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Autore: L_Fy    16/02/2009    16 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tartis: Amore mio, datti pace… sono davvero felice di sapere che ci tieni a commentare, anche io ci tengo a sapere che continui a leggere la storia, perché mi piace pensare di essere un po’ parte della vita dei miei lettori

Capitolo 5: Lussuria

Poi fummo dentro al soglio de la porta
che 'l mal amor de l'anime disusa,
perché fa parer dritta la via torta,

sonando la senti' esser richiusa;
e s'io avesse li occhi vòlti ad essa,
qual fora stata al fallo degna scusa?

 

Dante Alighieri, La Divina Commedia Purgatorio, Canto X

 

Mezzogiorno meno dieci, piazza del Duomo a Modena. L’antica costruzione in pietra del Duomo risplendeva gloriosa con a fianco la svettante torre civica mentre Eva, Raf, Gino e Lorella raggiungevano cautamente un angolo della piazza, ben attenti a non scoprirsi troppo e contemporaneamente a evitare gli inopportuni e inevitabili piccioni. Incuneata tra due maestosi palazzi d’epoca, una porticina marrone e scrostata, preceduta da tre scalini sbeccati, passava del tutto inosservata agli ignari mortali. Lorella e Gino la guardavano incuriositi mentre Eva evitava accuratamente di posarvi sopra lo sguardo. Chi aveva un minimo di Vista, infatti, vedeva quella porta come una minacciosa voragine spalancata intenta a risucchiare tutto ciò che la circondava: aria, luce, suoni… un terrificante buco nero, una ridacchiante bocca sdentata aperta sul nulla assoluto, l’inizio di ogni possibile orrore. L’Anticamera dell’Inferno.

Nessun Demone li aveva seguiti ed Eva era un pochino più tranquilla, anche se l’istinto le diceva che il pericolo era sempre lì, ai margini della sua percezione e che quindi non poteva abbassare la guardia. Come se ne avesse mai avuta l’intenzione, con quello che stava per succedere! Eppure, Eva era lo stesso tranquilla, quasi… sì, quasi ottimista. Merito di un certo Arcangelo biondo dagli occhi blu, pensò con una punta di vergognosa debolezza.

Gino e Lorella avevano dormito fin quasi alle undici mentre Eva e Raf avevano parlottato per tutta la notte seduti al tavolo sgangherato della cucina di Gino: superfluità del sonno, piccolo effetto collaterale dell’essere Ultraterreno. Strano che così tante ore fossero volate via in un lampo, ma con Raf, meditò Eva estraniandosi per un attimo dalla situazione, andava sempre così. La sua anima pura catturava, invaghiva, avvolgeva il cuore in un bozzolo protetto di luce e di amore. Per lei quella dolcezza ritrovata era stata quasi dolorosa: era passato così tanto tempo… in un attimo era tornata ai suoi dodici anni e al suo amore, inutile e totale, per il bell’Arcangelo biondo che tanto la amava e lo stesso tanto la ignorava. Tra Eva e Raffaele c’era un’alchimia potente, era impossibile negarlo. Qualcosa che andava al di là della comprensione umana e che non aveva niente a che fare col Triumviro. Raf, Eva lo sapeva, provava per lei un bene incommensurabile, da Angelo. Un bene completamente inutile per una creatura così diametralmente diversa, pur essendo così simile. Perché loro due erano davvero diversi e simili, come lo sono le parole amore e desiderio. Sbirciando l’Arcangelo di sottecchi, Eva ammise che anche lei amava Raf; ma il suo era come lei stessa, un amore spurio, intriso di terrena violenza. E per quanto Eva si sforzasse di non sporcare il sentimento puro che provava per Raf, sentiva lo stesso sempre addosso una brama feroce, un desiderio di lui che pesava in ogni suo gesto, in ogni respiro. Inevitabile, devastante, lacerante. Impossibile pensare a un modo per evitare tutto quello. Ma non voleva pensarci: non lì, non in quel momento, non con le vite di Lorella e Gino sul palmo della mano...

Non a pochi metri da Vlad.

Raf, ignaro e innocente come sempre, stava spiegando dov’erano a Lorella con la sua meravigliosa voce.

“L’Anticamera dell’Inferno è esattamente quello che dice di essere, e cioè l’Anticamera dell’Inferno. Esiste a Modena un’identica Anticamera del Paradiso, ma questa è un’altra storia… dall’Anticamera, comunque, si accede al Nodo.”

“Diciamo che questo è un posto di ritrovo a mezza via” terminò Gino rapidamente “Per scendere non c’è problema, si è accolti con calore tra le fiamme infernali. Risalire, invece, è un pelino più difficoltoso; decisamente impossibile per le anime bischere degli umani. I pezzi grossi, invece, possono farlo: ci vogliono le autorizzazioni giuste, richiesta in carta da bollo eccetera eccetera… ma si può fare.” 

“E Vlad verrà qui?” domandò Lorella incerta: sbirciò guardinga la porta, come se si aspettasse da un momento all’altro di vederla esplodere sotto un’orda infuocata di Demoni.

“Se il morto di ieri sera gli ha riferito il messaggio…” sospirò Raf.

“Se ha fatto il suo lavoro e non era in giro a cazzeggiare…” mugugnò Gino serafico.

“Se ha voglia di farsi due risate alle mie spalle.” borbottò Eva lugubremente.

“E non c’era altro modo?” pigolò Lorella.

Nessuno rispose perché un altro modo non c’era: rivolgersi a Cornelia nemmeno a parlarne e Cornelia era l’unico contatto autorizzato. Altri contatti non autorizzati erano spariti come neve al sole. Come dire, la ferrea regola terrestre che più sei nei guai più te ne capitano addosso era chiaramente valida anche nel mondo Ultraterreno.

“Ma secondo voi verrà?” continuò Lorella impaziente “E’ già mezzogiorno…”

Si girò a guardare l’orologio della torre civica in Piazza Grande che batteva inesorabile l’ora.

“Vlad non si cura molto di essere puntuale.” tentò Raf incoraggiante.

“Non si cura nemmeno di fare lo stronzo e non venire.” precisò Gino pessimista.

“Insomma, non verrà.” concluse Lorella scoraggiata.

Silenzio: nessuno osava dire la verità, e cioè che era impensabile fare affidamento su un Demone del calibro di Vlad.

“Non è detto” buttò lì Gino alla fine “I Demoni sono curiosi e Vlad non vede Eva da un sacco di tempo. Anche solo per curiosità, io dico che una capatina ai Piani Alti potrebbe farla.”

“E a quel punto, Eva non deve far altro che convincerlo ad aiutarci.” sorrise radioso Raf, come se prospettasse la cosa più semplice del mondo.

“Facile!” sbuffò Eva corrucciandosi; era quasi sollevata al pensiero di non dover avere a che fare con Vlad.

E poi, senza nessun preavviso, la sentì: una corrente, delicata e fredda come uno sbuffo di aria artica in pieno Equatore. 

Eva.” le alitò una voce nella testa e la ragazza sobbalzò.

Fu come uno schiaffo, anzi, come una scudisciata: un misto di rabbia, panico e dolore che attanagliò le viscere e che spazzò via il fiacco buonumore infusole da Raf.

Vlad, pensò immediatamente Eva con lo stomaco in subbuglio. Era venuto e la stava chiamando. Come accorgendosi del suo cambio di umore, Raf le fu immediatamente vicino.

“Eva?” domandò premuroso “C’è qualcosa che non va?”

Eva deglutì a secco, irritata dal fatto di essere agitata molto più di quanto si sarebbe mai concessa normalmente.

“Vlad” rispose infine in tono monocorde “E’ lì dentro.”

Gino emise un fischio basso e greve e Lorella scoppiò in un singhiozzo a metà tra il sollevato e il terrorizzato; Raf invece non smise nemmeno per un secondo di fissare i suoi placidi occhi azzurri su Eva, sorridendo sereno.

“Bene” disse infine con un radioso sorriso “Molto bene. Ora, devi solo entrare e convincerlo ad aiutarci.”

Eva annuì, ben conscia del suo cuore che pulsava come un martello di carne nel petto.

“Certo” gracidò con la bocca secchissima “Un giochetto da ragazzi.”

Bastò la rigidità delle sue spalle per far capire a Raf la sua tensione: premuroso come al solito, l’abbracciò delicatamente, infondendole insieme tanto consolante refrigerio quanto feroce fuoco di desiderio.

“Andrà tutto bene, piccola” le mormorò all’orecchio alitandole addosso il suo profumo paradisiaco “Ricordati del Triumviro. E comunque finché sono qui io, non ti capiterà niente di male.”

Eva chiuse per un attimo gli occhi, abbandonandosi tra le sue braccia: come avrebbe voluto, Dio, come avrebbe voluto poter stare lì per sempre, contro quel petto solido, con i capelli biondi di Raf a solleticarle la fronte e il suo profumo tutto intorno, sul viso, nelle narici, addosso… addosso.

Fu un secondo, ma Raf intuì lo stesso il cambio di atmosfera e le sue mani furono sulle spalle di Eva per allontanarla prima ancora che lei potesse rendersene conto. Defraudata dal suo tiepido rifugio, Eva riaprì gli occhi, sbattendo incerta le palpebre. Raf la fissava, dolente e bellissimo tanto da spezzare il cuore. Si guardarono a lungo, senza barriere, quasi indifesi.

Raf, oh, Raf” dicevano le pupille nere e arrabbiate di Eva “Perché non puoi amarmi?

Eva, oh, Eva” rispondevano quelle terse e placide dell’Angelo “Io ti amo con tutto me stesso… ma non come vorresti tu.

“Allora?” spezzò l’incanto la voce impaziente di Gino “Ti muovi o devo prepararmi la branda per la notte?”

Raf distolse lo sguardo ed Eva rizzò le spalle. Lorella, ancora immobile, aveva gli occhi più lucidi e angosciati che mai.

“Ok” sentenziò Eva senza pensarci troppo su: il cuore le faceva ancora male dopo l’abbraccio di Raf e la prospettiva di finire arrostita da un Demone dell’Inferno non le sembrava poi così terribile, a confronto.

“Sicura che non possiamo venire con te?” pigolò Lorella con gli occhi brillanti di lacrime.

“Nein” sbuffò Gino “Accesso negato per Umani, Angeli, Mezzi Angeli, animali, vegetali, insomma, qualsiasi cosa che non sia infernale. La bambolina deve andare sola.”

Ammiccò all’indirizzo di Eva, come a darle conforto, poi si scostò dalla sbeccata porta marrone lasciando campo libero.

“Buona fortuna.” pigolò Lorella prima di scoppiare in accorati singhiozzi.

Piagnona isterica, pensò Eva alzando gli occhi al cielo quasi con indulgenza. Per lo meno non tentò di abbracciarla, e questo fu un bel sollievo. Annuì a Lorella e si girò a guardare Gino con aria interrogativa.

“Muoviti e riporta il culo qua fuori alla svelta.” sbuffò lui, imperturbabile e finalmente Eva si sentì meglio.

“Se ci lascio le penne, la mia collezione di stuzzicadenti è tua.” dichiarò solennemente.

Gino le mostrò il dito medio e le sorrise, ricambiato: poi Eva, non osando guardare di nuovo Raf, si avvicinò di un passo alla porta, inspirando a fondo. Iniziò un complicato rito di preparazione psicologica, frutto di anni e anni di doloroso apprendimento: escluse dal suo campo visivo tutti, focalizzando l’attenzione su ciò che doveva fare.

Eva” la chiamò ancora una voce nella sua testa, insistente “Vieni.”

Irritata, Eva interruppe la meditazione per accorgersi che il suo cuore aveva accelerato i battiti. Che cosa stupida e ridicola: così si rendeva solo più vulnerabile e Vlad se ne sarebbe accorto prima ancora di guardarla. Il che equivaleva a sventolare un drappo rosso davanti a un toro infuriato: qualsiasi Demone, e Vlad più di tutti, se stuzzicato dalla sua debolezza, non avrebbe mancato di scatenare tutto il suo potere contro di lei. Remotamente, Eva pregò davvero che la protezione del Triumviro fosse più forte di lei: di tutti i maledetti Demoni dell’Inferno, i Lussuriosi erano quelli verso cui si sentiva più debole e, di tutti i Lussuriosi, Vlad era certamente il più dotato.

Eva” sentì di nuovo dietro le orecchie, come a confermare i suoi sospetti “Vieni da me.”

La voce era velluto che scendeva come una scandalosa carezza dalle orecchie ai lombi. Eva ebbe finalmente paura: inspirò ed espirò, liberando la mente, concentrandosi su se stessa, cercando il più possibile di escludere il battito del suo cuore dalla coscienza. Infine aprì la porta con una spinta secca, entrando con passo elastico e deciso.

*          *          *

L’Anticamera dell’Inferno: un orribile miasma di cattiveria, orrore e decadenza quasi permeava con una patina untuosa le pareti di quell’anonimo corridoio buio e fumoso. Era come se qualcosa di maligno assorbisse l’anima a ogni passo, succhiando via la speranza e lasciando solo cupa e dilagante angoscia. Un paio di persone, Demoni nemmeno troppo camuffati da Umani, passarono rasenti a Eva fingendo di ignorarla. La ragazza rimase ferma all’inizio del corridoio che sembrava angosciosamente corto: troppo angosciosamente corto per lei che aveva bisogno di tempo e spazio per adeguarsi all’idea di essere lì. Dopo i primi due passi all’interno dell’Anticamera, il petto si era stretto in una morsa infuocata e il respiro era schizzato fuori dai polmoni dolorosamente mentre la sua parte angelica gridava tormentata da quell’odore, quel sapore di putrefazione e dall’odio che aleggiava tutto intorno, come gli effluvi di un veleno mefitico. Era una sensazione terribile, come essere violentati a fuoco: Eva chiuse gli occhi e si concentrò per relegare l’Angelo in lei nei recessi più profondi del suo inconscio. Era un’operazione dolorosa e difficilissima che richiedeva uno sforzo quasi impossibile. E nonostante fosse la migliore Sanguemisto in circolazione, anni di allenamento non bastavano mai per sopportare quel peso, quella nausea, quello schifo: dopo lunghi attimi di lotta furiosa, l’oppressione al petto si placò un poco ed Eva poté finalmente riprendere a respirare. Incerta, fece pochi passi ignorando un Demone che le sussurrava oscenità passandole vicino: si incamminò nel buio lasciandosi alle spalle il corridoio e addentrandosi nelle viscere del Nodo. La testa le batteva furiosamente, come se un martello imbottito tentasse a ogni passo di fracassarle il cranio; il sudore le imperlava il labbro superiore e ondate di freddo diaccio si susseguivano a vampate di calore indescrivibile. Su tutto, una voce carezzevole e contemporaneamente malvagia, gelida e nota, terrificante e quasi dimenticata. La voce di Vlad.

Eva, vieni da me

Così vicina. Trionfante. Sicura. Minacciosa.

Quasi all’improvviso, Eva si trovò davanti a una porta piccola e sgangherata come quella dell’ingresso. E, come quella dell’ingresso, sembrava pulsare di vita propria, come un tumore maligno annidato nel muro. Al di là della porta c’era l’essenza stessa del male. Eva lo sentiva respirare, dietro la nuca e sulla faccia. Era dappertutto. Era sopra, sotto, dentro di lei; era Vlad.

“Eva. Entra.”

Senza pensare, senza sentire più niente, lottando contro le grida assordanti dell’Angelo in lei che la supplicava di fuggire e di liberarla da quella tortura demoniaca, Eva prese un tremulo respiro e con un gesto secco spinse la porta per entrare all’Inferno.

*          *          *

Eva aveva passato anni interi gomito a gomito col suo tutore infernale; l’aveva odiato, amato, subito, vissuto sottopelle. Ma benché custodisse nell’inconscio centinaia di immagini di loro due insieme, Eva si rese conto di non ricordare affatto com’era Vlad. Probabilmente aveva rimosso il suo ricordo per poter sopravvivere senza di lui: nonostante tutto, Vlad era una parte di lei stessa, e per quanto odiasse quella sensazione, lui era le era necessario tanto quanto Raf. Eppure, non pensava di essere ancora così vulnerabile nei suoi confronti. Per disgrazia o per fortuna, Vlad aveva deciso di manifestarsi sotto le spoglie mortali che lei conosceva bene e non le fu difficile identificarlo immediatamente; e lo stesso l’essenza di Vlad le arrivò addosso con la potenza di un treno merci, facendola quasi vacillare. Rimanere dritta e con lo sguardo fermo le costò lo sforzo più pesante di tutta la sua vita… miracolosamente, ci riuscì mentre lente spire di calore le avviluppavano le caviglie, il collo, i polsi: sentì lo sguardo di Vlad scivolarle addosso e immediatamente il cuore cominciò a battere impazzito, come trafitto da una puntura di adrenalina.

“Eva.” sospirò una voce dalla penombra; era dolce ma al contempo beffarda, morbida e intrigante come uno schiaffo dato con un guanto di velluto.

“Ciao, Vlad.” disse quando fu certa di poter parlare senza far tremare la voce.

Arrischiò un’occhiata: una figura alta e slanciata era semisdraiata su un divanetto in mezzo a due ragazze di una bellezza incredibile, una bionda e una bruna. Indossava vistosi pantaloni di pitone sotto a una camicia di seta nera negligentemente aperta sul petto e teneva le braccia mollemente adagiate sulle spalle delle due ragazze che lo accarezzavano lascive dovunque arrivassero con le mani. I suoi capelli, rossi e ondulati, si arricciavano sul collo in morbidi riccioli, in perfetta sintonia con la pelle abbronzata in una calda tonalità dorata. Il suo viso aguzzo, nitido, seducente, era un ammaliante abbozzo di angoli acuti e malizia. Era un Demonio in tutto e per tutto, pensò Eva fuggevolmente, così esageratamente sensuale da togliere il fiato: e la guardava, la guardava fisso con due incredibili occhi color topazio che le bruciavano addosso come fuoco sacro.

“Che scena” commentò Eva asciutta tenendo gli occhi ben lontani dai suoi “Sembri il conduttore di un talk show tra le sue vallette.”

Vlad sogghignò, perfettamente a suo agio in quella posizione vagamente scandalosa.

“Sempre la battuta pronta, eh?” disse poi facendo un leggerissimo cenno della mano: con la coda dell’occhio, Eva vide delle ombre tentennare e allontanarsi guardinghe. Demoni a guardia del corpo mortale nuovo di zecca del loro capo, pensò fuggevolmente, e l’ironia della cosa per poco non la fece scoppiare a ridere.

“Che meravigliosa sorpresa” continuò Vlad sempre con quel tono salottiero e beffardo “Avevo perso così tragicamente le tue tracce che credevo non ci saremmo mai più rivisti.”

“Davvero non ti sono arrivate le mie cartoline?”

Una risatina chioccia e morbida le arrivò quasi di spalle, rotolando dietro le orecchie come una carezza di vento.

“Non sei cambiata di una virgola, scimmietta.” sospirò la voce affettuosamente e Eva sentì distintamente rizzarsi tutti i peli del corpo.

Le stava rovesciando addosso il suo potere, intuì con rabbia mentre il cuore le balzava in gola pulsando come un pistone impazzito; sentire i suoi occhi addosso era come immergersi in una vasca di miele tiepido e contemporaneamente ricevere uno schiaffo in faccia. Si costrinse a non guardarlo alzando ostinatamente il mento: sapeva bene cos’era capace di fare un Lussurioso se gli si dava libero accesso alla mente.

“Vlad” rispose in tono monocorde puntando gli occhi sul colletto della camicia aperta sul petto “Capisco che ti sto chiedendo molto, ma saresti così gentile da piantarla di vomitarmi addosso la tua deliziosa essenza demoniaca? Ti devo parlare.”

Il Demone non si scompose di un millimetro: con uno sghembo sorrisetto ammirato, levò delicatamente le braccia dalle spalle delle ragazze che si defilarono così velocemente da sembrare ologrammi bruscamente spenti da un interruttore; poi, accavallò le gambe scivolando appena più giù dal divano e le sorrise in una maniera che le tolse il respiro.

“E perché dovrei farlo?” domandò poi allegramente “Sono un Lussurioso, è mio dovere cercare di far cadere tutti in tentazione. E tu sei diventata… davvero tentabile, scimmietta mia.”

I suoi occhi addosso erano una vera e propria tortura cinese. Eva strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi.

“Non sono la tua scimmietta” ringhiò sbattendo forte le ciglia per snebbiare la mente “E non sono qui per ucciderti, tanto meno per farmi uccidere. Devo parlarti: ho bisogno di aiuto.”

Ci fu un attimo di attonito silenzio in cui quasi sembrò che lo avesse colto di sorpresa; poi Vlad rovesciò la testa all’indietro e scoppiò in una allegra risata cristallina. Eva arrischiò un’occhiata e venne quasi abbagliata dallo scintillio di un diamante incastonato nell’incisivo della sua dentatura perfetta.

“Oh, cielo!” esclamò Vlad garrulo dopo essersi asciugato gli occhi lacrimanti divertimento “La mia piccola scimmietta che torna all’ovile a chiedere aiuto! Questa scena ti giuro, l’avevo sognata ma mai e poi mai avrei pensato di vederla succedere sul serio.”

Eva tenne gli occhi bassi mentre un cocente senso di vergogna e frustrazione le invadeva le viscere.

“Beh, invece è successo” sentenziò infine con voce piatta “Ora, puoi piantarla di tentare di mandarmi a fuoco e ascoltarmi?”

“Ogni tuo desiderio è un ordine.” mormorò vellutato Vlad inarcando elegantemente un sopracciglio, ma Eva sentì solo intensificarsi la potenza del suo assalto e aggrottò le sopracciglia irritata quando le mani cominciarono a sudarle copiosamente.

“Sei sempre il solito stronzo.” ringhiò tra i denti e Vlad ridacchiò di nuovo con aria assolutamente golosa e provocante.

“E tu sei sempre la più adorabile delle vergini” rispose sornione come un gatto che fa le fusa, poi fece un cenno ironico verso una poltroncina di fronte a lui “Vieni a sederti qui e non aver paura: sento che hai sempre la protezione del Triumviro dalla tua, quindi non devi temere niente da me, giusto?”

Come no, pensò affannata Eva, trattenendo a stento l’impulso di allacciarsi l’impermeabile fin sotto il mento; dignitosamente andò a sedersi, sentendosi sempre peggio a ogni maledetto centimetro che si avvicinava a lui.

“Coraggio, racconta tutto a papà Vlad, amore mio” sospirò Vlad con voce chioccia quando lei si fu seduta sul bordo della sedia “Prima però posso dirti quanto sono felice di rivederti?”

“No” rispose immediatamente Eva, annaspando per recuperare il proprio sangue freddo.

“Dopo così tanto tempo” proseguì Vlad imperterrito sempre con quel tono di voce dolceamaro “Non sai che sorpresa ricevere il tuo messaggio. Ovviamente, sapevi che sarei venuto subito, vero? Ma mi hai dato poco preavviso, avrei potuto prepararmi meglio.”

“Con un bazooka?” ironizzò Eva e Vlad sorrise, ammiccando allegramente.

“Via, sciocchina” chiocciò sbattendo le ciglia “Non sono così vendicativo. Non con te, almeno. La mia adorata pupilla! Dovevo assolutamente vedere coi miei occhi quanto sei… cresciuta.”

Il suo sguardo la percorse tutta con un’intensità così fisica che Eva dovette far violenza a se stessa per non rabbrividire.

“Ieri una decina di Demoni hanno cercato di farmi fuori.” disse velocemente in tono piatto cercando di distrarlo.

Vlad non fece una piega.

“A quanto pare non ci sono riusciti, visto che ci siamo incontrati qui e non nel mio ufficio al piano di Sotto.” commentò solo amabilmente.

“Fonti certe affermano che qualcuno mi vuole male, giù dalle tue parti. Qualcuno di molto, molto altolocato.”

“Davvero?” domandò Vlad inarcando le sopracciglia con indolenza “A chi hai pestato i piedi, scimmietta?”

Eva aspettò di avere la sua completa (e arrogante) attenzione prima di rispondere.

“Pare che l’ordine sia arrivato direttamente da te.”

Vlad non sprecò nemmeno un gesto di sorpresa.

“Davvero.” disse di nuovo, con voce appena più fredda.  

“Così si dice in giro.” confermò brevemente Eva, e lo sguardo le scappò negli occhi cangianti e luminosi di Vlad.

Fu un errore: il suo cuore riprese a percuoterle scioccamente il petto come una farfalla impazzita chiusa in un barattolo; allora spostò velocemente lo sguardo più giù, sul torace mirabilmente delineato dell’uomo. Ancora peggio. Merda, pensò Eva irritata, chissà quanti feromoni sto spandendo in giro! Quel disgraziato si starà sbellicando dalle risate…

“Niente risate” mormorò Vlad come se lei avesse parlato a voce alta “Sentirti eccitata non è divertente. E’ un sacco di cose interessanti, ma divertente no, non direi.”

“Perché vuoi uccidermi?” sferzò Eva facendo violenza su se stessa: non poteva permettere a Vlad di condurre quel suo maledetto gioco della seduzione.

Vlad non fece una piega, dondolando pigramente il piede calzato in ottime scarpe di pelle.

“Scimmietta mia, tu mi ferisci” sogghignò sbattendo le ciglia “Io non ho nessuna intenzione di ucciderti.”

“Sì, e Madre Teresa di Calcutta ti fa da vicecuoca nel girone dei Lussuriosi.” berciò Eva scettica.

Vlad ammiccò mentre un lento sorriso sornione gli stirava le labbra.

“E va bene” cedette di buon umore “Diciamo che è un pezzo che medito di ucciderti. Ma per mano mia, lentamente e dolorosamente. E da vicino… così vicino da poterti baciare mentre muori.”

Ammiccò ed Eva si sentì gelare il sangue nelle vene.

“Cosa che il Triumviro non ti permette di fare.” gli ricordò poi rapidamente e per la prima volta il sorriso di Vlad si spense. Eva rabbrividì, come se si fosse di colpo spento il sole.

“Pensi davvero che il Triumviro basti a tenermi lontano da te?” domandò Vlad con voce molto gentile.

Era agghiacciante: Eva si sforzò di non rabbrividire ma la pelle della schiena le si era accapponata dal terrore.

“Io non credo che sia stato tu a sguinzagliarmi dietro i Demoni” glissò fissando con attenzione un punto indefinito dietro a Vlad “Ma qualcuno è stato di sicuro, e quel qualcuno è potente, molto potente.”

Vlad non smise un attimo di fissarla ma tornò a sorridere affabile e malizioso.

“Quindi che ci facciamo qui?” domandò con sublime leggerezza “Se non hai un valido motivo per avermi chiamato dall’Inferno, potrei anche pensare che avevi voglia di vedermi.”

Le strizzò l’occhio irriverente e a Eva vennero le vertigini.

“Tu puoi scoprire chi mi vuole morta” sferzò bruscamente “Devi dirmi chi è.”

Vlad si limitò a inarcare un sopracciglio: congiunse le mani davanti alla faccia con aria leziosa e gli occhi di Eva caddero sulle sue lunghe dita eleganti. Remotamente, si chiese come riuscissero a essere anche quelle scandalosamente sensuali pur rimanendo pressoché immobili.

“Se non ho capito male” mormorò lui con aria semiseria “Tu vuoi che io ti aiuti.”

Eva arrossì.

“Sì.”

“Insomma… stai proprio chiedendo il mio aiuto, non è così?”

“Sì.”

“Dopo aver cercato di uccidermi… uccidere me, Vlad!”

“Che sei, sordo? Ho detto di sì. Non mi posso umiliare più di così, va bene?”

Vlad rimase in silenzio e a Eva ci volle tutto il suo coraggio per rimanere a capo ritto davanti a lui, come in attesa della sua sentenza di morte.

“Sai, sono davvero orgoglioso della tua faccia tosta.” commentò poi Vlad con voce ammirata.

“Mi aiuterai?”

“E’ davvero notevole come tu riesca a mantenere intatta quella deliziosa faccetta arrogante, nonostante tutto. Nessuno osa parlare così a un Demone Capitale come me senza venire immediatamente incenerito.”

“Vlad.”

“Sai che se non ci fosse il Triumviro ti avrei già strappato il cuore dal petto?” proseguì imperterrito Vlad con voce quasi dolce “Sai che adesso me lo starei mangiando, ancora tiepido e pulsante, mentre tu urleresti di dolore rotolando ai miei piedi… adesso e per sempre?”

Eva riuscì chissà come a non muovere un muscolo: con la sua bella faccia impassibile, alzò lentamente gli occhi sul Demone e incontrò due brucianti pietre oblique agitate di furia rabbiosa. Si conficcò dolorosamente le unghie nei palmi e sostenne il suo sguardo, ingaggiando con se stessa una lotta senza precedenti ma riuscendo comunque a non cedere.

“Mi aiuterai?” domandò ancora e la sua voce era appena appena roca.

Vlad la guardò a lungo, massacrandole l’anima con tutta la sua potenza infernale: poi bruscamente, quasi a malincuore, si alzò in piedi con un movimento fluido e leggiadro, girandole misericordiosamente le spalle.

“No” rispose con voce stranamente piatta “Ora sparisci, che ho da fare.”

Sgravata improvvisamente dal fuoco del suo sguardo, Eva iniziò ad ansimare rapidamente, incredula: si sentiva come se di colpo fosse uscita da un forno crematorio e la sua pelle febbricitante ringraziava l’aria che ne leniva il bruciore residuo, ma non le sfuggì il senso della risposta del Demone.

“Vlad” gracidò con voce malferma “Te lo chiedo per favore.”

Il Demone si girò di mezzo profilo ed Eva poté scorgere il sorriso beffardo che gli piegava l’angolo della bocca.

“Oh, beh, se me lo chiedi per favore, allora cambia tutto! Fammi pensare, come posso dirtelo… Uhm, no?”

“Vlad.”

Il Demone si girò di nuovo a braccia incrociate e con un sorriso birichino a fargli scintillare il diamante sull’incisivo.

“Potresti provare a convincermi” la blandì malizioso “Ho visto che hai sviluppato delle… ottime argomentazioni.”

Le guardò il seno così intensamente che mancò un pelo che Eva incrociasse pudicamente le braccia sul petto.

“Devo supplicarti e strisciare?” chiese invece con voce atona “Lo faccio, se è necessario.”

Vlad inarcò un sopracciglio invitandola con una mano a proseguire ed Eva, con un enorme sforzo di volontà, si mise in ginocchio davanti a lui.

“Ti prego” mormorò con la gola riarsa da una secchezza amara “Aiutami, Vlad.”

Vlad le si avvicinò di un passo ondeggiando provocante il bacino, così vicino che volendo poteva sfiorarla: il viso di Eva era all’altezza del suo inguine e la ragazza si ficcò di nuovo le unghie nei palmi per trovare la forza di rimanere con lo sguardo alzato fisso sul suo viso.

“Oh, che posizione promettente” mormorò il Demone con gli occhi scintillanti “Lascia che te lo dica, scimmietta, sono ufficialmente eccitato.”

Eva non batté ciglio anche se i pantaloni pitonati di Vlad a pochi centimetri dal suo naso contenevano a malapena il chiaro segno del suo apprezzamento. La cosa la inorridiva e la riempiva contemporaneamente di una violenta e involontaria eccitazione.

“Sono in ginocchio davanti a te e ti sto chiedendo per favore di aiutarmi” scandì lentamente e a fatica “Mai avrei pensato di riuscire a farlo… ma sono qui. Per favore, Vlad, aiutami.”

Il sorriso di Vlad rimaneva saldamente beffardo mentre i suoi occhi scintillavano di gialla perfidia.

“E cos’altro sei disposta a fare per ottenere il mio aiuto?” gorgogliò provocante “Coraggio, proponi: lo sappiamo entrambi che cosa voglio.”

Eva lo sapeva. Oh, se lo sapeva. D’un tratto si sentì male, come se qualcuno le avesse dato un calcio alla bocca dello stomaco.

“Vlad, non posso, e tu lo sai.” sentenziò subito con decisione.

“Davvero” sorrise Vlad perfidamente “Beh, sei stata tu a dire che eri disposta a tutto…”

Le lanciò uno sguardo traverso che Eva sostenne muta con rabbia repressa.

“Il fatto è che riesco a sentire la tua vera risposta” la informò allora Vlad, con voce quasi piatta e impersonale “Sento l’odore della tua pelle e sento che se concedessi a te stessa l’idea di pensarci…”

Lasciò la frase in sospeso, limitandosi a guardarla con esplicito desiderio, squassandola così con un milione di brividi lungo la schiena.

“Sei un bastardo pervertito e stronzo.” non riuscì a trattenersi Eva, con rabbia.

“Sembro quasi un diavolo tentatore” sogghignò Vlad di ottimo umore “Dai, Eva, rifletti: non sei stanca di portare quel peso? Sempre in mezzo, né di qua né di là… non sei stufa di non essere né carne né pesce? Non avere nessuno, ma proprio nessuno che ti possa accettare per quello che sei?”

Nessuno, proprio nessuno…”

Eva pensò a Raf e ai suoi occhi turchini.

“Non posso.” ribadì con convinzione.

Per un attimo lo sguardo di Vlad divenne incandescente ed Eva intuì che aveva capito a chi stava pensando. Valutò che il Demone forse l’avrebbe uccisa davvero, Triumviro o no, o che avrebbe sputato fiamme dal naso. Invece Vlad si contenne e le girò nuovamente le spalle con somma alterigia.

“Come vuoi tu. Ciao ciao, scimmietta, stammi bene. E salutami quella checca del tuo amichetto alato.”

Era un no definitivo: la potente alchimia tra lei e Vlad registrava anche le minime sfumature ed Eva era in grado di riconoscere una battaglia persa in partenza. Le sembrava di avere un peso incandescente sulle spalle: si era umiliata come mai avrebbe permesso a se stessa di fare, Vlad lo sapeva bene e se nemmeno così aveva ceduto, allora non lo avrebbe fatto mai. A meno che…

“E va bene” rispose spiccia Eva alzandosi in piedi: non voleva nemmeno prendere in considerazione l’idea “Addio, stronzo.”

“Non addio ma arrivederci” sospirò Vlad con sommo disinteresse, sempre a spalle girate “Lo sai che quando ti ammazzeranno ci rivedremo di Sotto, no?”

“Un giorno sarai tu a strisciare ai miei piedi per chiedere il mio aiuto” ribatté Eva con livore “Inutile dire che saprai già la risposta.”

Vlad si girò a sorriderle, scintillante malizia.

“Non sei mai stata una brava profeta” le ricordò indolente “Avevi anche giurato e spergiurato che non ci saremmo mai più rivisti, e invece eccoci qua.”

Eva rinunciò al diritto di replica: si girò di scatto e fece per marciare via, ma così facendo abbassò involontariamente la guardia e prima che potesse rendersene conto si trovò Vlad vicino.

Troppo pericolosamente vicino. Eva smise di respirare e Vlad fece un gesto rapido, quasi delicato: il dorso liscio della sua mano le carezzò la guancia, incendiandola con mille aghi roventi.

“Ci vediamo, scimmietta.” le mormorò nell’orecchio con lasciva dolcezza.

C’era qualcosa nella sua voce: una sorta di malinconico rimpianto che la sconvolse anche di più dell’esplicita, elementare sensualità che lo accompagnava. Non si permise un’ultima occhiata: temeva troppo quello che avrebbe visto. Scappò via letteralmente, lungo il corridoio e verso la luce, lontano dalla tenebra e lontano da Vlad, come da sempre faceva e sempre avrebbe fatto… nei secoli dei secoli, amen.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

Tartis: Amore mio, datti pace… sono davvero felice di sapere che ci tieni a commentare, anche io ci tengo a sapere che continui a leggere la storia, perché mi piace pensare di essere un po’ parte della vita dei miei lettori. Basta un salutino ogni tanto e io sono già a posto!! Bacioni appassionati anche a te, dolcezza, a presto!!

Chamelion: Buongiorno, splendore!! Ma che bello leggere le tue recensioni… sono inebrianti, ecco la parola giusta. Così scritte bene, così ponderate, così maledettamente “giuste” nella forma e nel contenuto. Che braFa che sei!! L’unica che ha colto il riferimento a “Streghe”… il potere del trio, certo che l’ho scopiazzato da lì, da dove sennò? Per quanto riguarda le battute… non le sogno di notte, le faccio durante il giorno. Sì, ho detto faccio: mi escono così, spontanei come brufoli purulenti, non è incredibile? Ebbene sì, mi rendo conto che lo stile di questa storia è “visivo”. Anche per “The Runners” è stato lo stesso… forse perché sono storie d’azione e in quel caso “vedo” quindi scrivo più che in altri frangenti. Non è che lo faccio apposta, è proprio che mi viene così… è grave? Mi ami lo stesso?

Beneduc: Mia carissima nuova lettrice!! Immagino che tu sia una lei dal commento su Raf… oddio, non che sia matematico, ma insomma… beh, che dire, sono davvero lusingata e felice di sapere che le mie storie ti sono piaciute… continua a scrivere, voglio sapere cosa ne pensi di Vlad!!! Baci baci baci

Fante: Carissimo!!! Oddio, arrivata a Chuck Norris tra un po’ mi affogo mentre sghignazzo e ingurgito contemporaneamente il mio yogurt mattutino… ma come ti vengono certe battute?!?! Devo ammettere che l’idea di fare da Virgilio mi intriga molto… adoro i travestimenti! Anche se Caronte non lo batte nessuno, ha anche il remo in mano… non so se sono più carina di Virgilio: penso di andare a momenti. Con la giusta angolatura di ripresa, qualità di luce, make up e strizzata in una guaina 800 denari credo che sarei meglio, sì, lo credo davvero… Concludo con una genuflessione di ringraziamento, accorata e sincera: genio… sadismo… che belle parole!! Sei troppo buono…

Ellemyr: Mia dolcezza!! Non dire che in questo periodo sei svampita… io è un po’ che ti vedo distratta e sognante, direi da quando ti conosco e sinceramente pensavo che tu fossi proprio così. Ti amavo tanto lo stesso, come se fossi normale, sai? Quindi sono rimasta un po’ sorpresa nell’intuire che a volte sei più presente (he he he)… spero comunque che tu qui con me continui a essere quella di sempre, altrimenti non ti capisco… amour, il tour in terra di savusilakke, quando lo organizziamo!?!? Teo e Dieci sono impegnati, lo sai, ma ci sono tanti biondi a questo mondo, alcuni anche reali in carne e ossa. Riusciamo a racimolarne un paio per il pullman? Datti da fare, cerca, indaga….

Levsky: Tessora!! Direi che i biondi li ho finiti, ora comincio con gli altri (sperando di mantenere alto il livello di figaggine… tu sappimi dire, fammi da controllore dei tassi d’ormone pubblico!!). Mi raccomando coi compiti, non barare e non glissare: e se hai bisogno di una mano… no, scherzavo, odio decisamente i compiti!! Bacioni entusiasti da me e da Gino

Altair76: Ma che dooolce che sei… mi hai davvero commosso con la tua logica spiegazione… così però sono ancora più sulle spine!! E se poi deludo le tue aspettative? Non me ne volere, per favore, sono piccola e nera e ho tanto bisogno di approvazione perché da piccola ho avuto dei problemi. Chiedilo al mio psichiatra… beh, li ho avuto anche da grande, i problemi, ma questa è un’altra storia (va chiesta al mio carceriere, ehm…). Effettivamente, Constantine mi ha molto ispirato e certi termini (come Piano) li ho decisamente rubazzati! Allora… che ne pensi di Vlad?

Krisma: Mia piccola orchidea domestica!! Ma perché sei sempre così carina con me? Perché sorrido sempre leggendo le tue recensioni? Sei dolcissima, grazie davvero… per quantro riguarda Raf, devo ammettere che mi intriga da impazzire l’idea di tentare il biondo fig… ehm, angioletto. Si vede che è vero che una parte di serpente è rimasta in tutte noi, subdole figlie di Eva! Spero proprio che la descrizione di Vlad ti soddisfi… Sono curiosissima di sapere cosa ne pensi!!! Scrivimi subito, mi raccomando!! Firmato, Il bocciolo

MarzyPappy: Ammmore!! Joia!! Dai cieli ai gironi il gossip si espande… che peccato per il tempo!! Aspetteremo pazientemente che tu abbia un po’ più tempo per leggere le tue notizie golose. Qui gli spunti si sprecano, nevvero? Ti mando mille baci, bella mora ricciolona, a presto!!

Arianrhod: Mia dolcezza!! Che carra che sei… sapessi quanto mi impegno per scrivere qualcosa che non solo soddisfi me e la mia necessità viscerale di scrivere, ma anche che soddisfi Voi, Fedeli Lettori. Voi, senza i quali avrei smesso anni orsono di scrivere, perché l’incentivo di essere apprezzati non ha prezzo, lo dice anche Mastercard! Anche Gino ti adora, e non so se questa è una cosa di cui essere felici… guardati le spalle, donna!! Basci basci

Lauraroberta87: Demone gnocco che pastrocchio… carina… tesò, dammi retta, mangia un po’ meno panini per il momento. Giusto un mesetto per disintossicarti… parlo io con Sahid, visto che ormai siamo intimi. Anche se sai che io preferisco i biondi… non potevi trovare Olaf o Kimi Raikkonen come panettiere di fiducia? Uhm… sia che ci avevo pensato a mandarti tutto il malloppozzo della storia completa? Ma poi ho pensato: nooooo… dopo come faccio senza le sue esilaranti recensioni? Quindi ho deciso che ti tengo inchiodata qui, se non ti spiace: se eri meno simpatica, forse…

Londonlilyt: Eh eh he, la tanto declamata efficienza britannica!! Anche a loro la neve fa male, mica solo qui su italici suoli! Meno male… amore, ti spiego: il putto preraffaellita è quell’angioletto paffuto dall’aria svagata che abonda nei dipinti rinascimentali, pre-Raffaello, appunto. E hai ragione, mea culpa, i giardini zen si rastrellano, non si zappano… le mie radici contadine, sai… rastrellerò per tre ore in mio giardino zen mentale per punizione! Eva al CEPU, no!!!!!! Ma come ti vengono, joia? Sei un mitooooo!!!

Cicha: Ma no, dai… non dirmi adesso che sono un genio, altrimenti quando arriviamo agli ultimi capitoli cosa ti tocca tirare fuori? Il tuo Mezzo mi sta sempre più simpatico, come dire… affine!! E non solo per l’emilianità. Ah, ordunque, una damigella della corte Estense che dive a me, a Me!, che son crudele! Peccatrice!! Io non sono crudele. Sono sottilmente sadica e dura, ma fondamentalmente nascondo un cuore tenero. Come il prosciutto di Parma!! Scherzi a parte, adoro Ferrara. Dammi qualche dritta per visitarla al meglio quando vengono i miei ospiti olandesi!!!

  
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