- « Devo fare... cosa? »
- « Giù le braghe, Merlin. Ginocchia a terra. » ripeté Arthur, con un brillio sinistro nello sguardo.
- « Ma... Arthur! » proruppe l'altro, in un tono che non avrebbe dovuto essere stridulo e petulante, nelle sue intenzioni.
- « Mio Signore. » suggerì pronto l'erede al trono, con un ghigno compiaciuto.
- « Ma, Mio Signore », concesse il giovane mago, « il pavimento è... uhm... lercio. Le mie ginocchia si... uhm... sporcheranno. »
- Era un'argomentazione debole. La più debole che avrebbe potuto trovare.
- « Oh, il pavimento... e chi ha il compito di pulire il pavimento della mia camera, Merlin? »
- Il ghigno di Arthur si fece ancora più ampio.
- Oh, maledizione.
- « Giù le braghe, Merlin. Ginocchia a terra. » ripeté Arthur, con un brillio sinistro nello sguardo.
Oh! Oh! Malediction!
-
I like your pants around your feet
I like the dirt that's on your knees
And I like the way you still say please
While you're looking up at me
You're like my favourite damn diseaseFigured you out, Nickelback- Merlin si svegliò di soprassalto. Di nuovo lo stesso sogno, in cui lui e Arthur...
- No. Si corresse: lo stesso incubo.
- Lo stesso stramaledetto incubo, che inizialmente gli aveva provocato un salutare disgusto... salutare disgusto che si era inspiegabilmente tramutato in una timida... reazione, del suo stupido corpo... e infine, nell'ultimo periodo, in evidente e fastidiosa eccitazione.
- Cosa c'era di sbagliato, in lui?
- Niente, non era certo lui, ad essere sbagliato! Era tutto quel ciarlare a proposito del suo destino, del destino di Arthur, del loro destino comune.
- Mica era colpa sua, se Gaius e il drago non facevano altro che blaterare del loro indistruttibile legame!
- Indistruttibile forse l'aveva aggiunto lui.
- Si alzò dal letto, finalmente deciso a parlarne con Gaius. Dopotutto, il guaritore di corte aveva rimedi adatti alla sua situazione, la stessa Morgana assumeva i suoi sonniferi e le sue medicine a causa degli incubi ricorrenti.
- Incubi ricorrenti che, con precisione preoccupante, si avveravano.
- Oh, maledizione!
- ---
- « Sire, è colpa mia. Mi sono scordato di avvertire Arthur. »
- E stavolta, purtroppo, non era altro che la verità. Arthur, la sera prima, gli aveva chiesto di informarsi sulle attività che lo avrebbero impegnato il giorno successivo e di avvisarlo di conseguenza.
- Se ne era tragicamente dimenticato.
- Aveva trascorso la mattinata a lambiccarsi il cervello sul modo migliore di chiedere aiuto a Gaius senza dovergli raccontare il contenuto dei suoi incubi. Insomma, non poteva semplicemente uscirsene con un 'Uh, Gaius, da qualche mese a questa parte sogno a notti alterne di essere sbattuto dal nostro amato principe ereditario, e quando dico sbattuto non intendo contro il muro. Cioè. Non solo contro il muro. Cosa mi consigli?'.
- Aveva immaginato molte delle possibili risposte di Gaius, le più probabili delle quali riteneva fossero: la forca, un'esorcista, un guaritore - ma uno bravo davvero - e una secchiata d'acqua gelida.
- Avrebbe potuto cercare di metterla sul vago, accennando solo al sonno agitato e ad incubi imprecisati. Ma Gaius era un uomo sveglio e un guaritore scrupoloso. Si sarebbe accorto della sua reticenza e avrebbe preteso dettagli.
- Senza considerare ciò che sarebbe potuto accadere se il re in persona fosse venuto a saperlo! Sospettava che certe inclinazioni fossero seconde solo alla pratica della magia, nella personale lista nera del sovrano di Camelot.
- No, si fidava di Gaius. L'avrebbe protetto anche in questo caso, semmai avesse deciso di rivelargli i suoi incubi.
- ...e cosa andava a pensare, poi! Lui non aveva nessuna inclinazione particolare. A parte quella verso la magia, s'intende.
- « ... siamo d'accordo, padre. Me ne occuperò io. », concluse Arthur con solennità.
- Fantastico. Non aveva ascoltato una sola parola.
- Ma cosa c'era da ascoltare? Lo aspettava la gogna, come al solito.
- « Andiamo, idiota. » lo invitò a seguirlo, quando il re li ebbe congedati.
- Quando furono da soli nel corridoio, Merlin notò che si stavano dirigendo verso l'ala del castello riservata al principe.
- « Niente gogna? » domandò speranzoso, e con un certo sollievo nella voce.
- « Niente gogna, » confermò l'altro, « quel tipo di punizione non sembra avere migliorato la tua labile memoria. »
- Proseguirono in silenzio finché non furono nella camera. Arthur si richiuse la porta alle spalle.
- « Togliti i pantaloni, Merlin. », ordinò autoritario, « e inginocchiati a terra. »
- Oh... maledizione.
- ---
- « Merlin, avanti. » lo esortò, tra il serio e il canzonatorio, « non te lo ripeterò una terza volta. »
- « Arthur... »
- « Mio Signore. » corresse di nuovo l'altro, accompagnando le parole con un'eloquente occhiata.
- « Mio Signore, » ringhiò, « non credo ci sia bisogno di arrivare a questo per... »
- « Merlin. » lo zittì, con un tono che non ammetteva repliche.
- Si voltò verso il muro, e fece quello che il principe gli aveva ordinato.
- Provava un misto di incredulità, sdegno, incredulità, disgusto e... incredulità.
- Non si sarebbe mai aspettato un comportamento del genere, da quello che era arrivato a considerare come un amico. Un caro amico. Un amico pronto a sacrificare la propria vita, per quello che avrebbe dovuto essere solo un servitore.
- Al diavolo i suoi incubi, Arthur era cento, mille volte più... uhm... corrotto? Sbagliato? Inclinato?
- E mentre rifletteva fra sé e sé sull'aggettivo più corretto e appropriato da usare - pervertito, probabilmente - la stanza si riempì della risata scrosciante del principe.
- « Oh, Merlin! » sbottò, tra le lacrime, « Ti prego, alzati! Rivestiti, per l'amor di Dio! Non farei mai una cosa del genere, ho il cuore puro come quello di un giovane unicorno, ricordi? »
- L'occhiata da cucciolo ferito che il giovane mago gli rivolse non fece che peggiorare la situazione.
- Arthur rovesciò la testa all'indietro, scosso dalle risa, incapace di arrestare l'accesso di ilarità.
- Merlin si rimise in piedi, si spolverò le ginocchia con le mani - ottenendo scarsi risultati - e si rivestì in fretta, furente.
- Si diresse verso la porta, la socchiuse e poi ci ripensò.
- « A volte, » disse voltandosi appena, l'ombra di un sorriso sulle labbra, « preferirei che il vostro cuore fosse più sporco del pavimento della vostra camera, Mio Signore. »
- Uscì dalla stanza e si compiacque del silenzio che regnava in quell'ala. Arthur aveva smesso di ridere.
***
Prima - e spero non ultima - incursione in questo
fandom. :3
Il titolo dovrebbe essere un prompt della Writing Community 52flavours.
Val