua "camera".
"Com'è andata oggi a scuola?" la voce roca di Katy ruppe il silenzio come si erano rotte le finestre di quella casa.
Il biondino non si girò, troppo spaventato a mostrarle la sua faccia disfatta dai pugni.
"Bene." disse solo questo prima di andarsene.
La porta di camera sua che si chiudeva dietro la sua schiena fu l'ultimo suono che si sentì per il resto della serata.
Newt prese il suo sacco a pelo e si posizionò nel suo solito angolino.
Si ritrovò a pensare agli avvenimenti del giorno precedente e delle tante bugie che aveva detto il giorno stesso.
Era felice come non mai, eppure stava piangendo.
Perchè?
Pianse in silenzio, come aveva sempre fatto.
Ascoltava il battito del suo cuore e i suoni inquietanti che quella casa emetteva.
Sentiva le lacrime rigargli il volto e il pavimento freddo sotto il suo corpo.
Una serie di emozioni differenti lo travolse: paura, felicità, odio, amore.
Il desiderio di scappare si fece di momento in momento sempre più forte.
Si ripromise che non sarebbe più tornato in quella casa. Avrebbe anche detto a Thomas la verità, perchè quel ragazzo la meritava.
Dopo aver fatto queste due cose sarebbe tornato alla normale vita di sempre : lui solo e gli altri con una vita felice.
Mentre le ultime lacrime scendevano dai suoi occhi, cadde in un sonno infestato dai suoi incubi più grandi.







A/N : note dell'autrice:
Salve pivelli!
ci ho messo un po' ma alla fine ecco qui il primo capitolo. Spero sia interessante e che vi faccia venir voglia di seguire la mia storia.
Ringrazio come al solito le Culopesche che mi sopportano sempre e sono pronte a darmi consigli, soprattutto Ele (tvb).
Ringrazio tutti coloro che recensiranno o seguiranno questa storia, è molto importante per me.
Con questo è tutto, aggiornerò la settimana prossima o qualche giorno dopo bc scuola.
Baci,

Dalia
   
 
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