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Autore: Kira Eyler    29/10/2015    5 recensioni
[Speciale Halloween]
Pensieri dei quattro bambini di Corpse Party, mentre uccidono la loro ennesima vittima.
"Se una persona muore in preda a forte dolore o rabbia, quell'emozione rimane e diventa macchia per il luogo della morte (Yuki-Tokiko-Ryou)
La memoria indelebile fa ripetere l'evento. La morte fa parte di quel luogo e uccide tutto quello che tocca (Sachiko)"

Hope you like it! ;)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryou Yoshizawa, Sachiko Shinozaki, Tokiko Tsuji, Yuki Kanno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Basta! Basta!-
Grida la tua ennesima vittima.
Ormai è solo uno stupido corpo, che dopo aver gridato quelle parole è morto. Ritiri le forbici con cui hai commesso il brutale omicidio.
Oggi non ti riconosci, Yuki, sei più umana. Guardi il corpo orribilmente squartato del ragazzo ai tuoi piedi, per cercare di sorridere; nulla. A terra, accanto a lui, c’è un telefono, con lo schermo rotto. Decidi di specchiarti in quel piccolo schermo buio, sperando di riuscirci ed infatti ci riesci, sedendoti a terra.
Il tuo viso è spento, senza emozioni, ma se osservi più a fondo riesci a sentire la tristezza e la rabbia che provi. Passi lo sguardo su quello che sembra un buco nero, quella parte in cui doveva esserci il tuo secondo occhio e dalla quale sgorga ancora un fiume di sangue. Vorresti toccarlo, per renderti conto che non sia davvero quello che invece è, per convincerti che la tua uccisione sia stata un incubo, ma hai paura: “cosa sentirò se lo tocco? Il nulla?” ti chiedi.
Decidi di toccarti la guancia sporca del liquido scarlatto, così da sporcarti la mano. Cosa ti ha fatto, oh povera Yuki, quella bambina della tua stessa età?
Il sorriso, manca.
Non sorridi più da quando è successo.
Nell’uccidere non assumi lo stesso sorriso compiaciuto e divertito di Ryou o della tua assassina, Sachiko, no: non ti piace uccidere, ma ogni volta una forza proveniente dalle profondità del tuo piccolo cuore infranto ti fa commettere moltissimi omicidi e le grida terrorizzate e disperate delle tue vittime alimentano questa forza.
-Chissà dove siamo…-
Un sussurro che alle tue orecchie arriva veloce. Una ragazza ha parlato e si trova a poca distanza da te. Ti alzi ed inizi ad avvicinarti a lei.
 
Sei inutile ed insignificante, questo ti ripeti, Tokiko.
Tutti scappano davanti a te, li senti urlare terrorizzati e disgustati, mentre spesso provano pietà per i tuoi compagni. Vorresti specchiarti, per vedere cos’hai che non va, ma sai che non puoi: il tuo assassino ti ha esportato gran parte della testa e forse è quello a far scappare le tue vittime.
Alla fine li uccidi, poiché le loro grida ti disturbano e ti rendono più furiosa che mai.
Ma non sei stata uccisa anche tu con Ryou e Yuki? Perché siete stati uccisi? Cos’avete fatto di male? Queste sono tutte le tue domande, senza una risposta. E forse è inutile cercare qualcosa che non arriverà mai.
Ti fermi, a volte, vicino a Ryou o a Yuki, per sentire le grida delle loro vittime tentando di risollevarti il morale, e anche lì senti qualcuno urlare: non sono le vittime dei tuoi compagni e non sai nemmeno se urlano per via dei tuoi compagni o per te, ma alla fine li insegui e li uccidi, colpo dopo colpo.
Vorresti tornare indietro per cambiare il tuo futuro, ma non puoi. Vorresti riabbracciare i tuoi genitori che, poveri, chissà come hanno sofferto o, come credi tu, chissà come stanno soffrendo: l’idea della loro morte non ti ha minimamente sfiorato la testa anche se è passato moltissimo tempo dalla tua uccisione.
Uccidi sempre insieme a Yuki, che per te è un’amica e una guida, quasi un esempio. Grazie a lei riesci ad uccidere persone che prima potevi solo percepire. Molte cose vi accomunano, ma le più importanti per voi sono solo due: la prima è che non vi piace uccidere, ma qualcosa vi costringe a farlo; la seconda è il dolore.
Ti appoggi alla parete impolverata, scivolando fino a sederti a terra.
D’istinto provi a toccarti la faccia, ma tocchi solo qualcosa di liquido e di morbido. Avevi dimenticato quello che ti è successo e ora sei disgustata.
Se avessi gli occhi, a quest’ora, staresti piangendo e urlando dalla disperazione. Non puoi fare più nulla, se non uccidere.
-Kaori! Kaori! Dove sei!? Rispondimi, Kaori!-
Grida.
Altre.
Ti alzi lentamente e lasci cadere pigramente le mani, ora sporche di un liquido scarlatto, lungo i fianchi. Qualcosa ti sta spingendo ad uccidere ed è troppo forte per te, tanto da non riuscire a contrastarlo. Ti incammini lentamente verso quel ragazzo.
 
-Maledetto! Mollami! Maledetto moccioso!-
Fugge via, la tua preda, correndo per il corridoio buio e tenendosi il ventre con una mano. L’hai ferita a morte, sai che non andrà molto lontano.
-Onee-san, dove vai? Perché scappi?- chiedi ad alta voce, quasi gridando.
Hai stampato in volto un inquietante sorriso e i tuoi occhi sono sgranati, sembri pazzo. I battiti del tuo cuore sono accelerati, sei eccitato: ogni vittima, ogni colpo che dai, ogni grida di dolore ti divertono. Ti scambiano per sadico, cattivo, folle… ma il cattivo non sei tu.
Uccidi per mascherare il tuo dolore perché, anche se non sembra, anche tu stai soffrendo. Ricordi quel momento, sei stato il primo a morire, ad essere ucciso.
Sei morto dissanguato dopo atroci dolori, dopo così tante grida che la gola ti faceva male e con le guance completamente bagnate dalle lacrime; ricordi tutto, anche le prima grida di Tokiko, che sembravano inumane.
Ti ricordi dei tuoi genitori e prima ti chiedevi spesso il perché della tua uccisione: a scuola eri sempre un bravo bambino, vivace ma buono e gentile. Ora hai smesso di chiedertelo, perché è passato molto tempo e chiedertelo sempre è una stupidaggine, pensi.
Scatti d’improvviso, sparendo e ricomparendo davanti alla ragazza che stavi uccidendo.
Appena ti vede sbianca, sgrana gli occhi ed emette un urlo strozzato. Tu alzi le forbici, cercando di colpirla alla testa, però la ragazza si copre il volto con un braccio: una scia di sangue inizia ad apparire sul braccio delle giovane.
Urla, tenendosi la ferita, e tu ne approfitti per colpirla alla testa. Quando togli forbici vieni colpito in pieno da una fontana di sangue, che schizza dappertutto.
Si inginocchia e ti guarda implorante, ma tu ridi sottovoce: vedere gli altri soffrire allevia il tuo dolore.
-Ciao ciao, Onee-san- dici, afferrandola per la gola e stringendo le mani.
La ragazza smette di lottare e muore tra le tue mani, come sempre. Ormai è la stessa storia tutte le volte, ma non ti senti in colpa. Hai sofferto anche tu come loro e non riesci a trattenerti dal pensare che forse sei davvero sadico; questo però è dovuto al fatto che il tuo corpo non riesce a trattenere il tuo forte rancore.
Te ne vai da quel luogo, cercando un’altra preda.
                                                              Se una persona muore in
                                                           preda a forte dolore o rabbia,
                                                             quell’emozione rimane e
                                                            diventa macchia per il luogo
                                                                   della morte.
Sei seduta su una cattedra vecchia e rovinata, vicino al luogo in cui il tuo corpo è sepolto.
Fai dondolare i piedi scalzi con lo sguardo pensoso perso nel vuoto.
Quel posto ti fa ricordare quel giorno, in cui dovevi essere allegra e sorridente. Il giorno del tuo settimo compleanno doveva essere un giorno felice da festeggiare insieme a tua madre e invece… tua madre morì davanti ai tuoi occhi, cadendo dalle scale spinta dal preside. Subito dopo moristi tu.
In quel momento avevi paura, molta paura, volevi gridare e cercare protezione da tua madre ma era impossibile.
Il tuo cuore non è riuscito a contenere tutte quelle emozioni, come un vaso: goccia dopo goccia, si riempie, e quando si riempie travasa. Così ti è successo.
Al ricordo di quell’episodio vieni circondata da un manto nero, stringi i denti e abbassi lo sguardo, così che alcune ciocche corvine ti cadono davanti agli occhi.
Con un piccolo salto scendi dalla cattedra e ti dirigi verso Yoshikazu, il figlio del preside della tua scuola, che se ne sta rannicchiato in un angolo e lo osservi con disgusto e rabbia: così simile a suo padre, ha avuto quello che si meritava.
-Devo fare altri regali alla mia mamma- dici, sorridendo –muoviti.-
Yoshikazu si alza e, prendendo il martello, esce lentamente dalla stanza.
Ti fermi a ridere.
Pensi che mandare anime di poveri innocenti che tu intrappoli in questo luogo pieno di dolore e rabbia faccia felice la tua cara mamma, ma non sai che non è vero: tua madre soffre e tu non fai altro che compiacere te stessa.
Afferri le forbici e segui il “maestro”.
                                                      La memoria indelebile
                                                       fa ripetere l’evento.
                                                      La morte fa parte di quel
                                                     luogo e uccide tutto
                                                     quello che tocca.


Angolo Autrice:
Eh sì, minna, sono tornata ^-^ 
Le frasi in corsivo, tengo subito a precisare, sono prese dal film "Ju-On", di cui consiglio la versione giapponese o comunque il primo film, se siete amanti dell'Horror. Parlando della storia in sé, beh... ragazzi, i bambini sono i miei preferiti. Ognuno ha una brutta storia e mi sembra ingiusto approfondire solo Sachiko e non Ryou, Yuki e Tokiko... 

Tengo a precisare che Yuki non è malvagia, a mio dire, o almeno non come Ryou e Sachiko. Tokiko poi si vede solo per una volta, quindi non sappiamo nulla di lei.
Spero che questi piccoli pensieri vi piacciano, ci ho messo tutta me stessa T-T 
Alla prossima,
Kira <3 

 
   
 
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