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Autore: kim_kennedy    28/09/2015    4 recensioni
Portò il bicchiere di aranciata alle labbra, studiando lentamente la folla davanti a lei che si muoveva a ritmo di musica house; bevve un sorso, quando il suo sguardo si fermò su un ragazzo, sicuramente più grande di tutti gli adolescenti lì presenti.
Era nell’angolo opposto della stanza e, se non fosse stato per i tacchi alti, Gwen non l’avrebbe neanche intravisto; dava le spalle al muro, con le mani nelle tasche dei jeans scuri.
I capelli erano biondi, disordinati.
Il ragazzo le puntò gli occhi addosso, con un sopracciglio alzato: probabilmente si stava chiedendo per quale ragione quella ragazzina lo stesse fissando.
Gwen alzò entrambe le sopracciglia, innocentemente.
Non stava facendo nulla di male.
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Il ragazzo le alzò il mento con l’indice, costringendola a guardarlo direttamente negli occhi; era alto, quasi come un cestista, e lei, anche se con i tacchi, arrivava a malapena alla media.
Aveva gli occhi color caramello, terribilmente inespressivi e freddi: sembravano leggerle dentro la testa.
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“È mezzanotte, bambolina.” L’avvisò, piegandosi all’altezza del suo viso “La principessa deve tornare al suo castello.”
Le lasciò un bacio sulla guancia, tenendole dolcemente il mento tra l’indice e il pollice.
Genere: Erotico, Fluff, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, PWP
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                                                              Baby Doll
Chapter One.

Gwen odiava le feste.
O meglio, odiava le persone che frequentavano le feste.
Arricciò il naso, disgustata quando due suoi coetanei cominciarono a pomiciare in un angolino della stanza, proprio affianco a lei, come se nulla fosse.
Si spostò di qualche passo, rimanendo con le spalle ben salde contro il muro.
Odiava quel posto.
Malediceva mentalmente sua madre che, avendo pena a vederla sempre in casa, l’aveva convinta ad andare alla festa della sua compagna di banco di Biologia.
Il vestito nero le permetteva di camuffarsi meglio tra la folla, ma i suoi boccoli biondi erano peggio di un pugno nell’occhio.
Gwen odiava essere al centro dell’attenzione.
La ragazza sospirò, guardando l’orario dal display del cellulare: 23.00
Portò il bicchiere di aranciata alle labbra, studiando lentamente la folla davanti a lei che si muoveva a ritmo di musica house; bevve un sorso, quando il suo sguardo si fermò su un ragazzo, sicuramente più grande di tutti gli adolescenti lì presenti.
Era nell’angolo opposto della stanza e, se non fosse stato per i tacchi alti, Gwen non l’avrebbe neanche intravisto; dava le spalle al muro, con le mani nelle tasche dei jeans scuri.
I capelli erano biondi, disordinati.
Il ragazzo le puntò gli occhi addosso, con un sopracciglio alzato: probabilmente si stava chiedendo per quale ragione quella ragazzina lo stesse fissando.
Gwen alzò entrambe le sopracciglia, innocentemente.
Non stava facendo nulla di male.
Egli incurvò un angolo della bocca, portandosi il pollice alle labbra.
La ragazza finì l’aranciata, posando il bicchiere sul tavolino più vicino al momento; si spostò i capelli da un lato, salendo lentamente le scale che conducevano al piano superiore della piccola villetta.
Voleva darsi una sciacquata al viso, almeno si sarebbe svegliata leggermente.
Entrò nel bagno, trovandolo stranamente vuoto.
Solitamente era il primo posto in cui i ragazzi si nascondevano per un pò di privacy.
Si specchiò, aggiustando con le dita i capelli.
Il lieve strato di mascare che costituiva il suo trucco, fortunatamente, era rimasto intatto, non dandole un aspetto da panda appena sveglio.
Sentì la porta chiudersi, facendola drizzare sul posto; voltò appena lo sguardo e, con la coda dell’occhio, intravide una figura vestita di nero, come lei.
“Frequenti la St. Patrick?” domandò una voce profonda, chiaramente maschile.
Gwen si voltò, trovando il ragazzo che prima guardava incuriosita in un angolo del bagno, in penombra.
Lo squadrò velocemente, come per convincersi che fosse impossibile che in una festa prettamente scolastica vi si fosse imbucato qualcuno di esterno ad essa.
“La tua domanda è scontata.” Rispose la ragazza, afferrando da dentro la pochette, rigorosamente nera, il burro cacao che portava sempre con sé.
Lo passò velocemente sulle labbra, attirando l’attenzione del ragazzo, che uscì dal suo nascondiglio per mostrarsi più chiaramente in viso.
Le sorrise divertito, guardandola di sottecchi “Uhm che caratterino.”
Gwen incrociò le braccia, “Sembri più grande...” mormorò, come se fosse più un pensiero detto ad alta voce.
Il ragazzo le alzò il mento con l’indice, costringendola a guardarlo direttamente negli occhi; era alto, quasi come un cestista, e lei, anche se con i tacchi, arrivava a malapena alla media.
Aveva gli occhi color caramello, terribilmente inespressivi e freddi: sembravano leggerle dentro la testa.
“Credo che la tua osservazione sia scontata, bambolina.”
Ella abbassò lo sguardo, liberandosi dal, seppur minimo, contatto creatosi.
Strinse saldamente la pochette tra le mani, cercando un briciolo di forza in essa.
Sentì il ragazzo ridacchiare, probabilmente per il fatto che non fosse riuscita a reggere il suo sguardo; le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, facendola arrossire.
“Il tuo nome, bambolina?” Gwen alzò appenna lo sguardo, con il labbro inferiore stretto tra i denti per l’imbarazzo.
I loro nasi si sfiorarono.
Solo allora la ragazza si rese conto della loro netta vicinanza, non migliorando l’imbarazzo precedente “Gwen. Mi chiamo Gwen.” Sussurrò, mantenendo il suo sguardo.
Egli annuì lentamente col capo, intanto che il suo sguardo si spostava dai suoi occhi alle sue labbra leggermente arrossate.
Si spostò dal suo viso, tornando in posizione eretta; guardò l’ora dall’orologio da polso che indossava, con un sorrisetto stampato sul volto.
“È mezzanotte, bambolina.” L’avvisò, piegandosi all’altezza del suo viso “La principessa deve tornare al suo castello.”
Le lasciò un bacio sulla guancia, tenendole dolcemente il mento tra l’indice e il pollice.
A Gwen tremarono le gambe.
Il suo profumo era così dolce.
Quando riaprì gli occhi il ragazzo stava lasciando il bagno, abbandonandola alle sue guance rosse e la tremarella alle ginocchia.
Si sfiorò con i polpastrelli della mano la guancia, sentendola ancora calda dal contatto appena avuto.
Sorrise dolcemente, incredula: era stato intenso, decisamente.
Ritornò alla realtà solo quando il suo cellulare squillò e, sicuramente, avrebbe preferito rimanere nei suoi sogni, dove tutto andava per il verso giusto e lei era felice.
Ma, purtroppo, la vita non era una favola.
E quel ragazzo non sarebbe mai stato il valoroso principe azzurro che l’avrebbe fatta sentire unica.

 
  
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