Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: Mitsuko_Ayzawa    01/10/2015    1 recensioni
Erano accadute molte cose, a Beacon Hills, nelle ultime settimane.
Un inizio traballante, e la prima tessera del domino era caduta, trascinando inevitabilmente con sé tutte le altre. E così, un piccolo incidente era diventato una tragedia. Ed essa, a sua volta, era diventata un bagno di sangue.
Tuttavia, tutti avevano commesso lo stesso, identico, sbaglio. Tutti, senza esclusione, si erano concentrati esclusivamente su sé stessi, sui loro piani, sui loro obbiettivi, dimenticandosi del mondo intero intorno a loro.
Ma non per questo, quello aveva cessato di esistere. Non per questo, il mondo del soprannaturale aveva smesso di tenere d’occhio Beacon Hills. Di giudicarla, di agognarla, di ambire a far parte di tutto quello.
E a loro volta, tutti coloro che erano fuori erano stati troppo occupati a guardarsi le spalle, affinché nessuno approfittasse del caos scoppiato per farsi avanti, per agire. Tutti, tranne uno, che aveva visto nella distrazione degli uni e nell’esitazione degli altri la sua occasione.
E quel qualcuno aveva fatto la sua mossa, inevitabilmente, ed altre tessere del domino erano cadute.
(Post season 5A, in cui tutto è andato a puttane, ahem. Qui succederà di tutto. E ci saranno nuovi personaggi. E tanto sangue. Pace.)
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il branco, Nuovo personaggio, Theo Raeken, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NIGHTMARE’S MASTER
 
http://i61.tinypic.com/14bkpec.jpg

Pilot

To Beacon Hills
 

 
 
 
I ragazzi correvano senza sosta, senza mai fermarsi. Correvano a poca distanza l’uno dall’altro, facendosi largo attraverso gli alberi del bosco. Scappavano forsennati, senza nemmeno pensare a dove stessero andando, perché in quel momento non era importante, non quando li sentivano avvicinarsi sempre di più, inesorabilmente.
Importante era non fermarsi, continuare a correre. Continuare a chiamarsi, per accertarsi che ci fossero tutti, che fossero insieme.
Uno dei ragazzi inciampò, rischiando di cadere a terra, ma una mano lo afferrò per il braccio, aiutandolo a reggersi in piedi e spronandolo ad andare avanti.
«Non fermarti Liam!» urlò la ragazza, e i due ripresero a correre. Il ragazzo poteva vedere i suoi capelli biondi muoversi al margine del suo campo visivo, una macchia chiara e brillante contro il buio della notte e dei vestiti neri. Ad un certo punto la macchia sparì, e il giovane licantropo si voltò per guardarla inciampare e cadere sul terriccio, ma accanto a lei c’era già uno degli altri compagni che, presili entrambi per i gomiti, li spinse in avanti.
«Correte! Via, via, via!» urlò mentre i tre si gettavano nella folle corsa, dietro gli altri. Una corsa verso l’ignoto, ma che non poteva essere interrotta per alcun motivo. Potevano sentirli, i loro versi, a metà tra un sibilo e un ringhio. Potevano sentirli avanzare strisciando, sempre di più.
Non potevano fermarsi. Fermarsi significava la morte, se non peggio. Fermarsi significava che li avrebbero presi.
E a quel punto non sarebbe rimasto più nulla, nemmeno un ricordo. Solo incubi.
 
 
-Qualche settimana prima-
La ragazza camminò a passo spedito attraverso la sala, evitando gruppi di altri giovani. Raggiunse il fondo, dove uno dei ragazzi più grandi stava seduto su una poltrona, intento nella lettura. Quando il giovane la vide arrivare ripose immediatamente il libro, accogliendola con un sorriso.
«Skye» il sorriso del ragazzo si spense nel guardare l’espressione seria di lei «Skye, va tutto bene?» la ragazza esitò un secondo, forse nel tentativo di cercare le parole giuste, prima di optare per la più completa sincerità e schiettezza.
«Jude, dovrò lasciare il branco per un po’».
I più vicini a loro, sentendo quelle parole, si misero in ascolto. Jude, dal canto suo, non si scompose, riflettendo in silenzio.
«Per quale motivo?» chiese alzandosi in piedi. La ragazza si avvicinò appena, abbassando il tono di voce.
«Ho trovato una traccia, molto recente. E so dove conduce» Jude capì immediatamente di cosa stesse parlando.
«Tuo fratello… allora sei riuscita a trovarlo, sono felice per te» Skye fece un sorrisetto.
«Non è stato facile. Dopo essere passato per un paio di istituti è stato adottato da un medico e dalla sua famiglia, e ha preso il loro cognome. Adozione chiusa.È stata dura rintracciarlo».
«E ora dove si trova?» chiese il ragazzo. Un’ombra passò negli occhi di lei, che esitò un attimo, mordendosi il labbro.
«Beacon Hills. Mio fratello è a Beacon Hills» confessò.
Un silenzio gelido aleggiò tra i due.
«Beacon Hills» sussurrò lui «Tuo fratello vive nella città che negli ultimi quattro anni è stata sconvolta da ogni genere di disastro soprannaturale. Il fottuto triangolo delle Bermuda soprannaturali» fece un sorriso a metà tra il beffardo e il curioso «Cosa pensi che significhi?»
Skye sostenne lo sguardo.
«Non è questione di pensare, Jude. La mia fonte ha detto che lui è… lui è come…» esitò ancora, come se solo in quel momento avesse colto il peso delle parole che stava per dire.
«Come te. Un licantropo» terminò Jude per lei «Non è vero?»
La giovane annuì. Jude fece un respirò, passandosi una mano tra i capelli ricci. Skye riprese a parlare «Non proverò ad avvicinarmi a lui, lo giuro. Voglio solo vederlo. Ti prego, ho bisogno di farlo» i due si guardarono intensamente per un secondo, poi lui annuì.
«Va bene, puoi andare. Ma ad una condizione» la ragazza inarcò le sopracciglia «Conosci le regole del branco, Skye».
«"Mai stare da soli"» sussurrò lei.
«Prepara le tue cose, Skye. Verrò a Beacon Hills con te».
I due ragazzi si guardarono con intensità per un attimo, prima che Skye allungasse una mano, che il giovane si affrettò a stringere. Un contatto lieve, anonimo, ma che per loro sapeva di fiducia, di gratitudine.
«Beacon Hills?» i due ragazzi si voltarono, guardando un punto poco dietro di loro. Una ragazza, dai lunghi capelli neri con le punte tinte di viola, sedeva su una poltrona, davanti a un tavolino, mettendo in piedi una tessera del domino dietro l’altra. La ragazza si alzò in piedi, facendo tintinnare gli anfibi pieni di fibbie. «Se volete andare a Beacon Hills non posso permettervelo».
 
 
Erano accadute molte cose, a Beacon Hills, nelle ultime settimane.
Un inizio traballante, e la prima tessera del domino era caduta, trascinando inevitabilmente con sé tutte le altre. E così, un piccolo incidente era diventato una tragedia. Ed essa, a sua volta, era diventata un bagno di sangue.
Sangue umano, sangue soprannaturale, e sangue che non apparteneva né all’una né all’altra categoria. Chimere. Troppo per rientrare in una categoria, troppo poco per rientrare nell’altra.
Era successo che le leggi del paranormale erano state stravolte completamente.
Che qualcuno si era arrogato il diritto di creare dal nulla qualcosa che non sarebbe dovuto essere creato.
Era successo che dei ragazzi erano stati usati come cavie di laboratorio, ed erano stati trasformati in qualcosa privo di controllo. In mostri, senza che loro lo desiderassero.
E uno di loro, uno di quegli esseri, aveva accampato diritti che non gli spettavano su quei ragazzi. Theo Raeken, autoproclamatosi l’alfa del neonato branco di chimere.
E tutto questo, mentre il branco di Beacon Hills, il branco del vero alfa, veniva ridotto in brandelli, e uno dopo l’altro i suoi membri si ritrovavano soli, feriti, e soprattutto disperati.
Questo, era ciò che era successo.
Tuttavia, tutti avevano commesso lo stesso, identico, sbaglio. Tutti, senza esclusione, si erano concentrati esclusivamente su sé stessi, sui loro piani, sui loro obbiettivi, dimenticandosi del mondo intero intorno a loro.
Ma non per questo, quello aveva cessato di esistere. Non per questo, il mondo del soprannaturale aveva smesso di tenere d’occhio Beacon Hills. Di giudicarla, di agognarla, di ambire a far parte di tutto quello.
E a loro volta, tutti coloro che erano fuori erano stati troppo occupati a guardarsi le spalle, affinché nessuno approfittasse del caos scoppiato per farsi avanti, per agire. Tutti, tranne uno, che aveva visto nella distrazione degli uni e nell’esitazione degli altri la sua occasione.
E quel qualcuno aveva fatto la sua mossa, inevitabilmente, ed altre tessere del domino erano cadute.
 
 
Le parole della banshee furono seguite da un silenzio glaciale.
«Cosa?» le spalle di Skye si erano irrigidite alle parole della ragazza. Jude non ci pensò due volte e, prese entrambe le giovani le condusse attraverso la sala e poi in corridoio, dove i tre avrebbero potuto parlare con calma.
«Deborah, di cosa stai parlando?» chiese il ragazzo. Lei li fissò, con quei suoi occhi neri come la notte, sempre persi in qualcosa che gli altri non potevano vedere. Qualcosa che la portava a guardare il mondo attraverso la nebbia della nicotina, perché la dipendenza e l’oblio per lei erano preferibili alla gelida lucidità dell’essere una banshee con il pieno controllo delle sue abilità. Perché vivere con quella schifezza attaccata ai polmoni la distraeva dalla morte intorno a sé.
«Non posso permettervi di andare» ripeté.
«Perché?» chiese nuovamente Skye, e Jude poteva percepire la rabbia della ragazza, anche se lei riusciva a controllarsi a tal punto da dissimulare le sue emozioni. Ma quella era una cosa che aveva imparato da Jude, e per lui ogni membro del suo branco era un libro aperto.
«Ho un brutto presentimento. Stanno per succedere cose orribili là, e io non voglio che voi veniate coinvolti» Deborah scosse la testa e i capelli le finirono scompostamente sul volto. Jude e Skye si guardarono, e negli occhi si lei brillava la sua decisione. Se Beacon Hills era minacciata da qualcosa o qualcuno era un motivo in più per andare.
«Se è in pericolo non lascerò da solo mio fratello. Io non cambierò idea».
«Dovresti» l’espressione negli occhi della banshee era davvero preoccupante «Un presagio di morte aleggia su quella città».
«Non sarà la morte a fermarmi, ho affrontato di peggio» Skye fece un passo indietro, in direzione delle scale che portavano al piano di sopra e alla sua stanza, con il borsone da viaggio già pronto sul letto.
Deborah si sporse, prendendola per un polso.
«Skye, sono seria, è molto pericoloso».
«Che cosa riesci a sentire?» intervenne il giovane.
«Non molto, Jude. È tutto estremamente confuso. È come se nulla avesse più senso. Le regole di vita e morte, del soprannaturale, qualcosa a Beacon Hills sta stravolgendo tutto. Se voi andate, potreste rimanere invischiati in qualcosa di troppo più grande di voi. Ho come l’impressione che tutto si stia come… srotolando».
«Non sarebbe la prima volta» sussurrò Skye, stringendo le mani a pugno.
«Non è solo questo il problema, Skye» aggiunse la banshee. La ragazza la fulminò con lo sguardo.
«Ah no? Che altro c’è?»
«Il problema sei tu» disse Deborah, schiettamente. Sia Jude che Skye rimasero immobili sbalorditi.
«Io? Che cosa ho fatto?»
«Non è questione di cosa hai fatto, ma di quello che potresti fare. Se parti oggi arriverai a Beacon Hills tra tre giorni».
«Cosa succederà tra tre giorni?» incalzò Skye, fremente.
«Tra tre giorni ci sarà la super luna» Jude puntò i suoi occhi in quelli di Skye.
«Posso gestirla. Posso gestire la super luna» assicurò Skye, anche se il suo volto aveva perso di colore.
«Skye» intervenne il ragazzo «Penso che dovremmo rimandare di qualche giorno-»
«Scordatelo!» esclamò la ragazza, mentre un muscolo le pulsava sotto la pelle della mascella «Ho detto che posso gestire la super luna, e lo farò».
«Sii realista, soffri di D.E.I., non credo tu possa gestire la super luna» la banshee sembrava alquanto sconsolata.
«Non usare quegli acronimi di merda» Skye parlava con tono di voce assolutamente atono «D.E.I., niente. Sappiamo che non è quello il mio problema, e voi sapete che io andrò comunque a Beacon Hills, che voi siate d’accordo o meno. Se tu hai ragione, Deb, cosa molto probabile, Beacon Hills sarà rasa al suolo. Non posso permetterlo. Ecco perché devo andare. Hanno bisogno di aiuto».
Jude soppesò la questione per qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore.
«Skye, sei davvero sicura che riuscirai a tenere il controllo durante la super luna?»
«Lo sono. Non mi hai addestrato per anni per nulla».
«Allora andremo.» Deborah fece per parlare ma il ragazzo la interruppe nuovamente «Deborah, io ho fiducia nelle capacità di Skye e nelle mie. So che Beacon è pericolosa, ma noi cercheremo di tenerci fuori dai guai, te lo prometto».
I due ragazzi si rivolsero un sorriso complice, mentre entrambi si dirigevano verso le scale per il piano superiore. Deborah li osservò, mentre quel brutto presentimento le attanagliava lo stomaco.
«Jude Norton!» gli urlò dietro «Tu hai sempre custodito noi con cura, ma se vai a Beacon Hills, chi custodirà te?» il ragazzo la guardò da sopra la ringhiera.
«Io e Skye ci custodiremo a vicenda».
«E se dovesse accadere qualcosa a uno dei due, chi penserà all’altro?»
«Perché sei così preoccupata, Deb?»
«Perché non ho solo l’impressione che le regole stiano cambiando. Quello che sento è un presagio di morte. Un presagio di distruzione. Qualcosa di molto pericoloso sta arrivando a Beacon Hills» il ragazzo cercò di ignorare il brivido gelido lungo la schiena.
«Di cosa si tratta?»
«Non lo so con certezza, ma di certo è pericoloso.» Il ragazzo fece per andarsene «Solo una volta ho percepito una cosa simile» aggiunse la banshee.
«Davvero? Quando?» Jude ridiscese le scale. Deborah si avvicinò, abbassando il tono di voce.
«È stato quando hai portato Skye nel branco tre anni fa. Non so dove si trovasse prima, ma quello che sento a Beacon Hills è la stessa sensazione che ho avuto quando l’ho conosciuta» La banshee e il ragazzo si guardarono ancora per un secondo, prima che lui distogliesse lo sguardo.
«Allora dobbiamo solo sperare che ti sbagli» Jude le volse le spalle, affrettandosi verso la scala e salendo i gradini a due a due. Lei rimase immobile per qualche secondo, le sopracciglia corrucciate. Con passo lento rientrò nel salone, riprendendo il suo posto al tavolino rotondo. Prese in mano un’altra tessera del domino, e la posizionò con cura dietro la precedente. La sua mano tremava. La tessera oscillò, cadendo sull’altra e poi sull’altra ancora. Tutte le tessere si rovesciarono sul piano in legno, e Deborah fece un salto indietro.
La forma che le tessere cadute avevano assunto, era quella di un mostro dai lunghi arti sottili e dagli occhi bianchi.
 
 
- Beacon Hills-
Liam Dumbar non seppe per quanto tempo rimase immobile, a fissare il vuoto, dopo che Parrish aveva portato via il corpo senza vita di Hayden.
Melissa era già andata via. Aveva seguito Mason fino in biblioteca, dove aveva trovato il figlio morto. Ucciso da Theo. Ma questo Liam non poteva saperlo. Così come non poteva sapere che Scott McCall era tornato in vita.
I poteri del vero alfa non smettevano mai di stupire.
Quando Liam era arrivato in ospedale, Hayden giaceva dove lui l’aveva vista viva l’ultima volta, insieme a Mason e Melissa. Ma ora era sola. Fredda. Morta. Una carcassa abbandonata Dio solo sapeva dove, insieme alle carcasse di tutte le altre chimere.
Il ragazzo rimase immobile, sentendo ancora tra le braccia il peso del corpo della ragazza. La sua testa era ovattata. Registrava le informazioni intorno a lui in automatico, ma non se ne rendeva conto. Non si rendeva conto del sangue che lo sporcava. Una parte era di Scott, una parte di Hayden. E poi c’era il sudore, il mercurio.
Tutto intorno a lui era sporco. Se lo sentiva fin dentro le ossa, quella gelida sensazione. Rabbrividì una volta, poi un'altra ancora. Una parte di lui avrebbe voluto togliersi la pelle di dosso e metterla in lavatrice, mettere tutto in una lavatrice, la pelle e il cuore e il cervello, farla partire e rimanerci dentro. Ripulirsi di tutto. Una parte di lui non aveva nemmeno la forza di muoversi.
«Liam» una voce affaticata lo scosse a malapena dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo. Sulla porta c’era Mason, anche lui con la maglia sporca. Respirava a fatica per lo sforzo di correre dietro a Liam dalla biblioteca fino all’ospedale.
Il ragazzo fece qualche passo nella sua direzione, per poi sedersi sul pavimento davanti a Liam. Aveva le gambe a pezzi. Era a pezzi. Se prima aveva ardentemente desiderato far parte di tutto quello, ora aveva solo un disperato bisogno di staccarsene. Di distrarsi. Di non pensare al fatto che una sua amica era appena morta, praticamente tra le sue braccia, e che tutti quelli intorno a lui fossero in constante pericolo.
Ma non poteva lasciare Liam da solo. Era il suo migliore amico, e non l’avrebbe abbandonato, non ora che aveva veramente bisogno di lui.
Allungò una mano e gliela posò sul ginocchio. Si guardarono per qualche secondo, prima che Mason tentasse di sorridere. Non poteva guardarsi, ma era sicuro che quello che ne era uscito non era nemmeno lontanamente un sorriso.
«Liam, non possiamo stare qui» cambiò approccio.
«Nemmeno lei, Mason. Nemmeno Hayden sarebbe dovuta stare qui» sussurrò il giovane beta «Non sarebbe dovuta morire».
Mason corrugò le sopracciglia, desolato.
«Lo so, Liam. Nessuno se lo meritava. Corey non se lo meritava, Hayden nemmeno, e nemmeno tutti gli altri. Ma noi non possiamo arrenderci per questo, Liam».
Il ragazzo non reagì, limitandosi a guardare nel nulla davanti a lui. Non era in grado di mettere a fuoco nulla.
Mason sospirò pesantemente, massaggiandosi la spalla su cui era caduto quando Theo l’aveva spinto via. Non pensava che fosse una buona idea dirlo a Liam. Non questa sera, con Hayden morta e la super luna che splendeva in cielo. Non la sera in cui tutto era andato a rotoli. Avrebbe sempre potuto dirglielo domani.
«Liam, hai bisogno di dormire. Da quanto tempo non chiudi occhio?» il biondo fece spallucce. Non se lo ricordava. Mason si tirò faticosamente in piedi. Liam lo guardò, gli occhi chiari spalancati. Mason allungò un mano «Forza amico, andiamo via».
E il ragazzo allungò la mano a sua volta, prendendo quella che gli veniva porta, in una disperata richiesta d’aiuto.
 
 
Il cercapersone di Melissa McCall suonò nel momento in cui lei e il figlio misero piede in casa. La donna aveva aiutati Scott a salire in automobile, poi aveva guidato fino a casa, mentre lui rimaneva seduto stancamente al suo posto, con la testa reclinata all’indietro. Aveva parcheggiato nel vialetto, e aveva aperto la porta di casa. Il ragazzo era entrato con cautela, come se non riuscisse a credere di essere a casa sua. Di essere sopravvissuto a quella nottata infernale. Siera sostenuto contro il muro, mentre la donna cercava nella borsa il dannato congegno squillante.
«Pronto? Sono Melissa» la donna rimase per un secondo in ascolto, mentre una ciocca di capelli neri le scivolava sul volto «Che cosa?» esclamò, mentre il suo volto perdeva di colore e i suoi occhi si puntavano in quelli del figlio. Scott si mise in ascolto, ma Melissa terminò la chiamata con un rapido “Va bene, arrivo subito”.
«Cosa succede?» chiese Scott, stancamente. Per quella serata aveva veramente superato il limite. Non sarebbe stato in grado di reggere un’altra brutta notizia, ma la sua fortuna di quei tempi pareva scarseggiare.
«Si tratta dello sceriffo Stilinski. È appena arrivato in ospedale in ambulanza insieme a Stiles» disse lei mentre rapidamente riprendeva le sue cose, per ritornare in ospedale. Il ragazzo parve ritrovare tutta la sua forza in un colpo.
«Che è successo? Stiles sta bene?»
«Stiles sì» spiegò Melissa «È suo padre quello che sta morendo. Mi hanno chiamata d’urgenza a dare una mano» Scott non esitò, non dovette nemmeno pensarci.
«Andiamo».
«Scott, devi riposare» provò a farlo ragionare la donna.
«Non posso risposare, mamma. Ho bisogno di vedere Stiles. Devo andare da lui». “Devo parlargli, devo spiegargli. Glielo devo”. Ma questo non lo disse, si limitò a chiudere la porta dietro di sé e a salire in macchina un’altra volta.
 
 
La ragazza tirò un pugno contro il muro, poi un altro, e un altro ancora.
«Deborah aveva ragione» disse una voce dietro di lei. Skye si voltò lentamente, lasciando cadere il braccio. Le nocche della mano erano arrossate, e lievemente spellate. Lei non vi fece caso, e nemmeno al lieve bruciore. Sospirò pesantemente, appoggiando le spalle al muro della stanza che lei e Jude avevano affittato in un B&B.
«È peggio di quanto lei ci avesse preventivato» si passò una mano tra i capelli chiari, spostandoseli da davanti gli occhi. Il ragazzo la fissò dal basso, essendo seduto sulla trapunta del letto, ancora intatta. Rimasero in silenzio, cercando di metabolizzare tutto quello che avevano visto quella notte. Skye si sfilò la giacca in pelle, gettandola su una sedia, prima di abbandonarsi sul materasso accanto a Jude.
«Jude, non posso andarmene» sussurrò dopo qualche attimo «Non posso semplicemente lasciare tutto come sta e ritornare a casa».
«E allora non farlo, Skye» il ragazzo si sporse per posare la sua mano su quella di lei «Io non me ne vado senza di te, e se tu vuoi restare a combattere, ci sarò anche io. Quello che sta succedendo non riguarda solo Beacon Hills. Sarebbe potuto accadere ovunque, e accadrà ovunque se noi non fermiamo questa carneficina».
«Resteresti veramente se ti chiedessi di farlo?» chiese la ragazza.
«È ovvio. Mi conosci, sa che non potrei fare altrimenti» la ragazza non replicò, semplicemente continuò a fissare davanti a sé con un’espressione corrucciata.
«Se ti chiedessi di andartene, faresti anche questo?»
«Perché dovrei? Per quello che ha detto Deb?» Skye annuì lievemente.
«Se avesse ragione, non voglio che tu rimanga coinvolto, Jude».
«Sono già coinvolto, lo sono dal momento in cui ti ho portato nel branco» la ragazza scosse la testa.
«No, non è vero» si alzò in piedi, posizionandosi davanti a lui con le mani appoggiate ai fianchi «Lui è ancora là fuori. Se sospettasse anche solo lontanamente che tu sei coinvolto ci avrebbe già trovati entrambi».
Il giovane la osservò, inclinando la testa.
«Hai ancora paura?»
«Non averne sarebbe da pazzi, Jude Norton. Se Deborah ha ragione e lui sta arrivando, una delle due cose di cui sono certa è che proverà a ricostruire quello che è successo a Mezdra».
«E l’altra cosa qual è?» la ragazza gli rivolse uno sguardo preoccupato.
«La seconda è che ci sarà un bagno di sangue».
 
 
 






Mitsuko’s Lounge
Hi everyones!
Mi presento: sono Mitsuko (capitan ovvio mode on) e questa è la mia prima volta come scrittrice in questo fandom in particolare, e ho deciso di partire con una long piuttosto complessa.
Non capiterà spesso che parlerò a fondo capitolo, quindi vi dico tutto ora. 
Prima di tutto ringrazio la mia sistaH Kamisama-Nikij, mia confidente di fiducia alias migliore amica alias “I couldn’t do without you” -one. Ti dedico tutto il disagio che scaturirà da questa cosa. Ringrazio anche voi per aver letto il primo capitolo.
Ah, e mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura. Me ne scappa sempre qualcuno, abbiate pietà di me. Anzi, se qualcuno si offrisse volontario come editor gli spedirò a casa biscotti di consolazione quando partirà la 5b.
La mia long è sviluppata come una serie tv, con episodi con tanto di previously on al posto di capitoli, e questo è il Pilot. I capitoli verranno pubblicati il più regolarmente possibile, avendone già un po’ già scritti. Non aspettatevi imbeccate tipo: Indovinate un po’ cosa succede? *v*
No. Aspettatevi qualcosa più nello stile di Jeff Davis, perché è esattamente quello che voglio ottenere.
Jeff Davis è il nuovo Moffatt. E io non sarò da meno.
Nightmares are coming. They are coming for all of us.
Mitsuko

PS: il D.E.I. è il Disturbo Esplosivo Intermittente, la stessa sindrome da cui era affetto Liam soprattutto nella season 4.
PS2: #Mason4President ahem (scusate ma lo amo. Diventerei un ragazzo gay per lui)
PS3: Se vi va passate nel mio blog, trovate il link nelle bio.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Mitsuko_Ayzawa