Aveva
da poco cessato di piovere, e i raggi lunari
filtravano dalle finestre del salotto: mi strinsi lo scialle al petto,
mentre
osservavo il fuoco scoppiettare nel camino; Sebastian era da poco
tornato a
casa dopo aver setacciato tutta la città, alla ricerca di
Wendy, senza nessun
risultato.” Non è possibile – pensai-
non può essere sparita nel nulla, doveva per
forza essersi nascosta da qualche parte a
Londra, non vedevo altre spiegazioni, e io l’avrei ritrovata
ad ogni costo “.
<
Charlotte >
La
voce di Ciel mi riportò alla realtà: il ragazzo
era appena entrato nella stanza, seguito ovviamente dal bodyguard in
nero, e
aveva un’espressione alquanto strana sul suo volto, che mi
colpì.
<
Ieri sera Grell è rimasto tutto il tempo con
te? > mi chiese con tono allarmato; ma che domande sta facendo?
Era qualcosa
di rilevante in questo momento? Non mi sembra!
< No…
quando mi sono svegliata e vi ho incontrati – solo a
ripensare alla scena le
mie guance divennero rosse – lo stavo appunto cercando
> risposi, anche se
non capivo cosa centrasse quella domanda, ma preferii non commentare.
Il
Conte si incupì improvvisamente, per poi rivolgersi
alla Mozzarella ordinando di seguirlo: un attimo, cosa stavano
architettando i
due amiconi? Col cavolo che mi lasciano ancora all’oscuro,
piantandomi in asso
come la sera precedente!
Con
un balzo mi portai davanti ai due, tagliandoli
la strada e impedendogli di uscire: piuttosto sarebbero passati sopra
il mio
cadavere, ma qui qualcuno mi stava nascondendo qualcosa, e io dovevo
scoprire
cosa.
<
Dove credete di andare a quest’ora della notte?
> sussurrai guardandoli di sbieco, e cercando di mettere
più soggezione
possibile.
<
Non sono affari tuoi ed ora levati > mi
rispose il ragazzo cercando di oltrepassarmi, ma io lo placcai in un
microsecondo, afferrandolo per le braccia.
<
Punto primo: non si spintona una signora, è da
maleducati. Punto secondo: ti conviene ascoltarmi se non vuoi che
“ delle
cosucce “ vengano sbadatamente sparpagliate per tutta Londra,
finendo nelle
mani di qualcuno…. > esclamai sfoggiando uno dei miei
migliori ghigni: aaah
sicuramente il mio zietto sarebbe stato orgoglioso di me!
<
Senti, non ho davvero tempo di dar corda ai
tuoi deliri post cena, per cui levati o te lo scateno contro! >
disse con un
leggero tic nervoso all’occhio, mentre con una mano
indicò la Mozzarella, la
quale sospirò leggermente, assumendo un’aria da
“ ma chi me lo ha fatto fare?
“.
Eheheheh
ingenuotto: con molta calma tirai fuori da
sotto lo scialle delle foto, che sventolai davanti agli occhi del
ragazzo il
quale, non appena riconobbe la figura riprodotta su di esse,
mancò poco che
collassò sul posto. Dovete sapere infatti che la notte
scorsa, poco dopo il
nostro incontro-scontro in cui scambiai il Conte dei depressi per
Wendy, ci
misi meno di una decina di minuti per capire il valore altamente
ricattabile di
ciò che avevo scoperto, quindi, dopo aver preso coscienza di
ciò, mi infiltrai
di nascosto nella camera del caro ragazzo, scattando un bellissimo
servizio
fotografico che sicuramente mi sarebbe tornato molto utile!
<
C-come è possibile? Ieri sera eri tornata in
camera tua ti ho visto! > mi gridò contro tentando di
mantenere tutto il suo
autocontrollo.
<
Seeee ingenuo! In realtà sono rimasta in camera
tua tutto il tempo, e che scatti ragazzi! Tu che ti levi la parrucca,
tu che
lanci le scarpe giù dalla finestra sostenendo che sono un
nuovo mezzo di
tortura, tu che ti slacci il corsetto riacquistando la
facoltà di respirare, ah
e qui finalmente siamo giunti al pezzo clou dove si libera
nell’aria il
passerot…! >
Ciel
completamente rosso mi tappò la bocca con la
mano, impedendomi di continuare la mia dettagliatissima descrizione, e
gridando
con tutto il fiato che aveva in gola di dargli le foto. Visto che aveva
già
funzionato con Grey, io mi limitai a mordergli la mano facendolo gemere
di
dolore, per poi allontanarmi e nascondere i preziosi scatti nelle
pieghe della
mia vestaglia.
Il
Conte mi guardò malissimo, per poi girarsi verso
la Mozzarella, puntandogli contro un dito: < Tu….
Impossibile non ti fossi
accorto ieri sera che in camera con noi c’era qualcuno!
> sibilò fulminando
con lo sguardo il maggiordomo.
<
Infatti avevo avvertito la presenza di Lady
Charlotte, ma il padroncino non mi aveva dato ordini nei suoi confronti
>
rispose il maggiordomo con estrema tranquillità, portandosi
una mano al petto
in segno di reverenza. Il ragazzo, preso in contropiede, si
limitò a ringhiare
qualche insulto a bassa voce, per poi rivolgersi di nuovo a me:
<
Allora, cosa vuoi? > mi chiese.
<
Semplice: mi porterete con voi permettendomi di
cercare la mia amica. E stavolta si fa sul serio >
<
Se sapevo che saremmo rimasti tutto il tempo
fermi ad osservare il nulla non sarei venuta >
<
Se ti facessi gli affari tuoi invece di ficcare
il naso dappertutto, ora non ti continueresti a lamentare e mi
lasceresti fare
il mio lavoro in pace >
<
Oh che meraviglia, che pelo morbido, e le tue
orecchie sono perfette >
<
Sebastian: taci, te lo impongo >
Il
maggiordomo lasciò andare, a malincuore, un
gattino randagio, il quale ,non appena si era avvicinato a noi, era
stato
arpionato dalla Mozzarella vittima di un attacco di fangirlismo acuto;
seriamente, mancava poco che si illuminasse di luce propria tipo
lampada
portatile!
Osservai
la scena con una leggera punta di disgusto,
appoggiandomi al mitico e super mattarello di quercia/baobab che mi ero
portata
appresso in caso di scippo o attacco frontale wendiano, sospirando
dalla noia.
Ciel invece continuava a guardarsi intorno, come se aspettasse
qualcuno, appogiato
con le braccia conserte alla parete dietro di noi, stile mafioso che
aspetta i
suoi strozzini.
<
Forse abbiamo sbagliato > sussurrò tra se e
se, rilassando le spalle tese, rivolgendosi alla Mozzarella.
<
Non credo padroncino, qualcosa accadrà, deve
solo avere pazienza > rispose il maggiordomo sorridendo,
inclinando
leggermente la testa di lato.
<
Best friends: se magari mi rendeste partecipe
del vostro discorso, senza parlare in codice per favore, potrei darvi
una mano
> dissi acida. Tanto Wendy si era eclissata dalla faccia della
Terra a
quanto pare!
<
Bah sei ancora troppo piccola per certe cose. E
poi non saresti d’aiuto > brontolò il Conte
senza nemmeno guardarmi in
volto. Mamma mia quanto mi faceva venire voglia di prendere il
mattarello e
romperglielo in testa!
<
Bello, guarda che abbiamo la stessa età. Per cui
argomenta le tue risposte in modo sensato! > ribattei seccata.
<
Mi sorprendi: conosci il significato di una
parola tanto aulica come “ argomentazione “ ?
> sussurrò con un ghigno,
rivolgendomi almeno un’occhiata, anche se di
superiorità.
<
…. Non so cosa significhi: ma l’ha detta lui
una volta quando a lezione di latino ho gridato che non me ne fregava
una cippa
di Cicerone, mentre mi minacciava con una bacchetta. Per cui se
è uscita dalla
sua bocca vuol dire che va bene! > dissi indicando Sebastian, il
quale
mormorò qualcosa del tipo “ almeno quando la
rimprovero mi ascolta “.
<
Ah e vedi di non insultarmi: aulico sarà tua
sorella, anche se sei figlio unico! >
La
discussione sarebbe andata avanti in eterno, se
un urlo non ci avrebbe distratto, facendoci sobbalzare (almeno, io e
Ciel
sobbalzammo. La Mozzarella non fece una piega).
<
Charlotte, rimani qui e non muoverti per
nessun motivo.
Torniamo subito >
esclamò Ciel, per poi correre via seguito da Sebastian,
senza darmi nemmeno il
tempo di ribattere. Sbuffai, appoggiandomi alla parete dietro di me, e
guardandomi intorno. Non c’era anima viva, perfino il gatto
che Sebastian stava
torturando era sparito, e io ero completamente sola. Passò
un sacco di tempo, e
la noia stava aumentando notevolmente: dove si erano cacciati quei due
stavolta?
possibile che dovevano sempre sparire nel nulla? Quando tornano mi
sentiranno! E
sentiranno anche il mio mattarello.
Un
rumore di passi giunse alle mie orecchie,
facendomi voltare di scatto: non potevano essere Ciel e Sebastian, ne
ero sicura,
inoltre il rumore veniva dal lato opposto del vicolo. Strinsi il
mattarello tra
le mani, deglutendo rumorosamente.
<
Chi è? > chiesi, rimanendo in allerta.
Una
figura sbucò dalla penombra della strada, mentre
il rumore di passi si faceva sempre più vicino.
<
Ciao Lotty, ti sono mancata? Ihihihihi >
Quella
voce… la riconoscerei tra mille.
Wendy.
La
mia amica era davanti a me, e sorrideva: il suo
vestito lilla era strappato in alcuni punti, e i codini che si era
fatta quando
ancora era in sé pendevano molli sulle sue spalle,
ondeggiando lentamente a
causa della leggera brezza notturna.
<
Wendy! Come stai? Sei ferita? Ti abbiamo
cercata dappertutto, è il momento di tornare a casa piccola
pazzerella mia!
> dissi sorridendo, avvicinandomi, ma lei mi guardò
in modo perplesso.
<
Io mi sto divertendo, è così bello volare
libera nel cielo! E poi non voglio tornare in quella casa. Troppi
segreti…
troppa tristezza…. Troppa morte. > sibilò,
per poi correre via ridendo.
Ma
che cavolo? Oh no, adesso pure lei parlava in
codice! Dovevo fermarla. Iniziai a correrle dietro, cercando di
raggiungerla. Se
non mi era saltata addosso significa che stava smaltendo la caffeina, e
questo
era già qualcosa di positivo. Forse basta parlarle e
calmarla, e mi seguirà
senza dover usare la forza. Sennò il mio mattarello
è sempre pronto all’uso!
Svoltai
l’ennesimo angolo, quando uno strano rumore,
come un colpo sordo, mi distrasse, facendomi perdere di vista la mia
amica. Mi guardai
intorno, cercando di capire da dove provenisse, e soprattutto che cosa
fosse; improvvisamente
avvertii un fruscio alle mie spalle, ma quando feci per voltarmi, un
braccio mi
afferrò per la vita, sollevandomi da terra, e lasciandomi
senza fiato. Mi girai,
e vidi dietro di me uno strano tizio, con un ghigno alquanto
inquietante, che
mi sorrideva, intimandomi di non gridare. Aveva lungi capelli rossi
(possibile
che in questa città tutti abbiano un
rapporto
conflittuale con i propri parrucchieri?) e i suoi occhi erano di un
colore
alquanto insolito: per non parlare della strana dentatura da squalo che
si
ritrovava in bocca! Doveva essere come minimo illegale. Dopo avermi
preso in
braccio, spiccò un balzo, atterrando sul tetto di una casa
lì vicino. Bene, a
Wendy piaceva volare giusto? Penso che dovrei presentarglielo,
andrebbero molto
d’accordo.
<
Buonasera milady: una così bella e pura
fanciulla non dovrebbe girare senza un cavaliere per i vicoli di Londra
– disse
avvicinandomi il viso al suo- Sai piccola? Tra tutti tu sei sempre
stata la mia
preferita, la tua indole è dolce verso chi vuoi bene, ma
focosa e passionale
verso i tuoi nemici, come il rosso dei tuoi bellissimi e lunghi ricci
> mi
sussurrò all’orecchio, portando una mano al nastro
con cui mi legavo solitamente
i capelli in una coda alta, e sciogliendomi la lunga chioma mossa, la
quale
iniziò a danzare nella brezza notturna.
Ma
chi era questo tipo? E cosa voleva da me?
<
Mollami subito, maniaco! > gridai
divincolandomi, ma lui aumentò la presa sulla mia vita,
avvicinandomi di più al
suo petto, per poi muovere una motosega davanti ai miei occhi. Ok, se
ti piace
il colore dei miei capelli ti consiglio di guardarlo bene,
perché tra un po’ diventeranno
grigi a causa degli anni di vita che sto perdendo in questo momento!
<
E ora? Che cosa pensi di fare mio caro
Sebas-chan? > chiese all’improvviso il tipo strambo a
qualcuno davanti a me.
Dalla penombra sbucò niente meno che la Mozzarella in
persona, anzi, ora non
era più tanto una mozzarella, ma somigliava di
più all’Emmentall, causa varie
ferite alle spalle e all’addome. La sua espressione
però era sempre la solita,
non vi preoccupate, della serie: toh, stillo sangue, non me
n’ero neanche accorto!
<
Mi sorprendi: non pensavo fossi così vile da
nasconderti dietro ad una ragazzina > sussurrò
l’Emmentall/ex mozzarella,
avvicinandosi a noi.
<
Oh io non mi sto nascondendo: voglio solo
omaggiare questa bellissima giovane donna, tingendo il suo esile ed
acerbo
corpo dello stesso rosso passione dei suoi capelli! >
esclamò, facendo
ondeggiare paurosamente la motosega vicino alla mia gola; bene, finisce
qui la
triste storia di Charlotte Edwars,; è stato breve ma
intenso. San Pietro
preparati: ti sfiderò molto presto a una gara di pingpong!
<
Lascia. Stare. La. Mia. Amica. >
Un
grido ci distrasse, facendoci voltare tutti in
contemporanea: pochi secondi, ed un proiettile lilla dai lunghi capelli
mori si
lanciò contro lo strano tipo alle mie spalle, cogliendolo di
sorpresa tanto da fargli
allentare la presa attorno alla mia vita; errore grave mio caro: con
uno
spintone mi liberai, e afferrai il mitico mattarello caduto ai miei
piedi. Charlotte
è tornata! E più forte di prima!
Mentre
Wendy continuava a tempestare di pugni la
faccia del mio assalitore, io presi la rincorsa, facendogli perdere
l’equilibrio
e cadere a terra:
<
Tienilo fermo socia, mentre io lo calpesto!
> esclamai ridendo, mentre il povero uomo cominciava a chiedere
pietà; dopo
trenta secondi era già ko, con la testa rivolta al
marciapiede, e noi avevamo
vinto, grazie anche al grande potere del mio mattarello, yeeee!
<
Bene, direi che avete fatto un ottimo lavoro
> Sebastian apparve alle nostre spalle, e molto rapidamente
diede un colpo
in testa a Wendy, che svenne ai miei piedi.
<
Hey, cosa le hai fatto? > ringhiai.
<
Non si preoccupi, la sua amica starà bene al
risveglio, avrà solo un po’ di emicrania. Mi
spiace, ma era l’unico modo per
impedirle di scappare un’altra volta > rispose, per
poi prendere in braccio
Wendy, intimandomi di seguirlo con un veloce cenno della testa. Lo
seguii in
silenzio, osservando il braccio della mia amica penzolare inerme nel
vuoto: percorremmo
un breve tratto di strada, e quando svoltai l’angolo mi
bloccai di colpo:
davanti a me c’era Ciel, inginocchiato con
un’espressione assente in volto, e a
terra vicino a lui giaceva un corpo, nascosto da un lungo impermeabile,
inerme.
Ci avvicinammo piano, e quasi il ragazzo parve non accorgersi della
nostra
presenza.
<
Quella è…. Madame Red? > chiesi con un
filo
di voce, ottenendo come risposta solo un debole si da parte del Conte.
Sebastian
mi porse Wendy, sussurrandomi all’orecchio di prendermene
cura, per poi rivolgersi
al ragazzo.
<
Se uccido lo shinigami potrebbe andare incontro
a delle conseguenze negative, visto che è un dio:
è proprio questo ciò che
vuole? >
Ciel
non si voltò nemmeno per rispondere, si limitò
a stringere più forte i pugni contro le ginocchia: <
Osi disobbedire al tuo
padrone? > esclamò con una nota di rabbia nella voce;
il maggiordomo si
limitò ad un breve inchino, per poi tornare indietro
lasciandoci soli.
Mi
avvicinai piano, caricandomi in spalla Wendy che
continuava a dormire tranquillamente.
<
Mi spiace > sussurrai, chinando lo sguardo
verso la donna a terra.
<
Non ho bisogno di compassione > rispose
secco, abbassando lo sguardo. Ciel, eppure dovresti averlo capito che
con me le
bugie non hanno alcun effetto. Mi misi a sedere vicino a lui, e
rimanemmo in
silenzio per tutto il tempo, fino a quando non ritornò
Sebastian.
<
Mi spiace signorino, ma Grell mi è sfuggito
> disse in tono dispiaciuto. Momento: il tipo rocchettaro era
Grell?!? Ok la
mia espressione sarà quella di un facepalm epico, me lo
sento.
Il
ragazzo si alzò in piedi, ma all’improvviso perse
l’equilibrio: sia io che Sebastian ci voltammo per
soccorrerlo, ma lui scansò
le nostre mani, fulminandoci con lo sguardo.
<
Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno – disse in
tono secco- e ora torniamocene a casa > esclamò,
voltandoci le spalle e
incamminandosi. Il maggiordomo rimase a osservarlo per un
po’, in silenzio,
mentre sul suo volto di faceva strada un sorriso sinistro; solo poco
dopo si
alzò pure lui, prendendo in braccio Wendy, e aiutandomi ad
alzarmi.
Tutti
insieme ritornammo verso casa, e nessuno di
noi, proferì parola per tutto il tragitto.
Il giorno dopo
mi svegliai prestissimo: Wendy ed io saremmo rimaste a casa da sole,
visto che
nel pomeriggio si sarebbero svolti i funerali di Madame Red, e che alla
mia
amica era venuta la febbre; per cui sarei dovuta restare a casa ad
accudirla
stile crocerossina.
La
mattinata passò velocemente e senza nessuna
litigata o rissa: regnava uno strano silenzio ed una strana calma nella
villa,
a cui nessuno era abituato. A pranzo mangiammo senza rivolgerci una
parola, e
personalmente evitai di incrociare lo sguardo di Ciel, il quale si era
ancor più
rabbuiato del solito; è vero, l’odiavo
profondamente, e cercavo in ogni modo di
prenderlo in giro e di stuzzicarlo, ma avevo un motivo per comportarmi
così:
smuoverlo, farlo uscire da quello strano guscio di bugie che stava
tentando in
ogni modo di costruirsi, e che personalmente mi dava sui nervi, in modo
da
farlo urlare contro di me, liberando la rabbia e l’odio che
leggevo nei suoi
occhi. Non serve nascondersi dietro all’orgoglio, o ad un
uomo vestito di nero:
la vita non è gentile con nessuno e sebbene cerchiamo in
tutti i modi di
nasconderci, essa prima o poi ci trova e si accanirà sempre
su di noi. Così è
stato per me, e così sarà anche per lui.
È per questo che evitai ogni contatto
con lui, per evitare di litigarci, almeno per oggi.
Riemersi
dai miei pensieri, alzandomi dal tavolo
ancor prima che finisse il pranzo, e raggiunsi la camera di Wendy: non
appena
entrai, la sua testolina emerse dai vari cuscini e peluche multicolor,
girandosi verso di me.
<
Lotty! Sei venuta a farmi compagnia! >
esclamò felice, sorridendomi. Mi avvicinai al letto,
sedendomi sul bordo di
esso, e rivolgendomi alla mia amica.
<
Allora? Come va la febbre? > chiesi
poggiandole una mano sulla fronte. Mi accorsi che non scottava
più tanto e
sospirai sollevata.
<
Oh sto già meglio, così potremmo giocare con
Madame Butterfly! > disse lasciandosi cadere sui cuscini
morbidi, e
sparpagliando disordinatamente i capelli lisci su di essi.
<
Lotty – mi chiamò con una voce improvvisamente
triste – non voglio più comportarmi
così: vi ho fatto preoccupare, e ti chiedo
scusa >
Osservai
la mia amica nascondere il volto tra i vari
pupazzi, rannicchiandosi tra di essi: < Io ti voglio bene, e non
voglio
farti preoccupare, e lo stesso vale per Sebastian, e Ciel. Loro sono
sempre
tristi, mi piacerebbe vederli sorridere…. >
sussurrò, per poi venire
interrotta da un singhiozzo sommesso.
Mi
sdraiai accanto a lei, abbracciandola in modo da
poterla consolare, accarezzandole delicatamente la testa:
<
Anche io ti voglio bene. E lo stesso vale per i
nostri due amichetti. Ti prometto che non ti lascerò mai. tu
sei una delle
poche persone che mi piacciono veramente al mondo, con cui vado
d’accordo, e di
cui sono amica > sussurrai, mentre lei incastrò il
viso nell’incavo del mio
collo, abbracciandomi ancora più stretta. Rimanemmo
così per molto tempo, senza
parlare, e solo quando Wendy si calmò del tutto ci
staccammo, iniziando a chiacchierare
del più e del meno.
<
Secondo me dovresti essere più dolce con Ciel
> esclamò pensierosa la mia amica, portandosi una
mano al viso.
<
Piuttosto faccio una dieta lunga un mese >
risposi convinta, incrociando le braccia al petto, e fulminandola.
<
Ok, so che la gentilezza non rientra nei tuoi
canoni, ma almeno provaci. Non ha più nessuno, e secondo me
un gesto gentile a
volte è più efficace delle risse. Anche se tu
sostieni il contrario >
<
Secondo me un tuo lontano parente era un hippy
convinto > sussurrai più a me stessa che a Wendy, la
quale mi lanciò un’occhiata
poco convinta.
<
Sai, credo che anche lui sotto sotto abbia
paura della solitudine, proprio come te > disse sorridendo. Io
uguale a lui?
La febbre fa brutti scherzi.
All’improvviso
qualcuno bussò alla porta, e
Sebastian fece il suo ingresso in camera: siccome doveva visitare la
mia
compagna (pure medico? Ovvione!) mi invitò a lasciare la
stanza, e quindi
decisi di tornare in camera mia. Lungo la scala incrociai Ciel; il
ragazzo mi
passò di fianco, e si diresse verso la sua camera, senza
degnarmi di uno
sguardo. Le parole di Wendy mi ritornarono in testa, facendomi pensare:
forse
aveva ragione, dovevo mostrarmi più gentile nei suoi
confronti, dall’altra parte
però, qualcosa mi suggeriva di non cedere. E poi…
ecco che dovrei fare? Andare lì
ed abbracciarlo? Come minimo mi avrebbe preso in giro a vita! Senza
contare che…beh…
mi vergognavo. Si.
Un
lampo di genio improvvisamente illuminò i miei
neuroni: genialata in arrivo! Corsi in cucina, approfittando
dell’assenza di
Sebastian, e mi misi a cercare la mia arma segreta. Mi ci volle poco
meno di un
minuto per trovarla, e d’ istinto la mia risata malvagia mi
arrivò a fior di
labbra, feci una fatica assurda a trattenermi. Nelle mie mani, infatti,
reggevo
una tavoletta di cioccolato: ok forse non era proprio una genialata, ma
non mi
veniva altro in mente in quel momento. Io ogni volta che ero triste
mangiavo la
cioccolata e mi tiravo su, per cui non vedo come possa essere diverso
per gli
altri.
Velocemente
la misi in un piatto, dopodiché presi un
foglio su cui scrissi una frase:
Spero
che questo ti aiuti
a tirarti su il morale:
conciato
così sei ancor
più noioso del solito.
Firmato:
Zorro
Sisi
avevo fatto proprio un ottimo lavoro! Appoggiai
anche il foglio sul piatto, e uscii dalla cucina euforica.
Salii
velocemente le scale, arrivando davanti alla
porta della camera di Ciel, dove posai
a
terra il tutto, per poi bussare e correre via a nascondermi,
così che non mi
vedesse.
Wendy,
sii fiera di me, ho fatto la mia buona azione
semestrale! Ihihihih!
ANGOLO
DELL’AUTRICE
Rieccomi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto,
anche se non è nel mio “ stile “. Beh a
volte tento di essere seria anche io,
ma questo l’ho già detto! Finalmente Wendy
è tornata, su le mani chi è felice
di questo!!
Ok
la pianto!
Ringrazio
come sempre chi ha recensito, e chi ha inserito
la storia tra le seguite o preferite; mi fa piacere sapere che il mio
racconto
continua a piacervi, e spero di non deludervi!
Un
grazie, come sempre, va anche ai lettori
fantasmini! Spero di non deludere nemmeno voi!
Un
bacione e al prossimo capitolo!
Cheshirecat96