Chapter III
Il
cuore di Rin parve fermarsi per un istante, i suoi occhi non
riuscivano a staccarsi da quella figura maschile che aveva sostituito
il suo riflesso, mentre questo continuava a sorridere con un sorriso
identico a quello della ragazza.
Non
capiva cosa significasse, si chiese di nuovo perché le
assomigliasse
così tanto e cosa ci facesse all'interno del suo specchio;
puntò lo
sguardo verso la mano destra e con la sinistra si pizzicò un
lembo
di pelle, con la speranza di risvegliarsi da quell'assurdo sogno.
“Non
stai sognando!”
incalzò il
giovane, distraendola dai suoi pensieri. Rin non lo aveva notato, ma
mentre lei cercava di fare ordine tra i suoi pensieri, lui si era
seduto con le gambe incrociate e le mani poggiate sulle ginocchia. Il
suo sguardo era di nuovo puntato sulla sua figura, ma questa volta il
giovane evitò le sue gambe avendo notato la reazione di Rin.
“C-Chi
sei?” chiese in un sussurro appena percettibile.
“Te
l'ho già detto, sono un mago venuto apposta per te!
Esaudirò tutti
i tuoi desideri, basta solo che tu dica una parola!”
“Come
f-faccio a crederti?” La mano di Rin si avvicinò
inconsciamente
verso la lastra di vetro, verso la gamba destra del misterioso mago,
il cui sorriso le ricordò il suo di quando la sua vita
andava a
gonfie vele. Provò uno strano senso di nostalgia nel vedere
quel
viso, le tornò alla mente il periodo precedente alla sua
malattia e
sentì gli occhi inumidirsi: sentì crescere forte
la nostalgia e i
ricordi ripresero a riaffiorare, soprattutto quelli legati alla
separazione dei suoi genitori, i cui litigi parevano aver aperto una
voragine nel suo cuore.
“Così!”
rispose il ragazzo, che con un movimento leggero della mano
indicò
un punto alle sue spalle, dove sedevano le sue amate bamboline di
pezza.
La
ragazza si voltò in quella direzione e vide la figurina di
Miku
muovere le piccole braccia di stoffa per mettersi in piedi e andare
verso Kaito. Gli occhi della ragazza si spalancarono, seguendo il suo
piccolo alter ego muoversi goffamente e aiutare il suo amichetto
ad alzarsi. Queste si mossero poi verso le altre due e le presero per
mano, invitandole ad alzarsi e a unirsi al loro gioioso girotondo.
Tutte
e quattro parevano divertirsi un mondo, ridere e scherzare, cosa che
Rin invidiò moltissimo. Si voltò quindi verso il
suo misterioso
ospite, le cui mani si muovevano come quelle di un direttore di
orchestra, e si morse il labbro inferiore, incerta su cosa dire o
fare.
Avrebbe
urlato e chiesto aiuto? E se fosse accorso qualcuno, cosa avrebbe
detto? Che c'era un ragazzo dietro lo specchio che ha animato le sue
bambole con la magia?
Se avesse mai raccontato quelle cose a qualcuno, sarebbe stata
probabilmente presa per pazza. Se non riusciva nemmeno lei a
crederci, come avrebbero potuto gli altri?
“Allora,
non dici niente?” chiese il
riflesso, pacato.
“Sei
davvero un mago...”
Rin
mormorò quelle quattro parole più a se stessa
come se cercasse di
auto-convincersi, più che rispondere al giovane di cui non
sapeva
nemmeno il nome. Glielo avrebbe chiesto? Per un attimo pensò
che non
sarebbe stato importante, si disse che presto o tardi si sarebbe
risvegliata da quel sogno e che presto lo avrebbe dimenticato, oppure
che tra un paio di minuti quella sua allucinazione sarebbe finita e
la sua vita sarebbe tornata al suo corso naturale, ma ci
provò lo
stesso perché quella situazione aveva un non so che di
piacevole e
stimolante.
“C-Come
ti chiami?”
Le
bambole iniziarono ad avvicinarsi alla ragazza, tutte e quattro si
tenevano per mano, mentre i loro volti cuciti si contraevano in un
dolce e amichevole sorriso, tutto per la loro amata padroncina. La
figurina di Luka fu la prima ad avvicinarsi e le poggiò la
manina di
stoffa sulla caviglia, accarezzandola piano. Per la prima volta dopo
anni, Rin rise di gusto e non si sentì a disagio, non ebbe
nemmeno
paura di quello strano contatto perché quello era
ciò che aveva
sempre desiderato dal più profondo del suo cuore. Quel
giovane, in
quell'unico istante, era riuscito a renderla più felice di
qualunque
regalo le abbiano mai fatto i suoi genitori da quando si era
ammalata.
“Sono
felice di averti fatto sorridere... Io mi chiamo Len!”
Le
labbra di Rin si contrassero nuovamente, mentre un tenue rossore le
colorava le guance pallide come porcellana. Mentre le bamboline le
giravano intorno, guardando Len, sentì il cuore iniziare a
batterle
più velocemente e un brivido percorrerle la spina dorsale.
Per
quanto il balletto dei suoi unici amici fosse coinvolgente e
spensierato, non riusciva a distogliere gli occhi dal volto di quel
ragazzo, che sussultò sentendosi osservato.
Il
giovane piegò la testa di lato, sbirciando la ragazza che
aveva
rivolto nuovamente i suoi occhi al piccolo quartetto di stoffa. Len
bussò sulla lastra di vetro e cercò di attirare
la sua attenzione.
“S-Sì?”
chiese colta alla sprovvista.
“Non
mi hai ancora detto il tuo nome!”
“S-Scusami!
I-Io sono Rin...”
“Piacere
di conoscerti, Rin! Allora, cosa desideri?”
Ancora
quella domanda a cui la ragazza non sapeva dare una risposta. Aveva
passato notti intere a pensare a cosa desiderasse davvero, spesso
passava le ore a fissare le stelle, quelle poche che riusciva a
vedere oltre la coltre di nuvole, esprimendo desideri che ora, di
fronte a Len, non ricordava più. Scosse quindi la testa, con
gli
occhi di nuovo sul punto di riempirsi di lacrime a causa della
confusione, ma decise di farsi forza e si riempì i polmoni
della
solita aria di tutti i giorni.
“H-Ho
sempre vissuto d-da sola... Diventeresti... Mio amico?”
Len
annuì, sul viso il suo sorriso continuava a splendere come
fosse un
sole, poi la sua mano si poggiò sulla lastra di vetro, in
attesa che
Rin facesse qualcosa. La ragazza avvicinò le dita verso
quella mano
e la sfiorò titubante, aspettandosi di avvertire il freddo
dello
specchio, ma incredibilmente sentì un calore mai provato
prima.
Il
cuore accelerò di nuovo e, per un istante, lei ebbe
l'impressione
che lo specchio si dissolvesse e che Len le afferrasse la mano, ma
ciò non accadde. Fu allora che avvertì una specie
di brivido,
simile ad un buon presentimento secondo il quale la sua vita sarebbe
esponenzialmente migliorata.
“Guarda!
Guarda come splendono le stelle!”
fece poi il ragazzo, quando notò Rin fissare intensamente la
sua
mano, come fosse rimasta incantata da qualcosa che non aveva nulla di
magico. La ragazza alzò di scatto la testa e il cielo che
vide la
lasciò senza parole. Non si era nemmeno resa conto che la
notte era
calata da un pezzo, che dietro alla coltre di nuvole si fosse alzata
una splendida luna piena, che per la prima volta illuminava la sua
stanza di quella tenue luce argentea.
“Bella,
vero?”
“Questo
è opera tua?” chiese sorpresa e felice, come
avesse appena
ricevuto un bellissimo dono.
Len
annuì e ancora, con le mani, trovò un modo per
sorprendere e
stupire la giovane donna che aveva davanti. Per lei pareva che il
mago si divertisse un mondo nel mostrarle questa volta dei fiori, che
sbucarono e sbocciarono dalla parete accanto allo specchio su cui era
disegnata la sagoma stilizzata della pianta. Tutto pareva un sogno,
le cose più assurde si stavano avverando sotto ai suoi occhi
e un
pensiero sfrecciò tra gli altri rivolti alle meraviglie di
quel
giovane.
Egli
aveva lanciato una magia di cui non le importava la provenienza,
né
tanto meno le motivazioni che lo avevano spinto a compiere un gesto
simile, ma sentì che qualcosa aveva iniziato a muoversi, non
solo
dentro di lei, ma tutto intorno, come se la sua stessa vita si fosse
preparata ad un grande cambiamento.
“Puoi
d-davvero esaudire tutti i miei desideri?”
“Certo!
E immagino di sapere cosa vorresti!”
*****
Len
si guardava attorno
nella stanza vuota, illuminata appena dalla luce di una luna
seminascosta dalle nuvole. Il ragazzo sedeva a terra in quella
dimensione a cui ora apparteneva, in bilico tra il suo mondo e quello
di Rin, dove la legge degli opposti sembrava non vigere. Se ne era
infatti accorto, la ragazza sorrideva di fronte a lui, mentre lui
faceva la stessa cosa. Ne fu piacevolmente sorpreso, ma allo stesso
tempo lo confuse. Era davvero sicuro di averle fatto del bene? Oppure
quello che aveva visto era causato semplicemente dalla sua presenza?
“Alla fine, non
importa poi così tanto!” fece al buio che lo
avvolgeva. Rin
dormiva profondamente e lui aveva l'occasione di fare quello che
voleva. Len provò a chiudere gli occhi, con la speranza di
riuscire
a dormire e recuperare le forze, ma sentì che la cosa non
gli era
possibile.
“O non mi è
concesso?”
Probabilmente non era
ancora abbastanza stanco, perciò estrasse dalla tasca dei
pantaloni,
nascosti dal caldo mantello nero, il misterioso orologio da taschino.
Fece scattare per l'ennesima volta il meccanismo e osservò
le
lancette che continuavano a procedere nel loro eterno giro. Il
giovane chiuse allora gli occhi, ripensando alla fatidica notte in
cui aveva acquisito quei poteri in grado di rendere felice Rin.
Lo
strano giocatore del
destino si era inchinato, consegnando a Len un mantello apparso
magicamente tra le sue mani da scheletro, illuminate anch'esse dalla
luce della luna. Aveva detto che quel pezzo di stoffa possedeva un
grandissimo potere, utilizzabile solo in quella dimensione in bilico
che aveva chiamato Limbo. Il ragazzo aveva poi
chiesto come
doverlo usare e lui non aveva detto niente, perché secondo
lui il
giovane avrebbe subito capito come fare.
“La
magia non ha bisogno di spiegazioni! Saprai farcela, ma vuoi davvero
rinunciare alla tua vita?”
Quella domanda aveva
spaventato Len nel più profondo del suo cuore e si
ritrovò un
groppo in gola, che non gli permise di rispondere immediatamente.
L'ospite ghignò e annunciò trionfante che il
giovane imprenditore
avrebbe perso la sua libertà fino allo scadere del tempo,
che
avrebbe dovuto lasciare la madre e sparire nel nulla. Infatti, nel
suo mondo, il tempo avrebbe continuato a scorrere e lui sarebbe
sparito, causando problemi a tutti, come se la fortuna avesse
abbandonato la sua vita di tutti i giorni.
“Allora, ci stai
ripensando?”
Di nuovo Len venne
colto alla sprovvista dal misterioso uomo dello specchio e questa
volta non poté fare a meno di aggredirlo: per quanto volesse
salvare
Rin dalla dannazione in cui l'aveva gettata a causa del suo egoismo,
continuava a provare un profondo odio per quella persona. Il giovane
era scattato in piedi come un fulmine e si era avvicinato all'uomo,
che però svanì prima che le sue dita lo
raggiungessero.
“Di qua, amico mio!”
“Non sono tuo amico!”
rispose il ragazzo girandosi.
“Non mi aspettavo
fossi tanto arrabbiato... Vuoi rinunciare e riprendere le redini
della tua vita? Sei liberissimo di farlo, se lo desideri...”
Len si morse il labbro,
insicuro sul da farsi, poiché l'unica conseguenza alla sua
rinuncia
sarebbe stata la dannazione della giovane oltre lo specchio. L'aveva
vista ed era stato testimone della sua vita, anche se solo per poche
ore: solitudine, rancore, paura. Queste cose avevano smosso il cuore
del giovane, la crudeltà del destino di Rin aveva fatto
vacillare la
sua anima e sentì che non sarebbe stato in grado di vivere
con un
tale peso sulle spalle, nonostante quelli che aveva dovuto sopportare
da solo nel suo mondo. Per un paio di secondi, lasciò i suoi
pensieri rinchiusi nella sua testa e rimase in silenzio, ponderando
ogni prossima mossa.
Intanto l'uomo faceva
pressione al giovane imprenditore affinché rispondesse, lo
incitava
e invitava a prendere una decisione con un tono decisamente
provocatorio, che però il ragazzo cercò di
sopportare come meglio
poteva, degnando il suo sfidante di qualche occhiata diffidente.
Dalla sua, invece, il
giocatore del destino pareva divertito e soddisfatto, l'adrenalina
per una sfida come quella sembrava schizzare alle stelle e le sue
mani tremavano in preda all'eccitazione. Sul viso nascosto dal
cappuccio, spiccava il suo solito ghigno da iena.
“Ti ha già chiesto
di guarirla dal suo male?” chiese indicando la ragazza che
dormiva
profondamente nel grosso letto matrimoniale.
Len scosse la testa:
“Ancora non mi crede, vuole prima essere certa che io esista,
perché teme di aver semplicemente sognato...”
“Decisione saggia,
per una ragazza così giovane! Ma avrà pensato al
momento in cui tu
te ne dovrai andare?”
Len ebbe un sussulto e
non capì a cosa si riferisse l'uomo. Insomma, aveva dato per
scontato che presto o tardi se ne sarebbe tornato nel suo mondo, non
appena tutti i desideri di Rin si sarebbero realizzati e lui avesse
fatto ammenda, ma non aveva di certo pensato a lei. Cosa avrebbe
fatto? Len non la conosceva ancora abbastanza bene per poter
azzardare delle ipotesi, ma temette un suo crollo psicologico: da
quanto aveva capito, Rin non aveva amici e i genitori erano assenti,
perciò temette che la sua partenza potesse rigettarla nella
depressione, riportandola esattamente a come era prima che lui
intervenisse.
Il giovane non ci volle
pensare, sarebbe stato costretto a rimanere ancora e forse a restare
per sempre, diventando causa di enormi problemi nella vita delle
persone a lui care.
“Tu sapevi che
sarebbe andata a finire così? Sapevi che questa situazione
si
sarebbe risolta in un loop infinito?!”
“Ci sei arrivato
tardi, ma perché non continui a giocare con me? -chiese in
tono di
sfida, mostrando due file di denti bianche e quasi affilati- Non sia
mai che tu riesca a rompere questo equilibrio... Ma ricordati che il
tempo non è dalla tua parte, perché quando esso
scadrà, sarai
intrappolato qui per sempre!”
Il giovane fece per
dire qualcosa, ma la figura che aveva davanti venne avvolta
dall'oscurità che caratterizzava il Limbo
e sparì, lasciando
dietro di sé null'altro che una nuvoletta grigia.
Il pugni di Len si
strinsero con forza e le unghia si conficcarono nei palmi. Rimase in
silenzio, facendo scorrere lo sguardo sul luogo in cui si trovava e
portarlo poi all'esterno, nella camera della ragazza che dormiva
profondamente. Lei era avvolta da calde coperte giallo pastello, la
testa era poggiata su un cuscino rivestito di raso dello stesso
colore, mentre tra le braccia stringeva Miku e Luka, che per effetto
della magia del ragazzo erano vive e dormivano come fossero bambini.
Infatti i loro piccoli petti si alzavano e abbassavano piano e
regolari, cercando di muoversi il meno possibile per non svegliare
Rin.
“Sono davvero così
egoista da andarmene prima del tempo?”
Sei
sempre stato egoista,
fece la
sua coscienza e il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro,
ricordando
il primo incontro con quell'uomo, che lo aveva convinto a riprendersi
la sua fortuna rubata da quella bellissima ragazza che allora aveva
tutto ciò che desiderava.
“Cosa devo fare? Sono
davvero in grado di sopportare tutto ciò?”
*****
Rin
fissava il sole
brillare alto in un cielo azzurrissimo, simile ai suoi occhi,
beandosi del calore che questo emanava. La finestra era spalancata,
le tende danzavano tra i raggi con leggerezza e grazia come i
movimenti che la ragazza immaginava per Miku.
Ella sorrideva, si
sentiva fin troppo bene per credere che quello che stava provando
fosse vero, eppure eccola là a fissare il sole.
“Ti
piace?”
chiese Len, seduto a
terra mentre il quartetto di bambole danzava secondo i suoi ordini.
Rin annuì e inspirò profondamente l'aria fresca
di primavera.
Le esili mani della
ragazza scorrevano sul tessuto morbido della sua gonna, poi si
poggiarono sui cerchi di ferro che usava per spostare la sedia a
rotelle.
“Sai
che posso permetterti di tornare a camminare, vero?”
Rin si fermò e abbassò
lo sguardo, come se non volesse rispondere al ragazzo che tanto le
somigliava, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dargli una
risposta. Lo aveva conosciuto solo la sera prima e lui le aveva
offerto cose che nessuno era mai stato in grado di darle, eppure non
sapeva se potersi veramente fidare o, almeno, credere nella sua
esistenza.
Lui, con poche e
semplici parole, aveva smosso il suo cuore, l'aveva fatto battere in
un modo che lei non credeva possibile e le aveva fatto sentire le
farfalle nello stomaco. Vedere un'altra persona, soprattutto della
sua età, l'aveva spaventata, si era sentita a disagio, ma
questo se
ne era andato quando lui aveva accettato di diventare suo amico.
“L-Len?”
Il ragazzo distolse lo
sguardo dalle bambole e si voltò per guardare Rin, che di
nuovo
avvertì diversi formicolii in tutto il corpo. Per un
istante, vide
il ragazzo sorridere sotto ai baffi.
“Desideri
qualcosa? Sappi che sono qui per realizzare ogni tuo sogno!”
“Papà dice che non
posso uscire, perché per colpa della guerra fuori
è diventato
pericoloso... E v-vorrei che lui tornasse a casa... E anche la
mamma...”
Il tono di voce
utilizzato dalla ragazza pareva quello di un cane bastonato,
difficilmente qualcuno non avrebbe provato pena nei suoi confronti,
ma lui no. Infatti il giovane si mise in piedi e annuì,
agitando le
mani con grazia per lanciare l'incantesimo. Rin lo osservò
attentamente, mentre dentro di sé si chiedeva come avrebbe
reagito
al ritorno dei suoi genitori. Ne sarebbe stata felice? E ancora, le
avrebbero permesso di vedere il mondo esterno? Molto probabilmente
no, ciò le sarebbe stato permesso solo se lei fosse stata in
grado
di camminare nuovamente.
“Posso raccontare di
te a qualcuno?”
“A
chi, per esempio?” chiese il
giovane infilando le mani dentro le tasche dei pantaloni.
“A m-mamma e
p-papà...”
Rin abbassò lo
sguardo, puntando gli occhi azzurri sulle gambe inermi, causa di
tutte le sofferenze della sua vita. Non volle mostrare a Len le
lacrime che stavano lentamente iniziando a salire, se ne sarebbe
vergognata a morte anche se non era conscia del fatto che il ragazzo
la conoscesse più di quanto lei credeva. La mascella era
serrata e
intanto si mordeva l'interno della guancia sinistra, rimproverandosi
per la stupida domanda appena fatta. Era ovvio che sarebbe stato un
errore, i suoi genitori l'avrebbero portata da uno strizzacervelli,
altro che il suo medico!
“Mi
dispiace, ma vorrei che la mia esistenza rimanesse tra noi due... Non
è per cattiveria, ma se tu dicessi qualcosa, per entrambi
saranno
guai grossi! Consideriamolo un nostro piccolo segreto!”
La ragazza sussultò e
arrossì all'occhiolino che seguì
quell'affermazione, si sentì bene
nel poter condividere qualcosa con qualcuno e rispose con un sorriso,
identico a quello del giovane mago. In quel preciso istante,
sentì
che non avrebbe voluto rinunciare alle sensazioni che quel ragazzo
era capace di farle provare, perché con lui stava bene. Si
chiese
poi se quella sensazione di benessere fosse semplicemente provocata
dal suo carattere e dalla sua gentilezza, oppure se fosse causata dal
semplice fatto che non aveva mai avuto contatti con altri al di fuori
di lui? Scosse la testa per non pensarci, poi un pensiero le
sfrecciò
nella mente, oscurando tutti gli altri: e se gli avesse chiesto di
diventare parte integrante della sua vita?
Ma
sarà giusto?,
si chiese poi
fissandolo riprendere il controllo del quartetto di bambole, che
parevano divertirsi un mondo con il loro magico padrone. La ragazza
rimase in silenzio ad osservare prima i suoi giocattoli, poi i suoi
occhi si posarono lentamente sulla sua figura, che la notte prima non
ebbe modo di analizzare.
Quel
viso le piaceva, lui era indubbiamente il più bel ragazzo
che avesse
mai visto, forse l'unico, e le piaceva il suo atteggiamento: per
quanto da una parte si somigliassero, lui era l'opposto della stessa
Rin. Il suo atteggiamento nei suoi confronti e riguardo la vita la
faceva sentire bene e sentiva di non volerci rinunciare.
Sarà
davvero giusto far così tanto affidamento su di lui?
Rin lasciò quella
domanda in sospeso e si avvicinò allo specchio, scivolando
quindi ai
piedi di Len. La ragazza si sistemò come meglio poteva e
poggiò la
schiena sul riquadro di legno che incorniciava la 'dimora'
del
giovane mago.
A lei bastava un suo
sguardo per stare bene, i due avevano già una profonda
intesa che
lei nemmeno poteva sognare e non le serviva altro: finché
non avesse
capito cosa il suo cuore desiderasse per davvero, allora le sarebbero
bastate le sue parole gentili e il suo sorriso, che ora non
rappresentava più un vago ricordo del suo passato,
all'insegna delle
passeggiate con mamma e papà e delle nottate a dormire con
loro nel
lettone, ma una luce di speranza nell'oblio che aveva inghiottito la
sua vita.
A lei bastava questo ed
era un tipo di magia che Len non avrebbe mai dovuto lanciare,
perché
assolutamente naturale.
Angolo di Zenya ^^
Aaaallora! Pubblico sempre come e quando capita, ma in mia difesa sono puntuale, rispetto alla mia prima fic sui Vocaloid u.u Vabbé, volevo fosse una double o triple shot, ma così non è stato quindi la consideriamo una mini long che sta giungndo al termine! Ebbene sì, questo sarà il penultimo capitolo *cof cof* non ne sono sicura *cof cof* di questa storia che ho voluto scrivere un po' a istinto! Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima :D
Oggi niente spam perché non c'ho voglia :P Ma se volete, vi invito a dare un'occhiata alla storia "E se non ci fosse un Eroe?" ;)