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Autore: fearofopinions    11/10/2015    1 recensioni
"Non perdere mai il tuo sorriso, sai che lo adoro.
Ti voglio bene piccola Avery.
Tua per sempre.
Eveline."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettera ad Avery

 

11/10/2015
 
Avery urlò svegliandosi nel bel mezzo della notte. Erano mesi che ormai ripeteva lo stesso sogno. Lo stesso incubo, la stessa scena che aveva vissuto più di un anno fa.
 
Avery correva a perdifiato nella speranza di arrivare in fretta a casa della sua migliore amica, Eveline. La madre di Eveline, Margaret, aveva chiamato d’urgenza, piangendo disperata e pregando di raggiungerla al più presto.
Dopo aver ricevuto la telefonata, aveva lasciato tutto e aveva intrapreso la sua corsa sfrenata per le strade di Manhattan. Era davvero preoccupata, cosa poteva essere successo?
Aveva una brutta sensazione e di solito il suo istinto non sbagliava mai.
La paura aumentava sempre di più nel corpo di Avery mentre pensava a tutto ciò che Eveline avrebbe potuto fare. Eveline era una ragazza calma, tranquilla e serena. Cosa mai avrebbe potuto combinare per far disperare così Margaret?
Avery aveva gli occhi offuscati dalle lacrime mentre urtava qualche passante, chiedendo immediatamente scusa con un tono di voce davvero molto basso. Casa di Eveline si trovava a pochi isolati da casa sua. Ancora pochi minuti e sarebbe arrivata. La gente la guardava, chi con pena, chi, invece con stranezza, forse l’avrebbero scambiata per pazza, ma ad Avery non importava, non in quel momento almeno. Arrivò alla villetta gialla.
S’immobilizzò.
Guardava le sirene dell’ambulanza e della polizia fuori casa di Eveline. Arrivò vicino al portone, ma quando cercò di entrare, due grandi uomini la fermarono.
-Lasciatemi! C’è la mia migliore amica lì dentro! Che cosa succede?- urlava piangendo, ma i due uomini continuarono a rafforzare la presa.
-Lasciatela, fatela entrare.- Luke, il fratello di Eveline, era arrivato allo stipite della porta in lacrime. Appena la lasciarono passare Avery si avvicinò a lui, abbracciandolo forte.
-Cosa sta succedendo, Luke?-
-Io, mi dispiace così tanto Avery- Luke si distanziò balbettando, guardandola.
-Luke, cosa diavolo..- Avery fu interrotta.
-Fate spazio, toglietevi dalle scale!-
Degli infermieri scesero dalle scale con una barella.
Avery li guardava, non poteva essere.
Eppure, su quella barella c’era la sua migliore amica, c’era Eveline.
Urlò, cadendo subito dopo sulle ginocchia e portandosi le mani sul viso.
Non lei. Non Eveline.
Sentì due braccia avvolgerle le spalle. Le scansò allontanandosi e poggiandosi al muro scuotendo la testa con forza.
-Avery..- aprì gli occhi piano guardando Margaret in lacrime che le porgeva una busta verde prima di allontanarsi con una mano sulle labbra per soffocare i singhiozzi. Avery si alzò piano, correndo fuori e vedendo l’ambulanza portare via il corpo, ormai senza vita, di Eveline.
 Urlò.
 
La pioggia tamburellava contro la finestra, si confondeva con le lacrime di dolore e di rabbia della ragazza. Avery si rigirò la busta verde tra le mani. L’aveva sotto il cuscino e ogni volta che faceva quel sogno, la leggeva. Era come se avesse un vuoto nel petto che non poteva essere colmato. Eveline le mancava, eccome se le mancava.
Portò la busta verde vicino al naso, inspirando il profumo di vaniglia che Eveline adorava. La aprì, tirando fuori un foglio scarabocchiato da una scrittura veloce ma allo stesso tempo raffinata.
 
Cara Avery,
se stai leggendo questa lettera vuol dire che mia madre ha trovato la busta e che ora non sono più con te.
Mi dispiace Avery.
Lo so, non è un buon inizio per parlare del mio suicidio, ma hai bisogno di sapere e so che ti devo delle spiegazioni.
Sono malata, Avery.
Due mesi fa i medici mi hanno diagnosticato la leucemia.
Il nuovo taglio di capelli che mi ero fatta era solo una semplice parrucca.
Tutto il mio affaticamento non era per la stanchezza, era dovuto semplicemente alla malattia.
Tutte le mie visite dai “nonni lontani” erano solo visite mediche di controllo.
Non ho voluto parlartene per il semplice motivo che anche tu saresti stata più calma e accorta, e per quello basta già la mia famiglia, credimi.
Non mi avresti mai coinvolto nelle tue cavolate e nelle tue corse sfrenate.
Non saremmo scappate da casa nel bel mezzo della notte per imbucarci alla festa di Josh, non avremmo fatto a gara a chi arrivava prima in fondo alla collina, non avremmo camminato tutte quelle ore solo per la tua fissa di perdere peso.
Ho pregato mia madre affinché non dicesse niente né a tua madre né a te.
Avevi il diritto di sapere, lo so, ma non ce l’ho fatta a rivelarti tutto.
Sono stesa sulle lenzuola del letto e sul comodino ci sono varie pillole che ingerirò tra un po’.
Sei forte Avery, lo so che sei forte.
Non lasciarti abbattere, sei tu che mi hai risollevato dopo la morte di mio padre.
Sei tu che mi hai fatto ritornare il sorriso, con tutte le tue battute e tutte le tue facce buffe.
Sei tu che mi hai insegnato a vivere a pieno.
Sei tu che hai picchiato quei bulletti che al parco, all’età di nove anni, volevano prendersi il mio gelato.
Te lo ricordi?
Tutto quello che ho fatto è stato per merito tuo.
Non perdere mai il tuo sorriso, sai che lo adoro.
Ho una piccola sorpresa per te.
Appena ti sentirai pronta, vai nel parco dove ci incontrammo la prima volta, vicino la nostra panchina, sotto il nostro albero, ho nascosto un piccolo bauletto. So che ti piacerà. L’ho fatto proprio pensando a te. Non c’è bisogno della chiave, quindi puoi aprirlo facilmente.
Mi dispiace lasciarti così, ma semplicemente sono andata a far visita alla morte prima che potesse bussare inavvertitamente alla mia porta.
Ti voglio bene, piccola Avery.
Addio.
Tua per sempre
                                                                                                 Eveline.
  
 
25/12/2072
 
Avery era seduta sulla sedia di legno in camera sua, rivolta verso la finestra. Indossava una maglia di lana che la proteggeva dal freddo, sentendo l’aria invernale attraversarle la pelle.
Aveva una scatolina con incise due lettere in maiuscolo, un’A e un’E. Se la rigirava tra le mani, portando a galla una serie di ricordi. Ricordi carichi di nostalgia.
Era il giorno di Natale e si meravigliò del tempo che era trascorso così in fretta. Si era sposata, aveva avuto due bei bambini, un maschio e una femmina che le avevano dato rispettivamente due e tre nipotini.
La porta di camera sua si aprì e una ragazzina di circa undici anni le si presentò davanti.
-Nonna!- le corse incontro e la salutò con un abbraccio.
Sophie era la più piccola dei vari nipoti, ma anche la più dolce.
-Cosa stavi facendo?- le domandò con un’innocua curiosità e con un sorrisino sulle labbra.
Avery la prese in braccio e se la portò sulle ginocchia, mostrandole la scatolina.
-Stavo guardando questa, piccola mia.-
La aprì con facilità prendendo le foto che c’erano all’interno.
Alcune mostravano lei ed Eveline abbracciate, altre mentre ballavano e altre ancora mentre ridevano a crepapelle.
Quante risate si era fatte con lei.
-Chi è questa ragazza nonna?-
-Era la mia migliore amica Sophie-
-Ora non è più tua amica?- le chiese la nipotina.
Avery rise per la sua curiosità. Le ricordava molto lei da più piccola.
-Certo che siamo ancora amiche, - le rispose –lei ora si trova in un posto molto speciale.-
Si portò una mano sul cuore, sorridendo al ricordo della sua unica vera amica.
Guardando al di fuori la finestra curvò le labbra all’insù osservando il cielo pensando che Eveline, ovunque si trovasse, la stava guardando.



Salvee!
Non sono nuova su questo sito ma è da un po' che non scrivo.

E' la mia prima one shot e come potete vedere è un po' triste. Diciamo che non sono dell'umore per scrivere storie felici.

Spero che questa one shot vi piaccia e se così fosse lasciate una bella recensione.
Vostra per sempre

fearofopinions

  
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