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Autore: eleCorti    07/10/2015    1 recensioni
A un certo punto la porta della sala parto si spalancò e i tre seduti nella sala d’attesa scattarono in piedi, come se avessero capito tutto.
“è un maschio” disse il medico con un sorriso dipinto sul volto, ma stanco per lo sforzo.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia continuava a cadere incessantemente sulla Città dell’Ovest, quel giorno di primavera, e il Sole non sembrava voler fare capolino e mandare via il cattivo tempo.
Quando piove, ci si sente giù, stanchi, non si ha voglia di fare niente, si è anche tristi, ma non per tutti era così.
Nel più famoso ospedale della città, vi era un uomo dai capelli neri a punta e muscoloso che stava seduto sul davanzale della finestra.
Al primo sguardo sembrava che guardasse ciò che vi era fuori, ma osservandolo meglio, si poteva notare che ammirava le goccioline di pioggia che cadevano sulla finestra, proprio come fanno i bambini, che osservano le suddette gocce che cadono sul vetro della macchina e le vogliono prendere.
Di primo acchito, poteva sembrare la persona più calma dell’intera città, ma dentro di lui vi era una tempesta, come quella che ricopriva la Città dell’Ovest.
In un'altra stanza, si potevano sentire le urla di una donna, che rimbombavano in tutto il reparto, tanto erano acute.
Ecco il motivo della tempesta interna del misterioso uomo: dentro quella stanza, infatti, vi era la donna con la quale era stato insieme per un periodo e che stava partorendo suo figlio.
Un sorrisino si dipinse sul suo volto. Lui, fra tutti, era il meno indicato a diventare padre, anzi non sapeva nemmeno il perché era lì.
Ma, quando, qualche ora prima, il padre della donna era irrotto nella sua stanza, per riferirgli la buona novella, in un primo momento non ci diede peso e lo scacciò malamente.
Poi, però, ci pensò su: colui che stava per nascere era un sayan (anche se per metà) ma non era un qualsiasi sayan, era suo figlio, un nobile, il suo erede e, se suo padre fosse stato lì, sarebbe stato fiero di lui, perché ciò significava garantire una discendenza.
Quindi, proprio per questo era lì a sentirsi le urla di colei che definiva oca.
Poco più in là da lui, vi erano anche i familiari della giovane, più il suo ex ragazzo, che aveva scoperto per caso che l’ex aspettava un bimbo.
Non lo aveva detto agli altri suoi amici, perché voleva fargli una sorpresa. E sicuramente sarebbe stata una sorpresa molto riuscita.
I genitori di Bulma non osavano nemmeno parlare con il loro “genero”, perché sapevano che con un solo sguardo li avrebbe fulminati, perciò lo lasciarono lì, perso nel suo mondo.
E Vegeta era perso nel suo mondo. Pensava a questo figlio, che lui dava per scontato essere maschio; non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello che potesse essere una femmina.
Se deve avere un erede, è giusto che sia maschio. E poi, a suo parere, le femmine non sono un granché nel combattimento; suo padre glielo diceva sempre: i maschi combattono e le femmine badano alla prole, eccetto qualche rara eccezione che si univa agli uomini nel combattimento.
Ma lui a questo figlio non voleva badaci, ne era certo; i sayan non hanno tempo per queste cose da donna, al massimo gli avrebbe insegnato a combattere e ad essere un guerriero spietato come lui.
A un certo punto la porta della sala parto si spalancò e i tre seduti nella sala d’attesa scattarono in piedi, come se avessero capito tutto.
“è un maschio” disse il medico con un sorriso dipinto sul volto, ma stanco per lo sforzo.
I signori Brief si guardarono sorridendo e stavano per entrare, ma il principe dei sayan lì oltrepassò.
“Voglio vedere mio figlio” disse soltanto.
Nel suo tono non traspariva alcuna emozione, né gioia né rabbia.
Dopo aver superato il dottore, si diresse spedito verso la stanza della sua “compagna” camminando velocemente e serrando i pugni; era agitato anche lui, dopotutto.
Giuntò davanti alla porta la spalancò, senza nemmeno bussare.
Un tuono molto forte accolse la sua entrata in scena, facendo spaventare il neonato, che era tra le braccia della neomamma, facendolo piangere.
“Vegeta! Hai fatto spaventare il bambino!” lo rimproverò la donna dai capelli azzurri, che si era spaventata.
Era molto stanca e si vedeva. Il suo viso era spossato a causa del grande sforzo compiuto, per dare alla luce il suo cucciolo e i suoi occhi erano contornati da delle profonde occhiaie, apparse a causa dell’insufficienza di ore di sonno.
“Sta zitta donna! Voglio vedere mio figlio!” replicò, facendola ammutolire.
Era troppo stanca per iniziare una discussione, per questo non disse niente come suo solito.
E con un grande passo, si avvicinò ai due, strappando dalle braccia della giovane, suo figlio.
Lo sollevò in aria per osservarlo meglio; come tutti i bambini non aveva molti capelli, ma solo un ciuffo viola, i suoi occhi erano dello stesso colore dei capelli, e la forma era uguale a quella del papà.
E già osservando il ciuffetto viola si poteva benissimo capire che era un mezzo sayan, in quanto questi hanno i capelli neri.
Il bimbo gli diede un calcetto sulla mandibola; non era molto potente, ma il neopadre sentì un leggero fastidio.
Sorrise.
“Come si chiama?” domandò alla donna.
“Trunks” rispose Bulma.
Il moro rise, poiché già aveva in mente come passare il suo tempo con il piccolo: allenandosi e facendolo diventare forte quanto lui o quasi.
Ed era contento all’idea di passare del tempo con quella piccola creatura che era tra le sue braccia. E magari poteva farci anche altro, qualcosa di più normale, come portarlo al parco a giocare.
Scosse la testa al solo pensare queste cose e diede il bimbo alla madre, uscendo dalla stanza correndo.
Corse e corse ancora, attraversando i vari reparti e i vari piani, fino a giungere all’uscita.
Pioveva ancora, ma il principe dei sayan non se ne curava; gli piaceva essere bagnato dalla pioggia, e nemmeno si ammalava grazie alla sua salute di ferro.
Si alzò in volo e partì alla velocità della luce, diretto non si sa dove; voleva cercare un posto in cui riflettere.
Perché aveva pensato quelle cose? Si chiedeva.
Lui era un sayan e loro non hanno tempo di pensare a sentimenti come l’affetto o l’amore, loro sono guerrieri spietati, senza un cuore e senza pietà per nessuno, nemmeno per i loro famigliari.
Allora perché? Forse era dovuto all’influenza di Goku? Si domandava.
Decise di non rispondere a quelle domande e di ignorarle e proseguire la sua vita, ma non sapeva che qualche anno dopo avrebbe trovato una risposta.   
   
 
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