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Autore: Ghost Writer TNCS    14/10/2015    1 recensioni
L’Aurora Stellare ha perso i contatti con la Solaria, una delle sue sfarzose astronavi da crociera, e, temendo un attacco di pirati, ha richiesto un intervento militare alla FANTOM. La squadra selezionata è quella di Eslife Hellmatyar, un gruppo di giovani soldati chiamati alla loro prima missione autonoma.
Ma la Solaria non è stata vittima di un assalto pirata. Una cellula terroristica ha liberato delle spore sulla nave e il manipolo di uomini si ritroverà isolato e costretto a confrontarsi con un esercito di migliaia di meta-zombie.
Riuscirà la Squadra di Cristallo a far fronte alla situazione, o sarà trasformata in polvere luccicante?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. MGN-5 Solaria

Data: 4118 d.s., ultima deca[1]
Luogo: spazio aperto nei pressi dei pianeti gemelli Lyuki 1 e Lyuki 2
 

La Raamos era una piccola astronave da trasporto rapida e molto manovrabile, per questo veniva utilizzata da numerosi eserciti, tra cui la FANTOM. Dopo aver affrontato un salto a velocità superluminale, ora l’agile mezzo si muoveva in maniera irregolare, continuando a serpeggiare da una parte all’altra per scansare le rocce luminose che si frapponevano sulla sua rotta.

L’equipaggio che portava era formato da sei soldati più nove unità di supporto, per la precisione quattro droidi, tre cloni e due homunculus. Se gli esseri artificiali non avevano problemi a sopportare tutti quei bruschi cambi di direzione, così non si poteva dire per uno dei militari: si trattava di una ragazza dai capelli biondo platino raccolti in una crocchia e la pelle chiarissima suggeriva un’affinità con gli ambienti freddi, indizio accentuato dal tatuaggio che aveva sulla guancia destra: un cuore formato da cristalli di neve. Trasse un profondo respiro e poi riaprì i grandi occhi azzurri con le pupille verticali. «Queen… non è che potresti andare più dritta…?»

«Lo farei volentieri, però se colpissi un asteroide, ti assicuro che staremmo tutti molto peggio.» rispose la pilota. Indossava un casco che le assicurava un totale controllo della Raamos e le permetteva di percepire qualsiasi ostacolo nelle vicinanze.

«Cerca di fare respiri lenti e profondi, oppure prova ad appoggiarti al poggiatesta.» le suggerì l’uomo seduto di fronte a lei. Aveva la pelle bruna e sull’occhio destro c’era una doppia cicatrice, probabilmente il ricordo di una vecchia battaglia. Intorno al collo portava un foulard nero con sopra disegnate delle fauci ferine, e come suo solito stava fumando una sigaretta elettronica. «Potresti ascoltare della musica, e se hai caldo, usa i tuoi poteri per farti fresco.»

«D’accordo, ci proverò.» annuì lei prendendo degli auricolari dal suo marsupio e infilandoli nelle orecchie da canide.

«Manca ancora molto?» chiese uno strano essere simile ad un pupazzo di neve. Aveva due tizzoni ardenti al posto degli occhi e il naso era fatto da un aguzzo pezzo di legno. Al contrario degli altri soldati, non indossava l’uniforme rinforzata ma solo una cintura con numerose tasche dimensionali, tuttavia probabilmente non ne aveva bisogno. «Non vedo l’ora di far bruciare qualcosa!» esclamò accendendo le mani lignee di ardenti lingue di fuoco.

«Mantenendo quest’andatura, dovremmo raggiungere la Solaria tra una decina di minuti.» annunciò la IA della pilota. Si trattava del modello Gioiosa, di colore verde, ed era stata realizzata per supportare al meglio i militari incaricati di guidare astronavi, mecha o veicoli di altro tipo.

La ragazza al posto del copilota smise di passare in rassegna le pagine olografiche che aveva davanti e sollevò lo sguardo. Pur non essendo la più alta in grado – era sergente maggiore – si era accordata col suo superiore per avere lei il comando, in modo da fare subito esperienza sul campo. Era la prima vera missione che lei e i suoi uomini affrontavano in autonomia, e sebbene cercasse di non darlo a vedere, era un po’ nervosa. Cinque dei sei membri della squadra erano dei novellini – lei e due suoi subordinati erano da poco usciti dall’accademia, mentre altri due si erano uniti alla FANTOM solo nelle ultime deche – per fortuna però c’era anche un soldato molto esperto con loro e questo la faceva sentire più tranquilla. Fino a quel momento avevano partecipato solo ad operazioni all’interno di gruppi più ampi, ora però era finalmente arrivato il momento di dimostrare le loro capacità, e lei aveva tutte le intenzioni di partire col piede giusto.

Del resto lei era Eslife Hellmatyar, figlia del magnate delle armi Howard Hellmatyar, doveva fare del suo meglio per dimostrarsi degna del cognome che portava.

Oltre al cognome, da suo padre aveva ereditato il leggero piumaggio azzurro intenso delle braccia, l’ottima vista e i piedi da uccello – caratteristiche tipiche delle metarpie[2] – mentre da sua madre, una succuba[3], aveva ricevuto i capelli azzurri, lisci come seta e dello stesso colore delle ciglia e delle sopracciglia, e le mani con unghie invece di artigli. Il suo nome in codice era “Crystal Queen”, e questo perché il suo obiettivo era quello di diventare la leader di un’armata tanto potente da poter rivaleggiare con qualsiasi nemico. Non era certo un sogno facile da realizzare – per alcuni sarebbe stata pura utopia – ma la squadra di cui era al comando era già un embrione molto promettente.

Eslife guardò davanti a sé, scrutando la sagoma slanciata della Solaria con i suoi occhi azzurri intenso. Per quanto bella e suggestiva, quella zona era interessata anche da alcuni fastidiosi inconvenienti, tra cui delle interferenze a tutti i dispositivi non schermati che impedivano l’uso di comunicatori a lungo raggio e praticamente ogni tipo di portale.

La giovane abbassò lo sguardo e tornò a concentrarsi sulle sue pagine olografiche. Il rapporto introduttivo non era molto prolisso, ma del resto era molto probabile che l’astronave da crociera avesse avuto solo un banale guasto ai sistemi di comunicazione ausiliari, ossia delle sonde che venivano mandate all’esterno della zona d’interferenza per inviare e ricevere i messaggi per poi tornare indietro con il loro carico di informazioni. La principale alternativa era quella di un attacco da parte di pirati, e questo giustificava l’insistenza della Aurora Stellare nel richiedere l’intervento della Forza Armata.

«Excalibur, sei riuscita a metterti in contatto con la Solaria?»

La IA bianca apparve di fronte a lei. Si trattava del modello pensato per affiancare i membri del genio militare e i soldati con incarichi di comando come Eslife, quindi le sue funzioni principali erano quelle di coordinare e gestire grandi quantità di informazioni, ma anche di mantenersi in contatto con tutti i soggetti interessati da un’operazione. «Sto provando con vari tipi di frequenze e modalità, ma per il momento non sono riuscita ad ottenere risposta, nemmeno dai sistemi automatici.»

«Continua a provare.»

Dopo aver serpeggiato per una decina di minuti fra le torri di rocce luccicanti e i blocchi solitari privi di controllo, finalmente raggiunsero la Solaria, e Queen visualizzò la planimetria tridimensionale dell’astronave da crociera per capire dove far atterrare la Raamos.

Mentre la navicella da trasporto si avvicinava alla zona interessata, la IA Excalibur provò a richiedere la disattivazione dello scudo difensivo pensato per respingere i pirati spaziali, ma senza successo.

«Stanno attivando le misure difensive.» annunciò Gioiosa.

Pochi secondi dopo arrivò il primo colpo, seguito a ruota da una raffica di proiettili ad energia. Nonostante il volume di fuoco messo in campo dalla Solaria, la soldatessa alla guida della Raamos non parve minimamente preoccupata e si limitò a schivare con disarmante semplicità tutti i colpi, andando a ripararsi dietro una colonna di rocce luminose per guadagnare tempo.

Queen von Death[4] era una donna dal corpo sensuale e il viso attraente, con i capelli corvini a sposare gli occhi scuri e ammalianti, ma soprattutto era una pilota fuori dal comune; del resto era un’ibrida creata proprio con l’intenzione di esaltare le caratteristiche necessarie alla guida. Il suo principale difetto era la quasi totale assenza di pudore, il che la portava ad avere atteggiamenti piuttosto “estroversi” con chiunque, perfettamente riassunti dal suo nome in codice: “Lust”. Non era chiaro se le due cose fossero collegate o se ci fosse stato un errore nella scrittura del suo codice genetico.

«Eslife, vado di penetrazione o mi diverto coi preliminari?»

La sergente maggiore, che dopo tre anni di accademia era abituata ai doppi sensi della sua pilota, non si scompose: «Raggiungi la zona per l’atterraggio, non avremmo speranze in uno scontro a fuoco con la Solaria.»

Queen sorrise. «Mi devi un giro di preliminari allora.»

Con uno scatto fulmineo uscì dalla zona riparata dietro le rocce e si lanciò a tutta velocità verso l’astronave da crociera. Scansò abilmente i primi colpi, quindi sparò a sua volta un proiettile a vibrazioni che aprì uno squarcio nello scudo e vi si fiondò dentro, superando la barriera dell’hangar un attimo prima che le paratie metalliche d’emergenza si chiudessero. In una frazione di secondo ridusse la velocità, ruotando la navicella su se stessa per controllare la zona d’atterraggio: nessun nemico in vista, poteva ridurre la potenza.

«Ragazzi, siamo arrivati. I sensori danno aria ok, come siete messi coi caschi?»

«Caschi attivi.» rispose un soldato «Facci scendere.»

Il portellone si aprì con un leggero sbuffo per via della pressione positiva, a quel punto tre soldati e le nove unità di supporto scesero per controllare l’area, solo Queen, Eslife e la ragazza col tatuaggio sulla guancia rimasero a bordo, quest’ultima ancora provata dalla nausea.

«Mi spiace Larah. Se vuoi, dopo vedo di farmi perdonare.» si offrì Queen dal posto di guida. Non sembravano esserci nemici nei paraggi, però fino a quando i suoi compagni non avessero messo in sicurezza la zona, era opportuno che la Raamos fosse pronta a ripartire.

La giovane si limitò ad un vago gesto con la mano.

«Qui Scars. L’area è sicura, non c’è nessuno.»

Mesut Scahars era il soldato con il grado più alto, aveva combattuto innumerevoli battaglie, e quindi aveva accettato di unirsi alla squadra di Eslife con l’obiettivo di fornirle tutto il supporto necessario in termini di esperienza. Il fatto che fosse un tartariano[5] ne faceva tra l’altro un guerriero straordinario, quelli della sua specie infatti erano stati creati per essere i carcerieri del Tartaro, e di conseguenza avevano delle abilità combattive fuori dal comune. La pelle bruna, le dita artigliate e le iridi rosse erano tutte caratteristiche tipiche per i suoi simili; teneva i capelli corti, e le basette curate gli arrivavano quasi alla mandibola. Era un accanito fumatore e intorno al collo portava sempre il suo foulard; secondo alcuni era il suo portafortuna, tuttavia Mesut non si era mai preoccupato di confermare o smentire tale supposizione. Il suo nome in codice, “Scars”, era un riferimento alla doppia cicatrice che aveva sull’occhio destro e un gioco di parole col suo cognome.

Le tre soldatesse rimaste a bordo scesero a loro volta dalla Raamos con le armi in pugno e si guardarono intorno insieme ai loro compagni. Effettivamente non c’era proprio nessuno, e questo era abbastanza strano: d’accordo non aspettarsi un comitato di benvenuto, però avevano appena fatto irruzione, qualcuno doveva pure venire a controllare!

Probabilmente non si trattava di un banale guasto al sistema di comunicazione…


[1] La sigla d.s. indica la datazione spaziale (detta anche datazione standard). L’anno spaziale ha una durata di circa 1,12 anni terrestri e si divide in 10 mesi chiamati “deche”.
Le età vengono comunque indicate secondo la durata dell’anno terrestre.

[2] Specie originale di TNCS. Il termine richiama le arpie, loro antenate; le metarpie si sono evolute rinunciando alla capacità di volare in cambio di un cervello più grande e di un corpo più robusto.

[3] Le succube (o succubi; al singolare succuba, succube, succubo o succubus) sono demoni delle leggende della Roma antica. Il nome deriva dal latino “succuba, ae” che significa amante.

[4] Altri due ibridi della serie von Death compaiono in Protezione e Giustizia e nella saga La via degli assassini.

[5] Specie originale di TNCS. Il nome è un riferimento al Tartaro, luogo dove – nella mitologia greca – erano rinchiusi i titani, vi finivano le anime dei malvagi e da esso erano generati esseri mostruosi.

   
 
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