Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: TonyCocchi    19/10/2015    6 recensioni
Uno di quei triviali dilemmi che dividono tutte le persone in due blocchi contrapposti, impegnati in un infinito e innocuo confronto senza quartiere. Pure Levi ed Hanji si trovavano su due lati diversi della barricata: ma chi dei due sarebbe stato capace di spuntarla in un confronto diretto?
"Mi chiedevo solo come mai bevi sempre quella orrida roba nerastra."
"E tu perché bevi sempre tè?"
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji, Zoe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
snk tè caffè

Ehilà, rieccomi! Ho davvero un'ispirazione una dopo l'altra in questo periodo: è già la terza storia che pubblico in una settimana! Stavolta è stata una folgorazione: ho iniziato di punto in bianco a pensare a un incipit, le parole nella mia mente si combinavano l'una dopo l'altra, e d'improvviso mi son detto che dovevo assolutamente iniziare a scrivere per non perderle, e così ho fatto! Così è nata questa mia nuova LeviHan (la seconda, se vi siete persi la prima, "Lei non deve piangere", cercatela nella mia gallery ^__°), estemporanea e in fondo molto semplice, ma spero vi risulti comunque gradita.

Buona lettura!


PS: Per quanto mi riguarda, viva il caffè! XD




Durante le giornate piovose, quando non era possibile mettere in atto alcun esperimento, Hanji Zoe impiegava il suo tempo a pensarne e progettarne di nuovi. Il suo desiderio di rispondere a domande vecchie e nuove, di volta in volta partorite dalla sua vulcanica ed avida mente, non conosceva ostacoli o soste.

Quel pomeriggio, Levi aveva deciso di farle compagnia. La "compagnia" del caporale era da intendersi nel suo stazionare nella stessa stanza con lei, in silenzio, leggendo, riflettendo, guardando fuori dalla finestra: per Hanji, che quando assorta nelle sue titaniche elucubrazioni non avrebbe prestato attenzione neanche a un terremoto, era quindi il tipo di compagnia ideale. Non era un ignorarsi reciproco, quanto piuttosto un lasciarsi vivere così come si era, in piena e reciproca accettazione: come diventare l'uno il sottofondo dell'altro.

Se la stavano cavando egregiamente quando il buon Moblit, impagabile per la sua solerzia, e la sua capacità di aver resistito come attendente del comandante Zoe per così tanto tempo laddove ne avrebbe già fatti scappare a centinaia, entrò con un vassoio. Salutò col dovuto rispetto i suoi superiori, lo poggiò sul tavolo e se ne uscì: su di esso, una caraffa metallica di caffé con un tazzina di ceramica, e un servizio da tè ben parato, con una bella teiera di porcellana bianca che fumava dal beccuccio.

I due si servirono subito; mentre per Levi il té rappresentò un interruzione del suo far niente, Hanji visse il caffé in perfetta continuità col suo incessante lavorio, una mano scriveva, l'altra portava la tazzina alla bocca.

Seduta alla scrivania, era già passata a riempire il suo terzo foglio bianco con appunti di pensieri, schemi e scarabocchi di tecniche con le quali mettere in pratica le fantasie che l'avrebbero condotta alle verità del reale che agognava di scoprire.

Levi aveva già provato a buttarvi l'occhio, non senza un certo timore reverenziale, il quale non era stato affatto disatteso. Se avesse avuto per le mani una stanza disordinata quanto uno di quei fogli, su cui aveva e continuava a scribacchiare, frenetica come un cavallo imbizzarrito, non si sarebbe neppure sprecato a tentare di pulirla: l'avrebbe rasa al suolo con le sue mani per costruirla direttamente da capo. All'infuori delle poche parole che gli risultavano leggibili in quella grafia frettolosa, era riuscito vagamente a scorgere progetti per macchinari che venivano testati su accondiscendenti titani stilizzati, e a notare, in quanto spiccavano più di ogni altra cosa, dei suoi buffi autoritratti caricaturiali qui e là negli angolini.

Quando poi aveva iniziato a bere quell'intruglio nero era addirittura peggiorata: il ritmo del picchiettio della matita era aumentato, la sua faccia era un caotico avvicendarsi di grugni seccati e sorrisi entusiasti, la sua bocca, tra una lunga sorsata e l'altra, emetteva ora sospiri meravigliati ora piagnucolii delusi. Ormai la sua pazzia viaggiava a un ritmo forsennato, a briglia sciolta, e i nervi di Hanji erano tutti tesi, nel tentativo di star dietro a quella mente ben più rapida della mano che scriveva e abbozzava: quella bevanda alla fin fine si dimostrava all'altezza della sua fama.

Il caffé, pensò Levi, era una bevanda rara fin da prima che, perduti gli immensi territori del Wall Maria, si fu costretti a riconvertire molte colture, incluse quelle del suo adorato té, per poter riuscire a sfamare la popolazione concentratasi in uno spazio minore.

Il motivo era che non erano in molti a berla, e lui ne vedeva appieno il motivo: al di là dei suoi sconcertanti effetti, ancora più dannosi nelle persone sbagliate, come quella che aveva di fronte, non capiva come si facesse a bere qualcosa di così amaro e per giunta con un colore così poco invitante quale il nero. Come bere fanghiglia.

Per questo non si stupiva più di tanto che ad Hanji piacesse tanto, semmai stupito lo sarebbe stato del contrario: lei, così assurda, non poteva che avere dei gusti assurdi, che si addicessero a quel suo modo di essere. Gusti particolari per la persona più particolare che conosceva, che confermassero il suo essere diversa, e contribuissero a quel suo fascino eccentrico che non riusciva a non riconoscerle.

Si inebriò dell'aroma fiorito del suo tè, dal tenue colorito ambrato, avvicinò la tazza con quel suo modo di fare, prendendone il bordo tra le dita, e si scottò anche lui le labbra. Non v'era dubbio in lui: la sua scelta, pur conformista, restava quella più sensata, dato che non ci poteva assolutamente essere confronto tra quelle due bevande. Eppure, volle provare ad intavolarlo quel confronto.

"Oi..."

Dovette chiamarla finanche una terza volta perché riuscisse a farle alzare la testa.
"Oh? Si, cosa c'è?"

"Nulla di che. Mi chiedevo solo come mai bevi sempre quella orrida roba nerastra."

"E tu perché bevi sempre tè?"

"Perchè mi piace."
"Ecco." -gli diede risposta.

"So che i gusti non si discutono, eppure proprio non arrivo a capire come si possa preferire un orrido brodo nero al mio tè: il colore è migliore, il sapore è migliore, ce ne sono tante varietà e quindi tante note differenti..."

Il fatto che avesse posato la matita sulla scrivania significava che la discussione l'aveva presa, o quantomeno l'aveva infastidita: "Guarda che è così anche per il caffé." -ribatté.

Levi abbozzò una smorfia di scetticismo: "Sempre nero e amaro rimane."

"Ci puoi sempre mettere lo zucchero." -scrollò le spalle, e poi ridacchiò- "Sai, non stento a credere il caffè ti stia antipatico dal colore, a te che vuoi sempre che tutto sia lindo, pinto e immacolato!"

"Non l'avevo ancora vista da quest'altro punto in effetti." -concordò lui, bevendo un altro sorso. Era pronto a scommettere lasciasse pure macchie difficili da togliere.

Hanji lo osservò mentre beveva, sistemandosi una ciocca, sudaticcia per l'immane sforzo creativo, via dalla fronte: un piccoletto in ordine impeccabile dal taglio di capelli agli stivali lucidi, dal portamento perfetto, l'espressione severa, e una elegante tazzina di porcellana incollata alle labbra.

Guardò quell'insieme e sorrise: "Proprio da te."

"Oh, anche il caffè è molto da te se è per questo. Fa partire il cervello, lo sanno tutti." -non necessariamente per verso bei posti, pensò di aggiungere- "Perfetto per restar alzati tutta la notte a fantasticare e progettare, dico bene?" -chiese ironico, alzando e guardando distrattamente uno dei fogli sparsi sul tavolo.

"Oh, si, un valido aiuto, anche se non ne avrei bisogno per stare su tutta la notte." -disse la donna che non temeva nè titani nè borse sotto gli occhi.
"Si, Eren può confermarlo." -annuì.

"Come hai detto tu il caffè è proprio da me, e in ogni caso a me piace tantissimo: il suo solo odore ti riporta in vita, come una scarica d'adrenalina; il suo sapore, quando è bello carico, non vuole più sapersene di andarsene dalla tua bocca!" -lo glorificò, da brava caffeinomane.

Levi storse la bocca: "Non solo è brutto e amaro, ti resta pure appicciato."

Ormai coinvolta, Hanji si appoggiò a un gomito e lo guardò con un ghigno di sfida: "Allora sentiamo, caro il mio piccolo lord" -lo apostrofò, in barba alle sue origini di malvivente della Città Sotterranea (e alla sua statura)- "Che avrebbe di tanto speciale il tuo bel tè?"

"Non è speciale, è una bevanda come le altre, solo che io non la scambierei con nessuna di esse."

"In special modo non la scambieresti col mio caffè però, a quanto pare."

"Non so che farmene di una bevanda che ti rende dipendente e per giunta nervoso, tutto qui."

"Ti sembro nervosa?"
"Nervoso, nevrotico, accelerato, schizzato, usa il termine che preferisci. Tu poi lo sei già di tuo, non oso pensare che succederebbe se mai esagerassi.

Provò comunque ad immaginarsi quella stanza imbiancata da decine e decine di fogli sparsi d'appertutto, e una pazza furiosa, immersa in un demoniaco estro creativo, dietro la scrivania a ridere e produrne altri.

Nella realtà, al contrario delle sue previsioni, anziché indispettarsi e negare, Hanji stava ridendogli in faccia: "Chissà... Il tuo tè invece è diverso?"
La fissò con uno sguardo da incenerire reclute e soldati esperti e le rifilò un "Naturalmente." deciso e pesante come un macigno.

Finì con immenso piacere la sua tazza e la posò sul vassoio; Hanji lo stava ancora fissando con la stessa espressione divertita, e un pò sadica, di chi non ha ancora giocato la sua carta migliore.

"Il tè è sempre stato una mia passione, e, all'infuori delle missioni esplorative, non so rinunciarvi: una bella tazza di tè caldo e profumato è quel che ci vuole per distendermi i nervi. Ogni volta sento il suo sapore unico e delicato mi calmo, mi sento più lucido se voglio pensare e più rilassato se ho voglia di appisolarmi. Di certo ammetterai che una bevanda con queste proprietà fa più bene al corpo e alla mente di una che ti trasforma in un dipendente esagitato."

Levi sentì freddo sul collo. Come mai, guardandola, aveva la sensazione di aver messo il piede in trappola? Nei suoi occhi castani adesso gli sembrava di scorgere sé stesso inerme in una rete.

"Che diavolo hai da ridere adesso?"

"Oh, nulla, Levi, sono contento per la tua passione e per lo stato di grazia che raggiungi grazie alla tua bevanda preferita."

Falso allarme forse?

"Di certo però tu saprai che la caffeina e la teina, i principi attivi contenuti rispettivamente nel caffè e ne tè, fanno parte della stessa classe delle xantine metilate e pertanto posseggono proprietà farmacologiche del tutto identiche, quindi entrambe le bevante sono in realtà degli stimolanti del sistema nervoso capaci di dare assuefazione."

"..."

"O, detto in maniera più semplice, il tuo tanto decantato tè e il mio terribile caffè sono praticamente cugini. Però tranquillizzati, l'esperienza dimostra che, anche bevendo sempre tè, non corri per nulla il rischio di perdere la tua proverbiale calma e inespressività da pesce lesso. Quanto alla dipendenza... ne bevi parecchio, vero? << Non so rinunciarvi >>..."

"......"

Altro che falso allarme: un colpo tremendo!

Il sorriso di Hanji si allungò da un orecchio all'altro: "Ti senti bene? Un pò di caffé per riprenderti?"

Levi batté le mani sulla scrivania e la fissò torvo da un palmo dal naso, senza che la donna battesse ciglio.

"Non provare mai più a confondere il mio tè con la tua brodaglia!" -ringhiò.

"Va bene, accetto la tua ammissione di sconfitta. È stato un piacevole contraddittorio, dovremo averne degli altri qualche volta."

Levi inspirò nervosamente e si ritrasse.

Dannatissima quattrocchi saccente, lei e le sue approfonditissime conoscenze! Non si demolisce a quel modo l'immagine che uno ha della propria bevanda preferita!

Che nervi!

Gli ci voleva proprio un'altro pò di tè.

Tenne il coperchio della teiera con una mano e con l'altra si versò un'altra tazza.

<< Nulla di meglio di un eccitante per frenare i bollori, vero? >> pensò di rincarare, ma, alla fine, pensò e basta.

Levi non era il tipo che avrebbe perso le staffe per un gioco come il loro, ma, in quello stato, un'altra parola e non si sarebbe fatto scrupolo di rovesciarle in testa il pur venerato e bollente contenuto della sua tazzina.

E non le andava di surriscaldare troppo una testa già disastrata come la sua!

Una sferzata di pioggia fece un gran rumore sui vetri della finestra.

Levi annusò le spire di vapore che salivano verso il suo viso.

Hanji poggiò ambo le mani alla caraffa di liquido nero, gioendone del bel calore.

"Con questo tempaccio è l'ideale, eh?"
"Già."

Fecero i due, riferendosi a due cose diverse: l'importante era essere concordi nel farlo.




Dovete sapere che, essendo studente, capita spessissimo che le mie ispirazioni sopraggiungano durante lo studio, che finisce puntualmente a farsi friggere per assecondarle... XD
Questa però è la prima volta che le mie conoscenze mediche contribuiscono di fatto a una mia storia! Finalmente una loro rivincita, se vogliamo ^__°

Come avete visto è una fanfic molto semplice, senza grandi pretese, spero comunque vogliate intenderla un pò come una piccola pausa che vi siete fatti insieme a questi due grandiosi e adorati personaggi!

Se vi è piaciuta, commentate!

Alla prossima!


PS: in realtà il tè è effettivamente più sano del caffè, contiene vitamine, calcio, zinco magnesio, antiossidanti... Io però continuerò sempre a preferire il secondo XD

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: TonyCocchi