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Autore: Oducchan    16/10/2015    0 recensioni
Il materasso è morbido contro la sua schiena, in netto contrasto con le mani del suo boss tra le gambe.
[Xanxus - Squalo]
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Superbi Squalo, Xanxus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Katekyo Hitman Reborn
Titolo: Killing me softly
Personaggi:  Superbi Squalo, Xanxus
Pairing: XanxusSqualo, 1036 (o 1029), XS 
Genere: introspettivo, erotico, angst, whatever
Avvisi: parziale/implied/nonproprio dub!con
Rating: arancione (perché dai, andiamo, la parte porno è talmente edulcorata...)
Note:
OTP otping. Boh, in realtà non mi è uscita proprio come la volevo, ma vorrà dire che farò meglio la prossima volta. Se avete dritte per migliorare non esitate a darmele nei commenti, neh, ci conto!



 
Killing me softly


Il materasso è morbido contro la sua schiena, in netto contrasto con le mani del suo boss tra le gambe. Le sue unghie che graffiano, crudeli, le sue dita che stringono, senza remora; la sua bocca si chiude sulla sua carne, mordendo l’addome, le cosce, il pube.
Eppure.
Eppure è un dolore così acuto, così sottile, da essere quasi sublime, da permeare quella soglia indistinta che la sua mente già fa vacillare e stemperarsi in un piacere assuefante, tossico nel suo lento e progressivo divenire. Si accumula nei nervi, un formicolio che parte dalla nuca e si dirama agli arti e poi ritorna tutto nel petto e scivola languido verso il suo sesso, pulsando allo stesso ritmo della mano di Xanxus attorno a lui. Si trasforma in un gemito, che gli scortica la gola.
Xanxus, contro la pelle liscia del suo inguine, sorride compiaciuto.
Poi apre le labbra, lasciando scivolare in gola il suo orgoglio, il suo sperma e quella dedizione quasi oscena che incrina la sua voce nell’articolare il suo nome.
 

Squalo si sveglia tra lenzuola arruffate e umide di sudore, attorcigliate attorno al suo corpo snello. Batte le palpebre contro i raggi del sole nascente che filtrano dalle imposte socchiuse della finestra, prima di tirarsi seduto e sbrogliare le ciocche di capelli argentei che aveva ancora incollate al viso.
L’altro lato del letto è vuoto, quasi come se non vi avesse mai riposato nessuno. Non riesce a trattenersi dall’impulso di allungare una mano a ricercare un calore che ormai si è disperso. È solo.
Come sempre.
Sente la gola stringersi di un’emozione che non può concedersi di provare. Cerca di affogarla in sé stesso tornando a sdraiarsi, chiudendo gli occhi e annegando nelle pieghe buie ancora intrise di sonno della sua mente, ignorando il dolore sordo che si sta risvegliando nel suo corpo, lì dove ferite fresche machciano la pelle chiara, lì dove ancora porta i segni del suo orgoglio lacerato.
Afferra il cuscino accanto, se lo preme sul viso. Inala.
Odora di cenere.
 

Nelle tenui luci della sera, contro il tripudio di rosso e arancio che si riflette nel cielo, il suo corpo è una linea flessuosa di muscoli, tendini e ossa, incorniciati da una coltre di fini crini color dell’argento. È un’opera così mirabile, Squalo, che Xanxus si concede di restare in silenzio ad osservare il lento muoversi del suo torace, le strie carminie sui suoi fianchi e sulle sue gambe, i lividi bluastri che gli macchiano la pelle nivea e altrimenti perfetta.
Fa un passo verso di lui.
-Non sapevo di questa tua anima esibizionista-
Squalo sussulta, voltandosi verso di lui con uno scatto violento e placandosi solo quando vede la sua espressione priva, per una volta, di collera. Il vento smuove i suoi capelli, come fossero il sipario su un proscenio di perfezione, e lo invoglia a tuffarvi le dita, lasciandoli scorrere tra di esse.
Squalo emette un grugnito di scherno.
-Che guardino, chiunque voglia vedere- professa, sicuro nella sua spavalderia. Si erge innanzi a lui, nudo e fiero, sfidando la sua autorità, e per un istante Xanxus non sa se ridere della sua ingenuità o infuriarsi per un tale affronto.
La mano risale al volto, si serra con forza attorno alla mandibola. Lo tira contro di sé, sentendo la cartilagine scricchiolare sotto la pelle spessa dei suoi guanti neri, e il suo sguardo riempirsi di un qualcosa che vorrebbe fosse timore, ma che ha più l’aspetto del desiderio.
-Nessuno deve osare posare una sola occhiata su di te, perché tu sei mio- sibila, a un palmo dal suo viso –Mio soltanto. Hai capito?-
Squalo digrigna i denti. Pare cercare di fare qualcosa, che sia morderlo o sputargli in viso, ma Xanxus aumenta la presa, imponendo il proprio corpo contro il suo, schiacciandolo contro l’inferriata del balcone.
-Hai capito?!- ripete, perdendo il proprio contegno, lasciando che l’ira gli scorra nelle vene. La sua mano brucia, brucia, la pelle che pian piano assume colore, e Squalo annuisce, una volta soltanto, prima di chiudere gli occhi e smettere di opporgli resistenza.
Quando Xanxus lo bacia, mordendogli le labbra fino a farle sanguinare e succhiandogli vorace la lingua, il cielo inizia a piangere lacrime di pioggia.
   
 
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