Ikanaide
Ichigo & Rukia [230 Words].
Can you hear me?.
Rukia non
pianse. Si sollevò sulle punte dei piedi e premette per un solo attimo le
labbra chiuse contro quelle del ragazzo, e lui avrebbe
voluto abbracciarla, ma non lo fece. E lei lo guardò,
con tanta intensità da lasciarlo spiazzato, gli occhi blu notte accesi e
lievemente lucidi -eppure asciutti-, le labbra serrate ed i bei lineamenti
composti.
[Non sembrava un addio]
Poi il
portale si spalancò alle loro spalle, enorme e maestoso,
irradiando sprazzi di luce fulgente, e fu la loro morte. La
morte di quelli che non erano morti in guerra, e che morivano ora, dentro,
dilaniati da quell’addio.
Ma
Ichigo e Rukia non piansero.
Il loro
addio fu muto, fatto dagli sguardi che si rivolsero [e tutte le parole e tutti gli abbracci erano rinchiusi dentro quegli occhi
silenziosi e lucidi] e dalle loro dita intrecciate, e lo sapevano, che lasciare
la presa avrebbe significato affondare
e perdersi per sempre.
Ma
poi, all’improvviso Rukia ritrasse la propria mano e si allontanò, e Ichigo non
poté far altro che restar fermo a guardare la sua schiena che spariva e lei
che, finalmente, piangeva, e il proprio braccio teso non riuscì a raggiungerla
e le proprie dita misere strinsero l’aria.
E solo
quando lei fu troppo, troppo distante, Ichigo la chiamò e sussurrò, ma lei non
poteva udirlo, le disse “non andare”, e lei non riuscì ad udirlo.
Ulquiorra & Orihime [230 Words].
Redder than blood.
Ulquiorra
la chiamò, la voce flebile e arrochita, e lei gli strinse un attimo la mano,
premurosa, i lineamenti contratti in una smorfia di panico che non le donava.
Qualcuno
urlò, lontano, dove forse ancora la gente moriva, ma Orihime
non vi badò e premette le mani tese contro il petto bianco dell’espada, e lui sussultò e tentò ancora di parlare, ma non ci
riuscì.
Non morire, non morire,
non morire, Dio, non
morire.
Lei
continuava a ripeterlo e lui l’osservava, gli occhi verdi che brillavano
dell’ultima scintilla di vita, ed intanto la chiamava e lei gli rispondeva “tranquillo, non morirai”.
[Tranquillo, ci penserò io]
E il
sangue era ancora più rosso, mentre zampillava copioso da quel petto bianco, e Orihime
sentì la nausea stringerle lo stomaco e rivide suo
fratello che moriva, e lei che gli urlava di non lasciarla e intanto restava
immobile, ma ora non l’avrebbe fatto, ora l’avrebbe salvato, vero che l’avrebbe
salvato?
Poi Ulquiorra la chiamò, la voce simile a
un sussurro, e lei gli implorò di non parlare, ma lui lo fece lo stesso. Le
disse di aver capito cosa fosse quel cuore di cui gli
aveva parlato tempo prima, disse di averlo capito, finalmente, ora che era
troppo tardi, e le disse grazie, e Orihime non sapeva
per cosa la stesse ringraziando, ma gli strinse la mano, ed era fredda.
Allora,
urlò.
Hitsugaya & Hinamori [241 Words].
Why I’m alive?
Hitsugaya
la guardò, le piccole spalle scosse da profondi singulti, e per un attimo
desiderò liberarsi di quello stupido orgoglio ed andare da lei, dirle che andava tutto bene, che la guerra era finita e che
erano vivi, e che d’ora in poi poteva star tranquilla, che ci avrebbe pensato
lui, a lei.
E lo fece,
le si avvicinò, e Hinamori
sollevò lo sguardo e lo fissò con occhi vuoti, occhi morti che Hitsugaya mai, mai
avrebbe desiderato vedere, e non parlò. Lui glie lo disse, che andava tutto bene,
ma lei rispose che no, non era vero, perché Aizen-taichou
non c’era più e lei invece era ancora viva, e si chiedeva perché lei fosse viva quando Aizen-taichou non lo
era.
[Allora Hitsugaya pensò che sarebbe stato meglio se
Hinamori fosse morta]
La guardò e
vide un fantasma, non Hinamori, un fantasma, non più lei che
sorrideva, ma Hinamori che doveva essere morta ed
invece era viva, e non sapeva perché.
E la sentì
lontana, Hitsugaya, come se davvero stesse
scomparendo, e lui temeva che sparisse sul serio, che Aizen se la portasse via anche se infondo l’aveva già
fatto, e lo odiò per questo più di quanto già non l’odiasse.
Allora
guardò Hinamori, e le disse “Ci sono ancora io”, ma lei lo fissò con occhi che ormai non vedevano più
questo mondo e non rispose, e allora Hitsugaya capì
che era tutto inutile.
Che lei, nonostante tutto, era morta.
Spazio dell’Autrice:
Mmmmm. Dunque, che dire di questa fanfic. Mi
piace? Non lo so. Ho provato a sperimentare uno stile confusionario, con
periodi lunghi e molte congiunzioni, ma non so se mi sia riuscito. Volevo che
fosse angst =Q=
Avrei
voluto inserire anche una GinRan, ma la voglia di
scrivere era passata ed avrei sicuramente ideato una
schifezza indegna di questo pairing.
Comuuunque,
lo scopo era quello di creare una visione frammentaria della vita Post-War, con
un introspezione sui piccoli drammi di ognuno di loro,
come l’inevitabile separazione fra Ichigo e Rukia, la morte di Ulquiorra (che credo ci sarà), e la disperazione di Hitsugaya nel vedere Hinamori che
ormai non vive più. Avrebbero dovuto essere molti di più, ma poi [non so come non so perchè] ho deciso di fermarmi qui, e spero
davvero che apprezziate questi tre miseri frammenti di vita dei nostri amati bleacher.
Aaaah,
il titolo. Ikanaide. Beh, Ikanaide in giapponese significa Non andare. E’ una delle mie
espressioni giapponesi preferite (lo urla Sakura a Saske quando
lui sta andando via, e viene ripetuto in varie j-song, fra cui DaiDai, una delle ending di bleach), ed ho pensato che fosse appropriato: Rukia torna
alla Soul Society per sempre, Ulquiorra
muore, Hinamori scompare pian piano, e Ichigo, Orihime e Hitsugaya pregano loro
di non andare.
Hun,
spero davvero che Tite Kubo
non ci riservi un finale rose e fiori-nessun
morto-tutti felici e contenti come quello di Breaking
Dawn ToT. Kubo-sensei, prendi esempio dalla Zia Rowling,
lei si che ha capito come va la vita °O°.
Detto ciò,
ringrazio chi ha recensito Deadly Sins, e soprattutto Queen,
che non si faceva sentire da un po’ in questo fandom
XD Che dire, bentornata, cara *O*. Ah, e per
rispondere a Blu (WITCHnamine), io li ho presi da
FMA, i peccati, quindi non ne ho mica idea ù___ù.
Ci
sentiamo alla prossima fanfic <3.
Ichiru.