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Autore: fra_eater    27/10/2015    5 recensioni
gli ultimi momenti della signora del vento. Il principe dei demoni incapace di salvarla. Gli ultimi sguardi che dicono più di quel che possono fare le parole.
Storia partecipante al Contest “Uno sguardo vale più di mille parole” indetto da Himeko Kuroba sul forum di Efp.
prima storia che pubblico su questo fandom :)
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagura, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Kagura/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: fra_eater (sia nel forum che su EFP)
Fandom: Inu Yasha
Titolo: io sono il vento, un vento libero
Personaggi: Kagura, Sesshomaru, un po’ tutti
Genere: Sentimentale, Triste, Angst
Rating: verde
Avvertimenti: Nessuno
Introduzione: gli ultimi momenti della signora del vento. Il principe dei demoni incapace di salvarla. Gli ultimi sguardi che dicono più di quel che possono fare le parole.
 Storia partecipante al Contest “Uno sguardo vale più di mille parole” indetto da Himeko Kuroba sul forum di Efp.
Eventuali note dell’Autore: Ho scelto di descrivere questo momento perché è uno di quelli che mi anno più colpita nel manga, le parole che si scambiano e i pensieri espressi in corsivo sono riportati fedelmente dall’edizione italiana a cura della Star Comics, quindi non sono di mia invenzione.
Devo dire che è stato molto più duro entrare nella testa di Sesshomaru che in quella di Kagura, spero comunque di essere riuscita a far emergere la tristezza e il rammarico di questi due personaggi, in particolare della signora del vento che è riuscita ad essere finalmente felice nei suoi primi e ultimi momenti di libertà.
 
 
 
 
 
 
Io sono il vento, un vento libero
 
Morirò qui, da sola, è questa la libertà che tanto desideravo?
Mi guardo intorno, o meglio, muovo i miei occhi dato che i miei muscoli hanno smesso di rispondere.
Lo sento.
 Lo sento questo mio cuore tanto agognato battermi nel petto e cercare in tutti i modi di mantenermi in vita, ma ormai il veleno è in circolo e lo sento scorrere nei miei arti con il doppio della velocità con cui il sangue fluisce nelle vene.
È mai possibile che io, Kagura, la signora del vento, debba morire così? È così ironico che la donna che governi il vento sia stata per così tanto tempo un misero schiavo che agogna la liberà che il suo elemento rappresenta.
Questi fiori profumano di buono. Sono bianchi, puri, come questo cuore che batte nel petto ancora non contaminato da quel bastardo che mi ha trattato come una marionetta.
Io che facevo danzare i cadaveri con il mio ventaglio, io che potevo governare i flussi e le tempeste, io che potevo raggirare chiunque, tardi mi sono accorta che non ero nulla, che ero solo un pupazzo nelle mani di Naraku.
Le ferite sul mio corpo si stanno aprendo e bagnano questi fiori candidi rendendoli vermigli.
Che peccato. Era tutto così bello, così etereo e paradisiaco che avrei potuto scegliere questo luogo come posto in cui vivere felice e non come mia tomba.
 Anche io, per un instante, uno solo, ho creduto che avrei potuto essere felice.
Un solo battito.
Un solo battito nel mio petto mi ha dato la sensazione di vita, di felicità, di realtà.
Un solo battito, un solo attimo.
Quelle radici infilzate in tutto il mio corpo, il miasma che mi pervade.
Sta’ tranquilla. Quel cuore a cui tieni tanto, non l’ho toccato.
Sadico bastardo! Prendere in giro la mia vita!
Ma io ora ce l’ho! Ho finalmente un cuore che batte, che mi ricorda che la mia ora è giunta.
Triste ironia.
Dei passi. Chi mai è venuto ad assistere alla mia dipartita? Chi vuole vedere il vento che smette di soffiare?
Queste mie forze saranno sufficienti a vedere questo spettatore oppure è tutta una fantasia che giunge dalla morte?
I miei occhi sono spalancati, il mio cuore accelera i miei primi e ultimi battiti. Davanti a me c’è lui, il demone che mi ha fatto desiderare più di chiunque altro provare cosa significa avere un muscolo palpitante nel petto come una donna libera di provare sentimenti con tutto il corpo e non solo con la testa.
Perché sei qui, Sesshomaru?
 
Sento l’erba soffice sotto i miei piedi. Ho seguito l’odore di quel bastardo di Naraku, ma sapevo che avrei trovato te, Kagura, che sei una sua creatura.
Non ti sei ancora accorta della mia presenza. La tua testa è bassa su questo manto erboso cosparso di fiori bianchi che intorno a te stanno diventando vermigli, bagnati dal tuo sangue corrotto.
Vedo il veleno uscire dagli squarci nel tuo corpo come nuvole violacee e un moto di rabbia verso Naraku mi si alza nel petto. Usare Rin, usare te … il giorno in cui infilzerò i miei artigli  nel suo petto è sempre più vicino.
Faccio un passo verso di te e sollevi lo sguardo, spalancando i tuoi occhi scarlatti su di me  e leggo il tuo stupore nel vedermi qui, nel luogo che diverrà la tua tomba.
“Ho seguito l’odore dell’aura velenosa di Naraku”.
Osservo i tuoi lenti movimenti del capo. Il tuo corpo deve già essere stato completamente invaso dal veleno perché resta immobile.
“Già”.
Cos’è quella che vedo nei tuoi occhi? Delusione? Rammarico?
Abbassi nuovamente lo sguardo e provo una stretta nel petto.
“Sarai deluso di non averlo trovato”.
Cos’è questa sensazione di fastidio che sento in me? È la seconda volta che provo questa strana rabbia mista a frustrazione. La prima volta è stato quando tu stessa avevi rapito Rin per suo ordine.
Non incroci il mio sguardo. Cerchi di camuffare qualcosa?
E perché io sono qui? Sapevo perfettamente che non avrei trovato lui, ma te, Kagura.
“Sapevo che eri tu!”.
 
“Sapevo che eri tu!”.
Queste parole colpiscono il mio cuore e lo fanno palpitare ancora più velocemente, facendomi dimenticare per un attimo il dolore. Grande era stata la sorpresa nel vederti, ma ancora più grande è sapere che sei qui per me! Per me!
Mai avrei potuto immaginare che questo mio tanto agognato cuore avrebbe potuto battere così velocemente, palpitare come quello di una ragazzina che vede il suo amato. Vorrei piangere per la felicità, ma ho paura che tu mi stia mentendo e non lo sopporterei.
Provo a leggere un minimo di incertezza nel tuo sguardo, ma i tuoi meravigliosi occhi gialli da demone non tremano né vacillano. Non stai mentendo. Sei veramente qui per me, solo per me.
Lo sapeva ed è venuto comunque”.
Che situazione assurda!
In questo momento io sono felice. Ora che sento che la mia vita scivola via come acqua tra le dita, io sono felice e sorrido.
Sorrido perché sei qui, sorrido perché vedo che non stai mentendo.
Sorrido, mentre lo squarcio sul mio petto aumenta ancora di più.
 
Devo fare qualcosa. Io, il grande Sesshomaru, non posso permettere che tu vada via così.
Porto la mano su Tenseiga ma non vedo alcun demone per condurti verso il Nirvana.
Che sta succedendo? Una strana agitazione mi attanaglia.
Con Tenseiga non posso salvarla.
L’intensità di miasma che esce dal tuo corpo è enorme. Ormai è troppo tardi.
Ma distendi il viso e rilassi le spalle.
“Te ne andrai così?”.
 
Ho visto i tuoi movimenti. Stai cercando di salvarmi con la tua spada, non è vero? Tu che sei il signore dell’oltretomba, che ha fatto inginocchiare anche i due guardiani del portale, stai cercando di salvarmi.
Ma vedo che è una vana speranza sia la tua che la mia.
Chiudo gli occhi per non leggera il fastidio nel tuo sguardo e mi rassegno.
La mia ora è giunta. Ma va bene così.
“Te ne andrai così?”.
“Sì, ma mi basta”.
 
Sollevi i tuoi occhi su di me e sorridi.
Quell’espressione serena provoca un sussulto nel cuore che non credevo di avere.
 
Ti guardo negli occhi e sorrido.
Sorrido per l’ultima volta. Sorrido di cuore per la prima volta.
Sono tranquilla. Ora la morte non mi spaventa.
Sono libera.
Libera di amare, libera come il vento che mi appartiene.
Sei triste, Sesshomaru? Non ti ho mai visto così, con quegli occhi carichi d’ombra e malinconia. Le palpebre distese, le labbra stese. Non è la tua solita espressione seria, sei teso, frustrato.
Ma io sono serena.
E voglio che tu mi ricordi così, mio amato Sesshomaru.
Anche se ormai è la fine …
… Ho potuto rivederti ancora …
 
Il miasma abbandona il tuo corpo facendolo esplodere in una nuvola violacea.
Non te lo nego, per la prima volta nella mia vita da demone superiore, sento nel mio petto qualcosa che si rompe.
 
Inu yasha e i suoi compagni sono giunti, hanno seguito l’odore del sangue di Kagura, ma ormai è tardi.
Il suo corpo è esploso a causa del veleno che quel bastardo di Naraku aveva messo nel corpo di lei, sua creatura.
“Il vento …” il sussurro di Kagome quando una raffica di vento le solleva i capelli e le asciuga le lacrime.
“Kagura …” Kohaku invoca la sua unica alleata per l’ultima volta.
Il demone cane si avvicina al fratello che gli volta le spalle. È incapace di credere che quell’uomo glaciale con cui condivide il sangue e che non ha mai potuto soffrire sia restato inerme a guardare la donna esalare i suoi ultimi respiri. E lui che le aveva anche raccomandato come uno sciocco di non morire.
“Aspetta, Sesshomaru!” urla con quanto fiato ha in gola, la veste mossa come una carezza dal vento che profuma dei fiori bianchi del campo.
Sesshomaru arresta il suo passo e sposta leggermente lo sguardo, infastidito.
Kagome cerca di fermarlo, sa che è la rabbia e il dolore a farlo parlare, ma lui non tace e il so sguardo, dapprima furioso, diventa calmo, mansueto. Ha solo una domando che lo opprime e che solo il fratello può dargli una risposta.
“Kagura…”.
Non riesce a trovare le parole. Si sente uno stupido.
“… stava soffrendo?”.
Sesshomaru, dopo un attimo di silenzio, solleva lo sguardo, imitato da tutti i presenti.
La piuma bianca, che Kagura portava tra i capelli e che usava per le sue magie, ondeggia nel vento, danzando elegante e leggera e librandosi in alto, per poi sparire lontana, libera.
Libera.
Come il vento.
“Lei… sorrideva”.
Le parole di Sesshomaru prima di lasciare il fratello e i suoi amici tradiscono un dolore che nessuno riesce a credere.
Un ultimo sguardo in alto.
Il vento che continua a soffiare, sollevando i petali bianchi e vermigli.
Era come se il vento volesse parlare a tutti loro.
Era come se Kagura stesse parlando.
Io sono il vento …
Un vento libero!

 
  
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