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Autore: ale_lu_maguire    26/09/2015    3 recensioni
Era tutto così tranquillo, tutto era come doveva essere sia per Regina che per Robin. Finalmente erano così felici ma qualcosa minacciava questa felicità, minacciava di rovinare la loro famiglia.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Ed eccomi di nuovo qui con una nuova storia.
Come sempre questa è dedicata a un’amica speciale,
alla mia puffetta, speriamo vivamente di
riuscire a portare Lanuccia qui in Italia.
Ti voglio bene puffetta mia.”
 
 
 
Era ancora accoccolata fra le braccia del suo uomo quando la sveglia che segnava l'inizio di una nuova giornata, iniziò a suonare. Il braccio di Robin la stringeva contro il proprio petto e lei poteva sentire il calore della sua pelle contro il proprio viso. Amava svegliarsi fra quelle meravigliose braccia, amava passare la notte a guardare i suoi occhi azzurri e profondi come il mare, amava tutto della sua nuova vita, ma soprattutto amava quando il piccolo Roland la chiamava mamma. Quel piccolino dai capelli ricciolati e castani, si era affezionato molto alla nuova compagna di suo padre, ormai per lui era diventata la sua nuova mamma, e Regina non poteva chiedere di meglio, aveva una splendida famiglia che l'amavano per ciò che era adesso e non per ciò che era stata in passato.
-Mm... Buongiorno mia Regina- sussurrò Robin accarezzandole la guancia per poi regalarle un tenero bacio sulle labbra non appena lei alzò il viso verso di lui.
-Buongiorno amore mio. Amo risvegliarmi così, fra le tue braccia- rispose lei per poi regalargli un bacio pochi secondi dopo.
-Mamma, papà posso entrare?- chiese un educatissimo Roland dopo aver bussato.
-Il mio ometto. Vieni Roland- disse Regina con un enorme sorrido non appena sentì quella piccola e dolce voce. Il piccolo Roland entrò senza fare molto rumore e con tanta tenerezza si mise a sedere sul letto vicino alla sua nuova mamma.
-Ehi ometto di mamma, come stai?- chiese la mora accarezzandogli il visino ancora un po' addormentato.
-Ho fatto un brutto sogno stanotte- rispose con un filo di voce mezzo spaventato.
-Ehi é tutto apposto piccolo, siamo qui tutti insieme nessuno ti farà del male, te lo prometto cucciolo- cercò di farlo tranquillizzare Regina.
-Ometto perché non sei venuto da mamma e papà?- chiese Robin scompigliando i capelli del piccolo Roland.
-Non volevo disturbare papà. Ero venuto ma mamma dormiva così bene che non volevo svegliarla- rispose il piccolo.
-Roland, quando fai brutti sogni prometti alla tua mamma che verrai a chiamarmi. Va bene ometto?- Regina gli toccò il nasino e gli fece un piccolo sorriso sperando che si tranquillizzasse un po'.
-Va bene mamma- rispose Roland.
-Che hai sognato piccolo, se vuoi puoi parlarne con papà- chiese Robin dando un bacio a Regina sulla fronte.
-No. Voglio raccontarlo a mamma- Robin capì che in quel momento quella che poteva aiutare il piccolo era Regina.
-Sei fantastica. Scendo a preparare la colazione- disse Robin per poi baciarla e alzarsi.
-Vieni qui ometto mettiti vicino a me- disse Regina aprendo il braccio per stringerlo non appena si fosse messo vicino a se.
-Allora ti va di parlarne oppure ti fa troppa paura?- chiese la mora accoccolandosi contro di se il piccolo Roland.
-E’ stato orribile mamma- disse il piccolo con voce tremante.
-Ehi c’è la mamma con te nessuno ti farà del male te lo prometto- disse la nuova madre del piccolo Roland quasi per ricordargli che lei ci sarebbe stata per sempre se avesse avuto bisogno.
-C’era un mostro cattivo che voleva uccidermi mentre ero con papà- aggiunse il piccolo. Regina si limitò ad ascoltare ed ad accarezzargli la testa con fare protettivo, anzi era più un istinto materno.
-Stava per uccidermi ma sei arrivata tu mettendoti in mezzo. Poi sei sparita dietro un portale insieme al mostro- concluse il bambino ancora terrorizzato.
-Ehi ti prometto che non ti succederà niente. Ti fidi di me piccolo?- chiese la mora mentre si preoccupava del sogno che aveva avuto il piccolo Roland.
-Si mamma- rispose il piccolo.
-Allora ti prometto che non ti accadrà nulla. E adesso lo dai un bacino alla mamma?- chiese con un sorriso un po’ preoccupata. Roland le rispose con un tenero bacio sulla guancia che strappò un sorriso ad entrambi. Erano ancora accoccolati l’uno all’altra, come farebbe una madre con un figlio, quando Robin entrò in camera per chiamarli.
-Mia Regina, mio principe la vostra colazione vi attende al piano di sotto- disse Robin con fare da maggiordomo che riuscì a far ridere Roland in una maniera assurda che contagiò anche la mora che ancora lo stringeva a se.
-Forza alzatevi dal letto e andate a mangiare- ordinò il ladro con un’espressione seria, in quel preciso istante Regina prese un cuscino e lo lanciò sul viso di Robin e pochissimi secondi dopo Roland fece la stessa cosa.
-BATTAGLIA DI CUSCINI!- urlò il bambino afferrando un altro cuscino per poi scendere dal letto e andare a colpire il padre.
-Bene e io invece lo colpisco con una freccia- disse la mora creando un arco con la magia, non vero e proprio diciamo più un arco fatti di polvere magica.
-Vostra altezza non vorrete mica uccidere il vostro futuro marito!- disse l’uomo dagli occhi color oceano.
-Mm credo di si, una Regina si stufa facilmente dei giocattoli- disse la mora scoppiando a ridere e scagliando una freccia di polvere contro Robin.
-AH!- disse Robin  portando la mano sul petto dove la freccia pochi secondi prima lo aveva colpito.
-Papà!- urlò Roland.
-Robin!- disse Regina correndo verso di lui che nel frattempo era caduto per terra senza sensi.
-Oddio Robin che cavolo ho fatto!- urlò Regina scuotendolo cercando di farlo svegliare.
-Mamma che ha papà!?- disse il bambino in ginocchio vicino al padre.
-Oddio! Robin svegliati!- urlò la donna distogliendo lo sguardo verso l’alto sperando che non avesse nulla. In quell’istante Robin l’afferrò per il braccio facendola cadere su di se per poi regalarle un tenero bacio, un bacio di quelli unici che le regalava ogni mattina prima che accompagnasse Roland a scuola.
-Sei un cretino! Mi sono spaventata a morte!- disse lei per poi baciarlo di nuovo.
-Questo cretino vuole sposare questa donna fantastica- disse lui accarezzandole il viso mentre Roland si faceva una grandissima risata per lo scherzo che suo padre le aveva appena fatto.
-Ma che ne dici se adesso mi lasci andare? Ho fame e vorrei andare a mangiare!- disse la mora guardandolo negli occhi e per poco non si perdeva dentro di essi.
-Prima rispondi alla mia domanda!- disse il ladro tenendola stretta a se mentre Roland continuava a ridere come non mai.
-Devo proprio risponderti?- chiese lei assumendo un’espressione seria, insomma seria dopo due secondi scoppiò a ridere come un’adolescente alla prima cotta.
-Si voglio una risposta o vostra maestà di qui non si muove!- rispose ridendo. Lei rimase a fissarlo negli occhi per qualche minuto, come se avesse qualche dubbio, come se non sapesse che risposta dargli. Era rimasta a fissarlo per qualche istante, finche non avvicinò lentamente il viso contro il suo per poi premere dolcemente le labbra contro le sue.
-Ti basta come risposta?- sussurrò sulle sue labbra mentre Roland li guardava con un tenero sorriso e quelle dolci fossette che si formavano ogni volta che ne faceva uno.
-I tuoi baci sono unici, e sì, mi basta come risposta- disse lui regalandole il più tenero dei baci.
-Ti Amo- disse lei sorridendo.
-Ti Amo signora Hood- disse lui accarezzandole il viso mentre Roland scattava di nascosto la più tenera delle foto.
-Mamma, papà mi dispiace interrompere questo momento molto dolce ma avrei fame- disse Roland arrossendo con quelle dolci fossette.
-Oh hai ragione ometto- rispose il padre facendo alzare Regina.
-Cosa mangiamo stamattina?- chiese Regina prendendolo per mano per poi uscire insieme dalla stanza e scendere le scale.
-Ho fatto la cioccolata calda con la panna e la cannella- rispose il ladro.
-Mm papà oggi ti sei superato!- disse Roland che si era precipitato di sotto a divorare la cioccolata calda.
-Bene il mio ladro adesso fa anche il cuoco- disse la donna arrivando in cucina per poi trovare tutto ben apparecchiato sul tavolo e un piccolo Roland sporco di panna.
-Roland! Si raffinato sei sempre un principino!- disse Regina avvicinandosi a lui per poi pulirgli il viso.
-Scusa mamma ma avevo troppa fame per non divorare questa cioccolata calda così buona- rispose il piccolo sorridendo.
-Sei meravigliosa con lui. Ti vuole davvero bene- disse Robin per poi abbracciarla da dietro e darle un bacio sulla guancia.
-Grazie, ci metto tutto il mio impegno con questo ometto. E non sai quanto lo voglio bene Robin. Lo amo come se fosse mio figlio- rispose lei sorridendo e osservando il piccolo Roland fare colazione.
-Mamma tu sei fantastica! Non ti chiamerei così se non lo fossi. Ti voglio bene- disse il piccolo Roland con un piccolo sorriso che non fece altro che far sorridere i suoi genitori.
-Su ometto è ora di andare a scuola!- disse Robin scompigliandogli i capelli.
-Cosa? No! Oggi il mio ometto non va a scuola stai scherzando? Oggi vacanza per tutta la famiglia!- disse la donna con un sorriso enorme in volto.
-Come niente scuola Regina. Ne sei sicura?- chiese Robin.
-Di certo Mary Margaret non muore se Roland oggi non va. Oggi il mio ometto rimane con noi tutto il giorno- concluse la donna.
-Avanti Roland vai a vestirti oggi andiamo tutti al parco- aggiunse Regina.
-Su andiamo a vestirci Roland- disse Robin regalando un sorriso a Regina per poi salire al piano di sopra con il piccolo Roland.
-Non posso crederci- sussurrò la donna sedendosi e appoggiando i gomiti sul tavolo. Non riusciva a crederci, erano una famiglia, Henry era rimasto a dormire da Emma, ma aveva ammesso che preferiva mille volte stare con Regina, Robin e Roland. Tutto era come doveva essere, la loro vita era perfetta insieme, doveva solo allontanare il pensiero del sogno del piccolo Roland, era da quando le aveva raccontato tutto che quel sogno la stava tormentando ogni istante. Forse erano passati minuti da quando i due erano saliti al piano di sopra a vestirsi, quando lei decise di raggiungerli per prepararsi ad uscire. Entrò nel secondo bagno che avevano a casa Mills, e si mise davanti allo specchio osservando quel sorriso che non era sparito da quando aveva detto si con quel bacio alla domanda di Robin.
-E ora vediamo di dare un aspetto migliore a questa donna- disse a se stessa agitando le mani per poi aggiustare il suo aspetto. Indossava un paio di pantaloni molto aderenti di colore nero accompagnati da stivali neri non molto alti, una camicetta rossa con la scollatura aperta nei punti giusti e per finire una giacca a maniche lunghe ma non molto pesante, di colore blu.
-Regina sei pronta?- chiese Robin bussando alla porta.
-Si arrivo un secondo- rispose lei per poi dare un’ultima sistemata ai capelli e andare dal suo uomo.
-Eccomi- disse aprendo la porta e trovarsi Robin con i suoi soliti vestiti sportivi da ladruncolo molto attraente.
-Mamma come sto?- chiese Roland. Il piccolo indossava un cappellino non molto pesante, una giacca arancione, una maglietta con le maniche verdi, delle scarpette sportive e dei jeans scuri.
-Stai benissimo ometto, almeno non sentirai freddo vicino al lago- rispose la donna toccandogli il nasino.
-Allora andiamo?- chiese Robin prendendola per mano.
-Si andiamo- rispose lei sorridendo per poi prendere per mano il piccolo Roland e uscire tutti insieme dalla casa. Avevano appena lasciato la casa quando il telefono di Regina iniziò a suonare, era questo quello che detestava, che quando doveva uscire con la sua famiglia succedeva qualcosa.
-Aspetta è Swan, vediamo che diamine vuole- disse Regina prendendo il telefono.
-Va bene- rispose Robin prendendo per mano Roland.
-Che diavolo vuoi Swan!- disse Regina seccata.
-Abbiamo un problema alla torre dell’orologio, vieni di corsa- disse la salvatrice.
-Che razza di salvatrice sei se non riesci a sbrigartela mai da sola!- disse Regina sbuffando.
-Regina gli eroi non rimandano mai il proprio dovere sbrigati a venire c’è n problema enorme!- disse Swan.
-Che problema almeno spiegati!- aggiunse Regina guardando Robin che capiva ancora meno della discussione che stava avendo con Emma.
-Si è a-pe-rto un- il segnale iniziava ad essere sempre più disturbato e Regina non riusciva a capire nemmeno una parola di quello che stesse dicendo la salvatrice.
-Emma non ho capito nulla!- urlò Regina cercando di mantenere la calma visto il nervoso che le stava facendo salire in un microsecondo.
-Vieni di corsa!- disse Emma staccando la telefonata.
-SWAN!- urlò la mora guardando il telefono.
-Ehi che succede?- chiese Robin avvicinandosi ancora di più a lei.
-Andate al lago senza di me vedrò di venire più tardi- disse Regina.
-Mamma perché?- chiese Roland dispiaciuto.
-Emma dice che c’è un problema, mi chiedo come diamine fa ad essere la salvatrice se cerca sempre qualcuno per essere aiutata a risolvere un problema- disse seccata.
-So che ce la farai amore. Sei unica e risolverai qualsiasi problema e ti ho detto un sacco di volte che credo in te, quindi ne sono sicuro- disse Robin dandole un bacio. Regina si avvicinò a Roland e si mise alla sua altezza per poi guardarlo negli occhi e accarezzargli una guancia.
-Mi dispiace scimmietta, ma hanno bisogno di me- disse dispiaciuta la donna.
-Stendili tutti mamma, ma soprattutto stai attenta- disse il piccolo abbracciandola forte come se la stesse per perdere.
-Mamma ho un brutto presentimento, rimani con me per favore- le disse Roland quasi con le lacrime agli occhi.
-Ehi andrà tutto bene, tu sei con papà e dopo verrò da te- per qualche strano motivo quella brutta sensazione stava assalendo anche lei.
-Vieni qui scimmietta- aggiunse la donna stringendolo a se come se avesse paura di non rivederlo più.
-Regina va tutto bene?- chiese Robin avvicinandosi a lei.
-Credo di si. Su ometto vai con papà ci vediamo dopo- disse la mora lasciandolo andare.
-Ehi se vuoi vengo con te- le disse il ladro accarezzandole il viso.
-No andrò sola, e questa sarà l’ultima volta che andrò in suo aiuto, adesso ho una famiglia e non intendo morire per aiutarla- concluse lei voltando le spalle nervosa.
-Ehi vieni qui- disse Robin abbracciandola per farla sentire al sicuro.
-Ci vediamo più tardi amore mio- disse Regina dando un bacio a Robin per poi guardare Roland e sparire in una nuvola di fumo viola.
-Papà andiamo a prendere una ciambella al cioccolato da Granny’s?- chiese Roland al padre.
-Certo andiamo- rispose prendendolo per mano e dirigersi da Granny’s.
 
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-Si può sapere dove eri finita?- chiese Emma non appena vide Regina apparire in una nuvola viola.
-Per tua informazione mi hai rovinato la mia prima uscita con Roland! A volte sei così stupida, dimmi che diamine succede e facciamola finita prima che ti incenerisca per avermi rovinato la giornata!- disse Regina seccata dalla situazione.
-Intanto calmati e ascoltami! Si è aperto un portale guarda!- disse la savior indicando il piccolo portale che piano, piano diventava sempre più grande.
-Come diamine si è aperto!- chiese la mora.
-Non lo so, come se qualcosa volesse sbucare fuori da quel portale. Ricordi quell’essere che per sbaglio abbiamo liberato dal cappello insieme alle fate?- chiese Emma a Regina.
-Come potrei dimenticarlo? Voleva uccidermi!- rispose Regina osservando il portale.
-Credo che non era il solo, cioè almeno secondo me nella foresta incantata ce ne dovrebbero essere ancora- spiegò la bionda.
-Si certo e come li apre i portali? Fabbrica fagioli e viaggia per i mondi?- quella situazione faceva letteralmente schifo perché non ci stava capendo davvero nulla.
-Ho chiesto a Belle come cavolo potesse aprire i portali, e lei ha risposto che è nella sua natura aprirne qualcuno. Quindi prepariamoci a lottare- disse la bionda tornando ad osservare il portale.
-Come intendi ucciderlo? Di certo non mi metto a ballare con lui per distrarlo!- disse Regina guardando la Savior. Il portale si faceva sempre  più grande, abbastanza grande per far uscire un mostro enorme come quel dragone nero.
-Lo condurremo verso il confine come abbiamo fatto l’ultima volta- spiegò Emma.
-Vuoi usare di nuovo me come esca? Ma se vuoi usiamo le caramelle gli piaceranno di più!- in quel preciso istante un mostro nero con gli occhi rossi come il sangue e con delle ali enormi sbucò fuori da quello che fino a pochi minuti prima era un piccolo portale innocuo.
-Regina! Che facciamo!- chiese la bionda guardando Regina.
-Se lo sapessi non credi che già lo avrei ucciso!?- rispose l’ex Regina Cattiva. Granny’s non era molto lontano dalla torre dell’orologio e qualcosa, un  brutto presentimento torturava la mente di Regina da quando aveva lasciato soli Robin e Roland, non sapendo che di li a poco sarebbero apparsi da dietro l’angolo.
-Emma tienilo a bada! Non sono sicura che Roland e Robin siano al sicuro!- urlò Regina mentre il mostro rivolgeva lo sguardo verso di lei.
-Papà! Questa ciambella è buonissima!- disse il piccolo Roland dividendola a metà.
-Ehi ometto perché la dividi?- chiese Robin prendendo il cellulare per chiamare Regina.
-Ne lascio un pezzo a mamma, così quando viene al lago la mangia anche lei , so che le piace un sacco- rispose il bambino mettendo la metà della ciambella dentro il sacchetto, Robin non fece altro che sorridere a quel tenero gesto del figlio.
-Roland stai fermo chiamo Regina, non muoverti chiaro?- disse Robin guardandolo.
-Ok rimango fermo qui papà- rispose il bambino mentre il padre chiamava Regina.
-Rispondi…-  sussurrò Robin mentre il telefono annunciava la segreteria telefonica.
-Questa è la segreteria telefonica di Regina e Roland! Al momento non sono disponibile lascia un messaggio- la voce di Regina insieme a quella di Roland, creavano una splendida segreteria telefonica, ma per quanto fosse bella Robin iniziò a preoccuparsi.
-Papà mamma ha risposto?- chiese il bambino con la bocca fatta di cioccolata.
-No, vuol dire che è impegnata piccolo. Su vieni ti pulisco la bocca e andiamo- disse Robin pulendo la bocca a Roland per poi pagare Granny e uscire.
-Su andiamo al lago, Regina verrà più tardi- disse Robin prendendo per mano il figlio e in quell’istante si sentì un verso spaventoso.
-Papà che cos’era?- chiese il bambino guardando il padre.
-Non lo so, vieni qui- rispose Robin tenendo stretto a se il figlio mentre voltavano l’angolo. Per uno strano motivo Regina portò lo sguardo verso quell’angolo che Robin e Roland avevano appena svoltato, quel mostrò seguì la direzione degli occhi della donna avvistando Robin e il piccolo Roland.
-ROBIN SCAPPA! PRENDI ROLAND E VAI VIA!- urlò la mora ma sembrava essere troppo tardi.
-Papà!- urlò Roland mentre il mostro si avvicinava ancora di più verso il bambino.
-No!- urlò Regina scomparendo in una nuvola di fumo per poi riapparire davanti a Roland.
-Mamma ho paura- disse Roland tenendo il sacchettino con la metà della ciambella per Regina.
-Ehi guardami, ometto guardami. Non ti succederà nulla e sai perché? Perché ci sono io e niente e nessuno ti toccherà. Te lo prometto piccolo- disse la donna toccando la guancia al piccolo.
-Regina che succede!?- chiese Robin mentre la salvatrice cercava di distrarre il mostro ma ogni tentativo sembrava essere vano.
-Non ne ho la più pallida idea Robin, ma adesso prendi Roland e vai a casa- ordinò Regina dandogli un bacio e come sempre sperando che non fosse l’ultimo.
-Cosa? Non posso lasciarti qui! Non posso perderti di nuovo. Ti ho persa troppe volte a causa del mio onore ma adesso non ti perderò per la mia codardia- disse Robin, certo lui non era un codardo ma scappando con Roland avrebbe dato l'idea di uno che lo fosse.
-Robin no. Ricorda nessun fine giustifica la perdita di un figlio. Quindi adesso prendilo e vai- disse Regina abbassandosi per due minuti se non di meno, all'altezza di Roland.
-Mamma tornerai vero?- chiese il piccolo con le lacrime agli occhi.
-Scimmietta, ti ho promesso che non ti accadrà niente. Ti fidi della mamma?- chiese la mora con mezzo sorriso.
-Come sempre mamma- rispose Roland.
-Allora adesso vai con papà ok?- gli toccò la guancia e poi lo strinse a se come non aveva mai fatto prima.
-Robin tieni- disse la donna dai capelli scuri, mettendo nelle mani di Robin una boccetta.
-Che diamine é?- chiese lui.
-Pozione d'amnesia. Se mi dovrebbe succede qualcosa dalla a Roland, non si ricorderà di me. Non soffrirà per la perdita di un'altra figura materna- rispose lei.
-No! Tu tornerai- disse lui.
-E tu lo farai se mi accadrà qualcosa. Questo mostro è troppo forte per me e per Emma. Robin promettimi che lo farai- disse lei appoggiando la fronte contro la sua.
-Te lo prometto- sussurrò appena.
-REGINA! NON CE LA FACCIO A TRATTENERLO SBRIGATI!- urlò Emma cercando di trattenere il mostro.
-Adesso andate- concluse la mora dando un ultimo bacio a Robin, per poi osservarli allontanarsi, ma qualcosa, impediva loro di allontanarsi. Regina era rivolta verso Emma, entrambe cercavano di fermare il mostro alato ma ad un tratto di smaterializzò nel nulla.
-Dove diamine é finito?- chiese la bionda a Regina.
-Non ne ho la più pallida idea. Henry? Dov'è?- chiese Regina.
-Con mia madre e mio padre ma mi chiedo che cosa c'entra que...- la voce di un ragazzino di sei anni, una voce che assomigliava a quella di Roland interruppe il discorso tra le due donne.
-MAMMA! AIUTO!- urlò una vocina maschile.
-Oddio ROLAND!- urlò la donna non appena vide il mostro apparire davanti a Robin e Roland.
-Tocca mio figlio e io ti uccido!- urlò lei svanendo in una nuvola di fumo per poi apparire da loro, erano molto vicini al portale, che più passavano i minuti, più aumentava di grandezza.
-Regina attenta!- urlò Robin. La donna si protesse con la magia, ma sapeva che da sola non poteva fare un granché.
-EMMA! CHIAMA TURCHINA E LE ALTRE FATE. CHIAMA TREMOTINO!- urlò Robin disperato. La coda del mostro si dirigeva verso il piccolo Roland immobile e che ancora teneva in mano il sacchettino con la ciambella per la sua mamma.
-NO!- urlò la mora mettendosi in mezzo a Roland e la coda del mostro che la colpì facendola cadere qualche metro dopo.
-Regina!- urlò il ladro, non sapeva che diamine potesse fare un ladro che usa frecce contro un mostro magico e alato.
-S-sto bene- disse lei alzandosi indolenzita. Il mostro voleva Roland e Regina lo aveva capito, aveva capito che quel sogno che il piccolo aveva fatto la notte prima era un avvertimento e lei lo aveva capito troppo tardi.
-Portalo via Robin! Sbrigati!- urlò la mora cercando di distrarre il mostro.
-Roland vieni via di li!- urlò Robin mentre il bambino era immobile e quasi non riusciva a muoversi.
-Non riesco a muovermi. Mamma ho paura!- disse Roland tenendo stretto il sacchettino con la ciambella. Il mostro non faceva altro che far avanzare la coda verso il bambino, quel piccolo se non fragile bambino che non poteva nemmeno scappare verso il padre per farsi proteggere.
-Roland! NO!- Regina guardava la coda di quel mostro alzarsi su Roland, pronta a colpirlo e ad ucciderlo.
-Tocca mio figlio e sei morto!- disse lei mettendosi in mezzo, il portale nel frattempo aveva raggiunto il gruppo, Emma era andata a chiamare Rumple o Turchina, fatto sta che è sparita nel momento in cui Regina aveva bisogno di aiuto.
-Regina no!- urlò Robin facendo voltare la donna verso di se e in quell’istante il mostro con un colpo di coda la scaraventò verso il portale.
-Robin!- urlò la donna guardando forse per l’ultima volta gli occhi azzurri ed infiniti, di Robin.
-REGINA!- urlò l’uomo che guardava il figlio e la donna che amava, stava per andare verso di lei per afferrarla prima che perdesse la presa e cadere nel portale, ma Regina fece di no con la testa.
-Robin! No! Non può perdere entrambi!- urlò lei.
-MAMMA!- urlò Roland piangendo.
-Tornerò ometto te lo prometto- mentì perché sapeva che quello era un viaggio di solo andata e Robin avrebbe fatto svanire ogni ricordo dalla mente di Roland su di lei.
-Mamma tornerai per la ciambella vero?- disse ancora il piccolo.
-Te lo prometto! Robin! TI AMO!- urlò prima di sparire dietro il portale seguita dal mostro.
-NO! REGINA!- disse Robin cadendo in ginocchio dopo che il portale si fu chiuso.
-Mamma- sussurrò il bambino che finalmente poteva muoversi.
-Robin che diamine, dov’è Regina!?- chiese Emma arrivando con Tremotino e Turchina.
-Lei è sparita dietro il portale per salvare Roland- rispose ancora scioccato.
-Papà la mamma è…- chiese Roland con un filo di voce.
-No, lei tornerà ometto troverò un modo promesso- rispose il padre per poi stringerlo in un abbraccio.
-Come diamine è successo!- disse Emma mettendosi le mani ai capelli.
-Robin! Sono arrivato il prima possibile, ho sentito un forte rumore, cioè un verso strano- disse Henry arrivando in piena piazza.
-Aspetta, dov’è mia madre?- chiese il ragazzo.
-Henry lei, cioè lei è sparita dietro un portale- rispose Emma.
-E tu dove eri mentre lei rischiava la vita?- disse Henry.
-Ero…- rispose Emma guardando Tremotino e Turchina. Henry si avvicinò a Robin e Roland e cercò in qualche modo di far sparire quelle lacrime dal viso del bambino.
-Papà- disse Henry abbracciandolo forte.
-Henry la riporteremo te lo prometto- disse Robin.
-Noi siamo gli eroi no? Troviamo sempre un modo- rispose Henry.
-Henry tu adesso chiami “papà” quel ladro?- chiese Emma.
-Si per caso ti da fastidio? No perché se ti da fastidio non mi importa, ormai fa parte della mia famiglia. E Roland è mio fratello e in questo caso devo dirti solo una cosa. I figli sono di chi li cresce non di chi li fa- disse Henry arrabbiato, triste e preoccupato per cosa potesse accadere a sua madre.
-Ragazzino calmati e non rivolgerti così a me! Sono tua madre!- urlò Emma.
-Tu non sei mia madre! Mia madre è quella che mi ha cresciuto quando tu mi hai abbandonato! E ricorda, Regina Mills e Robin Hood sono i miei genitori e per colpa tua, perché potevi usare un cavolo di telefono e mandare qualcun altro a chiamare la fata e l’oscuro, adesso la mia famiglia è distrutta! Vedi di trovare un modo per riportare mia madre o non sei degna di portare il titolo di salvatrice!- disse Henry alzando il tono della voce.
-Basta! Calmiamoci tutti!- disse Robin.
-Concordo!- aggiunse la fata.
-Allora che dovrei fare io? Qual è il mio ruolo in tutto questo?- chiese Tremotino.
-Tu hai avuto più esperienza con la magia, potresti aiutarci- chiese Robin.
-E che ci guadagno?- aggiunse Rumple.
-Sei vivo per miracolo ed è solo grazie a Regina che ti ha urato con la magia quindi adesso ci aiuti o sei un uomo morto- aggiunse Robin assecondato da Emma.
-Va bene ladro, adesso calmati. Innanzitutto cercherò di capire come posso riportarla indietro. Voi datevi da fare nel risistemare la piazza, Regina è pur sempre il sindaco e se riusciremo a farla tornare chi la sente- disse Rumple allontanandosi verso il negozio.
-Emma diamoci da fare- disse Turchina.
-Concordo con la fata- aggiunse David che era li già da un pezzo e nessuno se ne era accorto.
-Henry riporteremo qui tua madre. Gli eroi trovano sempre un modo giusto?- chiese David al ragazzo.
-Ragazzino come intendi chiamare questa operazione?- chiese Emma.
-Operazione Save my mom- rispose il ragazzo dirigendosi da Robin che aveva preso in braccio Roland.
-Papà mamma tornerà vero?- chiese Roland con il viso bagnato dalle lacrime che versava da quando Regina era sparita da dietro il portale.
-Certo che tornerà. Papà mantiene sempre le promesse piccolo. Ti ho promesso che la riporterò indietro- rispose Robin scompigliandogli i capelli.
-Adesso dormi piccolo su- aggiunse il ladro.
-Henry vieni con me a casa di tua madre, mettiamo Roland a letto e cerchiamo qualcosa che possa aiutarci- disse Robin a Henry.
-Va bene andiamo-  rispose il ragazzo iniziando a camminare verso casa Mills. Robin non sapeva se parlarne con Henry, cioè dirgli che Regina gli aveva dato una pozione d’amnesia per Roland, beh in fondo doveva saperlo quindi prese un respiro profondo e lo guadò per due secondi.
-Che c’è Robin? Perché mi fissi?- chiese il ragazzino.
-Nulla, volevo dirti una cosa su tua madre- rispose il ladro.
-Cosa?- disse Henry fermandosi di colpo.
-Mi ha dato una pozione d’amnesia in caso le fosse successo qualcosa- rispose continuando a camminare per poi essere di nuovo seguito da Henry.
-E che dovresti farci?- chiese Henry curioso di sapere il motivo di quella pozione.
-Beh mi ha detto che se le fosse successo qualcosa, Roland non meritava di perdere un’altra madre, quindi beh hai capito- disse Robin continuando a camminare verso casa Mills.
-Non lo faremo finchè non siamo sicuri di cosa sia successo alla mamma. Ma non lo farai comunque, Roland merita di ricordare mia madre come lo merito io papà- disse Henry con gli occhi lucidi.
-Ehi tornerà, la faremo tornare te lo prometto Henry- disse Robin stringendolo con il braccio libero per poi continuare a camminare silenziosi verso la grande villa di Regina.
 
 
 
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Aprì gli occhi e sperava che tutto quello che era successo fosse un sogno dalla quale si stava per svegliare. Sperava che tutto quello non era mai accaduto e che adesso come ogni mattina si sarebbe ritrovata tra le braccia di Robin, e il piccolo Roland che le strappava sempre un sorriso mentre saltava sul grande letto cercando di attirare la loro attenzione.
-D-dove diamine sono- si chiese guardandosi intorno, tutto era così famigliare come se fosse già stata li, ma con la sua nuova vita avesse rimosso ogni traccia del suo passato. Ogni angolo di quella foresta le metteva un po’ di paura, era sola, voleva Robin al suo fianco, voleva lui a proteggerla.
-Regina Mills anche se lo ami più della tua vita, non hai bisogno di un uomo per proteggerti- disse a se stessa più volte e ad alta voce, in modo da far sembrare tutto quello realtà e non un sogno.
-Vostra Maestà!- urlò un uomo in divisa, sembrava più una delle sue guardie del castello, o meglio una delle guardie che aveva nella foresta incantata.
-Ma che- sussurrò a bassa voce per poi guardarlo meglio.
-Vostra maestà da quanto tempo! È da ventotto lunghissimi anni che vi aspettiamo!- disse l’uomo.
-Ok adesso ho capito- disse lei.
-Andiamo vostra maestà, vi riportiamo al castello- disse la guardia voltandole le spalle per farle strada. Regina decise di seguirlo ma stava sempre in guardia, voleva essere sicura che non fosse tutta una presa in giro. Si continuava a guardare intorno cercando di ricordare almeno un quarto della foresta incantata, ma in quel momento sembrava non ricordare per nulla quel luogo, o per lo meno era un po’ di verso da come lo aveva lasciato.
-Ecco la carrozza altezza, vi scorterà fino al castello- disse l’uomo in armatura.
-Ma anche no, non sono di certo stupida a fidarmi di voi- disse Regina svanendo in una nuvola di fumo, rimase concentrata sul suo castello luogo dove voleva andare, apparve pochi secondi dopo in quello che una volta era la sua casa e dove aveva passato gli anni peggiori della sua vita.
-Bentornata vostra maestà- disse un uomo dalla voce molto familiare.
-No. Non può essere- sussurrò Regina sorpresa al suono di quella voce.
-Voi siete morto- sussurrò voltandosi verso quello che una volta cercava di proteggerla da Cora.
-Infatti non sono realmente qui. Mi hai chiamato tu, ne sentivi il bisogno e mi hai chiamato vero?- chiese il principe Henry.
-I-io beh ecco. Padre come posso tornare a casa- chiese la donna quasi con un filo di voce, sperando che il padre sapesse come aiutarla.
-Ma tu sei già a casa- rispose il principe.
-No questa non è Casa. Casa è dove c’è mio figlio Henry, dove c’è mio figlio Roland e il mio futuro marito- rispose la donna con le lacrime agli occhi.
-Regina questa è casa tua, non quel falso mondo che hai creato strappandomi il cuore- disse il padre della donna.
-Padre aiutatemi. Sono felice in quel mondo e sto con un uomo meraviglioso. Ti prego voglio tornare dalla mia famiglia. Voglio tornare dai miei figli. Per favore aiutami- chiese Regina a suo padre.
-Mi duole dirti che non so come aiutarti Regina, lo farei se potessi. Lo sai che sei la cosa più importante della mia vita e farei di tutto per te- rispose Henry Senior.
-Qualsiasi?- chiese l’ex Regina Cattiva.
-Certo. Cosa vuoi che faccia?- chiese l’uomo.
-Potresti viaggiare tra i mondi? Se tu potresti andare da Robin e dirle che sono viva lui non farebbe ciò che gli ho chiesto di fare- rispose abbassando lo sguardo per non fare vedere quella lacrima di debolezza che stava solcando il suo viso.
-Posso provare, ma questo dipende tutto da te. Dipende da quanto amore provi verso le persone che hai in quella città, dipende da quanto ami questo, Robin- sapeva che lui no poteva fare nulla ma voleva comunque tentare, forse sarebbe riuscita a mettere un contatto, a mantenere un contatto con Robin finche insieme non avessero trovato una soluzione.
-Non hai idea di quanto ami Robin, non hai la più pallida idea di quanto possa amare lui e quel piccolo bambino, Roland. Voglio tornare da loro, o per lo meno provarci papà- rispose alzando il viso.
-Vuoi che gli porti qualcosa?- chiese Henry.
-Questo- rispose lei rompendo il piccolo specchietto che usava per truccarsi.
-Puoi portare anche un pupazzo per Roland?- chiese la donna dando nelle sue mani mezzo specchietto.
-No, solo un oggetto mi spiace- rispose il padre.
-Beh questo basta e avanza sperando che funzioni- detto questo Regina incantò entrambi le metà dello specchietto.
-Vado. E ricorda non farti sottomettere da tutte queste voci che girano nel castello, potresti ritrovarti di nuovo dalla parte sbagliata, sempre se tu sei stata dalla parte sbagliata- dopo aver pronunciato queste parole, Henry Senior svanì proprio come era apparso.
-Aspetta quali voci?- non ebbe il tempo di ricevere una risposta che suo padre era già sparito. Mille voci, mille sensazioni strane, mille emozioni la tormentavano da quando suo padre Henry era sparito.
-Che diamine succede- sussurrò con una voce tremante e impaurita. Regina Mills non era mai stata così spaventata in tutta la sua vita, non aveva mai provato questo sentimento, e adesso, adesso era una sensazione nuova che non riusciva nemmeno a controllare.
-Sparite dalla mia mente!- urlò scivolando contro la porta e cercando di nascondersi fra le sue stette braccia pur di non sentire certe voci.
 
[x]
 
Roland si alzò da quel letto in cui poche ore prima lo aveva messo il padre, andò verso la cucina dove non trovò nessuno.
-Papà?- sussurrò il bimbo guardandosi intorno. Il silenzio, si fu proprio il silenzio la risposta. Il suo sguardo cadde sul tavolo dove c’era il sacchettino con la mezza ciambella che aveva lasciato alla sua mamma.
-Mamma…- sussurrò appena il piccolo abbassando lo sguardo per poi fare qualche passo verso il tavolo. Prese quel sacchettino e andò a prendere un piatto dove mise quella ciambella ormai divisa da qualche ora.
-Io so che tornerai- aggiunse sempre sussurrando per poi prendere quel piatto e andare verso il tavolo dove lo appoggiò con delicatezza.
-Roland?- sussurrò una voce molto familiare al piccolo che nel mentre si era seduto e aveva appoggiato i gomiti sul tavolo.
-Roland che ci fai qui?- chiese Robin.
-Aspetto la mamma- rispose il bambino appoggiando la testa sulle proprie mani.
-Ehi torna a dormire mamma tornerà presto te lo prometto- disse Robin avvicinandosi al piccolo Hood che nel mentre aveva iniziato a versare lacrime senza che il padre se ne accorgesse.
-Roland, domani mattina andremo da Granny e compreremo una ciambella proprio come oggi, lo faremo finchè mamma non tornerà e potrete mangiarla insieme- aggiunse il ladro.
-Io voglio la mamma adesso. È colpa mia se lei è caduta dentro quel buco!- urlò il piccolo fra le lacrime.
-Roland è stato un incidente. Ascoltami non è colpa tua ometto mamma ha solo mantenuto la promessa di proteggerti. Tornerà, te lo prometto tu ti fidi di me?- chiese il padre al bambino.
-Si, mi fido di te. Ma papà promettimi che troverai un modo per riportare la mamma- disse il piccolo Roland.
-Te lo prometto, ma adesso vai a dormire scimmietta- rispose Robin sperando di poter mantenere la promessa al suo ometto. Il piccolo Roland obbedì senza dire una parola. Senza fare obbiezioni andò verso la sua cameretta, solo soletto si mise nel letto in lacrime, sperando che chiudendo gli occhi poco dopo si fosse risvegliato con le dolci carezze di Regina che lo svegliava per andare a scuola.
-Mamma mi manchi- sussurrò Henry per non farsi sentire da Roland, mentre guardava la foto con la sua mamma posta sulla sua scrivania. Una foto davvero speciale, che ritraeva i due con un sorriso, erano felici, felici di aver trovato una nuova famiglia, Robin e Roland.
-Ti riporterò a casa Milady, te lo prometto- disse Robin circa mezz’ora dopo nel punto esatto della scomparsa di Regina. Era seduto sul marciapiede da ormai un’ora se non di più, e iniziò a giocherellare con un sasso, sperando che quel portale che le aveva portato via la sua amata si riaprisse per ridargli ciò che parecchie ore prima gli aveva portato via.
“Ti prometto che ci sarò sempre per te. Ti riporterò a casa amore mio, fosse l’ultima cosa che faccio” fu questo il pensiero di Robin prima di alzarsi da quel marciapiede e lasciare una rosa in mezzo alla piazza di Storybrooke per poi andare via, così come era arrivato in quel completo disastro in mezzo alla città





Nda. Allora miei amori questa era una storia destinata ad essere una one shot but ho deciso di dividerla in tre capitolo (in base a come lo dividerò) perchè altrimenti verrebbe una cosa extra lunghissima. Quindi spero vi piaccia questo primo capitolo e mi raccomando non odiatemi e soprattutto no apparite sotto casa mia per uccidermi <3 vi amo tutti lo giuro xD HoodBye my pretties *-*
   
 
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