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Autore: emma_swan10    25/09/2015    5 recensioni
Oggi è il mio compleanno quindi ho deciso di scrivere qualcosa di tenero e dolce riguardo le mie amare SwanQueen, come auto regalo di compleanno.
Spero vi piaccia e buona lettura
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E niente, oggi è il mio compleanno. Una sera non riuscendo a prendere sonno ho deciso di scrivere questa storia. Spero vi piaccia.
Buona Lettura,
 
Emma vide tutta quella gente radunata intorno a lei.
E pensare che fino a pochi anni prima considerava quel giorno come uno dei più tristi dell'anno, come il Natale o il Ringraziamento.
Semplicemente perché non c'era nessuno con cui poterli festeggiare, con cui poter condividere quella gioia.
Era sola, sola a contare il tempo passare.


Adesso invece erano tutti lì, per lei.

I grandi sorrisi sui loro volti esprimevano la loro felicità, di quella vera, che raramente riesci a percepire come reale.
Ed anche Emma era felice, felice di aver trovato una famiglia che l'amasse per ciò che era, per ciò ch'era in grado di fare e per quello che il suo passato aveva contenuto.
 
E anche se spesso il suo passato tornava a farle visita, lei sapeva, era cosciente che ci sarebbero sempre stati a sostenerla.

Soffermò il suo sguardo sui presenti, su coloro che per lei ormai erano pilastri di vita.
Henry, quel bambino -ormai ragazzo - presentatosi a casa sua con un semplice "mi chiamo Henry e sono tuo figlio". Non pensava sarebbe mai stata capace di rivestire il ruolo di madre, ma dovette ricredersi.
Fortunatamente.


Passò a Mary Margaret e David: i genitori che non sapeva nemmeno di avere, che pensava l'avessero abbandonata perché non desiderata, ma che adesso non l'avrebbero lasciata per niente al mondo.


Il piccolo Neal, in braccio a sua madre, che si era aggiunto alla famiglia donando nuova allegria e, donandole anche un fratellino.

Ruby, una delle prime persone che aveva incontrato a Storybrooke e, adesso, sua amica e confidente. Insieme a Lily, alla quale non aveva smesso di volere bene nonostante tutti i loro trascorsi. Era felice per lei, per aver ritrovato la madre e, finalmente, una casa.


E poi Regina.
Già, Regina.
Come definire quella donna? Colei che pochi anni fa voleva vederla morire per sua stessa mano e che adesso avrebbe fatto di tutto per salvare?
Erano così simili e, allo stesso tempo, così diverse. Due donne forti, che nella vita avevano dovuto affrontare cose che nessuno dovrebbe provare. Avevano entrambe passato burrascosi, di sofferenza e di maltrattamenti; ma ne erano uscite più grandi e forti di prima. E questo le aveva aiutate in qualsiasi fosse la loro relazione.
Erano legate, legate da questa forma di vita passata, di vita presente.
Del resto, Regina era l’unica che poteva capirla; l’unica capace di comprendere il dolore che l’attanagliava la notte, costringendola a svegliarsi e a chiamarla per poter avere qualcuno con cui parlarne.
La mora l’aveva aiutata. Sempre.
Ad imparare la magia, ad essere una buona madre per Henry, ad accettare il suo destino, ad affrontare ciò che le si presentava davanti.
 
L’aveva aiutata come Emma aveva aiutata lei.
Nessuno sapeva di quella volta, nel bosco, in cui Regina era scoppiata a piangere addosso alla bionda. Senza un motivo, solo aveva bisogno di farlo, e di essere abbracciata. E questo aveva fatto la ragazza: l’aveva stretta a sé ed accarezzata, fino a che la mora non si era scusata insensatamente e aveva continuato le sue lezioni di magia.
 
 
"Dai mamma, esprimi un desiderio e soffia" urlò Henry.
Fece un respiro profondo, quei pensieri ancora nella testa.
Era pronta.
 
Si abbassò lentamente verso la torta recante un'enorme scritta "Auguri Emma": niente Salvatrice, niente Mamma o Frutto del vero amore, niente Principessa o figlia. Niente. 
Solo Emma.
Solo lei.
 
Un attimo prima di soffiare, i suoi occhi tornarono sulla mora, sprofondando in quello sguardo color cioccolato. 
Se solo avesse potuto ci si sarebbe tuffata dentro. Sempre.
Ci avrebbe affogato, ci si sarebbe persa.
 
Regina le sorrise.
E lei chiuse gli occhi.
 
Le candele vennero spente dal fiato uscitole dalle labbra. Applausi partirono dalla folla di persone riunitesi a festeggiarla e lei, com'era solita fare, mostrò il suo sorriso più impacciato portandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. 

Del resto, questa era lei, questa era Emma.
 
La torta venne tagliata da un'abilissima Granny dopo, ovviamente, tutte le foto di rito. 


La più imbarazzante era stata quella con Regina, ovviamente. Sia lei, che la mora, avevano detto di non voler immortalare questo momento, ma sotto gli occhi insistenti di Mary Margaret ed Henry, furono costrette.
 
"Più vicine! Sembra che abbiate la lebbra" aveva urlato Henry, dopo che le sue mamme si erano posizionate a distanza di sicurezza.

Si guardarono, e si avvicinarono di un passo.


Loro figlio sbuffò, "ma è possibile che devo fare tutto io in questa famiglia?"
E corse dalle madri: prese Emma e la strattonò verso Regina, posizionando il braccio destro della ragazza sul fianco della madre adottiva.
Quest'ultima fu invasa da un tremito, del quale solo Emma sembrò accorgersi, dato che si voltò immediatamente a guardarla.
Lei, invece, aveva continuato ad evitare quello sguardo, arrossendo un tantino.


Poi Henry spinse Regina tra le braccia della bionda, facendo in modo che Emma la abbracciasse maggiormente e che la donna fosse abbastanza vicina da poter sentire il profumo dolce della sua pelle.
Anche Regina, dopo qualche istante, avvolse un braccio attorno al busto di Emma e, questa, le sorrise.
La mora, ovviamente, ricambiò il sorriso e, insieme, si voltarono per imprimere quel momento oltre che nel digitale, anche nelle loro menti.
 
Le foto che seguirono furono di un numero indefinito, tanto che Emma dovette chiedere una pausa dopo un pò, per poi ricominciare più "entusiasta" di prima.
 
La serata era trascorsa benissimo, tranquillità e allegria tra le quattro mura del locale più amato della città.
 
Mentre quasi tutti erano già andati e, essendo stata rifiutata come aiutante delle pulizie da Ruby, Granny e Mary Margaret, la bionda prese una birra e si diresse verso l’uscita. Disse alla madre che sarebbe tornata a casa a piedi e che quindi avrebbe fatto una passeggiata.
 
Non era neanche completamente uscita dal Granny's quando Regina le chiese se poteva unirsi a lei.
Ed Emma, ovviamente, le sorrise acconsentendo.

Del resto, era la cosa che più si avvicinava al suo desiderio, no?
 
Le due donne camminarono fianco a fianco per un paio di minuti, prima che una delle due sciogliesse quel silenzio imbarazzante.
 
"Allora, ti è piaciuta la festa? Henry è diventato matto per rendere quel luogo così presentabile." 
Regina rise, ed Emma le andò dietro.
Ovviamente.


"Già, era tutto molto… colorato." 
"Molto" acconsentì Regina, non potendo fare a meno di guardarla.
 
Emma era ancora più bella sotto la luce romantica dei lampioni in strada. 
Fosse stato per lei, avrebbe passato la vita a contemplare la bellezza di quel volto.
 
Passeggiando, raggiunsero il molo dove si accomodarono sulle panchine fissando l'infinito davanti a loro. 

"Vorrei poter fare qualsiasi cosa per poter rendere reale il tuo desiderio," disse Regina improvvisamente.
Emma si voltò sorpresa verso di lei.
La mora aveva lo sguardo perso nel vuoto, e una calda luce negli occhi. 


"Regina io…"
"No, Emma!" la interruppe "davvero, tra noi… tutto è iniziato con liti e odio, invece guardaci adesso. Chi l'avrebbe mai detto che avrei fatto di tutto per poterti veder sorridere?"
Emma era scioccata, bloccata, incredula.


Non sentendola parlare Regina si voltò e, nuovamente, una si perse negli occhi dell'altra.
La mora le sorrise, come a scacciare quello strano pensiero insinuatosi nella sua mente.
"Che dici se ce ne andiamo? Inizia a far fresco qui.” Si strinsi nelle spalle, strofinandosi le braccia con le mani.

Emma istintivamente si tolse la giacca e la poggiò addosso alla ex-Evil Queen.


"Emma, no…"
"Sta tranquilla, puoi tenerlo. Io non ho freddo" era stata la sua risposta.
E anche se l'avesse avuto, Regina era più importante della sua stessa salute.
 
Del resto non è così? Quando ami una persona la metti sopra a tutto. Proprio come entrambe facevano con Henry.


"Sarà comunque meglio andare" aveva detto poi Regina alzandosi, e porgendo una mano ad Emma. Questa l'afferro senza pensarci e, alzandosi a sua volta, permise alle loro dita di intrecciarsi.

Due passi.


Solo due passi aveva fatto Regina, quando Emma l'aveva tirata a sé. 


Due passi solamente fino a che le sue labbra non si posarono su quelle della bionda.

Soffici e morbide, carnose e piccole.
Fu un bacio casto, dolce, intimo. 


Solo loro su quel molo, con le stelle a fare da scenario e da pubblico al tempo stesso. Con il rumore del mare in sottofondo e con i loro cuori veloci a dettare un ritmo ormai personale.
 
Neanche loro sapevano quanti minuti fossero rimaste lì, una in balia dell’altra, ma in quel momento era davvero l’ultima cosa che importava loro.
 
Le mani di Emma si erano depositate sui fianchi di Regina, mentre le braccia della mora erano strette attorno al collo della ragazza.
 
Lentamente si staccarono: Regina tenne gli occhi chiusi, per questo non poté immediatamente vedere la luce che emanavano quelli di Emma. E la bionda, semplicemente, si perse a guardarla.
 
La cosa più bella che potesse mai desiderare –e che aveva desiderato- lì tra le sue braccia.
 
Quando la mora alzò le sue palpebre, quello che le si mostrò di fronte fu il sorriso più bello e luminoso che Emma avesse mai avuto in vita sua. E, per un momento, si sentì davvero orgogliosa per essere stata capace di averglielo provocato.
Anche lei ricambiò.
 
Si sorrisero con le labbra, con gli occhi, con il cuore. Si sorrisero felici.
 
E, mano nella mano, si incamminarono verso casa di Regina.
Senza dire una parola, senza bisogno di aggiungere altro, solo unite dai loro cuori e dalle loro mani.
 
Imboccato il vialetto di casa Mills, Emma intensificò la stretta, cosciente che di lì a poco sarebbero dovute separarsi. Regina sorrise triste, avvolta dalla stessa idea, e ricambiò la stretta.
 
Ormai davanti quel portone numero 108, la mora inserì la chiave e, dopo aver aperto la porta, si voltò verso Emma.
La bionda si avvicinò e chiudendo gli occhi la baciò nuovamente.
 
Si scostarono e la donna la guardò “Per?”
Emma le sorrise “Il bacio della buonanotte.”
La mora sembrò pensarci un attimo, e mettendo il broncio –frutto della troppa presenza della ragazza nella sua vita-, esclamò "hey, sono io quella che doveva accompagnarti a casa!"
 
Emma non poté fare a meno di ridere e baciare la fossetta formatasi sul viso di Regina.
"Potrai accompagnarmici domani."
“Domani” ripeté il sindaco, persa in quel mare verdeacqua.
 
E Si sorrisero.
Si persero.
Si trovarono.
Si innamorarono. 
O meglio: si rinnamorarono.
 
Poi Emma la baciò di nuovo.
La lingua della ragazza sfiorò il suo labbro inferiore e Regina, di rimando, aprì la bocca, per permetterle di rendere quel momento più profondo.
Emma sorrise contro le sue labbra e, stringendola maggiormente a sé, fece toccare le loro lingue, provocando l’ormai famoso brivido nel corpo di Regina.
 
“E questo?” aveva sussurrato la mora.
“Questo per aver realizzato il mio desiderio” aveva risposto la ragazza.
Regina sorrise, il suo sorriso più lumino e bello.
Era lei il suo desiderio.
Ora lo sapeva.
 
"Buona notte, Regina" aveva poi sussurrato Emma.
"Buon compleanno, Emma" aveva sussurrato, a sua volta, Regina sulle sue labbra.

Fino a che un altro dolce e leggero bacio non aveva fermato i loro respiri.
Di nuovo.
E sarebbe sempre stato così.
Perché del resto, quando due anime si appartengono, ogni loro tocco toglie il fiato.
  
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