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Autore: FlyChick    17/10/2015    0 recensioni
..."Non puoi sempre ottenere tutto quello che vuoi Shannon."
"Cos'è? Sei diventata una fan dei Rolling Stones? You can't always get what you want..." si mise a canticchiare.
"Lo sono sempre stata e lo sai. Non cambiare discorso."
Shannon prese una sigaretta. Un'altra.
"Perché fai tutto questo?" chiese lei osservandolo mentre la portava alla bocca.
"Questo cosa?"
"Questo. Fumare, bere... e tutto il resto."
"Il resto?"
"Si, portarti a letto ogni ragazza che incontri. O quasi."
"Perché? Perché lo faccio, mi chiedi? Perché é una tortura. E' una tortura Evelyn."
"Cosa?"
La guardò, meravigliato e deluso da quell'ennesima domanda di ovvia risposta...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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64.Up In Flames
-I'm A Selfish Bastard. But At Least I'm Not Alone.-

Up In Flames

Sydney,
qualche ora dopo...

"Non pensare a nulla, pensa che qui di fronte a te ci sono io."
Shannon sapeva che lei non avrebbe mai potuto seguirlo nella sua vita itinerante. Era stata molto chiara al riguardo, e lui non voleva privarla della sua vita e della sua indipendenza. Aveva capito la sua scelta come lei aveva accettato il fatto che lui non sarebbe mai stato in grado di avere una vita stabile a Los Angeles. La sua mente era nomade, la sua anima una continua viaggiatrice, ma il suo cuore quello no. Forse lo era stato in passato, sicuramente non era mai stato un santo, ma ora aveva trovato dimora. Dovunque lui andasse, qualunque timbro ci fosse sul suo passaporto, era in quegli occhi azzuri che restava il suo cuore. Andare in tour senza di lei era qualcosa di molto strano. Le luci del concerto, l'energia, la musica. E poi il buio, la solitudine, il dubbio. Come due facce della luna, quella luna tatuata sulla sua schiena. La sua pelle, i suoi capelli, ogni parte di lei era la sua ossessione quando ormai attorno a lui c'era silenzio.
"Ma ora perché pensarci?" fece Evelyn.
Dovevano vivere il presente, erano loro, loro due soli. Si appoggiò sui gomiti, coperta solamente dalle lenzuola bianche. I capelli spettinati, la luce del primo mattino ad illuminarle il viso.
Aveva ragione, Shannon non poteva fare altro che darle ragione. Ma non avrebbe accettato di separarsi di nuovo da lei, non subito. Voleva del tempo, aveva bisogno di stare con lei, di sparire per un pò dal palco e dai riflettori e di dedicarsi solo a lei.
"E quando saremo tornati da qui c'è un posto dove vorresti andare?"
Lei lo guardò stupita sorridendo.
"Che cosa vuoi dire?"
"C'è un angolo di questo mondo che ti piacerebbe vedere? Qualunque posto sia."
"Mmm..." pensò lei, "voltati."
Shannon non capì subito a che gioco volesse giocare, ma fece ciò che le aveva appena detto. Si voltò, la schiena rivolta verso il soffitto. Il globo tatuato sulla sua schiena, l'America.

Underneath your clothes there's an endless story, there's the man I chose, there's my territory.

"Qui." disse Evelyn indicando un punto sul suo tatuaggio.
"Aspetta, dovrebbe essere..." cercò di indovinare lui, "Messico?"
"No."
"Florida?"
"No, ti dò un indizio. Non è negli Stati Uniti."
"Brasile."
"No."
"Costa Rica."
"Hahaha! Ma che voto avevi in Geografia?"
"Andiamo, mi arrendo. Che cos'è?"
Lei posò tutta la mano sulla sua schiena carezzandola, osservando le linee della sua muscolatura abbronzata.
"È Cuba."
"C'ero andato vicino!" protestò Shannon.
"Volevamo andarci io, Natalia e Valerie. Siamo state in Messico da Nat insieme un'estate. Ci siamo divertite moltissimo. Mi sarebbe piaciuto ritornare da quelle parti... Ma non abbiamo mai realizzato il progetto."
"Ti piacerebbe davvero andarci?"
"Si, molto."
"E allora Cuba sia."
"Dio, Shannon. Quando la smetterai di viziarmi? Non va bene così..." scherzò lei dandogli un bacio.
"Chi l'ha detto? Ci facciamo una vacanza, ne abbiamo bisogno."
"Si, mi piacerebbe davvero tantissimo andarci con te. Ma io ho un lavoro a Los Angeles, lo sai. Ok, tra poco sarò provvisoriamente disoccupata dato che rinnoviamo il negozio, ma devo tenermi stretta il mio lavoro. Non posso fare
sempre quello che voglio purtroppo."
"Chiederò a Jared di portare Miranda a cena, funzionerà."
"No, non puoi sempre puntare su Miranda. Non è giusto nei confronti di Nat e delle altre."
"Non penso gli dispiacerà vederti felice."
"Si hai ragione, ma..."
"Bene!" la interruppe tutto contento, "Evelyn Jones ha ammesso finalmente che io ho sempre ragione. Direi che non appena metti piede a casa hai una valigia da preparare bimba. Partiamo quanto prima." e si alzò dal letto, nudo.
Lei sospirò.
"Shannon."
"Si?" si voltò lui.
Evelyn fece segno di no con la testa. Quei capelli rossi arruffati sembravano aver piantato un chiodo difficile da scardinare.
"Oh si!"
"No Shannon. Ti prego. Non ti sto dicendo di no e basta, ti sto chiedendo di aspettare. Aspettiamo le mie ferie, te lo chiedo per favore. Abbiamo già approfittato anche troppo della gentilezza, della bontà e della smania che ha Miranda per voi. Mi piacerebbe molto andare in ogni parte del mondo con te, ma dobbiamo aspettare le mie ferie. Ti prego."
Lui incrociò le braccia.
"Ti prego." disse di nuovo.
Lui sospirò, sorridendo e vedendo tutte le buone ragioni di lei nel suo sguardo supplice.
"Va bene. Come vuoi bimba." e chinandosi su di lei le diede un bacio.
"Ti amo."
"Io no, molto di più."
"Oh, ti prego. Certe frasi non si adattano al tuo essere." lo canzonò lei.
"Ah no?" e la scoprì gettando via le lenzuola, "Vediamo se riesco a trovare qualcosa che corrisponda 'al mio essere', allora."
Baci sulla coscia, sul fianco tatuato, sulla pancia.
"Hahaha, e pensi di trovarlo sulla mia pancia?"
"Mmm... dammi un altro indizio." e scese.
"Hahaha, vieni qui. Abbracciami."
Lui eseguì, coricandosi di fianco a lei e avvolgendola tra le sue braccia forti. Evelyn inspirò profondamente, godendosi il momento.
"Dimmi qualcosa."
"Che cosa?"
"Qualunque cosa."
"Perché?"
"Perché voglio sentire la tua voce."
"Hai appena detto che non sono bravo a parole, o qualcosa del genere." scherzò mordicchiandole la spalla.
"Ma non ti ho chiesto di improvvisare una poesia. Dimmi solo qualcosa. A Los Angeles spesso non ci sei con me."

Beggin' to hear your voice, tell me you love me too.
'Cause I'd rather just be alone, if I know that I can't have you.

Shannon si mise a pensare.
"Ah! Questa ti farà ridere! A sedici anni al ballo del liceo ho accompagnato una ragazza. Ma poi, insomma, è andata a finire che non l'ho riportata a casa."
Lei lo guardò confusa.
"Non dirmi che ti sei..."
"Ma no, non mi sono dimenticato. È che il giorno dopo mi sono svegliato con mia madre arrabbiata ed una nota sul comodino."
"Che cos'avevi fatto??"
"Quelli dell'ultimo anno avevano degli alcolici. In bagno. Sai com'è, a sedici anni non ci stai con la testa... E credi di riuscire a reggere l'alcol e di avere un fegato in titanio."
"Hahaha. Avrei voluto vederti negli anni del liceo."
"Anche io. Con..."
"La divisa da cheerleader, si, posso immaginare."
"Come fai a saperlo?"
"Sei un uomo."
"No, è che tu sei una strizzacervelli laureata."
"Hahaha, strizzacervelli?"
"A volte mi spaventi. Mi leggi nella mente forse? Chissà quante cose riesci a capire delle persone soltanto guardandole."
"Oddio, no. Non sono un agente segreto ne tanto meno una veggente. Sono solo una psicologa mancata."
"La psicologa mancata più sexy di tutta l'America."
"Ah è così?"
"Senza alcun dubbio."
"A questo proposito, quando il paziente si innamora dello psicologo si deve immediatamente interrompere la terapia, oltre ad ogni rapporto interpersonale. Perché il paziente, condizionato dai suoi sentimenti per lo psicologo, muta le sue constatazioni ed il suo stato d'animo. Quindi la terapia risulta fasulla. Lo sapevi?"
"Si, ma a me non sono mai piaciute le regole, 'lo sapevi'?"
Lei lo guardò dritto negli occhi.
"Lo so." e gli diede un bacio, "E sono convinta che è per questo che siamo qui. Ora."

Titolo e colonna sonora del capitolo: Up In Flames - Coldplay. Baci, al prossimo capitolo! Flychick.
  
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