Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: TonyCocchi    21/10/2015    6 recensioni
Davanti a una tipa come Hanji Zoe, è anche volendo impossibile restare indifferenti. Nemmeno la proverbiale compostezza di Levi può nulla quando lei da il meglio di sé, né può risparmiarlo da strani pensieri nei suoi confronti... Ma se la mente sbanda, il cuore resta più saldo che mai per ciò a cui tiene di più, e quando esagera sta a lui farle una lavata di capo.
"Qualcosa non va?"
"Si! Tu non vai!"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji, Zoe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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snk non farlo mai più levihan

Salve a tutti! Il fiume del LeviHan ormai ha traboccato in me: sono già alla mia terza one-shot su questo pairing! L'exploit della mia fantasia suscitatomi da questi due prosegue, e io lo assecondo! Anche perché, per fortuna, essendo one-shot, non mi tolgono troppo tempo ai miei impegni e allo studio: scrivere una più capitoli in questo periodo per me sarebbe un suicidio! XD

In quest'ultima mia creazione, vi preannuncio, vedrete davvero di tutto: tragedia, azione, sentimeni, e credo vi scapperà anche una risatina! Direi di aver tirato fuori proprio una fic completa nella sua brevità: leggete e vedrete!

Buona lettura!




No. Non poteva essere vero.

Non poteva star succedendo di nuovo.

Eppure non aveva avuto neppure il tempo di gridare: Hanji era appena stata inghiottita da un titano.

Era sparita, scomparsa in un istante nel corpo di quell'immondo essere. Sottratta per sempre alle sue mani, al suo sguardo, alle sue orecchie, al resto dei suoi giorni.

Da quel momento in poi niente più "Quattrocchi" e altri nomignoli, niente più blaterio su quanto aveva scoperto e voleva ancora scoprire, niente più suppliche di catturarle un gigante come si chiede un regalo tanto desiderato al proprio compleanno, niente più ramanzine sulla sua intollerabile incoscienza, ora che quest'ultima aveva appena vinto la sua partita con lei, riscuotendo la sua vita come pegno.

Niente più Hanji. Come niente più Farlan e Isabel. Come niente più Petra, ed Oluo, ed Eld, e Gunther.

Stava accadendo di nuovo.

Sulla radura tra due boschi di abeti stava ardendo un rosso tramonto di sangue. L'insaziabile mostro copriva il sole calante con la sua spaventosa mole: l'ombra che proiettava, scura e lunghissima, giungeva quasi a lambirlo, mentre rimaneva del tutto immobile, gli occhi sbarrati, le braccia flaccide che minacciavano di far cadere le spade da un momento all'altro.

Figurarsi se l'avrebbe fatto. Ci era già passato.

Il tempo che la rabbia montasse, come una marea, ed eccolo tornare a stringerle, mentre il gigante dava segno di essersi accorto di lui.

Lo avrebbe ucciso lentamente!

Gli avrebbe fatto sentire tanto dolore!

Lo avrebbe ridotto una poltiglia prima di ucciderlo!

E una volta fatto, sarebbe sopraggiunto quell'inspido sapore che ha la vendetta in tutta la sua miserabile inutilità.

Non era servito prima, non sarebbe servito adesso.

Dunque a questo si era ridotta la sua vita, si interrogava, mentre la terra tremava sotto passi lenti e pesanti, passi che da più di un secolo spezzavano le speranze, i sogni, i legami e lo spirito degli uomini, compresi quelli di lui, il tanto decantato soldato più forte dell'umanità.

I titani portavano via i suoi cari, lui li vendicava uccidendoli, quello stesso destino così crudele e così generoso gliene donava degli altri, e poi rieccoli venirgli portati via, ancora, uno dopo l'altro.

Un ciclo senza fine di dolore, collera, vendetta, e un calore capace di lenirlo che tornava solo perché quei dannati esseri potessero farsi beffe di lui, strappandoglielo ancora. Da quanto tempo stava giocando quel girotondo senza senso?

Tutta la rabbia del più forte degli umani non era sufficiente a rompere quel gioco beffardo a cui si era ridotta la sua povera esistenza.

Si preparò a saltare, uccidere, vincere, e ricominciare.

"Uh?"

Il gigante si era fermato. Lanciò un urlo, che gli sembrò sofferente, e lui non capì: non c'era nient'altro lì attorno salvo loro due.

Poi lo vide portarsi le mani alla pancia, stringendola come un comune essere umano fa quando ha mandato giù qualcosa di indigesto. Lanciò un secondo urlo, ancora più raccapricciante, e fu allora che Levi notò una specie di guizzo sotto la pelle glabra, tra il torace e l'ombelico.

Fiotti di sangue eruttarono all'improvviso all'aprirsi di uno squarcio, tanto copiosi da nascondere la lama che li aveva aperti. Quel grigio bocciolo spuntato sul fianco della montagna si aprì la strada, dilaniando la carne fino a creare uno squarcio abbastanza ampio da cui un essere ben più piccolo e determinato di lui potessere tornare a mostrarsi agli occhi del cielo di quel brutale mondo, e a quelli di quell'ometto, impotente e attonito lì in basso.

Dallo squarcio rigurgitò un torrente viscido e biancastro, il contenuto del suo stomaco, che il gigante tentava inutilmente di trattenere al proprio interno premendo con le enormi mani. Del tutto disinteressata, la piccola, impudente umana che aveva osato fargli questo, gli rivolgeva ostinatamente le spalle allontanandosi.

"Tsk, bestia schifosa: non ho mica voglia di morire, sai?"

I fumi della rigenerazione salirono fino agli occhi incolleriti del titano; ruggì, sputacchiando in tutte le direzioni dalla sua enorme bocca irta di zanne, e poi si lanciò in avanti.

Un comportamento fin troppo prevedibile per una come lei che aveva dedicato la sua vita a studiarli, una che li conosceva più di quanto avrebbero potuto conoscersi loro stessi con quelle ottuse testacce capaci di pensare solo a nutrirsi.

Fulminea, sganciò le lame dalle impugnature, le afferrò tra il pollice e le dita di ambo le mani e si girò descrivendo un arco per lanciarle: le due barre squadrate di taglientissimo metallo affondarono con precisione nei suoi occhi che annegarono in due pozze di lacrime rosso scarlatte.

Agganciò due nuove lame, scagliò i rampini della manovra 3D verso le spalle del gigante, nelle cui carni penetrarono a fondo e volò, usandole come i bracci di una fionda: un attimo dopo eccola sorvolare, più in alto di svariati metri, il suo collo.

Si raddrizzò con una capriola in aria, portò le sue spade fin dietro la testa, scagliò i rampini verso il basso e piombò giù a una velocità immane: tale fu la potenza di quell'impatto così rapido che le due spade, ficcategli dentro con un grido tale sminuire tutti i suoi ruggiti messi insieme, penetrarono fin dentro le else nel suo punto debole, troncandolo da parte a parte.

Morto sul colpo, il gigante barcollò per cadere in avanti, abbastanza lentamente perchè si rimettesse in piedi sulla sua nuca, aspettando in equilibrio il momento della caduta al suolo per saltare giù e tornare a terra.

"......"

Levi non era tanto sicuro che quella non fosse una allucinazione dovuta allo shock.

O forse si era così convinto di potersi aspettare di tutto da lei da aver creduto, ingenuamente, che non potesse riservarle più sorprese, lei che aveva appena compiuto una roba del genere, inenarrata in tutta la lunga storia della guerra contro i titani.

Forse era stata la velocità con cui avevano viaggiato il suo cuore, i suoi pensieri e le sue emozioni fino a poco prima, ma a Levi sembrava che per converso il tempo, e la scena che gli si parava davanti, scorressero rallentati, avendo così questa il tempo di imprimersi a fuoco nelle pupille incredule.

Hanji stava uscendo da una nuvola di fumo con gli occhiali appannati: detriti e polvere per lo schianto del mostro al suolo mischiati al vapore denso e caldissimo del suo corpo che andava già disfacendosi. Roteò la parte superiore del corpo, ammantata del verde della legione, per togliersi di dosso i residui di fluidi interni e sangue di gigante che la inzaccheravano da capo a piedi, facendo svolazzare in una elegante ruota i capelli castani e sobbalzare il petto fiero in cui albergava il cuore che aveva battuto troppo forte perché a un misero dieci metri bastasse inghiottirla per fermarlo. Sul bellissimo sfondo del tramonto, riconquistato dalla crudele montagna che aveva appena abbattuto, si passò una manica sulla fronte, emettendo un rilassante sospiro da lavoro ultimato; sganciò le lame, rottesi a metà della lunghezza per la violenza dell'impatto, e riagganciò le impugnature ai fianchi, continuando a camminare nella sua direzione.

Era un'autentica visione sovrannaturale, davanti cui restare a bocca aperta.

Vedendola così avrebbe anche potuto innamorarsene, gli disse una voce nella testa!

Poté essere salvato da quell'incanto solo quando l'ebbe raggiunto, ancora zuppa e fumante. Si aspettava, probabilmente, che gli dicesse o urlasse qualcosa, visto quanto rimase sorpresa di vederlo fissarla come uno stoccafisso che non ha mai visto una donna uscire fuori dalla pancia di un titano.

"Qualcosa non va?"

"Si! Tu non vai!" -riuscì finalmente a liberarsi!

Scoprì di avere il fiato pesante: come non poteva mancargli il fiato dopo quel che aveva visto e, per giunta, dopo che lei se ne usciva a quel modo?!

"Ti rendi conto di cosa ti è appena successo?"

Se non fosse stata inghiottita tutta intera altro che visioni celestiali...

"Ti rendi conto che sei viva solo perché sei una pazza fortunata?"

Un nube di consapevolezza, fino allora sopita, solcò il suo volto, oscurandolo: "È stata... l'esperienza più terrorizzante di tutta la mia vita..." -ammise tremando come una foglia, dalle punte degli stivali alla voce.

Levi la guardò preoccupato potesse svenire.

"Però... è stata anche la più eccitante!" -scoppiò invece in una risata nervosa- "Ho visto l'interno di un titano! L'interno di un titano! L'interno di un titano! L'interno!"

Lasciò che quella risata l'aiutasse a calmarsi dopo lo shock, e si lasciò andare anche lui a un sospiro.

"Beh, conoscendoti non stento a crederlo. Non stento a credere più nulla a questo punto..."

Quel comportamento sconcertante in realtà lo tranquillizzava anche molto, perché, se era la solita Hanji, voleva dire che stava bene, ed era questa la cosa più importante.

"Tsk, guardati, tutta contenta... E io che mi sono pure preoccupato."

"Uh?" -lo guardò e la bocca le si stirò in un furbesco sorriso- "Cosa sentono mai le mie orecchie? Ti sei preoccupato per me? Oh, ma che caro che sei!" -giocò per riportare calma a sé stessa e a lui- "Potrei quasi commuovermi!"

"Bah! Cretina!" -sbottò lui.

Si rassicurò anche lei: quell'insulto voleva dire che era stato al gioco, quindi che era tutto a posto anche con lui.

Ridacchiò e fece un passo avanti.

"Oi..."

Prima che potesse superarlo però, si sentì afferrare il braccio destro.

Levi rivolgeva la testa in basso, la frangia corvina le teneva celato il suo volto e la sua espressione.
La sua voce era bassa e tesa.

"Sul serio adesso, non farmi mai più una cosa del genere."

Incrinata da una paura fin troppo umana perché lei potesse pensare appartenergli, ma che, per un istante solo, aveva preso il sopravvento, lasciandola di stucco.

Si ostinava a non fissarla negli occhi, e le bruciò, come brucia a una bimba rimproverata dopo un'immane sciocchezza.

Lei forse voleva dimenticare alla svelta di non essere morta per un pelo, lui però non aveva tutta questa fretta di fargliela passare liscia.

Scusami, stava per dirgli, un attimo prima che continuasse.

"Non morire prima di me, ti chiedo solo questo, Hanji. Intesi?"

"Va bene." -riuscì a dire, vincendo la morsa che sentiva alla gola.

Se prima aveva scherzato sul commuoversi, adesso ci era andata parecchio vicina, si rese conto. Credeva l'incoscienza facesse parte del suo carattere, ma è un lusso che non puoi permetterti quando scopri che ci sono persone che, forse, ti vogliono più bene di quanto avresti mai potuto immaginare. Quel braccio teso verso di lei, quello sguardo invisibile sotto quell'ombra calata sul suo volto, quel suo silenzio, uno dei tanti di Levi, che era diventata ormai brava a leggere, le trasmettevano ora un bene inaspettato che la lasciava di stucco.

Il calore che ancora le ricopriva la pelle e gli abiti si fuse con quello che sentì nascerle dall'interno.

Sorrise. Sentì un improvviso bisogno di avvicinarsi a lui, stargli vicino, farsi perdonare, digli che era ancora lì, insieme a lui.

"Levi..."

Appena si azzardò, le mollò una spinta.

"Ehi?!"

Le rifilò un'occhiata disgustata: "Sei viscida: sei tutta ricoperta di schifose secrezioni di gigante. Non ti avvicinare."

"CHE COSA?!?!? Ma... Ma ti sembra modo di uscirtene così?!"

"Fatti una doccia e poi ne riparliamo. Ora fammi richiamare i cavalli."

Come aveva fatto lei col gigante, così fece lui dandole le spalle e ignorandone i versi sconcertati, i nervi che le esplodevano sottopelle, e, soprattutto, i suoi vestiti gocciolanti di succhi gastrici e muco!

"Tu... Brutto piccolo... Sei senza cuore! Tsk!"

Non era vero. E ora più che mai lo sapeva.

Ma che razza di modi lo stesso!




Non so voi, ma io Levi ce lo vedo troppo come il tipo che stronca qualsasi situazione minacci di diventare troppo romantica! XD Direi che l'ha fatto in un modo molto da lui, non credete? Per la mia idea di Levi, è il tipo che non parla molto, né lo vedremo mai esternare i suoi sentimenti liberamente, ma che sa trasmettere molto coi suoi silenzi, specie dinanzi una persona strana quanto lui capace di capirlo, come Hanji. Qui ha temuto di rivivere ancora una volta il dramma della perdita, un dramma da lui ben conosciuto, e si è scoperto vulnerabile e impotente in un ciclo di conquiste, lutti e vendette che non possono consolarlo, ecco perché non può sopportare che succede ancora, e prega per il lusso di poter morire prima di vedere altri cari sparire. Ma Hanji, almeno stavolta (e in maniera fighissima aggiungerei) ce l'ha fatta, ha spezzato il ciclo, e il suo cuore ha saputo aprirsi un pò con lei... Prima che l'istinto da maniaco delle pulizie avesse il sopravvento XD Però dai, è un inizio...

Grazie per aver letto, commentate in tanti! A presto!

  
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