The socratic method
(and the sensitive House)
 

Gregory House sentiva che quello sarebbe stato un anno interessante.
Non solo perché era caposcuola e all'ultimo anno (cioè nessuno avrebbe mai potuto più aprire bocca sul suo caratteraccio o sulla sua lingua tagliente) ma per il suo nuovo insegnante di incantesimi, un tale Wilson.
Se doveva essere sincero non lo aveva considerato da subito.

Durante la cena era troppo impegnato a infastidire (con successo e conseguente espressione trionfale) il suo vicino, Foreman. Poi quando il professore aveva svolto la sua prima lezione Greg si era sentito quasi incapace di tollerare quell'uomo. Il suo tono pacato, il modo sereno in cui toglieva fuori le cose dalla sua valigetta di pelle (un altro fan delle babbanate?), il sorriso accogliente con il quale si era presentato alla classe.
Insomma perché questo sembrava essere uscito fuori da una favola per streghette?

Poi però House aveva sentito i sentimenti mutare dentro di sè, e la sua intelligenza (smisurata, se no perché sarebbe stato in Corvonero?) aveva bussato sussurrandogli qualcosa che non gli piaceva ammettere.
Lui non provava sentimenti, né tanto meno si innamorava.

Tenere a qualcuno era solo una perdita di tempo, gli essere umani sono umani perché sbagliano e lui non voleva essere l'errore di qualcuno, ancor meno di un professore. I suoi sogni però parlavano di altro.
Raccontavano di quest'uomo un paio di anni più grande, ma non in un modo fastidioso, era solo maturo, doveva essere fresco di Hogwarts anche lui. Parlavano di come egli lo accarezzasse e gli sussurrasse cose che Gregory non aveva mai concepito neanche una volta in vita sua. Questi sogni lo resero schiavo, schiavo di cercare l'attenzione di quell'uomo.

Lo salutava e cercava di scambiare quattro chiacchiere quando lo incontrava nel corridoio, e poi si offriva sempre di portargli la borsa. All'apparenza era puro e semplice cameratismo ma House dentro di sè sapeva che le buone maniere non c'entravano affatto, quando mai le aveva tenute in conto? Si era scoperto a preoccuparsi se il professore si ponesse  freddamente nei suoi confronti e la cosa preoccupante era che non sapesse darsi risposta.

Era sempre stato così bravo ad analizzare e cogliere la realtà dei fatti, si poteva dire che aveva fatto della razionalità la sua bandiera e ora cosa gli era successo? Non riusciva neanche a fare differenza tra paranoia e realtà. Per chi poi?
Una specie di mago babbanizzato e... dannatamente attraente.
Il professor Wilson era mancino, e non che fosse degno di nota o forse... Sì lo era.


Sul volto di Gregory c'era un sorriso dopo aver bussato alla porta del professore.
Egli si fece attendere poco.

-Salve House, posso aiutarla? Non ho ancora corretto i compiti.

-Sappiamo bene entrambi che ho preso minimo una E.- sputò fuori Gregory, spesso parlava così veloce e poi si rendeva conto di essere davvero una persona sgradevole. E generalmente non gli importava, ma con il professor Wilson SÌ!
lui voleva essere il migliore ai suoi occhi.

-È vero, sei uno studente brillante House.- rise divertito James Wilson.- Ora dimmi, come posso aiutarti?
-Ho dimenticato... per cosa ero venuto.
-Credo che tu stia mentendo.
-Tutti mentono, professor Wilson.
 -Sei piuttosto cinico, vero?
- Mi piacerebbe essere più carino.
- Io penso che tu lo sia.