Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: TonyCocchi    25/10/2015    6 recensioni
Levi, ben lungi dall'essere una persona fredda o senza cuore, di certo non lo si vedrà mai esternare senza ritegno le proprie emozioni, né lo si ascolterà mai dar voce, con dolci e appassionate parole, ai propri sentimenti. È qualcosa che, per quanto a volte difficile da digerire, Hanji sa bene e prova ad accettare. Ma sa anche che, se le parole gli mancano, è con le azioni che dimostra di sapersela sempre cavare alla grande.
"Non dire niente non vuole mica dire non rispondere."
"Si può sapere che intendi?"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji, Zoe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
snk levihan anello

E rieccomi qui, ancora a cavalcare l'onda di piena di questo torrente di LeviHan che mi stanno uscendo fuori una dopo l'altra! Non so cosa mi abbiano fatto sti due ma non ricordo di aver mai scritto tante one-shot in così rapida sequenza XD

Questa volta cercherò di far felici quelli più sentimentaloni tra di voi lettori (da bravo scrittore sentimentalone qual sono X3), con una storia decisamente più romantica delle precedenti, una storia il cui tema credo possa essere considerato la comunicazione: Levi, personaggio risaputamente monoespressivo, sembra essere un pò carente da tal punto di vista, ma sarà vero? Chissà, potrebbe sorprendervi... ^__°
Buona lettura a tutti!




Era già alzato quando Hanji iniziò a riemergere dalle lenzuola.

Coperto da quel fresco velo bianco, il suo corpo si scosse e ondeggiò, si raggomitolò e poi si stirò tutto, finché la sua testa fece capolino alla luce del nuovo giorno. Levi però sapeva che la prima era solo una finta: come previsto, la testa le ricrollò di botto sul cuscino dopo un enorme, sguaiato sbadiglio.

Seduto sul letto, si apprestò ad aspettarla con pazienza il tempo necessario.

Quella senza occhiali e coi capelli sciolti era una versione di Hanji che non molti avevano avuto mai modo di vedere: secondo Levi quel look esaltava ancora di più i tratti decisi del suo viso, dai grandi occhi colmi di intelligenza e curiosità, a quel suo naso curvo che trovava così deliziosamente particolare. Ancora di meno avevano avuto il piacere, da lui goduto appieno, di vederla nuda: avrebbero scoperto un fisico di una femminilità inaspettata in colei che, prima che come donna e forse anche come essere umano, era vista come una maniaca scalmanata con nient'altro in mente che i titani e mille modi per rivoltarli come calzini.

Avessero saputo quanto altro c'era in realtà in quella testa prodigiosa. Quante cose su di lei erano celate ai più e che lui conosceva.

Un grugnito animalesco e un più umano mugolio preannunciarono il suo vero risveglio da un ennesima notte trascorsa insieme. Sollevò la testa dal cuscino e si girò nella sua direzione: i capelli di un bruno ramato le ricadevano sul davanti, coprendole la faccia come un tendina, tra le cui fessure, facendo attenzione, si riuscivano a scorgere i suoi occhi assonnati che scrutavano l'ambiente e l'uomo accanto a sé, provando a metterli a fuoco.

Si scosse e si gettò indietro tutti i capelli con un gesto ampio che gli rivelò il seno scoperto, piccolo ma di una morbida e piacevole rotondità; fece un respiro profondo e poi si girò su un fianco, appoggiando la testa su un gomito.

"Buongiorno!" -fece con voce già sveglia e vispa.

"Giorno."

Gli sorrise in maniera canzonatoria- "Allora, come ti senti? Ti sei ripreso dal colpo di ieri? Sei riuscito a chiudere occhio stanotte?"

"Ho dormito bene." -la rassicurò.

"Oh, anch'io: meno male che ho te che ogni tanto mi offri il tuo letto, è molto più comodo della poltrona o del divanetto nel mio ufficio." -disse ripensando alle sue vecchie abitudini, quando assolutamente niente e nessuno poteva distoglierla dallo stare alzata tutta la notte a pensare, lavorare, creare e progettare, per poi crollare lì dove capitava. Non che ciò non succedesse ancora, Levi o non Levi.

"Vedo che hai ritrovato la lingua, eh? Meno male, mi ero quasi preoccupata." -riprese a prenderlo in giro- "Non pensavo che due paroline bastassero a farti un tale effetto."

Si girò verso la finestra: "Stai esagerando."

Ridacchiò: "Ah, si? Non hai più detto una parola dopo "quello"... Dimmi un pò tu!"

Pareva stesse scherzando, punzecchiarlo come faceva di solito per divertirsi, ma Levi sapeva che dietro lo scherno albergava una stonatura, il dispiacere per qualcosa che era stato disatteso

"Lo sai, io delle smancerie non me ne faccio niente." -scrollò lei l'altra spalla- "Però ammetterai, dato che è un pò che siamo in questi termini io e te, mi sarei aspettata qualcosa di più. O quantomeno un altro tipo di reazione."

Non si trattava affatto di volere da lui qualcosa che non gli apparteneva, volerlo in un modo diverso da ciò che era, ma Hanji era convinta che anche una persona schiva, chiusa, avendone accanto una in grado di comprenderla, può, senza snaturarsi, riuscire a lasciarsi andare con sincerità. Perlomeno così aveva sempre creduto prima o poi sarebbe stato con lui, con cui aveva condiviso e continuava a condividere così tanto. Perlomeno prima della sua "non reazione" di quella sera prima.

Levi, continuando a guardare il cielo fuori della finestra, rievocò la notte precedente.


Stavano facendo l'amore, ed era bellissimo come ogni altra volta. Era sopra di lei, e piombava come un falco su tutti i suoi punti sensibili che ormai aveva imparato a conoscere: li ghermiva uno dopo l'altro, mentre lei lo stringeva con forza, muovendo il bacino in sincronia con il suo.

Erano strettissimi, di uno stretto che non angustia, che sembra scioglierti in una pozzanghera di sudore, piacere e calore, tanto, tantissimo calore. Lo stringeva con le gambe, lo stringeva con le braccia, a ribadire che era suo e niente e nessuno glielo avrebbero mai portato via.

A un certo punto, quando erano entrambi vicini al limite, era stata lei, scossa dalle spinte, squassata dal fiato corto e gemente, a prendere il viso tra le sue mani, come aveva fatto tante altre volte. L'aveva carezzato, come tante altre volte. Aveva posato la sua testa sul suo petto, a un niente dal cuore, come tante altre volte.

E aveva consegnato al suo orecchio parole che non aveva detto mai.

"Ti amo..."
Prima sussurrate. Poi più forti.

"Ti amo!"

Era stato allora.

Aveva smesso di muoversi, come un fuocherello colpito da una secchiata più rovente di lui. Aveva alzato gli occhi, in tempo per scorgere la sua espressione, fiera, quella di chi ha detto qualcosa che mai e poi mai avrebbe rimangiato, e poi aveva ripreso, con la stessa passione di prima, finché entrambi erano giunti all'amplesso.

Sfiniti, come spesso capitava loro di essere al termine delle danze, avevano chiuso gli occhi e si erano lasciati annebbiare i sensi dal calore dell'altro e dalla comodità del materasso, sprofondando pian piano in un sereno sonno. Le aveva tenuto forte la mano, fino all'ultimo mentre cadevano insieme tra le braccia della notte, e l'aveva sentita sussurrare ancora.

"Ti amo... Ti amo..."

Ma fino all'ultimo aveva taciuto.


Si girò, e la vide sollevarsi dal gomito per mettersi seduta.

"Ti è così difficile da credere?"

"No, affatto. Non sono uno sciocco: mi è chiaro già da un pò."

Hanji strizzò gli occhi: quella risposta le parve un tantino presuntuosa.

"Ma sentitelo, quanto è acuto lui!" -ironizzò ispida- "Devo quindi dedurre che per te non è lo stesso?"

Levi non si scompose neanche a quell'insinuazione, cosa che le diede un certo fastidio: "Lo sai che non è così, non sei una sciocca nemmeno tu. A un certo punto si comprende bene ciò che l'altro prova per noi."

Hanji si accigliò ancora di più, in risposta a quella sua imperterrita, insopportabile flemma: insomma, se già sapevano, non c'era bisogno di dirsi alcunché, era superfluo, era dunque questo che voleva dire?

Serrò i denti: "È tutto così scontato dunque per te, Levi? Al punto che non senti nemmeno il bisogno di rispondere?"

"L'ho fatto."

Era così arrabbiata che avrebbe potuto prendere a fumare con un titano: "No! Non l'hai fatto! Non hai detto neanche una parola!"

"Non dire niente non vuole mica dire non rispondere."

Davanti a quell'insistenza le cascò la mandibola.

"Si può sapere che intendi?" -chiese spazientita.

"Guardati la mano destra."

"Eh?"

Fece come aveva detto.

Poi si portò la mano più vicina al viso, per essere certa di aver visto bene.

Un anello la salutò con un luccichio da una delle sue dita.

Un anello che Hanji conosceva; era stato proprio lui a mostrarglielo, una settimana prima.


Levi aveva aperto un cassetto chiuso a chiave della sua scrivania ed era tornato a sedersi accanto a lei sul divanetto, portando in una mano un bel cofanetto quadrato di legno lucido.

"Cos'è?"

"Apparteneva a mia madre."

"Che bello!"

Dentro la scatolina c'era uno splendente anello argentato, composto da due cerchi intrecciati tra loro, e una pietra brillante, di forma allungata, racchiusa nell'abbraccio tra di essi. Sottile e neanche di gran valore, ma bianco e luminoso come una stellina, ad Hanji piaceva davvero molto, chiunque gliel'avrebbe letto in volto.

"Eravamo poverissimi, questo era l'unico oggetto prezioso che possedeva. Gliel'avrò visto mettere una o due volte. L'ha custodito sempre gelosamente e così ho fatto anch'io dopo di lei, come suo unico ricordo rimastomi"

Hanji, con cautela, quasi reverenza,, avvicinò la mano e sfiorò la liscia superficie dei cerchi con la punta delle dita, rispettosa di un oggetto così carico di importanza e ricordi per il suo Levi, al punto da non provare neanche a chiedergli di tirarlo fuori dalla custodia.

Il fatto che gliene avesse messo a parte la rendeva già felice abbastanza: stava condividendo con lei un frammento tanto caro del suo più lontano passato, una fortuna di sicuro appartenuta a pochi. Solo a lei probabilmente.
Quella scia di pensieri l'aveva lasciata senza fiato, ma si sentì imbarazzata di quel silenzio venutosi a creare, così disse la prima cosa che le venne in mente.

"Beh, e così questo è l'anello della persona che il grande Levi Ackerman ha amato più di qualunque altra, eh?"

Lui andò a incrociare il suo sguardo.

"Insomma, si tratta di tua madre, no? Mi hai detto di non aver mai avuto altre relazioni oltre a me prima."

Levi annuì e poi fissò l'anello qualche secondo. Le parve stesse ripetendo qualcosa a fior di labbra.

La guardò di nuovo: "Si, direi proprio lo si possa definire così."

Hanji gli sorrise e lui, ricambiando, richiuse la scatolina per rimetterla a posto.


L'anello della persona che Levi Ackerman aveva amato più di qualunque altra aveva appena trovato una nuova, improbabile proprietaria.

Si sentì la testa pesante: quell'anello così piccolo, intorno al suo dito, sembrava dirle più parole di quelle racchiuse in mille libri, più di quelle che la sua mente potesse elaborare, più di quante il suo cuore avesse mai potuto desiderare.

Maledetto tappo, imprecò mentre il cuore le saltava nel petto: sempre esagerato, prima in un senso e poi in quello opposto.

"Va tutto bene, Hanji? Su, respira." -la spronò, vedendola in difficoltà!

"S-si, va-va tutto bene!" -balbettò lei, girando velocemente lo sguardo prima su Levi, poi sull'anello, poi ancora su di lui e poi ancora sulla sua mano- "Devo solo... cercare... di non commuovermi proprio adesso..." -le uscì una mezza risata, come un paravento troppo piccolo per ripararsi dal suo sguardo- "Al diavolo, no! Non... te la darò questa soddisfazione!"

Sul viso di Levi non c'era la minima traccia di quell'indifferenza che prima aveva creduto di vedervi dipinta, certo non ora che sembravano essersi scambiati le parti: "Ti è così difficile da credere?"

Hanji divenne ancor più rossa: "Tsk! Tu, dannato piccolo... Farmi una cosa del genere dopo aver... Quindi... Tu... Io..."

Prima di ridicolizzarsi ancora di più, si disse, meglio gettarglisi addosso ed abbracciarlo, come comunque aveva tutta intenzione di fare. La accolse tra le braccia, tirandola a sé con la stessa bramosia con cui lei l'aveva cercato la notte precedente, passandole una mano tra i suoi disastrati capelli da primo mattino.

Quanto accidenti era emotivamente imbranato quel tappo per inventarsi una cosa del genere davanti a due semplici paroline, per lui così inquietanti da mozzargli la lingua? Così imbranato da farla star male dalla gioia: che tipo incorregibile.

"Vuoi sposarmi?"

"Smettila di provare a farmi piangere, stupido!"

Intanto due piccole gocce erano già piovute dietro la sua spalla.

"Ora però sei tu a non rispondere."

Avrebbe meritato gli dicesse che la risposta era scontata, che lui già la conosceva, così gli sarebbe servita di lezione: chissà che faccia avrebbe fatto!

Ma lei, con le parole, problemi non ne aveva mai avuti...

"Prima rispondi a me come si deve!"

Infatti sapeva sempre cosa dire per pareggiare i conti con lui!

"Testona."

"Cretino."

" Ci tieni, proprio, eh?"
"Tu no?"

Restarono così, l'uno sulla spalla dell'altro, nascondendosi a vicenda finché lacrime e imbarazzo non fossero scivolati via del tutto.

"Anch'io."

"Si."




Non è un romanticone il nostro Levi?

Magari una buona colonna sonora per questa fanfic potrebbe essere "Anche se non trovi le parole" di Elisa, non trovate? XD

L'idea di partenza era come quei due avrebbero potuto decidere di legare le loro vite per sempre, come sarebbe potuto essere il momento in cui lui, così restio, avrebbe potuto chiederle di sposarlo. Così ho pensato all'anello, ultimo tesoro della madre di lui, e poi alla frase di lei, provvidenziale, sulla quale il nostro in fondo timido eroe ha in seguito costruito la sua risposta e la sua dichiarazione ad Hanji.

Spero tanto vi sia piaciuta e di ricevere tanti bei commenti al riguardo! ^__°

Grazie e alla prossima!

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: TonyCocchi