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Autore: Julsss_    01/10/2015    3 recensioni
DESTIEL AU.
Dopo una vita da soldato, Castiel decide di fermarsi, di rilassarsi, concedendosi un nuovo "hobby": quello dell'angelo custode. Gli viene affidato un neonato, Dean Winchester.
L'angelo, attraverso Dean, inizia provare nuove emozioni e a conoscere da vicino gli umani, affascinandolo.
Cas, inoltre, è diverso dagli altri angeli e ne darà prova quando Dean dovrà affrontare il lutto del padre; questo lo spingerà ad abbandonare il Paradiso e a rinunciare alle sue ali.
Tutto questo, e solo questo, per Dean Winchester.
Piccolo anticipo dal cap2 :
« E tutto questo per Dean Winchester? » chiese perplessa.
« Sì » disse annuendo.
« Sai cos’è l’amore? » domandò.
« No » disse.
« Lo scoprirai »
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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L'angelo che s'innamorò di un uomo












Capitolo 1:

Sacrifice



Castiel era un angelo, non un comune angelo. Fu l’ angelo che s'innamorò di un uomo.
 






 
Castiel faceva parte delle truppe angeliche del Paradiso sin dall’inizio dei tempi. Un abile soldato che aveva combattuto per tutta la sua lunga vita, finché un giorno, durante una guerra civile tra angeli, venne ferito gravemente.
Da quella volta, decise che quel tipo di vita non gli calzava più, voleva fare altro. Non voleva più vedere la morte e i suoi feriti, ma solo una vita normale da vivere.
Scelse, allora, un lavoro comune: quello dell’angelo custode.

Gli venne affidato un neonato: il suo nome era Dean Winchester. 

Non era la prima volta che Castiel vedeva un umano. L’uomo, l’avrebbe descritto come una creatura malvagia che avrebbe poco a poco distrutto il pianeta in cui viveva, ma come poteva? Come poteva, un essere così piccolo ed innocente, fare tutto quello?
Castiel se lo chiedeva spesso, ma, guardando il bimbo di quella dolcezza infinita, non riusciva a credere che faceva parte di quella categoria.
Castiel osservava sempre il piccolo Dean: come cresceva, come muoveva i suoi primi passi, come diceva le sue prime parole; conosceva tutto del suo Dean.
Il piccolo Dean, col crescere, diventò molto irrequieto, era difficile da tenere a bada; Castiel aveva un bel da fare con lui.
Un giorno Dean salì sul tetto di casa sua vestito da Superman, convinto che quel costume gli avrebbe dato il potere di volare; allora si buttò giù, ma Castiel arrivò giusto in tempo salvandolo.
Lui iniziò a piangere per lo spavento e l’angelo cercò di farlo calmare. Qualcosa di incomprensibile domandò Castiel al piccolo Dean. Ci riuscì, smise di piangere e non sapeva nemmeno lui come. Il bambino lo guardava negli occhi, quasi si perse, s’incantò in quelle iridi blu profondo come l’Oceano. 
Castiel sparì poco dopo che arrivò sua madre.
 Gli fu proibito dagli angeli avvicinarsi a lui finché non avrebbe compiuto i trent’anni. Non lo vide più. Dean non vide più l’uomo dal trench lungo, dal completo nero e dalla cravatta blu. Semplicemente sparì.

Passarono degli anni e Dean crebbe, era un adolescente ormai. Castiel era sempre lì ad osservarlo, in qualsiasi momento.
Il lavoro più bello di sempre osservare Dean Winchester.
Castiel, con Dean, aveva conosciuto il mondo, l’umanità e si stupiva di come l’uomo fosse una fantastica creatura dai sentimenti, dai sentimenti forti, da ciò che agli angeli era completamente sconosciuto. Il sentimento. L’amore.
Cos’era in effetti l’amore? Castiel non capiva, ma n’era incuriosito.
Castiel, con Dean, aveva conosciuto i valori della famiglia, l’importanza dello studio, la vita difficile dell’essere umano. Ma soprattutto aveva compreso poco a poco il linguaggio umano, o almeno il linguaggio scurrile di Dean Winchester, perché sì, non era un filosofo parliamoci chiaro.
Riuscì ad imparare le parole, ma non conosceva il suo significato. Avrebbe voluto tanto capire, ma doveva aspettare.
Castiel era come un bambino piccolo alla scoperta del mondo.

Al diploma di Dean, lui c’era. Castiel era lì. Si trovava su una panca nel giardino del liceo. L’osservava da lì. Il giovane era sulla pedana dove avrebbe ricevuto il suo diploma.
Castiel, avendo capito l’importanza di quel giorno, era fiero di lui, era contento per lui. Aveva provato finalmente qualcosa dopo tutti quegli anni, qualcosa che andava ben oltre il saper maneggiare una spada, saper combattere e saper uccidere: aveva provato l’affetto.
Castiel teneva a Dean Winchester. Era il suo angelo custode. Era colui che avrebbe sacrificato la sua vita per lui, che sarebbe morto per lui. Perché quello era il suo compito, perché quello era il suo volere. 
Quel giorno non solo scoprì il valore dell’affetto per il suo Dean, ma scoprì qualcosa che non si sarebbe aspettato: gli abbracci. Che cos’era infondo un abbraccio? Castiel non capiva perché le persone si toccassero le une con le altre, che cos’erano? Non sapeva e non lo capiva.
All’improvviso, una ragazza si avvicinò a Dean, l’abbracciò e… lo baciò.
Castiel rimase stupito, non conosceva quella ragazza, non conosceva il valore del bacio, di quando due labbra si avvicinano. Castiel non sapeva e non lo capiva.

Dean, dopo il diploma, iniziò a lavorare come meccanico nell’officina del padre. Dean non aveva voluto affrontare gli studi universitari come avrebbe voluto fare sua fratello minore Sam. Era troppo pigro e svogliato per studiare ogni giorno. Odiava i libri e sfogliarli, soprattutto quelli di storia. Proprio non capiva perché dovesse studiare cose ormai vecchie e sepolte.
Aveva preferito la professione e la svolgeva egregiamente siccome sin da bambino aiutava il padre.
Un giorno, mentre il giovane Winchester era impegnato a controllare il motore di una macchina, Castiel era lì che lo osservava, come sempre, seduto su una panca dentro l’officina. Poteva vedere il suo bellissimo viso sporco di grasso d’olio, i suoi occhi verde smeraldo, le labbra carnose e il fisico scolpito. Dean non poteva vedere Castiel. Non poteva vedere la sua divina bellezza.
Improvvisamente, il crick vecchio e arrugginito cedette, l’auto stava per cadergli addosso; Castiel come un flash trattenne l’auto. Il giovane era pietrificato.
Vedeva il crick a terra spezzato, ma l’auto sospesa. Non riusciva a capire come fosse possibile. Si girò alla sua sinistra e vide solo un paio di scarpe nere comode, dei pantaloni neri e un lungo trench beige. Uscì lentamente da lì.
« Chi va là? » chiese una volta alzato con tono spaventato.
 Non rispose nessuno, non c’era nessuno. Dean iniziò ad avere paura.
Castiel l’aveva salvato, l’aveva salvato per la seconda volta.
Dean non si dava pace, pensandoci sempre, giorno e notte. Non riusciva a credere a quello che gli era accaduto. E di chi erano quegli indumenti? Chi poteva essere? Colui che l’aveva salvato?
In effetti era così, ma lui non poteva saperlo. Dean non sapeva e non lo capiva.

Dean, ormai quasi trentenne, viveva nel suo monolocale accogliente, non molto grande, ma carino. Era single, non aveva nessuna ragazza, però di tanto in tanto si divertiva.
Castiel si era trasferito nella sua casa ormai, sedeva sempre a terra nel suo angolino mentre vedeva qualche porno o qualche altro programma.
Castiel sapeva ormai tutto di lui: amava i suoi genitori John e Mary e suo fratello minore, Sam. Con lui aveva un bellissimo rapporto, infatti erano inseparabili;
Dean era sempre col padre nell’officina di famiglia dove gli veniva insegnato il mestiere di meccanico. Amava le auto, soprattutto la sua Chevy Impala del 67, la sua piccola;
 La paura di volare;
Era un fan della musica rock classica e dell’heavy metal. Le sue canzoni preferite erano due: Ramble On e Travelling Riverside Blues.
 Il suo migliore amico era Ben, l’amico d’infanzia, infatti erano quasi sempre insieme. Anche lui lavorava nell’officina di John Winchester per dare una mano.
 Dean non avrebbe mai preferito un’insalata all’hamburger; Dean non avrebbe mai preferito l’amore all’amicizia.
 Era una persona stupenda, sempre pronta ad aiutare gli altri, aveva un gran cuore; col senso dell’umorismo, sempre con la battuta pronta. Era facile accorgersi quando Dean non era felice. Castiel lo capiva. Aveva avuto tempo. Avrebbe avuto sempre tempo.
E quel momento arrivò quando una tragedia colpì la famiglia Winchester: la morte del padre John. Morì tra le braccia di Dean, il giorno prima della vigilia di Natale.
Lui e Dean erano nell’Impala di ritorno da pesca, ma un camion tagliò loro la strada. Castiel riuscì a salvare Dean, ma non John.
La famiglia era distrutta dal dolore, a suo modo Dean, che non aveva versato una lacrima, ma Castiel poteva leggergli dentro e sapeva ciò che provava. Se ne stava sempre silenzioso, si chiuse in se stesso e passava ore ed ore in officina ad aggiustare l’Impala, l’unica cosa che gli rimaneva di lui. La notte era il momento peggiore per lui; pensava e pensava di come il padre gli fosse morto tra le braccia.
Non mangiava, non beveva, non era più Dean.
« Dean, come stai? » usava chiedergli il fratello al telefono preoccupato.
« Bene » era la sola risposta che dava ogni qualvolta glielo si chiedeva. Ma non era in sé e Castiel lo sapeva bene.
 Suo padre era stata la sua guida per tutti questi anni, uno dei pochi che lo capisse, erano uguali.
Nessuno riusciva a farlo riprendere da quel lutto, nemmeno il suo migliore amico.
Castiel avrebbe voluto aiutarlo e l’avrebbe fatto.

Il 24 Gennaio era il compleanno di Dean. Era un giovedì. Dean conobbe Castiel il giorno del suo trentesimo compleanno.
Castiel aveva questo desiderio: essere amico di Dean. Non gli bastava più osservarlo tutto il tempo, voleva parlargli, avrebbe voluto aiutarlo. Era l’unico che lo incuriosiva come essere umano e lui ne aveva visti tanti.
Quella mattina, Dean era al parco con suo fratello Sam, la moglie Jessica e la piccola Mary, la loro figlioletta. Lo costrinsero ad uscire perché lui non era dell’umore e lo fece solo per la piccola.
Castiel era seduto sulla sua solita panchina. Alzò gli occhi al cielo e pregò Dio, suo padre.
 Pregò di farlo scendere sulla Terra senza dover essere invisibile, senza essere solo un angelo custode, solo per diventare amico di Dean Winchester. Non ottenne risposte dal padre. Ci provò ugualmente. Andò in Paradiso.
Tutti gli angeli avevano ascoltato la sua preghiera. Erano tutti contrari, soprattutto suo fratello Michele, il quale aveva la più alta autorità.
« Sei matto, Castiel? Amico di un umano? Noi dobbiamo sorvegliarli, non essergli amici » gli urlò Michele.
Castiel si ribellò alle sue parole. Era convinto di quello che voleva fare. Avrebbe fatto di testa sua.
« Verrai esiliato, Castiel! Verrai esiliato! » urlò ancora Michele.
« Esiliami! » gli urlò.
« Come puoi arrivare a tanto, fratello? » chiese Michele « Dopo tutti questi anni, cosa ti è accaduto? Cosa ti ha fatto quest’uomo? ».
« Ha bisogno di aiuto » affermò.
« Ma è solo un uomo, perché mai avrebbe bisogno dell’aiuto di un angelo? Ti porterà alla rovina! E’ come tutti gli altri! ».
« Lui non è così. Dean non è così » ribatté.
Michele notò negli occhi blu di Castiel del fuoco ardere vivo. Era fermo su quella decisione e non l’avrebbe cambiata. Perse le speranze di farlo ragionare.
« Hai deciso di opporti quindi… non mi resta che una scelta » disse Michele.
« Fai quello che devi, io ho preso la mia decisione » disse Castiel con tono fermo.
« Guardie, prendetelo! » esclamò Michele.
Castiel non si oppose. Fu trascinato dalle guardie angeliche, le quali lo legarono colle mani a un palo, al centro della sala bianca in cui si trovavano. Lo denudarono dei suoi vestiti.
Era accasciato sulle ginocchia e poggiava la testa al palo di legno. Le ali toccavano a terra, erano parte di lui e riflettevano il suo stato fisico. Dovevano strappargli le ali, le sue magnifiche ali corvino.
L’esecuzione iniziò: una potente energia bianca si scagliò sulle ali iniziando con forza a strappargliele. Il dolore pungente e infuocato proveniva dalle scapole alla base dell’attaccatura e più l’energia lo colpiva, più cercava di trattenerle e più faceva male. Le urla stridenti di Castiel riempirono il Paradiso, erano insopportabili; il dolore che provava era indescrivibile, il sangue, di un rosso intenso, colava sulla schiena curva.
Ad ogni presa, sentiva una parte di sé staccarsi, mentre le piume cadevano lentamente confuse al suolo. Urlò per l’ultima volta nell’esatto momento in cui i muscoli delle ali si strapparono. Il dolore fu così lancinante, che capì che ormai non facevano più parte di lui. Sulla schiena, ormai, non aveva altro che due grandi fori irregolari dal quale sgorgava sangue.
Gli slegarono le mani e venne anche frustato. Esausto, si accovacciò a terra nel suo pozzo di sangue. Pensò di morire.
« Da oggi sarai un angelo caduto. Vola se ci riesci! » furono le ultime parole del fratello.
Dovette abbandonare il Paradiso.
Un angelo che lasciava il Paradiso? Per uomo? Mai nessun angelo aveva osato tanto e Castiel fu il primo a fare una cosa simile.
Cadde sulla Terra in un fascio di luce infuocata.
La velocità con cui si schiantò nella foresta vicino la città di Lawrence, provocò una voragine nel terreno e l’abbattimento di molti alberi. Castiel rimase inerme.
Nuvole scure, fulmini, tuoni, pioggia tutto ad un tratto comparvero nel cielo. Era spaventoso.
La gente scappò dalle strada e si rifugiarono nelle loro case. Dean aveva visto quella luce.

Trascorsero alcune ore quando Castiel si svegliò. In quel momento, passò di lì un pick up. C’era una donna alla guida. Notò la voragine che si era formata al centro della strada e si fermò. Scese e vide Castiel nudo e sanguinante e non ci pensò due volte ad aiutarlo. Respirava ancora, ma aveva perso i sensi. Corse da lui coprendolo col suo trench e trascinandolo con forza fino al suo pick up.
La donna dovette tornare verso la città, non poteva proseguire. Arrivò nella sua abitazione. Era situata nella periferia di Lawrence a pochi chilometri dalla città.
Curò Castiel come meglio poté, fermando il sangue, disinfettando e mettendo punti alle ferite. Si meravigliò di come non avesse niente di rotto.
Lo mise a letto. Castiel dormì alcune ore. Si svegliò nel pomeriggio di quel giovedì.
« Ben svegliato! » esclamò Elizabeth contenta.
Era su una vecchia sedia di legno affianco al suo letto. Castiel si voltò alla sua sinistra e vide la donna: aveva i capelli lunghi bianchi, un paio di occhiali grandi, un viso delicato e con qualche ruga e aveva addosso una lunga coperta di lana.
« Chi è lei? » chiese Castiel.
« Elizabeth, colei che ti ha salvato » rispose.
Castiel si guardò attorno; era nel letto e aveva in dosso un pigiama blu scuro. La stanza era piccola, ma accogliente. Aveva un armadio, una scrivania con una sedia e una finestra che dava fuori.
« Chi sei tu in realtà? Le tue ferite sono praticamente impossibili. Saresti dovuto morire »
Elizabeth era anziana, ma non stupida. Come aveva spiegato, era impossibile che una persona comune non fosse morta dopo quello schianto.
« Sarai mica un angelo? » disse ridacchiando.
Il volto di Castiel si fece serio. La donna non rise più. Elizabeth era una donna molto credente. Si alzò e si avvicinò a Castiel chiedendogli se poteva alzargli la maglietta per vedergli la schiena. Castiel rispose di si e la donna vide che effettivamente che quelle ferite, non erano semplici ferite, ma qualcosa da lì era stato strappato. Abbassò subito la maglia, iniziò ad agitarsi. Castiel l’osservava incuriosito.
« E perché mai un essere celeste dovrebbe essere sulla Terra? L’apocalisse sta arrivando? » disse agitata Elizabeth.
« Sono caduto » rispose Castiel.
« Cosa significa caduto? » domandò la donna.
Un angelo caduto significava avere il dono del fascino irresistibile, quindi una creatura bellissima, che controlla la mente; una forza sovrumana e soprattutto può vedere nel cuore dell’essere umano e stabilire se esso è puro o no. Ma ciò che li rende diversi dai “classici angeli” del Paradiso è di scegliere cosa possono fare: gli è stato concesso il libero arbitrio senza però poter provare emozioni quindi senza assaporare il gusto della scelta sbagliata o meno… è come se fossero dei gusci vuoti, senz’anima e senza cuore. Ma Castiel era diverso.
« Mi hanno strappato le ali perché ho trasgredito le regole » rispose.
« Un angelo ribelle … e perché mai l’avresti fatto? » chiese Elizabeth incuriosita.
Castiel si alzò dal letto e andò alla finestra. Non rispose. La donna non insistette.
« Qual è il tuo nome? » chiese.
« Castiel » rispose.

Nel frattempo, Dean era a casa sua con la sua famiglia e gli amici a “festeggiare” il suo trentesimo compleanno. L’atmosfera era calma, persino troppo per chi aveva subìto un lutto solamente un mese prima.
« Insomma, ho trent’anni ormai e ancora mi prepari la torta, mamma! » disse Dean lusingato.
« Tutto per il mio ometto » disse Mary dolcemente abbracciandolo.
« Dean, ma già hai finito le birre? » chiese Sam.
« Sì, Sam! Dai, vado a comprarle. Aspettatemi con la torta eh! »
« Zio Dean-o, voglio venire anch’io! » disse la piccola Mary.
« Certo, piccola ».

Castiel si riprese in fretta dalla caduta e accompagnò la donna al suo minimarket; Elizabeth era la titolare di un piccolo minimarket nella città di Lawrence. Il suo dipendente si era licenziato il giorno prima poiché doveva trasferirsi e quindi aveva un posto vacante.
« Puoi lavorare qui se vuoi » gli propose Elizabeth « Penso ti faranno comodo dei soldi. Sai cosa sono? ».
« Conosco ormai ogni aspetto di questa razza » rispose.
« Va bene, va bene, ma prima penso che dovremo crearti un’identità » propose.
 Castiel si guardò attorno, c’erano scritti moltissimi cognomi sulle confezioni dei prodotti esposti sugli scaffali; il primo che lesse fu “Novak”.
« Castiel Novak » rispose.
Così quello sarebbe stato il suo nome, così avrebbe condotto una vita da umano.
 Si mise la divisa da lavoro.
In quel momento entrarono Dean e la piccola Mary. Castiel guardò Dean. Dean vide Castiel.
« Ciao Be… » Dean venne interrotto da Castiel.
« Ciao Dean! » esclamò da dietro il bancone e solo dopo pochi secondi si accorse di quello che aveva fatto. Rimase pietrificato.

Finalmente erano uno davanti all’altro. Finalmente Castiel poteva avvicinarsi all’uomo a cui teneva di più, Dean Winchester. 



 





Angolo Autrice:
Salve a tutte voi lettrici!
Sono MadGirlWithABlueBox aka semplicemente Juls. 
Siccome sono una persona abbastanza anormale, ultimamente sto impazzendo nello scrivere ff (sto scrivendo anche "A Trickster Game") e, siccome sono pazza di Supernatural e della Destiel, ho deciso di scrivere anche una Destiel ff. 
Ebbene...Questa è la mia prima Destiel AU! 
Comincio col pubblicare questo primo capitolo e spero che come inizio vi piaccia. Mi piacerebbe conoscere i vostri pareri, commentate se vi va per reclamare il secondo capitolo xD 
Al prossimo cap :) 
   
 
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