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Autore: Stria93    17/10/2015    1 recensioni
- Ne vuoi parlare? - chiese piano il Dottore.
- Parlare di cosa? -
Lui alzò le spalle. - Non lo so. Voi umani amate parlare. Si può parlare di un mucchio di cose. -
prese a tenere il conto con le dita - Ehm... si può parlare del tempo, di cinema, di quanto siano buoni i bastoncini di pesce con la crema e di quanto invece facciano schifo le mele, si può parlare del perché i cravattini sono forti o, per esempio... del perché in questo momento stai piangendo. -
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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tardis

Il TARDIS fluttuava dolcemente tra migliaia di stelle che brillavano fulgide come una moltitudine di diamanti incastonati nella nera volta dello spazio aperto.
Amy, in camicia da notte e vestaglia, sedeva sulla soglia della cabina blu con le gambe che penzolavano di fuori, nella tiepida bolla d'aria che avvolgeva la macchina del tempo, unica isola d'ossigeno in quell'oceano infinito di nebulose, galassie e pianeti nuovi e sconosciuti.
I corpi celesti scorrevano lentamente sotto e sopra di lei, seguendo placidi il loro corso, del tutto ignari della sua meraviglia mentre contemplava, con i suoi occhi di umana, l'immensità gloriosa e formidabile dell'Universo.
Con un sospiro, Amy bevve un sorso di cioccolata venusiana dalla tazza fumante che teneva in grembo e schioccò le labbra, deliziata dal brivido caldo che le percorse la schiena, tornando poi ad ammirare il pacifico e silenzioso fluire della vita del cosmo intorno a lei.
Ma, quella sera, sembrava che neanche il gusto dolce e speziato di quella squisita bevanda aliena o l'amena visione dello spettacolare panorama fuori dal TARDIS riuscissero a cacciare via l'inquietudine e la sensazione di perdita che, da qualche tempo, la giovane avvertiva stringerle il cuore, come se questo fosse avvolto tra le spire di un serpente velenoso che ogni giorno aumentava un po' di più la sua morsa, logorandola da dentro.
Amy stessa non riusciva a venire a capo di quell'inspiegabile stato d'animo. A volte si sentiva vicinissima ad afferrarne il motivo, ma un attimo dopo si ritrovava al punto di partenza, sola con quello struggente senso di nostalgia e mancanza al quale non sapeva dare un nome.
Alle sue spalle, il Dottore stava trafficando con la caotica consolle di comando del TARDIS, ma lanciava continue occhiate apprensive in direzione della sua compagna.
Da quando Rory era stato risucchiato nella crepa temporale, un'ombra era calata sulla ragazza, sebbene ella non ricordasse nulla del suo fidanzato, come se egli non fosse mai esistito, e, di conseguenza, neanche della sua scomparsa.
Ma il Dottore sapeva che qualcosa nel suo animo si era spezzato in modo irreparabile. Lo vedeva chiaramente.
D'istinto, portò una mano alla tasca della giacca e sentì sotto le dita, oltre il tessuto di tweed, la superficie circolare e rassicurante dell'anello di fidanzamento: l'unico oggetto che fosse rimasto a testimoniare la presenza di Rory Williams nel mondo, nella sua vita e, soprattutto, in quella di Amy.
Forse avrebbe dovuto affidarlo a lei, ma come poteva se la giovane non conservava neppure il più effimero ricordo dell'uomo che avrebbe dovuto sposare e che aveva amato tanto?
Aveva cercato di farla divertire, di distrarla dall'inesplicabile afflizione di cui era preda; aveva acconsentito di portarla in ogni luogo e tempo ella avesse desiderato, la stordiva con le sue chiacchiere e tentava di farla ridere con i suoi modi bislacchi, ma quando il giorno volgeva al termine e con esso anche le avventure, quel fosco fantasma senza nome e senza senso tornava a tormentarla.
E il Dottore soffriva. Soffriva perché la sua Amelia Pond non era più la stessa e lui non poteva neanche dirle il perché e raccontarle di Rory; di quanto fosse buono, altruista, coraggioso e di come avrebbe fatto qualunque cosa per lei.
La ragazza emise un altro lungo sospiro malinconico, dondolando piano le gambe e avvolgendo le mani intorno alla tazza di cioccolata calda, come a volerne trarre conforto.
Per un attimo, il Dottore rivide la bambina di sette anni che aveva trascorso una nottata intera ad aspettare il suo ritorno nel giardino di casa, appollaiata sulla piccola valigia preparata in fretta con tutto l'occorrente per i magnifici viaggi che lui le aveva promesso.
Fu preso dalla tenerezza e, lentamente, raggiunse l'ingresso del TARDIS, sedendosi accanto a lei. Non disse nulla, ma con Amy non aveva mai avuto bisogno di fiumi di parole. Lasciavano che fossero i piccoli gesti o gli sguardi a parlare per loro. Si capivano.
La giovane gli rivolse un lieve sorriso, felice della presenza dell'amico accanto a lei, dopodiché si portò nuovamente la tazza alle labbra, chiudendo gli occhi ed esibendo una buffa espressione di beatitudine, un po' forzata.
Era fatta così Amelia Pond: sempre pronta a relegare in un angolo ciò che avrebbe potuto farla apparire fragile agli occhi degli altri.
- Mmm. Avevi ragione. Questa cioccolata venusiana è davvero fantastica. -
Il Dottore rise e le fece l'occhiolino. - Certo che lo è! Te l'avevo detto. Nessuno sa fare il cioccolato come i venusiani; non per niente voi terrestri lo chiamate il pianeta dell'Amore. -
Amy si unì alla sua risata e, per un attimo, parve di nuovo la giovane spensierata e ansiosa di abbandonare la routine quotidiana che la notte prima del suo matrimonio aveva seguito un eccentrico alieno con un cravattino e un cacciavite luminoso dentro una cabina telefonica della polizia più grande all'interno che poteva viaggiare nel tempo e nello spazio, ma, subito dopo, l'espressione del suo viso tornò ad incupirsi, e i suoi occhi si velarono di nuovo di tristezza, come se fosse calata una tenda scura dietro le sue iridi color dei boschi lussureggianti e rigogliosi della Scozia.
- Ne vuoi parlare? - chiese piano il Dottore.
- Parlare di cosa? -
Lui alzò le spalle. - Non lo so. Voi umani amate parlare. Si può parlare di un mucchio di cose. -
prese a tenere il conto con le dita - Ehm... si può parlare del tempo, di cinema, di quanto siano buoni i bastoncini di pesce con la crema e di quanto invece facciano schifo le mele, si può parlare del perché i cravattini sono forti o, per esempio... del perché in questo momento stai piangendo. - concluse, abbassando un po' la voce.
- Ma io non sto... -
Istintivamente, Amy si portò una mano agli occhi e le sue dita intercettarono una gocciolina calda e salata, che rimase a luccicare malinconicamente sul suo polpastrello come una perla.
La ragazza fissò quella piccola lacrima, stupita e confusa dal fatto che provenisse proprio da lei.
Perché stava piangendo? Non ne aveva la più pallida idea e questo la spaventava.
- Non capisco. - disse piano, volgendosi di nuovo verso il Dottore. - Non è la prima volta. Perché mi succede... questa cosa? -
Il Signore del Tempo si morse il labbro inferiore, come se fosse indeciso su cosa rispondere. Alla fine sospirò e asciugò con delicatezza una nuova lacrima dalla guancia rosea della ragazza, fissandola intensamente negli occhi umidi in cui si specchiava l'immagine tremolante di tutte le stelle che li circondavano.
- Dottore, ti prego. - insistette lei, prendendogli la mano per scostarla gentilmente ma con decisione dal suo volto. - Se lo sai, dimmelo. Voglio saperlo. -
Sulle labbra dell'alieno comparve un mesto sorriso. Amy avrebbe preferito mille volte sentire una verità scomoda piuttosto che una bugia rassicurante. L'apprezzava anche per questo, per il suo coraggio nel guardare in faccia la realtà e affrontarla, senza mai cercare inutili sotterfugi.
Ma non poteva rivelarle ciò che sapeva, non quella sera almeno. In quella situazione, era proprio a lui che tale coraggio mancava.
- No, Amy. Ne so quanto te. Mi dispiace. -
La ragazza annuì, un po' delusa. Sperava davvero che il Dottore potesse avere una risposta a quel suo misterioso malessere. Il Dottore aveva sempre una risposta per tutto.
Gli si fece un po' più vicina e appoggiò il capo sulla sua spalla. In nessun altro luogo avrebbe mai potuto sentirsi più al sicuro. Oppure no?
Stranamente, negli ultimi tempi, la giovane aveva la sensazione che, da qualche parte nel suo passato, un'altra persona fosse stata in grado di farla sentire così bene, ma, ogni volta che provava a visualizzare il suo viso, questo le sfuggiva inesorabilmente, come quando si cerca di ricordare un vecchio sogno ormai sbiadito, perso tra le fitte nebbie della memoria.
- È strano. - cominciò, rivolta più a se stessa che al Dottore. - Tu mi hai mostrato i posti più disparati nel tempo e nello spazio, luoghi che non avrei mai neanche potuto sognare, cose meravigliose che nemmeno immaginavo potessero esistere, eppure è come se una parte di me fosse costantemente in cerca di qualcosa. Come se tutto l'Universo e le sue meraviglie non bastassero a riempire un vuoto che è sempre lì e si fa ricordare ogni volta che non sono troppo impegnata a correre con te per sfuggire al mostro di turno. -
Ci fu un istante di silenzio, smorzato solo dal sommesso ronzio dei motori del TARDIS.
- Penserai che tutto questo sia ridicolo, vero? La piccola Amelia Pond, sempre intenta a cercare di afferrare qualcosa che non sa neanche lei. -
- No, non è ridicolo. -
Amy sollevò la testa e incrociò lo sguardo del Dottore che, con sua grande sorpresa, la guardava serissimo, con quei suoi occhi giovani e, al contempo, antichi quanto l'universo stesso, attraversati dalla famigliare vena di amarezza che si manifestava in certe occasioni, forse addirittura più accentuata del solito.
- Ho viaggiato parecchio, Amy. Più di chiunque altro abbia mai fatto, perfino tra la mia gente. Ho visto stelle nascere e morire, ho assistito all'alba e al declino di intere civiltà, e se c'è una cosa che ho imparato è che, a volte, l'unica spiegazione è che non c'è una spiegazione. Bisogna solo andare avanti e avere speranza nel futuro. -
La giovane lo guardava con insistenza, come a chiedergli di proseguire, a supplicarlo di darle almeno una risposta che non prevedesse solo l'affidarsi ciecamente alla speranza.
- Troverai ciò che stai cercando, Amy, qualunque cosa sia. -
La ferma sicurezza con cui il Dottore aveva pronunciato quelle parole, come una profezia che certamente si sarebbe avverata per il semplice fatto di essere stata formulata a voce alta, riuscì miracolosamente a rincuorarla e, all'improvviso, si accorse di avere un gran sonno.
- Be', per oggi basta con questi discorsi. Penso proprio che me ne andrò a letto. Buonanotte Dottore. -
Lui sorrise, l'attirò a sé con un braccio e le premette dolcemente le labbra sulla fronte. - Sogni d'oro, Pond. -
Stupita e insospettita da una tale esternazione di affetto, Amy si ritrasse e fissò l'amico con circospezione, cercando di cogliere il motivo di tutta quell'insolita tenerezza. Il Dottore non le riservava quasi mai gesti come quello, ma ultimamente erano diventati piuttosto frequenti. Fin troppo per non notarli.
- Che c'è? - domandò lui, a disagio sotto lo sguardo inquisitorio della compagna.
- Sei gentile, lo sai? -
Il Signore del Tempo si schiarì la voce e si sistemò il cravattino, come faceva sempre quando era nervoso. - Be', grazie. Faccio del mio meglio, anche se non è sempre facile. Una volta, per esempio, mi trovavo agli anelli di Saturno e c'era questo tizio... -
- No, intendo dire che c'è un non so che di strano. Non è da te comportarti così. -
Il Dottore iniziava a sudare freddo, messo alle strette da quelle dichiarazioni sempre più incalzanti.
- Dottore? Non è che, per caso, mi stai nascondendo qualcosa, vero? -
- Non so di che cosa tu stia parlando, Amelia. E ora fila a dormire. Quando ti sveglierai andremo a visitare la quinta luna di Cindie Colesta e allora sì che ci divertiremo. -
Amy non sembrava ancora del tutto convinta, ma, almeno per quella sera, rinunciò a discutere, limitandosi a fare spallucce, dopodiché si alzò per dirigersi in camera sua.
Il Dottore rimase seduto sulla soglia del TARDIS e la seguì con lo sguardo fino a quando non fu certo che se ne fosse effettivamente andata.
Con accortezza, estrasse l'anello dalla tasca e se lo rigirò tra le dita, come soleva fare sempre più spesso negli ultimi giorni.
Il piccolo solitario incastonato nella montatura catturò i riflessi argentati delle stelle, baluginando.
Il Dottore non sapeva per quale motivo avesse rivolto ad Amy quelle parole tanto fiduciose quando lui per primo era perfettamente a conoscenza del fatto incontrovertibile che ella non avrebbe mai più potuto ricongiungersi a Rory, l'unica persona in grado di riempire il vuoto di cui la giovane aveva parlato.
- Stupido, vecchio Dottore. -
L'ultima cosa che voleva era darle false speranze, ma non era sempre stato questo il suo ruolo? Non era forse l'inguaribile ottimista? Non era il sognatore dei sogni più improbabili?
Nei suoi nove secoli di vita aveva imparato che l'Universo è grande, vasto, complicato e ridicolo e, a volte, anche se molto raramente, accadono cose impossibili che chiamiamo miracoli.
Perché mai quella volta avrebbe dovuto essere diverso? Perché Amy e Rory non avrebbero potuto avere il loro miracolo?
In quell'istante, lo scintillio dell'anello tra le mani del Dottore sembrò quasi un invito a non abbandonare quella remota speranza.





Da Stria93: Ciao a tutti, Whovians!
Questa è la mia seconda pubblicazione in questo fandom, anche se la prima è stata una drabble.
Che dire... sono una fan accanita di Amy e Eleventh. Il loro rapporto è qualcosa di unico e speciale che mi ha sempre affascinata ed emozionata tantissimo.
Avrei voluto vedere di più del difficile momento della quinta stagione in cui lei non ricorda nulla di Rory e così ecco sfornato questo breve scritto pre 5x11.
Non ho resistito all'idea di inserire, verso la fine, le due citazioni. Mi sembrava che stessero bene col contesto generale.
Spero davvero che questa shot vi possa piacere. Ringrazio tantissimo chiunque leggerà e, ancora di più, chi volesse farmi un grandissimo regalo lasciandomi il suo parere. :)
Alla prossima, Sweeties! Baci!

  
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