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Autore: Rota    11/10/2015    1 recensioni
Corre a perdifiato, con ogni briciola di energia che gli è rimasta in corpo.
[Storia scritta per la Corsa delle 48 ore di Torre di Carta]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Titolo: Dieci anni dopo, una corsa
*Fandom: Free! Eternal Summer
*Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou, (citato) Sousuke Yamazaki
*Rating: Verde
*Generi: Introspettivo, Sentimentale
*Avvertimenti: Shonen ai, What if...? (Furute fic)
*Prompt: Ho perso i migliori anni della mia vita. Tu hai detto che le emozioni sono sopravvalutate, ma è una vera stronzata, le emozioni sono tutto quello che abbiamo. (Youth - La Giovinezza, Paolo Sorrentino)
*Note: Per Mattie e Jo, non ho altro da dire.

 

 

 

 

 

Corre a perdifiato, con ogni briciola di energia che gli è rimasta in corpo. Tenta in tutti i modi di non badare al dolore o a quella resistenza che nelle gambe forza ogni passo che fa, sempre di più. Sente di non aver tempo, o di averne sprecato già abbastanza.
Le sue gambe sono diventate più lunghe, con il tempo, e la massa muscolare che lo ricopre completamente molto più spessa e compatta. Sia i tempi delle scuole sia i tempi dell'università sono passati, ma dopo tanto tempo si chiede cosa gli sia rimasto in mano, dopotutto, se non un fisico cresciuto e uno spirito rinsecchito.
Troppi gli anni in cui si è imposto di tacere o negare, per paura.Gli è servito che qualcuno parlasse con asprezza di fronte alla sua inettitudine di adulto per capire tutta la forza del rammarico e della tristezza.
Un incontro casuale, per ricordare quello che è stato – ma Yamazaki- senpai non si è presentato da solo, al bar stabilito, e mano nella mano con il suo compagno ha potuto riservargli lo stesso tono duro, premuroso, di un tempo.
Non ha altro che le sue parole, in mente.
Assieme a mille immagini di un amore inconcludente, fatto di un bacio sbagliato nel posto sbagliato e troppa lontananza forzata.
-Ho perso i migliori anni della mia vita. Tu hai detto che le emozioni sono sopravvalutate, ma è una vera stronzata, le emozioni sono tutto quello che abbiamo.
D'altronde, Momotarou gli ha sempre fatto sapere i suoi spostamenti e le sue nuove abitazioni, perché lui lo ha sempre aspettato. Sempre. Non ha mai avuto paura di amare, né di lui e la sua folle angoscia.
Che stupido, si ripete. Che enorme stupido è stato, ad aver timore di qualcosa di così luminoso e intenso.
Ha preso il treno e ogni mezzo per arrivare a lui, in un lampo d'ansia che giustifica quell'atto vile e allo stesso tempo coraggioso: facile dare al momento sfuggente tutta la colpa dei propri errori, d'altronde. Corre con il telefono in mano, inseguendo un indirizzo che lo porta a uno stabile di vecchia fattura e su una rampa di scale mai finita.
Arriva al campanello, “Momotarou Mikoshiba”, e lo suona senza più respirare. È piegato in avanti come un supplice quando l'altro apre la porta, vestito del suo peggior pigiama, e lo trova.
Momotarou ride nel vedere il suo volto tutto rosso, ride perché c'è un cumulo di emozioni nel suo cuore che si scioglie completamente; capisce ancora prima che Nitori parli cosa gli voglia dire. Non ha aspettato per niente.
-Perdonami, Momo-kun...
Lo abbraccia e lo trascina dentro, nella propria casa e nella propria vita, senza aver intenzione di lasciarlo più andare.

   
 
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