Anime & Manga > I cinque samurai
Ricorda la storia  |      
Autore: shirupandasarunekotenshi    05/10/2015    2 recensioni
Una commedia degli equivoci in pratica, il pesciolino di casa manda nel panico i suoi nakama. Cosa nasconde in realtà? :P
[Fanfiction partecipante alla challenge "In love" indetta sul forum di EFP. Prompt: tradimento]
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Titolo: Gelosia in rosa

Autore: Shirupandasarunekotenshi

Prompt: Tradimento

Fandom: Yoroiden Samurai Troopers (I cinque samurai)

Rating: Verde

Avvertimenti: Shonen-ai


 

 

 

GELOSIA IN ROSA

 

 

 

All'inizio Shu credette che Shin avesse trovato il suo ramo, la specializzazione sulla quale puntare per dare avvio alla propria carriera di paladino degli oceani: quel suo parlare per ore di ecologia e ambiente, d’altronde, non era proprio una novità, i problemi del mare lo toccavano nel profondo da sempre. Il fatto che da un po’ di tempo non facesse altro che leggere, anche fino a tarda notte, poteva essere unicamente segno di questa risoluzione finalmente maturata.

Ryo pensò che un entusiasmo così poteva essere solo un bene per il Pesciolino, vederlo così pieno di energie, di vitalità, d’altronde era un piacere per gli occhi e per il cuore: sembrava che Shin-chan da tempo non trovasse più un attimo per perdersi nei propri pensieri e nelle proprie malinconie. Cosa desiderare di più?

Touma pensò invece che finalmente poteva ribattere alle battutine di Shin sulle sue manie eccessive per i libri: capitava addirittura che, dopo che lui spegneva il computer per decidersi a raggiungere la propria stanza, Shin fosse ancora lì, sul divano, immerso in qualche volume di oceanografia e a stento alzava il naso per dargli la buonanotte.

Seiji fu stranito all'inizio. Ma dovette ammettere di apprezzare quell'incredibile energia per qualcosa che fosse solo di Shin.

Questo, la prima settimana.

Fu quando Shin cominciò a parlare della fantomatica Sakuya-san e delle sue incredibili e innumerevoli grazie – accademiche – ai pasti e dopo cena che l'istinto di Shu cominciò a subodorare qualcosa di strano. Un conto era il proprio futuro, la carriera. Un altro era usare troppo quel nome.

Fu alla seconda torta bruciata – dimenticata per l'ennesimo libro della 'tizia' – che Touma ipotizzò un eccessivo entusiasmo per gli studi (per Touma sarebbe stato normale, ma Shin? Mister perfezione non si sarebbe mai perdonato di aver lasciato bruciare del cibo! Già gli permetteva raramente di fare assaggi prima dell'inizio dei pasti... figuriamoci dargli fuoco!).

Seiji pensò che, dopotutto, vederlo così vivace, chiacchierone e indaffarato in qualcosa che non fosse coccolare loro era un ottimo segno: avrebbero, così, potuto cominciare a rendersi un po' più indipendenti e a dare al nakama il giusto riposo.

Ryo fece parecchia fatica, un paio di sere, a strappare Shin dalla lettura per coinvolgerlo in attività non propriamente... letterarie. Fu spossante, ma la cosa finì solo per renderlo ancora più focoso del solito.

A scapito di Shin.

Fu, infine, quando una mattina Shin decise che tutti dovevano uscire di casa un’ora prima perché LUI aveva un appuntamento con Sakuya-san che persino Seiji si rese conto della gravità della situazione.

Non appena il ragazzo di Hagi li ebbe salutati con fin troppa fretta, Shu afferrò Ryo a braccetto e lanciò un’occhiata ai due nakama, un broncio pronunciato sul volto:

“Niente università, stamattina voglio coglierlo sul fatto!”.

Touma non riuscì a rispondere, appoggiando semplicemente la fronte sulla spalla di Seiji: era troppo stanco. Nemmeno i venti minuti canonici era riuscito a strappare a Shin! Quelli, di solito, tra un lamento e distrazioni varie, riusciva sempre ad averli.

Ma oggi... oggi... ma chi accidenti era quella 'tizia'?!

Seiji sospirò con aria accigliata e pizzicando Touma sulla guancia.

“Cosa vuoi cogliere, Shu? Shin che studia?”.

“No, Shin che ci tradisce facendo il cascamorto con una studentessa universitaria!”.

Tutti ammutolirono, sgranando gli occhi su di lui, persino la testa di Touma scattò verso l’alto e, forse per la prima volta in vita sua, rimase senza parole.

“Avanti” li incalzò Shu, gesticolando come un matto e con una certa vena isterica, “non ho forse espresso ciò cui state pensando tutti da giorni? Ve la immaginate la cara Sakuya-san? Intellettuale, graziosa, tutta piena di premure e di argomenti da condividere con il pesciolino caduto nella rete!”.

Ryo sbatté le palpebre:

“Shin che… si fa acchiappare… in una rete non nostra?”.

“Shin è... troppo ingenuo...” borbottò un Touma tutt'occhi e tutto orecchi.

Seiji stavolta sbuffò, un mezzo sorriso divertito sulle labbra.

“Shin sta solo studiando... si è appassionato ai suoi studi e si dedica un po' a se stesso... sei solo geloso, Shu”.

“Geloso lo è, sicuro” ribatté Touma con aria seria. “Ma Shin non ha mai fatto bruciare delle torte. Nemmeno per studiare!”.

“E non ha mai resistito così tanto a…”.

“D’accordo Ryo, non serve specificare” lo interruppe Seiji.

“E non ci ha mai trascurato così tanto per leggere di notte!” puntualizzò Shu con un’enfasi esagerata e il tono di chi aveva subito un’offesa imperdonabile. “Su un pesciolino ingenuo le reti delle gattemorte funzionano e Shin può esserci caduto senza neanche accorgersene!”.

“Mah...” aggiunse però Touma, fin troppo perplesso. “Questo sarebbe una specie di tradimento... e tradire... Shin... non è da lui... dev'essere proprio una kitsune...”.

“Kitsune? Secondo me state viaggiando con la fantasia, stavolta”.

Era dura, invece, convincere Seiji. Lui vedeva le cose chiaramente. Tanto chiaramente da esserne abbagliato.

Shu ne era convinto.

“È lui che viaggia con la fantasia, le sue fantasticherie ce lo hanno proprio rubato!”.Shu era infervorato, agguerrito, “è bastata una sirenetta che gli facesse gli occhi dolci e gli parlasse del mare per farlo andare fuori di testa!”.

“Shu…” cercò di frenarlo Seiji, ma senza alcun successo.

“Ah, ma non creda che io glielo lasci così facilmente e il pesciolino non creda che la scimmietta allenterà le corde della rete!”.

Diede le spalle ai nakama e prese a camminare con passo di marcia:

“Con voi o senza di voi, io me lo vado a riprendere!”.

Ryo, che con ogni probabilità aveva capito solamente che Shin era caduto nelle grinfie di qualcuno di molto pericoloso, gli corse subito dietro:

“Ehy, vengo anche io a salvare Shin!”.

Touma, l'immagine di una donna volpina dallo sguardo dorato e dalla coda folta e sensuale in testa, raggiunse Ryo e Shu con una corsetta fin troppo energica per quell'ora. Si volse a guardare Seiji che, nel suo buonsenso, era rimasto indietro.

“Seiji, non vieni con noi? Se è una kitsune, tu saresti il più dotato per stanarle!”.

Seiji scosse il capo con un sospiro rassegnato. Infilò le mani in tasca e si accostò ai ragazzi:

“Vengo perché devo tenere d’occhio un branco di bestioline impazzite, altro che kitsune”.

 

 

***

 

“Dov'è? Dov'è? Non doveva essere nella caffetteria?”.

“Doveva, secondo i suoi compagni...”.

“Certo che è pieno di ragazze in questo dipartimento”.

“Fin troppe! Dovrebbero esserci molti più maschi, molti di più!”.

“Ma non sarebbe un problema anche quello? Insomma... è evidente che...”.

“Che cosa, Touma?!”.

“Che Shin... beh... è bi...”.

“Cosa sarebbe Shin?!”.

Con uno scatto degno della scimmietta che era, Shu si rivoltò, puntando il naso contro quello di Touma.

Gli occhi di Seiji si levarono verso il cielo:

“Shu, sei tu il primo che ha fatto certe illazioni”.

“Io traggo solo conclusioni ovvie dovute alle circostanze!”.

“E sei isterico”.

“C’è Shin!”.

L’esclamazione di Ryo piovve tra loro come l’allarme di una sirena e gli occhi di tutti seguirono la direzione indicata dal nakama cosa che, tuttavia, non fece dimenticare a Seiji le regole della buona educazione.

“Non si punta col dito, Ryo!”.

Nessuno lo ascoltò, perché quello che vedevano richiamava fin troppo la loro attenzione.

Dal punto in cui si trovavano potevano distinguere chiaramente, anche se di spalle, la silhouette di Shin, il capo dolcemente chinato in avanti, troppo vicino a quello della figura femminile accanto a lui… atteggiamento decisamente, inequivocabilmente intimo.

“Forse non è lui” borbottò Seiji che, davanti all’evidenza, cercava disperatamente di aggrapparsi a qualunque cosa, “è un ragazzo di spalle che gli somiglia”.

“Se quello gli somiglia, allora è suo fratello gemello...” borbottò con malcelata aria ironica Touma.

“Quello è Shin! Assolutamente lui! Perché è così vicino a quella tizia?!”.

Il povero Shu, invece, mani strette alla sedia su cui era seduto al tavolino della caffetteria, aveva quella voce a mezza via tra il guerresco e il lamentoso. Ma con un inizio di piena disperazione.

Per quanto la situazione fosse al limite dell'assurdo, per Shu la cosa era più che drammatica.

“Shu...”.

Ryo fu molto più plateale e si alzò in piedi, le mani sui fianchi:

“È uno youja che l’ha stregato, di sicuro!”.

Seiji soffocò un lamento portando una mano sul volto: avrebbe voluto gridare che lui non li conosceva, si erano trovati per caso allo stesso tavolo.

Touma ebbe l'accortezza di far ricadere Ryo a sedere con uno strattone.

“Gli youja non sono così intelligenti... e Rajura non lo farebbe più... ora...” bisbigliò in maniera parecchio rumorosa. “È una kitsune, credi a me!”.

“È una donna... e... deve essere anche bella...” borbottò Shu, gli occhi sgranati sulle spalle della fantomatica bella ragazza che aveva tutta l'attenzione del suo amatissimo Shin.

“Le kitsune son sensuali, ma non hanno una bellezza elegante!” sbottò Touma, cercando di... tirar su di morale il povero Shu.

“È una donna, sì… una donna e basta, la finite di dare aria alla bocca?”.

“Seiji, ma non vedi cosa fa quella donna?”.

La voce di Shu si era ridotta ad un pietoso piagnucolio; Seiji dovette ammettere a se stesso che gli faceva pena e, d’altronde, i suoi occhi e la sua mente non potevano più negare l’evidenza. Ciò che lo stupiva era come Shin potesse rivelare una tale insensibilità… proprio lui.

Ryo si rialzò, la mano di Touma che lo inseguiva ancora:

“Io me lo vado a riprendere!”.

“Andiamo tutti, allora!” e anche Touma si alzò, la sua mano sul braccio di Ryo, più per prendere forza – per affrontare la temutissima kitsune – che per frenarlo in un'improvvisa offensiva. “Tanto vogliamo tutti la verità, no?!”.

Shu sembrava sul punto di mettersi a piangere. E, davvero, a Touma faceva pena. Ma doveva rivoltarsi contro la kitsune: una volta smascherate, soprattutto in pubblico, finivano per scappare e non farsi più vedere.

“Shin può essere liberato!”.

Seiji li osservò per qualche istante, l’espressione stralunata, poi scosse il capo e commentò tra sé:

“Non posso credere che stia succedendo”.

Eppure si trovò a muoversi anche lui, con una certa decisione e non era sicuro che fosse per fermarli; d’altronde Shin era loro proprietà.

“Ma che vado a pensare?”.

Davvero, quei pazzi dei suoi nakama lo stavano plagiando.

 

 

***

 

 

“Sakuya-san, davvero... lei è incredibile...”.

Shin sospirò, estasiato, guardando la fotografia di un delfino bianco, inquadrato a distanza ravvicinata. Le gote arrossate, gli occhi vivaci e attenti, Shin sembrava un bambino con in mano il gioco più bello del mondo.

“La passione è lo strumento migliore, insieme alla fortuna. Mi sono potuta permettere viaggi che sono concessi a ben pochi. Una volta che lascerò l'università, non ho certo intenzione di smettere. Mi piacerebbe poterti portare con me, se tu lo desiderassi, Shin-kun: un ragazzo con una passione tanto sincera come la tua è difficile da trovare e sarebbe un peccato che venisse sprecata”.

Se possibile, gli occhi del ragazzo si fecero ancora più grandi e sognanti. Quasi tremava, poverino... l'emozione gli aveva portato il cuore a mille.

“Oh, Sakuya-san, davvero? Io... io...”.

“Shin-chan!”.

Un coro di quattro voci, dai toni decisamente eterogenei, si alzò alle loro spalle, facendo sobbalzare entrambi con la conseguente caduta dell'album fotografico a terra.

Quando Shin si voltò scorse, con l'espressione più stupita e, assieme, perplessa, i propri nakama, le facce davvero... stravolte.

“Ragazzi... che succede...?”.

“Abbiamo sentito bene?”.

“Lo faresti davvero?”.

“Tu ci lasceresti per… per…”.

L’unico silenzioso era Seiji, ma la sua espressione era la più spaventosa: fissava la donna come se volesse fulminarla proprio lì, in quel momento.

Alla fine fu proprio lui a borbottare:

“Questa poi… già pensare che tu… ma poi per… per una donna che…”.

Shin aprì la bocca, sbatté le palpebre, ma non riuscì a dire nulla, se non a balbettare qualche sillaba senza senso.

“Per una donna che…? Esprimi esattamente quel che pensi, giovanotto impudente!”.

Sakuya-san era il tipo che sapeva difendersi, ed anche in maniera decisa. E fu Seiji ad abbassare lo sguardo, senza poter impedire a se stesso di arrossire. Tuttavia, non rinunciò ad esprimere ciò che realmente pensava, seppur con tono educato e quasi timido:

“Intendevo che non è conveniente… il nostro nakama è troppo giovane per lei”.

Shin sussultò e il suo rossore superava decisamente quello di Seiji, ma ancora era troppo confuso per comprendere.

Shu era privo di parole. A dirla tutta non sapeva che pensare.

Guardava Shin e poi quella donna.

Che, a dispetto di quello che avevano immaginato, NON aveva la loro età. Forse, a ben vedere, era più vicina a quella della madre di Shin e Seiji...

Insomma, non è che il suo Shin avesse gusti...

“Ma le kitsune non sono così!”.

Ecco, Touma e la delicatezza sotto forma di parole. Ossia, nessuna.

“Touma!”.

Finalmente Shin ritrovò la voce e balzò in piedi, disperato, arrabbiato, incredulo… e ancora cercando di capire cosa stesse accadendo.

“Conosci questi quattro ragazzi, Shin-kun? Sono per caso dei bulletti che ti danno il tormento?”.

Shin sussultò, il rossore divenne fuoco, scosse il capo con foga:

“Nononono, Sakuya-san, la prego non pensi male, loro… di sicuro c’è un motivo se…”. Si fermò, poi d’improvvisò mutò espressione, gli occhi verdi fulminarono i ragazzi e la voce divenne davvero energica:

“Si può sapere che cosa state combinando?! Che figure mi fate fare… davanti ad una mia sensei?!”.

Touma stava per ribattere che le kitsune per approfittare dei ragazzi si trasformavano in donne giovani e discinte, non in... signore... ma si trattenne. Cominciò ad avere dei dubbi. E quelle foto poi... era un delfino quello? Non c'erano nemmeno foto di kitsune!

Shu, perduto in un istante quel senso di tristezza immensa, stava cercando di capire perchè al fianco di Shin non ci fosse una sua compagna, ma una signora di una certa età. Un tipo sportivo, certo, ma non certo dai modi svenevoli che si era immaginato lui.

Ryo era quello più a corto di idee: si era parlato di ragazze, di Shin che era rubato da qualcuno... e quello che vedeva ora era una signora e uno Shin sul punto di fare una lavata di capo a ognuno di loro.

Anche a Seiji che, in quel momento, era sul punto di sprofondare sotto terra per la figuraccia che mai e poi mai si era mai sognato – nel peggiore degli incubi – di fare.

“Sen… sensei?” balbettò, il rossore che gareggiava con quello di Shin.

Fu proprio a lui che la donna si inchinò, con fierezza e classe da vendere:

“Sakuya Minami, professoressa di oceanologia all’Università!”.

Seiji ricambiò meccanicamente il gesto, ma era forte la tentazione di non risollevare più il viso.

“E che cosa vuole da Shin?”.

Il samurai di Rekka, decisamente, era ancora lontano dall’aver colto il senso di tutta la questione.

“È la mia insegnante, Ryo e voi siete riusciti a rovinarmi la reputazione con lei!”.

Shin piagnucolava, non sapendo se essere più arrabbiato o disperato.

“Al massimo la nostra” ribatté Touma, abbozzando un inchino, non certo elegante, verso la donna.

“Lei è la sensei di Shin? Davvero?” disse invece Shu, avvicinandosi con sguardo tra il perso e lo speranzoso. “Credevamo che...”.

Seiji fu lesto nel coprire la bocca di Shu e, al contempo, a tirarlo verso di sé, lontano da una figuraccia che avrebbe fatto seppellire l'intera squadra di samurai per molto, molto tempo.

 

EPILOGO

 

Quella sera fu parecchio lunga per i ragazzi: Touma fu assegnato, senza possibilità di scelta, alla pulizia dell'intera cucina, sotto l'attenta nonché severissima supervisione di Shin (non poteva certo permettere che finisse per mangiarsi parte delle scorte alimentari nel mentre...).

Ryo fu assegnato a quella dell'intera sala, libreria inclusa, armato di stracci, acqua e tanta buona volontà (e di un Byakuen messo a guardia dallo stesso Shin... più per verificare che non rompesse nulla).

Seiji si auto obbligò a passare l'intera serata in una profonda e proficua sessione di meditazione – un po' per mettere ordine nella mente, un po' per dimenticare l'insana spinta che l'aveva portato a dare ascolto alle altre tre teste calde.

Shu? Beh, il povero Shu fu, per così dire, obbligato a servire ubbidiente il suo Pesciolino per l'intera settimana in ogni suo bisogno. Il che fu più un piacere che un dovere per lui.

Finì anche per conoscere un po' meglio la fantomatica 'amante' di Shin, che, quando venne a scoprire il malinteso di cui era stata fulcro, non riuscì a trattenersi dal prendere in giro il povero ragazzo.

Lui, che non aveva fatto niente.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > I cinque samurai / Vai alla pagina dell'autore: shirupandasarunekotenshi