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Autore: Ryoredwarrior    16/10/2015    3 recensioni
Abbiamo scelto di combattere, perché era l’unica cosa da fare, perché preferisco pensare di morire tra i miei uomini in qualche landa sperduta di quest’assurdo mondo, piuttosto che appassire d’inedia aspettando che la Signora con la falce venga ad annunciarmi che è arrivata la mia ora.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una lettera. Ti sembrerà una cosa stupida, forse lo é.

Ho scritto notifiche, ordini, bollettini di guerra, ma fino ad oggi non ho mai scritto una lettera a nessuno.

Ci sono cose che volevo dirti prima di partire, ma non avevo voglia di svegliarti.

La missione è fallita, ieri durante l’ultimo attacco, abbiamo perso più della metà degli uomini, soldati esperti, reclute, anche le più giovani, la morte non ha risparmiato nessuno.

Sulla cima della collina di Shiganshina i nostri compagni sono caduti come le foglie di questo stramaledetto Ottobre di sangue.

John, Rhise, Yuki, li ricordo quasi tutti i loro nomi, se non i nomi, di sicuro le loro facce.

L’erba della collina era rossa, un tappeto di corpi dilaniati da quelle orrende bestie.

Quando penso di essermi in qualche modo abituato alla morte, mi rendo conto che non è così, c’è sempre qualcosa che affiora nella mente, una lama che si rigira nella piaga aperta.

Una giovane recluta, un ragazzo biondo, all’incirca della tua età, un gigante l’aveva divorato per metà, teneva ancora la spada in pugno e gli occhi fissavano un punto lontano tra le nubi, quegli occhi color del cielo…mi sono avvicinato per chiuderli, nell’illusione che almeno dormisse un sonno tranquillo, lontano da quell'orribile spettacolo.

La verità è che alla morte non ci si abitua, si diventa abili a fingere, attori di un dramma di cui non vorremmo farne parte, ma che nonostante tutto siamo costretti a recitare.

Abbiamo scelto di combattere, perché era l’unica cosa da fare, perché preferisco pensare di morire tra i miei uomini in qualche landa sperduta di quest’assurdo mondo, piuttosto che appassire d’inedia aspettando che la Signora con la falce venga ad annunciarmi che è arrivata la mia ora. So per certo, e questo te l’ho sempre detto, che se non ci fossero i Giganti, gli uomini si sarebbero ammazzati tra loro come topi in trappola, perché siamo esseri stupidi, incapaci di godere di ciò che abbiamo, di capirne profondamente il valore.

La nostra storia è stata un susseguirsi di guerre e distruzioni, di scie di sangue fratricide, in qualche modo avere un nemico comune ci ha uniti verso un unico fine, ma tu non sai, non immagini nemmeno la ragnatela nascosta nell’ombra, siamo tutti burattini di un macabro teatrino, in cui il burattinaio ben protetto e nascosto nelle tenebre, decide per noi ogni azione ed ogni mossa.

Sono cose più grandi di te, di me, di tutti noi.

Siamo solo pedine Eren, costrette a seguire percorsi obbligati studiati da chi vuole darci l’illusione di vivere una libertà aleatoria, mentre le nostre sorti sono già decise a priori senza possibilità di fuga o di libero arbitrio.

Rimani fermo sulle tue convinzioni, non lasciarti sedurre da nessun ideale in cui non credi,

e che non ti rispecchia, tieniti alla larga dai giochi politici, sono in molti là fuori che vorrebbero approfittarsi del tuo potere, la maggior parte per scopi oscuri, egoistici, non certo per il bene dell’umanità, rappresenti un’arma pericolosa.

La mia filosofia la conosci, rifletti prima di intraprendere la tua scelta, ma una volta imboccata quella strada non avere rimpianti.

Tra pochi minuti partirò per le zone interne insieme con Erwin, siamo stati convocati al tribunale militare, mi hanno informato della revoca della tua custodia, non sei più sotto il controllo dell’Armata Ricognitiva.

Ho promesso che ti avrei protetto, ti avrei guardato le spalle, farò tutto quanto in mio potere perché tu non finisca in mano a chi vuole strumentalizzare le tue potenzialità.

Con tutta probabilità sarai assegnato al Corpo di Gendarmeria, dove al comando si annida un covo di vipere e ratti di fogna della peggior specie, il cui unico interesse è di vivere la loro corrotta e misera esistenza ingrassando alle spalle degli altri, fregandosene di chi ai confini estremi della nostra civiltà convive ogni giorno con il terrore.

Ne ho viste tante di cose schifose a questo mondo, così tante che non puoi nemmeno immaginare.

Non so dirti se ci rivedremo, credo mi mancherà la tua compagnia, riconosco di non essere un grande oratore, il più delle volte parlavi solo tu, la verità e che mi piaceva ascoltarti, beandomi del tuo entusiasmo, di quella voglia di vivere che con il tempo avevo quasi dimenticato.

Dici di aver imparato da me a rimanere lucido e controllato, di aver capito come incanalare le emozioni e gestire la forza, probabilmente anche tu mi hai dato qualcosa, senza nemmeno accorgertene.

Non cambiare se puoi, mantieni viva la tua purezza d’animo e quel profondo senso di giustizia che ti ha sempre contraddistinto, non soffocare la tua curiosità, sono queste le tue armi, quelle che ti spingono ad andare sempre avanti e dare il meglio di te stesso.

Quelle che tu vedi come debolezze rappresentano il tuo punto di forza, molti dei tuoi compagni sono stati ispirati dalle tue parole, non dimenticarlo mai.

Hai imparato che essere un soldato significa anche dover combattere contro chi credevi tuo alleato, non fidarti di nessuno se non del tuo istinto, il mondo è crudele e bastardo, l’hai capito presto e a tue spese, com’é successo a me.

Combatti per ciò in cui credi e sii grato per avere intorno amici e compagni fedeli disposti a proteggerti e seguirti ovunque, non tradire mai la loro fiducia perché ora sono loro la tua famiglia.

Queste sono le cose che non sono riuscito a dirti a parole, perché non c’è mai stato il tempo, o forse perché non ne ero in grado.

Non volermene se non ti ho salutato, la verità è che non sopporto gli addii, sono quelle occasioni in cui non so mai cosa dire.

 

Levi

   
 
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