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Autore: Novizia_Ood    06/10/2015    2 recensioni
Questa è una raccolta di OS ispirate ad alcune delle canzoni del loro primo album "Up all night", scelte dai lettori tra commenti e MP!
Buona lettura!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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.The Storyteller.

 

 

A Sam,
con la quale ho condiviso
una delle notti più belle 
della mia Vita.
Grazie.

 

♪ Up all night 

 

Smettila di chiedermelo, Louis. Ho praticamente speso tutti i miei risparmi per venire a questo campo, non posso permettermi anche dei biglietti per un concerto di Katy Perry!”

La vocina di Harry - immatura per natura, ma già molto più roca rispetto a quella degli altri ragazzini della sua età - vibrava contro il suo cellulare mentre dall’altro lato della chiamata c’era un Louis steso sul letto, piedi contro il muro e caviglie incrociate con la testa che penzolava oltre il bordo del letto a guardare la propria stanza azzurra capovolta. 

Era strano, ma lui lo faceva spesso, semplicemente mettersi al contrario per vedere il mondo da un’altra prospettiva. Lui era rimasto a Londra, mentre il suo migliore amico era riuscito a partecipare ad un interessantissimo - a sua detta - campo estivo a sud dell’Irlanda. 

“E dai, smettila di dire cavolate Hazza. Lo so che i soldi li hai e mi stai dicendo di no al concerto solo perché vorrai andare a Liverpool a trovare quel Nicola”

“Si chiama Nick e non dire così, non è per questo che ti sto dicendo di no!” Replicò un po’ ferito. Harry lo conosceva benissimo ormai, così bene da sapere che stesse pensando d’essere stato messo da parte per qualcuno appena conosciuto, magari più divertente e simpatico. Meno prepotente anche. 

Ma Harry sarebbe morto prima di poter mettere qualcuno prima di Louis. 

Non lo avrebbe mai fatto, nemmeno sotto tortura. 

Lo sentì sbuffare nella cornetta e ne approfittò per riprendere il suo discorso: “È che mia madre non mi darà mai tutti quei soldi per andare a vederla, anche Gemma è in vacanza quest’anno e non voglio esagerare pretendendo troppo! Il concerto era sold out fino a quattro giorni fa, come può essere disponibile adesso?” Domandò sedendosi sul primo divano libero che trovò dentro il rifugio nel quale erano appena entrati per trovare un po’ di ristoro.

“Non lo so. Dimmelo tu com’è possibile, Harry. È destino che dobbiamo andarci, capisci? Aspetta, ora ricontrollo e se ci sono ancora li prendo, non voglio sentire nessuna storia.” 

Harry provò a rimproverarlo, ma Louis continuava a ripetere che avrebbe semplicemente lasciato scegliere al destino se avesse dovuto vedere la sua star preferita su quel palco dell’O2 oppure no. Così cliccò nuovamente sul sito e due posti uscirono disponibili nel settore B3, parterre.

“Oh Harry…” sussurrò rilassando le spalle e sorridendo davanti lo schermo del suo pc. 

“C-che c’è? Ci sono?” Chiese Harry, con il cuore pieno di speranza anche se non aveva l’assoluta idea di come fare per pagare il proprio.  

“Ce ne sono due, Hazza. Solo due disponibili nel parterre, settore B3 posti fila P 51 e 52. Sono i nostri… so che sono i nostri!” Esclamò prima di saltare in piedi per correre a prendere la sua carta di debito per iniziare a procedere con l’acquisto.

“L-Louis ma io-”

“Oh sta zitto, te lo prendo io e anche se non puoi pagarmi dopo non mi interessa. Questo è il nostro concerto E ci andremo, hai capito? Io e te." Disse al telefono mentre lo stringeva tra la guancia e la spalla per tenere libere le mani e scrivere i dati della sua carta sul sito. Harry era silenzioso, si stava muovendo a disagio sul divano sotto lo sguardo incuriosito di Nick che gli si era appena avvicinato, pronto a chiedere con chi stesse parlando, ma il riccio fu più veloce e lo invitò a fare silenzio.

"Louis Tomlinson e Harry Styles saranno all'O2 arena il 26 Settembre, concerto di Katy Perry. Parterre, settore B3." Annunciò il più grande con un enorme sorriso sulla faccia.
"Tu sei impazzito" commentò il riccio dall'altro lato, con una mano sulla bocca che cercava di nascondere la sua felicità.
"Forse sarò pazzo, anzi sicuramente. Ma era una cosa che dovevamo fare e non sarei mai andato lì senza di te!"
"E come ci arriviamo a Londra?-"
"Harry-"
"Si farà tardi, come torneremo a casa dopo il concerto?-"
"Haz-"
"Sono minorenne, non posso-"
"Hazza!" Esclamò esasperato Louis attraverso il cellulare, poi si concesse una piccola risata prima di parlare nuovamente. "Io sono maggiorenne, vieni con me. Prenderemo un treno e resteremo in un albergo per la notte... Ci stai?" Chiese con tono fermo. Harry dall'altro lato tremò appena alla sola idea di trascorrere una notte in albergo con Louis. Non sarebbe stato come lo era sempre, giusto? Non ci sarebbe stata sua sorella a bussare ogni due secondi, né sua madre ad entrare o a svegliarli la mattina dopo. Magari per Louis poteva non significare niente, ma per Harry era molto importante, molto più di quello che dava a vedere.
Da quindicenne quale era già iniziava ad immaginarsi, dopo il concerto, stanco e distrutto... Magari Louis lo avrebbe preso in braccio e portato dentro? Lo avrebbe finalmente baciato dolcemente? Gli avrebbe confessato il suo amore infinito per lui? Harry chiuse gli occhi un secondo.
Sognava troppo ad occhi aperti, ne era consapevole.
Louis era il suo migliore amico da quasi tutta la vita e non provava niente per lui, doveva semplicemente farsene una ragione.
Non sarebbe successo niente in quell'albergo.
"Ci sto."
Dormirgli accanto ne sarebbe valsa la pensa, sempre.

 

 

“Questo posto è-”

“Fantastico!”

“-stavo per dire a pezzi!” Commentò Harry avanzando nella stanza con il suo trolley verde a quattro ruote. Si stava guardando intorno e l’intonaco che dalle pareti minacciava di venir via, non sembrava affatto incoraggiante. 

“Oh ma smettila di fare lo schizzinoso, è fantastico! Siamo a Londra e questa sera ci aspetta il concerto del nostro idolo. Come fai a non essere eccitatissimo?” Strillò con voce sottile l’altro che aveva già lasciato la sua valigia e ora si era lanciato sul suo letto a destra della stanza, accanto alla finestra. Harry intanto continuava a girare e a guardarsi in giro, il suo letto era quello accanto alla porta e non appena si affacciò da quello di Louis a constatare la condizione degli infissi, un brivido gli percorse la schiena per quanta polvere ci fosse e per come anche da lì il colore stesse venendo via senza che nessuno se ne occupasse.

“Non arrivo vivo a questa sera se da qui entra qualche ragno, hai capito? Guarda qua…” indicò con un dito nell’angolo della finestra, poi tornò a stringere forte la bretella del suo zaino, ancora intento a non posare nemmeno il proprio sedere sul letto. 

“Ti prometto che ti proteggerò in caso dovesse entrare qualche animale, d’accordo?” Chiese il più grande mettendosi a sedere al centro del proprio. Il letto era - per fortuna - la cosa più pulita di tutta la stanza. La schiena di Harry si contrasse ancora una volta per il disgusto. Nonostante gli piaceva essere protetto da lui molto spesso, questa volta avrebbe preferito che qualsiasi ragno si tenesse alla larga da quella stanza. Almeno per quella sera. 

“V-va bene” rispose però, lasciando che l’altro capisse quanto avesse bisogno di lui. Non faceva molti complimenti Harry e Louis lo sapeva bene, ormai dopo anni lo aveva capito. Si alzò dal suo posto e andò davanti al suo compagno di viaggio, posandogli le mani sulle spalle per poi scendere ad accarezzargli le braccia con un sorriso d’incoraggiamento.

“Mi dispiace se c’era solo questo albergo disponibile, lo sai che se fosse per me ti avrei preso un Hotel a 5 stelle con tanto di autista privato per gli spostamenti!” Si sciolse in una piccola risata mentre lo accarezzava con dolcezza. Harry sorrise a sua volta, trattenendo a stento l’imbarazzo che lo avvolse per qualche secondo. Amava anche il modo in cui il suo migliore amico volesse sempre il meglio per lui, avrebbe steso un tappeto rosso ovunque passava se solo avesse potuto e di questo gli era assolutamente grato.

Harry si sentiva praticamente come una vera principessa ogni volta che era con Louis, una di quelle principesse intrappolate nel perfetto cliché che le circondava. Era la perfetta damigella in pericolo di tutte le favole e Harry sapeva benissimo che era esattamente in quel modo che Louis lo vedeva e nessuno dei due aveva intenzione di cambiare quel ruolo che ricoprivano in quella loro relazione di amici/più che amici che avevano.

Ad Harry sarebbe piaciuto essere il principe della situazione qualche volta, ma adorava troppo il caldo e l’odore che c’era quando le braccia di Louis lo stringevano e allora ogni volta che accadeva lui preferiva essere una principessa sempre di più. Non avrebbe mai scambiato il suo posto con nessun altro. 

Scosse la testa alle parole del più grande.

“Lo sai che mi importa solo che siamo insieme, vero?” sussurrò prima di abbassare leggermente lo sguardo.

“Lo sai che importa la stessa cosa a me” e la sua non era una domanda. Alzò il viso del più piccolo e gli sorrise guardandolo negli occhi, prima che qualcosa lo colpisse a livello dello stomaco com’era successo così tante altre volte che ormai aveva perso il conto. “Sono le tre di pomeriggio” avvisò Louis sbrigativo, ora mentre osservava il suo orologio. “Credo sia ora che ci avviamo, sbrigati! Prendi i biglietti che dobbiamo trovare la strada per l’O2!” 

Con tutta la frenesia che aveva dentro di sé e con le farfalle che stavano ancora sbattendo le ali al centro della sua pancia, Louis gli afferrò la mano e lo trascinò fuori da quell’albergo.

 

 

Dopo aver fatto due - o forse molti più di due - selfie davanti all'insegna illuminata The O2, riuscirono a convincersi che entrare era la cosa più giusta da fare e non appena varcarono la soglia immediatamente tutto divenne più reale, bello ed elettrizzante!

Accanto a loro passarono due ragazze, una con una parrucca blu e un’altra con la rosa, chiaramente riferimenti alla cantante che sarebbe salita sul palco tra qualche ora. 

“Siete inglesi?” Domandò un ragazzino biondo dagli occhi azzurri con un accento un po’ strano. Aveva però una maglietta bianca con la stampa di Katy e la propria faccia accanto, chiaramente photoshoppata, con gli occhi a forma di cuore. Louis non aveva mai visto nulla di più imbarazzante, ma divertente al tempo stesso.

“Sì” rispose Harry prontamente. “Anche tu per il concerto vedo, eh?” Sorrise indicandogli la maglietta e Louis ne approfittò per farsi scappare una piccola risata senza sembrare un matto da legare.

“Mi piace molto, me la farei fare anche io!” Esclamò continuando a guardarlo, finché l’altro, invece di essere offeso dalla risata di poco prima, sorrise in rimando mostrando ancora di più la propria maglietta con un’espressione fiera.

“Bella vero? L’ha fatta il mio amico che al momento ho perso perché… oh credo sia in fila da Starbucks, maledetto Payne. Spero almeno mi prenda qualcosa da bere! Voi per caso volete qualcosa?” Chiese gentilmente, ma Louis scosse la testa dichiarando di star bene così.

“Io in realtà un po’ di languorino lo avrei…” 

“Posso andare a prenderti io qualcosa mentre voi trovate un posto, che ne dite?” Harry si voltò a guardarlo e annuì velocemente.

Sì, aveva decisamente smesso di far complimenti ogni volta che Louis si offriva di far qualcosa per lui.

“Va benissimo! Comunque piacere, il mio nome è Niall! Scusate se vi sono arrivato addosso così, ma qui sembrano essere tutti italiani o spagnoli, non capisco bene la differenza tra i loro accenti, e non sapevo più che pesci prendere!” 

“Io sono Louis e lui e Harry, veniamo da Doncaster” rispose il più grande prima che tutti e tre si avviassero verso Starbucks. “Bene, mi metto in fila. Frappuccino al caramello, giusto?” Chiese indicando Harry e lui annuì nuovamente con un enorme sorriso. 

“Aaaah i fidanzati, conoscono sempre tutto di te compresa l’orinazione standard da Starbucks!” Esclamò Niall a voce alta, una volta che Louis fu dentro e loro due seduti al tavolino fuori. Harry reagì a quelle parole colorandosi di rosso fino alla punta delle orecchie.

“In realtà non è il mio fidanzato” 

“Oh mi dispiace! Sembrava così- cioè l’ho dato per scontato, scusa!”

“Niall non puoi semplicemente dare per scontato certe cose.” Una voce nuova si aggiunse a loro e quando il biondo si voltò per guardarlo, sorrise un po’ in imbarazzo per essere stato colto nel pieno della figuraccia.

“Suppongo tu abbia ragione. Liam, lui è Harry, Harry lui e Liam. Abbiamo trovato un posto a sedere per passare un po’ di tempo!” L’altro si presentò e porse la mano al riccio prima di accomodarsi accanto al suo amico.

“Ecco a te, ti ho preso a sopresa il caffè macchiato, medio” disse facendo scivolare il suo bicchiere verso di lui.

“Anche lui conosce il tuo ordine o…?” Azzardò Harry con un sorriso furbo alludendo al fatto che fossero una coppia, ma Liam bloccò tutto sul nascere con un’espressione che parve annoiata o esasperata.

“Questo ragazzo non si farebbe mai avvicinare da nessuno, te lo assicuro io. Il suo cuore è totalmente per-”

“Io sposerò solo Katy e diventerà Katy Horan e avremo tantissimi bambini dagli occhi azzurri, cantanti, tutti sparsi per la nostra villa megagalattica in California!” Interruppe Niall per iniziare a sognare ad occhi aperti sotto lo sguardo sconcertato del suo amico che ora stava scuotendo la testa.

“Visto? Per fortuna sono etero e non soffro troppo la perdita di un partito simile!” Esclamò ridendo prima di prendere un sorso dalla sua cannuccia verde. Harry seguì le risate del moro e li osservò per qualche minuto in silenzio mentre si scambiavano battute divertenti, sfottendosi un po’ a vicenda. A quanto pare Liam non era un fan sfegatato di Katy Perry, ma aveva acconsentito ad accompagnarlo perché non sarebbe sopravvissuto ad un Niall depresso per il resto della vita; mentre Niall era quello che più si avvicinava ad una ragazzina tredicenne in preda agli ormoni impazziti. Se avesse visto Katy a meno di un passo da lui sarebbe probabilmente impazzito e poi svenuto dopo qualche secondo.

“Ecco qua il tuo frappuccino” esordì Louis posandogli davanti il suo bicchiere trasparente e Harry sussurrò un grazie prima di introdurre anche a lui l’accompagnatore di Niall.

“Voi che posti avete?” Domandò Liam prima di bere ancora.

“Settore B3 nel parterre, fila P posti 51 e 52! Voi?” Chiese Harry di rimando mentre Louis si era allungato a bere un po’ della sua bevanda dalla sua cannuccia, sotto lo sguardo divertito e indagatore di Niall che ora pensava che quei due non gliel’avessero raccontata esattamente giusta.

“Anche noi B3! Ma fila L 44 e 43, vorrà dire che entreremo insieme! Le file sembrano parecchio lunghe, ma la gente sta già entrando, se volete appena finiamo di bere possiamo andare” disse Liam con un’alzata di spalle a cui tutti e tre risposero annuendo.
 

Dopo circa mezz’ora riuscirono ad entrare e quando erano ancora sulle scale mobili, Harry allungò la mano su quella di Louis che si voltò immediatamente a guardarlo, controllando che fosse tutto a posto.

“Io ancora non ci credo, ancora non ho realizzato!” Disse battendo più volte le palpebre e scuotendo la testa mentre Louis gli regalava un sorriso emozionato posando poi la propria mano su quella di lui, stringendola appena.

“Siamo qui, Harry. Non c’è più niente da realizzare perché ormai siamo dentro!” Rispose elettrizzato cercando di contenersi. Non gli lasciò la mano però, non finché non arrivarono alla loro fila dopo aver salutato gli altri due che si avviarono più avanti. 

Presero posto sulle loro poltrone blu e il riccio si costrinse a fare un profondo sospiro con gli occhi chiusi prima di riaprirli e trovare di nuovo Louis a stringergli e - questa volta - baciargli la mano. 

“Sei qui con me. Non è perfetto?” Chiese il più grande facendo sorridere Harry e facendo sì che comparissero quelle meravigliose fossette ai lati delle guance. 

Certo, sempre” rispose senza smettere di guardarlo.

Era da quando erano arrivati lì che Harry sentiva fremere qualcosa dentro di lui e anche Louis, nonostante lui fosse quello che si teneva più a bada, dandolo meno a vedere. 

Nessuno dei due riusciva a capire se fosse per quello che stavano per assistere oppure per il semplice fatto di essere per la prima volta in vita loro completamente da soli. Avrebbero potuto fare qualsiasi cosa. 

Il concerto finalmente iniziò e dopo circa mezz’ora di canzoni di un certo Zayn Malik - il quale aveva apparentemente appena lasciato il suo gruppo precedente per iniziare una carriera da solista - finalmente Katy Perry uscì, aprendo il suo concerto con Firework.

Ne cantarono tante quella sera, da Part of me a Love me, da Wide awake a This moment, ma una sola, una precisa canzone, fece tremare il cuore di entrambi i ragazzi già dalla prima nota. 

Teenage dream.

La cantante prese posto sullo sgabello posto al centro del palco e, come in un concerto intimo, iniziò a cantare quella canzone acustica, solo dopo la prima strofa la accompagnò il pianoforte che aveva abbandonato l’anima ritmata del pezzo e aveva deciso di proseguire con una lentezza che aveva disarmato il cuore di entrambi i ragazzi che, già dalla prima frase del ritornello si voltarono a guardarsi.

Avevano semplicemente smesso di saltare, di urlare, di alzare le mani.

Erano stati in silenzio per tutta la durata della strofa e ora erano fermi a guardarsi in viso. 

You make me feel like I’m living a…” Harry dovette fermarsi nel momento in cui si rese conto di star cantando quelle parole. Deglutì, ma l’altro non sembrò colpito e sorpreso tanto quanto lui. 

… the way you turn me on, I can’t sleep!” Non aveva mentito così tanto a se stesso Louis, sapeva bene a cosa stesse pensando mentre cantava quelle esatte parole e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.  

My heart…” provò a continuare il riccio, ma niente. Stava forse tirando fuori il vero motivo che lo portavano a cantare quella canzone? E se Louis non avesse capito? O peggio! Se Louis avesse capito, ma mai condiviso? Per un attimo parve quasi spaventato e abbassò velocemente lo sguardo con il calore che sentiva invadergli la faccia ferocemente, ma Louis gli prese di nuovo la mano dopo avergli accarezzato il braccio e continuò a cantare senza paura.

This is real, so take a chance and don’t ever look back” intonò avvicinandosi a lui di un passo e il cuore di Harry gli rimbalzò nel petto ad una velocità impressionante. Giurò di non averlo mai sentito così impazzito.

“Louis…” sussurrò così a bassa voce che nemmeno lui riuscì a sentirsi in mezzo a tutta quella folla che urlava o applaudiva, ma Louis, anche se fosse stato capace di udirlo, non lo avrebbe ascoltato. 

Non gli interessava ascoltare più niente ormai.

Allungò la mano libera sotto il mento e lo invitò ad alzare la testa con lentezza.

Be my teenage dream…” gli soffiò quasi sulle labbra, così vicino da non riuscire nemmeno più a guardarlo dritto negli occhi. E fu in un attimo che quelle parole arrivarono al cuore del più piccolo e poi al cervello, dandogli la possibilità di metabolizzare quello che stava succedendo. 

Louis aveva appena premuto le labbra sulle sue, dolcemente e senza chiedere di più, ma Harry non poteva stare fermo quella volta. Aveva il sangue che scorreva velocissimo nelle vene da quando erano arrivati, da quando aveva saputo che sarebbero stati solo loro due a Londra, e ora lo stava baciando. Per la prima volta Louis Tomlinson lo stava baciando, ad un concerto e durante la loro canzone preferita. 

Harry non riuscì ad impedirsi di allacciare le braccia intorno al suo collo per tirarselo ancora più addosso e Louis, di tutta risposta, lo abbracciò stringendogli la vita. 

Lasciarono che l’altro esplorasse le proprie labbra finché il pezzo non terminò e tutti ripresero ad urlare nel caos più totale e quando si staccarono rimasero abbracciati a guardarsi con un sorriso. 

Ora Harry era tutto, tranne che imbarazzato.

Quando Louis si avvicinò al suo orecchio per parlargli, l’altro si aggrappò alla spalla del più alto per mettersi sulle punte e permettergli di non abbassarsi troppo, agevolandogli il movimento.

“Che ne dici se ce ne andiamo? È comunque quasi finito e voglio portarti in un posto. Voglio portarti a vedere il Big Ben tutto illuminato e dirti, proprio lì sotto, quello che provo per te, quanto sei importante per me e baciarti finché non mi chiederai di smettere. Voglio stare sveglio tutta la notte, con te.” Gli disse mentre con le mani continuava ad accarezzargli la schiena ed Harry ci mise tutto se stesso per non alzare la testa e baciarlo di nuovo lì in mezzo a quella calca di gente. “Rimarrei per le strade di Londra anche fino all’alba, ma ci potrebbero essere brutti ceffi e non voglio rischiare. Un bel faccino come il tuo potrebbe attirare qualcuno!” Gli rise nell’orecchio prima di posargli un bacio sulla tempia per tornare a guardarlo in viso e lo vide illuminato di una nuova luce. 

“Vengo ovunque tu voglia portarmi, ma se andassimo a Baker Street sarebbe meglio” disse iniziando poi a ridere dopo aver visto l’espressione annoiata del suo compagno. 

“Vorresti smetterla di parlare di Sherlock almeno per questa sera?” Harry rise di più arrivando a mantenersi la pancia, mentre Louis decise di incrociare le braccia al petto. Lo lasciò nella sua aria da offeso per un po’, poi decise di afferrargli la mano e di allungarsi sulle punte per parlargli all’orecchio.

“Sono tutto tuo, per questa sera e per quanto vorrai” terminò allontanandosi nuovamente, giusto in tempo per vedere il sorriso meraviglioso sul viso del più grande prima che potesse afferrarlo con entrambe le mani e baciarlo ancora.

 

 

“Attento, ultimo gradino…” Louis teneva Harry per mano mentre uscivano dalla metro di Londra, affacciandosi così sulla strada principale. Lo trascinò fino al centro del ponte, poi lo voltò verso il Big Ben e gli chiese di aprire gli occhi. Davanti ai suoi occhi verdi si ergeva la torre con l’orologio in cima e le luci che illuminavano tutto, compreso il Tamigi e il ponte, di magia. 

“Harry-”

“Grazie.” Disse interrompendolo subito il più piccolo quando si voltò a guardarlo. I ricci volarono appena e poi si fermarono ad incorniciargli le guance che adesso ospitavano le due fossette, indici di felicità profonda e soprattutto reale. In Louis qualcosa si sciolse mentre lo osservava controluce, con quei capelli che parevano avere una corona dorata per la luce che proveniva dalle sue spalle. 

“Grazie per avermi portato qui, grazie per non aver voluto sentire scuse e per aver comprato quei biglietti. Grazie, io ti…” le parole gli morirono in gola prima che potesse pronunciarle. Era stata solo fortuna quella sera? Louis si sarebbe svegliato il mattino dopo e avrebbe fatto finta che nulla fosse successo? Poteva essere la debolezza di una notte, magari data dall’eccitazione del concerto. Ma per Harry non era così.

“Non devi ringraziarmi, non sarei mai venuto qui senza di te. Ci sono un sacco di cose che io non farei se tu non fossi con me” rispose l’altro senza chiedersi troppo la fine della frase di prima del suo compagno. Era qualcosa che sentiva vibrare anche lui nel suo cuore da un po’, ma da lì al dirlo ad alta voce ci passavano almeno un paio di manciate di coraggio che al momento parevano mancare. Eppure erano lì, partiti da soli, andati al concerto da soli, scappati insieme dal concerto e ora in piena sera su quel ponte affollato del Sabato sera. Mancavano solo quelle parole come da anni mancava solo quel bacio ad avvicinarli completamente. Aveva avuto coraggio per quello, perché non averlo anche per il passo finale? 

SeNnTiAmassNnSareiQuiQuestaSra” le parole di Louis furono talmente veloci che non riuscì nemmeno a distinguere le lettere tra di loro e Harry si immobilizzò a fissarlo per un secondo confuso.

“Come?” Chiese lasciando sfuggire una risatina, alzando appena le spalle e avvicinandosi un po’ di più a lui.

“S-se io non ti amassi non sarei qui questa sera” ripeté scandendo bene le parole questa volta e quando il riccio le comprese, attese qualche istante prima di riuscire a comprenderle seriamente. 

“T-tu- cioè mi- io non-”

“Ti amo, sì.” Disse più convinto e con voce meno tremante di prima. “Tu no?” Domandò di getto e immediatamente si rese conto della posizione scomoda in cui aveva messo l’amico. Era sicuro ricambiasse, ma magari non fino a quel punto. “Cioè scusami, sto straparlando. Non devi sentirti-”

“È reciproco, Boo.” Lo interruppe con un’altra risata e con il viso che si tingeva di rosso. Louis rimase a fissarlo battendo le palpebre un paio di volte, poi aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì nulla e dovette richiuderla. “Ti amo anche io” aggiunse il più piccolo abbassando la testa e facendo spallucce, come se quelle parole adesso fossero la cosa più naturale e scontata del mondo.

Dopo tutto quel tempo, dopo tutte i pomeriggi passati insieme a cantare, a saltare sul letto, a consolarsi a vicenda, ad abbracciarsi e ad accarezzarsi i capelli, c’era veramente bisogno di specificare una cosa simile? 

Dopo averlo detto si sentirono un po’ più stupidi entrambi.

Erano parole che avevano avuto per così tanto tempo incise sul proprio cuore, quello stesso cuore che si mostravano a vicenda ogni volta che erano insieme, che era stato da ingenui far finta di non vederle fino a quel momento. 

Risero entrambi, trascinati l’uno dalla risata dell’altro, finché Harry non si mosse per abbracciarlo forte, stringendogli le braccia alla vita e lasciandolo per un secondo senza fiato. 

Dopo poco Louis rispose chiudendo le proprie intorno al suo collo e, chiudendo gli occhi, si concesse di ispirare il profumo che c’era tra i suoi ricci; quello stesso profumo che avrebbe avuto accanto per il resto della nottata. 

“Sei sicuro di quello che dici, Boo? Mi ami davvero?” Chiese con il viso nascosto nella sua giacca di jeans, troppo spaventato dalla risposta. 

“Non direi mai una cosa che non sento, lo sai. Non dubitarne ti prego, è l’unica cosa certa che ho nella mia vita adesso…” aggiunse stringendolo di più come ad aggrapparsi a lui. Si era aggrappato ad Harry così tante volte e lui nemmeno lo sapeva, lui lo salvava e basta. 

Era la sua àncora e nemmeno sapeva di esserlo.

“Non lo farò allora, promesso.” Rispose annuendo per quello che poteva, contro il suo petto. 

Rimasero abbracciati sul ponte per qualche minuto prima di decidere di allontanarsi per farsi abbracciare ora dal freddo che era calato e quando Harry cedette gentilmente la sua giacca a vento a Louis, lui non riuscì a dire di no nonostante le andasse un po’ corta ai polsi e sui fianchi. 

Adesso che giocavano a carte scoperte, Louis gli avrebbe permesso di prendersi cura di lui più spesso e con coscienza; gli avrebbe permesso di trattarlo come se fosse lui il più piccolo tra i due e, soprattutto, gli avrebbe permesso di amarlo come non aveva mai fatto nessuno.

“Voglio tornare in albergo adesso” disse poi il più grande strofinando appena le mani per provare a riscaldarle.

“Credevo volessi star in piedi tutta la notte fino all’alba!” Lo schernì Harry con un’altra risata - era molto più allegro da quando si erano baciati al concerto, sì - prima di accarezzargli il braccio. 

“Quello era prima, adesso si congela e non voglio che tu prenda un raffreddore! In più che ti ho detto dei butti ceffi?” Rispose con un’espressione offesa sul volto. 

“Andiamo allora, - asserì Harry con un sorriso sincero - potremmo vedere l’alba dal tuo letto, no?” Non vedeva l’ora di tornare in albergo e chiedere asilo sotto le sue coperte, accoccolarsi a lui e chiudere gli occhi, lasciandosi poi cullare da quel calore familiare che tanto amava. Ora avrebbe potuto farlo senza paura di provare troppo e senza paura che Louis provasse troppo poco. 

“La trovo un’idea fantastica” rispose l’altro lasciandogli un bacio leggero sulla guancia prima di afferrargli la mano per trascinarlo di nuovo giù per le scale della metro.

 

 

“Sono le due e se continui di questo passo, l’alba me la guardo da solo!” 

La voce di Louis giunse alle sue orecchie oltre la porta chiusa del bagno. Non aveva idea di quanto in quel preciso istante Harry stesse andando in panico perché credeva che essere soli in una camera d’albergo, nello stesso letto, implicasse necessariamente ‘fare qualcosa’. Si guardava allo specchio e continuava a ripetersi stupide frasi d’incoraggiamento inutili, perché ogni volta non faceva che agitarsi di più.

Louis era più grande ed era già stato fidanzato due volte, lui solo una e oltre il bacio non era mai andato, lui invece sì. Se gli avesse chiesto qualcosa proprio quella notte? Harry era pronto a fare quel passo? Non mentiva a se stesso, certo si era immaginato più volte tra le braccia e il petto nudo di Louis, ma dall’immaginarlo prima di dormire al trovarsi veramente in una situazione simile c’era molta, troppa differenza, abbastanza da provocargli crampi allo stomaco.

Voleva, ma forse non ancora.

O forse voleva, ma non sapeva come fare.

O forse non voleva ancora ed era spaventato? 

O forse voleva, ma non aveva idea di chi dovesse iniziare o come.

Toc toc.

“Hazza, tutto bene?” La voce oltre la porta adesso era molto più vicina, tanto che Harry quasi saltò sul posto per la paura. Maledetto Louis e il suo camminare a piedi nudi, non lo aveva sentito arrivare!

“S-sì, tutto bene. Ora esco, a-aspetta un secondo per favore!” Esclamò con tono duro e l’altro fuori la porta corrugò la fronte per la sorpresa. 

“Va bene. Ti aspetto a letto allora…” il suo tono era più calmo di quello di prima, leggermente ferito per il modo in cui avesse risposto, ma preferì non farne un dramma e tornare al suo posto senza aggiungere altro.

Quando Harry finalmente uscì, qualche minuto dopo, si fermò per un attimo sull’uscio della porta ad osservare Louis nel suo letto, già spostato in un lato per fargli spazio.

“Oh finalmente ce l’hai fatta! Temevo volessi scaricarti nel water” rise appena e Harry sorrise semplicemente avvicinandosi ai due letti, senza scegliere ancora quale raggiungere, ma quando Louis scostò le lenzuola dal suo per invitarlo ad unirsi, non poté più dirigersi vero il proprio.

“Sono le due hai detto? A che ora sorge il sole?” Domandò avvicinandosi e prendendo posto accanto a Louis, stando stranamente attento a non sfiorarlo con i piedi nudi o con le mani, ma quando fu lui stesso a passargli un braccio sulla pancia per abbracciarlo e ad incrociare le caviglie con le sue, Harry non riuscì più a far a meno di quel contatto. 

Non si sarebbe spostato per nulla al mondo. 

Stava bene lì, cullato dalla sicurezza e, allo stesso tempo, dall’ansia che Louis gli dava in quel momento.

In bilico, sempre in bilico.

Si sistemò meglio e l’altro non perse tempo ad intrecciare le proprie gambe con quelle di Harry che si lasciò trascinarsi ancora, anzi, fu lui a serrare di più la loro stretta. Ne aveva bisogno e al tempo stesso ne era spaventato.

“Per le cinque credo, non sono mai rimasto sveglio a guardarla” rispose Louis che aveva già la testa sulla sua spalla e aveva chiuso gli occhi. “Sarebbe la prima volta in effetti…” commentò alla fine, appoggiando delicatamente le labbra sul collo del più piccolo prima di baciarlo leggero. 

La sua pelle non ci mise troppo a rispondere allo stimolo e diventò d’ora all’istante.

“A-anche per me s-sarebbe… sì, sarebbe la prima volta e-” cominciò senza riuscire nemmeno a compiere un pensiero di senso compiuto.

“La prima volta? Ma se mi hai detto che al campo siete stati svegli fino alla mattina dopo?!” Chiese un po’ confuso, alzando la testa per guardarlo in viso, ancora leggermente appoggiato su di lui.

Harry ricondusse quella sua precedente frase al discorso sull’alba e si morse la lingua in silenzio. Stava andando decisamente troppo in ansia.

“Oh, a meno che tu non fossi troppo distratto da Nick, in quel caso posso capire che te la sia persa…” commentò più acido, staccandosi da lui.

Non avrebbe permesso che si allontanasse da lui adesso, Harry non lo avrebbe sopportato, soprattutto per gelosie tanto sciocche. Certo aveva omesso quanto Nick ci avesse provato con lui e come una sera gli aveva permesso che gli toccasse i capelli, avvolgendosi i ricci tra le dita, ma nulla di più.

Lo aveva omesso perché semplicemente non era importante e ora non gli avrebbe permesso di fare l’offeso come sempre, non ora che lo aveva trovato perché non avrebbe saputo come riportarlo indietro.

Panico più panico era un’addizione che non avrebbe portato ad un buon risultato.

Harry si mosse velocemente per bloccargli i fianchi, stringendo ancora di più le sue gambe alle proprie e alzando la destra, portandola tra quelle di Louis fino a premergliela sotto il cavallo, ma senza fargli male; gli afferrò il viso tra le mani e cominciò a baciarlo disperatamente.

Tutta quell’irruenza prese alla sprovvista Louis che gemette senza contegno e Harry prese quel segnale come positivo per continuare. 

Non gli avrebbe dato più motivo di essere geloso, si sarebbe dato quella stessa notte e gli avrebbe dimostrato quanto lo amasse. 

Lo avrebbe fatto per lui.

Gli avrebbe dato una parte di sé che non avrebbe mai riavuto indietro.

Lo baciò ancora, questa volta più a fondo e senza chiedere nemmeno il permesso. 

Louis si aggrappò alle sue spalle non appena Harry gli fu ancora più addosso di prima e per un secondo si lasciò andare a tutte quelle attenzioni, tutto quello sfregamento, tutta quella vicinanza e quel contatto.

Così tante volte si era immaginato a prenderlo in quel modo, senza troppa dolcezza e all’improvviso, ma mai nelle prime ventiquattr’ore della relazione, quello forse era troppo anche per lui.

“Harry-” disse il suo nome e il fatto che si immaginò a chiamarlo mentre lo spogliava o mentre si spingeva dentro di lui, non lo aiutò a staccarsi. Probabilmente lo stesso pensiero passò nella testa del più piccolo perché improvvisamente i loro bacini si scontrarono in nome di quel richiamo silenzioso.

Louis lasciò ancora che tutto quello che stava accadendo prendesse possesso dei suoi movimenti che seguivano sinuosi quelli del più piccolo che non dava segni di cedimento.

Harry era ormai pronto ad andare fino in fondo.

La paura di poco prima nel bagno era sparita per far posto a tutto quello che aveva da dimostrare a Louis pur di non perderlo.

“No, Harry-” provò di nuovo cercando di allontanarlo con una mano, ma lui non gli diede nemmeno il tempo di continuare che gli morse il labbro prima di iniziare a succhiarlo avidamente.

Per essere un principiante, pensò Louis, sicuramente doveva avere un paio di doti nascoste che, prima o poi, gli sarebbe piaciuto scoprire insieme. Tutto quello che in quel momento non stava accadendo.

Era troppo veloce.

Era troppo presto.

Era troppo e basta.

Louis avrebbe voluto prendersi tutto il tempo del mondo per mappare il corpo di Harry, per conoscerne ogni curva, ogni odore e ogni brivido; avrebbe voluto averlo sotto di sé come una cartina e cominciare ad esplorarne tutti i luoghi, piano ed uno alla volta, con la consapevolezza di non poterlo imparare tutto in una sola notte; ce ne sarebbero servite tante, tantissime e lui non si sarebbe mai stancato di esplorarlo e conoscerlo. 

Avrebbe voluto il suo sapore sulle labbra per sempre.

Ma non in quel modo, non in quel momento.

“Harry, ho detto di no.” Pronunciò serio, spingendolo con più forza adesso e finendo per guardarlo negli occhi. “Che cosa stai facendo?” Chiese severo.

Harry ricambiò lo sguardo prima di parlare.

“Voglio farlo con te” disse prima di provare ad avvicinarsi di nuovo alla bocca del più grande che, prontamente, si allontanò voltando la testa.

“Vuoi fare cosa con me, scusa?” Domandò tirandosi un po’ a sedere, cercando di scappare dalla sua stretta. Harry rimase a fissarlo per un secondo, indeciso sul come rispondere. Aprì la bocca e poi la richiuse senza sapere cosa dire.

Maledizione, pensò.

“Voglio farlo con te, voglio stare con te!” Esclamò più deciso, ma non meno confuso. Sarebbe riuscito a dare un nome a quella cosa? Sesso o amore? 

“Non sai nemmeno cosa vuoi fare con me, Harry! Smettila di dire stupidaggini, per favore” disse velocemente, questa volta divincolandosi del tutto e mettendosi a sedere a gambe incrociate al centro del letto.

“Non è vero, lo so, sei tu che non vuoi” rispose prontamente l’altro.

“Sono mesi che ormai ti immagino ovunque su di me e non ti permetterò di dire certe idiozie adesso solo perché voglio che tu rifletta su quello che stai facendo!” Esclamò gesticolando. Harry lo guardò curioso, stupito dal fatto che anche lui avesse fantasticato su certe cose, proprio come lui. 

“Non sto facendo niente, perché tu non me lo stai permettendo” disse.

“Non te lo sto permettendo perché non sai nemmeno cosa stai facendo né perché!Provò a spiegare con il suo solito tono poco diplomatico.

“Voglio fare l’amore con te perché voglio provarti che quel Nick non significa niente” trovò il coraggio di dire e Louis rimase a battere le palpebre tre volte prima di ricollegare tutto il discorso a quello che aveva detto prima che gli saltasse letteralmente addosso.  

“Quindi vuoi farlo con me, per me?” Domandò indicandosi.

“Voglio fare l’amore con te per dimostrarti qualcosa, sì.” 

“No, non sarebbe fare l’amore questo, Harry. Si fa l’amore quando si dimostra amore, non per dimostrare che un altro non significava niente…” spiegò con una pazienza che non era da lui, mentre ancora lo guardava in viso e Harry per un attimo parve perdersi in quelle parole.

Se non avesse fatto quello con lui, allora come avrebbe dimostrato quello che voleva? Come avrebbe impedito che Louis si ingelosisse o si mettesse in guardia per qualsiasi persona? 

“Non voglio che tu creda che io possa stare con qualcun altro o che possa piacermi qualcun altro!”

“Harry, ma io-”

“No! Tu lo fai sempre. Sei sempre geloso di quelli che mi parlano, di quelli che ci provano con me, anche delle ragazze che mi si avvicinano a scuola e non ho mai saputo cosa fare, sono mortificato perché non lo faccio apposta e non voglio che tu sia triste e nemmeno che tu sia arrabbiato, né tantomeno con me!” Sputò tutto fuori mentre tirava le ginocchia al petto per sedersi davanti a Louis al centro del letto. Il più grande rimase a fissarlo a bocca chiusa, ma con la dolcezza che traspariva dalla sua espressione e dai suoi occhi.

“Harry, io-”

“Adesso che ti ho detto quello che provo e so quello che provi tu, non posso permettere che accada ancora, non ce la farei e non voglio rischiare di perderti Louis, non posso.” Aveva messo da parte la paura di perderlo nel caso fosse andata male questa relazione, perché era da così tanto che si conoscevano che se si fossero poi lasciati lui si sarebbe perso come un vascello senza la sua bussola. Non poteva permetterselo e quella paura lo paralizzava.

“Quindi hai creduto che facendo sesso con me sarebbe semplicemente sparito tutto?” Domando Louis cercando di seguire il filo del suo ragionamento.

“Ti avrei dato qualcosa che non potrei dare mai più a nessun altro e lì mi avresti creduto: ci sei solo tu e nessun altro.” Completò abbassando la testa, ma Louis gli si avvicinò un po’ e gli afferrò il mento con dolcezza, proprio come qualche ora prima, per costringerlo a guardarlo.

“Mi dispiace che tu abbia pensato questo. Ho fiducia in te, ho sbagliato spesso e volentieri ad essere geloso in quel modo, ma il fatto che io potessi non averti mai e che qualcuno avesse avuto più coraggio di me e ti avesse baciato o chiesto di essere il proprio ragazzo, mi distruggeva. Davvero, credimi. L’idea di arrivare secondo mi spaventava troppo…” confessò e a quel punto Harry riprese la parola.

“E allora perché non mi hai baciato prima?” Domandò con decisione e Louis sorrise appena.

“Diciamo che tra la possibilità di perderti per un altro o la possibilità di perderti per colpa mia, preferivo la prima.” Questa volta toccò a lui abbassare lo sguardo prima di riprendere a parlare per spiegarsi meglio. “Si sa come funzionano queste cose, gli amici si mettono insieme e le persone normali si lasciano dopo un po’. Avrei sbagliato in qualcosa e la storia sarebbe finita e non potevo perderti. Se ti avesse trovato qualcun altro io sarei rimasto comunque il tuo migliore amico e prima o poi il tuo ragazzo si sarebbe tolto dalle scatole mentre io sarei rimasto ancora lì accanto a te. Era quello di cui avevo bisogno. Il limbo in cui mi trovavo ogni volta che ero con te tra la voglia di restarti accanto per sempre, anche come amico, e la rabbia nel vederti con qualcun altro.”

“E ora cosa è cambiato?” Era capitato altre volte che Louis parlasse a cuore aperto e ogni volta che lo faceva, Harry era come incantato dai suoi ragionamenti, perché sembrava conoscersi così bene a soli 18 anni e lui ne era totalmente affascinato.

“È cambiato che ad un certo punto sei diventato troppo. Sono troppi mesi che penso a te in questo modo e quando sei partito per il campo ho capito che mi mancavi quando non ti sentivo, mi mancavi quando facevo qualcosa di fantastico e non c’eri tu con cui potevo condividerlo, mi mancavi prima di andare a dormire perché su quella stupida montagna il segnale non prendeva mai!” Harry rise a quelle parole ricordando quel Martedì in cui, passando per un punto di ristoro, il cellulare riprese campo e gli arrivarono qualcosa come 10 messaggi di chiamate effettuate verso il suo numero, trovandolo inevitabilmente spento. “Mi mancavi e ti pensavo. Ti pensavo e ti volevo vicino e non più nel modo in cui siamo stati vicini in tutto questo tempo…”

“Io credevo che tu non mi volessi proprio per niente” disse il più piccolo alzando le spalle. A quel momento di sincerità decise di aggiungersi anche lui ed era pronto per farlo anche nel futuro.

“Perché mai?” Questa volta fu il turno di Louis sembrare confuso.

“Beh tu- io non lo so. Sei più grande di me di tre anni, hai amici diversi dai miei e già hai avuto qualche storia! Io sono praticamente solo un ragazzino per te e non avrei mai pensato che qualcuno figo come te potesse mai calcolarmi. Sono sempre stato felicissimo di esserti amico, ma da qualche anno mi sono anche semplicemente accontentato di esserlo. Eri la mia cotta irraggiungibile suppongo…” 

Louis gli sorrise prima di accarezzargli dolcemente la guancia.

“Vedi quant’è bello adesso? Posso baciarti - e lo baciò - posso prenderti la mano e intrecciare le dita alle tue - e lo fece - posso dormire con te in questo letto senza dover reprimere sentimenti su sentimenti e posso dirti che ti amo senza problemi.” Fece una pausa durante la quale lo osservò sorridere e fece lo stesso lui. “Non ho intenzione di rovinare tutto per fretta di dimostrarmi qualcosa.” Aggiunse scuotendo la testa ed Harry annuì. “Anche se devo ammettere che quello che stavi facendo prima stava, come dire, funzionando!” Ammise con un sorriso malizioso a cui il riccio rispose subito alzando il sopracciglio destro, compiaciuto.

“Adesso che stiamo insieme non avrò certamente più motivo di credere che qualcuno possa portarti via, quindi non preoccuparti. Certo sarò sempre geloso perché sei mio, ovvio, ma quella è un’altra storia!” Rise alla fine trascinando anche Harry con sé il quale subito si allungò a baciarlo.

“Scusa” sussurrò piano sulle sue labbra, ancora un po’ in imbarazzo.

“E di cosa?” 

“Per esserti venuto addosso in quel modo, non volevo… cioè volevo, ma non-”

“Oh avrei gradito se mi fossi venuto addosso invece!” Eccole le battute a sfondo sessuale che Louis non riusciva mai ad abbandonare e in quell’esatto istante Harry capì che, anche se erano una coppia adesso, nulla sarebbe cambiato tra di loro; così passò al rituale schiaffo sulla spalla.

“Louis!!” Esclamò fintamente sconvolto, come al solito. Questa volta invece di concludere il discorso però, il più grande si tuffò a baciarlo di nuovo per tirarselo nuovamente addosso una volta steso sul letto.

Si aggrappò ai suoi ricci e tra i baci e i sorrisi e delle chiacchierate inutili su chi fosse il supereroe più forte di tutto il mondo Marvel, Louis crollò abbracciato ad Harry che gli dava le spalle appoggiandosi al suo petto, protetto e voltato verso la finestra. 

 

Quando verso le cinque le braccia di Harry strinsero di più quello di Louis, il più piccolo parlò emozionato.

“Boo, il sole! Eccola l’alba, la vedo” si portò la mano dell’altro alle labbra e la baciò piano per svegliarlo. Lo sentì muoversi dietro di lui mentre si stiracchiava appena, poi gli posò un bacio sui capelli ricci e provò ad aprire gli occhi.

“Che ore sono?” Domandò stringendoselo di più addosso. 

“È l’alba, Louis. Sono rimasto sveglio tutta la notte e l’ho fatto accanto a te” disse lasciandosi abbracciare, con un enorme sorriso stampato in viso. 

Il più grande lo baciò di nuovo e allora, solo allora, Harry si permise di chiudere gli occhi per dormire.

Cullato dalla sua cotta irraggiungibile.

Cullato dalla sua bussola.

Cullato dal mare calmo di quel nuovo amore.

 











 

Angolo della scrittrice:
Buon pomeriggio a tutti!
Come già spiegato nella mini 'introduzione' alla raccolta, questa è una raccola di OS ispirate tutte a canzoni tratte dall'album Up all night.
Questa è la prima raccolta di 5, tanti quanti sono i CD dei ragazzi. Immaginerete quindi i prossimi titoli delle prossime raccolte! 
Non scriveò naturalmente di tutte le canzoni dell'album, quindi sarebbe veramente gradito se qualcuno di voi avanzasse le proprie proposte sulla canzone da trasformare in OS! Magari sceglierò quella votata di più o quella che mi ispira di più tra quelle che avete proposto, ma mi ripeto, non riuscirò a farle tutte! Quindi almeno per questo primo CD fatemi sapere se questa vi è piaciuta e quale altra canzone vorreste vedere in questa raccolta!

Detto questo, saluto tutti e rivolgo un ulteriore saluto a Sam, mia compagna speciale.



All the love, 
xx

 

 

 

  
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