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Autore: Tactolien    29/10/2015    1 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vampiro?!.
Baltus era veramente un Vampiro?!.
In quell’isola variopinta abitata da fate e creature fantastiche, Artemis scopriva addirittura l’esistenza dei Vampiri.
Perché non li ho mai tenuti in considerazione?.
Era ovvio che esistessero i Vampiri.
Longevità, ipnosi, allergia all’acqua benedetta, il non poter entrare in casa se non invitati: erano tutte caratteristiche tipiche del Popolo. Ed esattamente come i draghi, anche i Vampiri apparivano in moltissime leggende del mondo; forse vampiri, forse demoni, ma comunque mostri succhiasangue.
Dietro di lui… intravide Leale portare la mano verso la Sig. Sauer.
“Calmatevi, voi due –li ribeccò Spinella notando il loro turbamento- Non crederete certo a tutto quello che dicono di loro?”.
“Ero convinto che i vampiri fossero una razza del Popolo estinta da secoli”. Saltò su Bombarda Sterro.
Il Sindaco annuì tristemente: “Quasi, anche se non del tutto. Abbiamo imparato a vivere in mezzo ai Fangosi senza farci notare. Non riusciremmo mai a stare nel sottosuolo come molti altri”.
Stavolta fu Leale a sobbalzare: “Un momento, ma lei è rimasto sotto il sole per tutto il tempo? Non dovrebbe ridursi in cenere?”.
Di colpo, Spinella, Gemma e Baltus scoppiarono a ridere. La guardia del corpo non riuscì a togliere gli occhi da quei canini appuntiti.
“Quello è solo uno dei tanti stereotipi dei Fangosi –parlò la fata- Tutto perché gli occhi dei Vampiri vedono bene al buio esattamente come al giorno”.
“E se ve lo chiedete… no… Nessuno di noi succhia il sangue agli umani”. Li rassicurò Baltus.
“No?”.
“No, anche quella è una leggenda ispirata dai nostri denti così accentuati”.
Stavolta toccò ad Artemis fare le domande: “E che mi dice dell’aglio, è vera quella storia?”.
“Quella sì. Non posso mangiarlo, mi si gonfia la gola”.
“E quella del palo nel cuore?”.
“Per forza, chi non morirebbe”.
“Ci sono altri Vampiri qui ad Avalon?”. Alzò la mano N°1.
“No, sono tutti in giro per il mondo. Io devo restare qui a guardia dell’isola, come avevo promesso alla Regina Mab”.
“A guardia contro cosa? –ribatté il giovane Fowl, desideroso di assorbire altre informazioni- Mi sembra che l’isola sia al sicuro”.
Annuendo soddisfatto come se avesse aspettato quella domanda, Baltus Ferroso si mosse e si piazzò davanti alla prima vetrata.
“Questa storia risale a moltissimi anni fa. Sarò lieto di raccontarvela”.
 
 
 
Il guerriero fece irruzione nella Sala del Trono, rammaricato di essere proprio lui il latore di una brutta notizia.
“Navi di umani si avvicinano con vento favorevole, Vostra Maestà. Abbiamo tentato di farli deviare, ma stanno puntando dritto contro di noi”.
La regina Mab si alzò in piedi, lo sguardo serio e determinato di chi sapeva cosa fare: “Allora dovrò intervenire io stessa. Tu, Baltus, resterai a riva a soccorrere gli altri”.
Il Vampiro annuì. Sarebbe andato fino all’inferno per la sua isola e la sua regina. Aveva lasciato il suo comodo posto di Consigliere reale per indossare l’armatura e guidare i Guardiani di Avalon contro i Fangosi invasori, e mai avrebbe permesso loro di conquistare l’isola o far del male alla sua gente.
Guardò la Fata Regina raggiungere il balcone. Spiegò le grandi ali castani e s’innalzò in volo, sfrecciando verso la flotta nemica.
Vi arrivò in pochi secondi: le ali delle Fate Regine erano un vero portento, velocissime e resistenti. Nessun tipo d’ala artificiale come quelle degli altri Guardiani reggeva il confronto.
“Ecco di nuovo quei demoni!”. Urlarono gli uomini vichinghi, sulle loro navi dalla prua a forma di drago.
“Distruggiamoli!”.
“Cacciamoli via da quella terra!”.
Con un ultimo colpo d’ali… Mab si fermò restando sospesa a mezz’aria proprio davanti a loro.
Un capitano umano tese un arco pronto a colpirla.
Fermatevi, Fangosi –cantilenò lei con voce carico di fascino ipnotico- Non c’è bisogno che qualcun altro si faccia male, oggi. Ritiratevi. Dimenticate questa terra, non parlatene mai più con nessuno”.
 
 
Sebbene Baltus non poté sentire niente dal grande castello di cristallo, intuì perfettamente ciò che stava succedendo.
“Così la regina ha deciso di usare il fascino in massa”.
In genere il fascino era un potere che si poteva usare su una persona per volta, considerato che necessitava di contatto visivo con gli occhi; ma in quanto Fata Regina, Mab era in grado di usarlo su larga scala, ipnotizzando dozzine di persone contemporaneamente.
Un ottimo espediente per piegare il nemico e costringerlo alla resa senza neppure combattere; peccato non potesse essere utilizzato più di una volta a occasione: il dispendio di energia era troppo caro.
 
 
“Sapete una cosa, amici? –abbassò immediatamente l’arco, il vichingo capitano- Non c’è bisogno che qualcun altro si faccia male. Andiamocene via”.
“Andare dove? Non c’è terra per miglia e miglia”. Disse un altro.
“Ma questa mappa dice che c’è un isola proprio davanti a noi”.
“Sciocchezze. Non vedi? Non c’è terra qui. Non parliamone mai più”.
Ansimando preda di un improvviso affanno, Mab sorrise lieta della riuscita del suo piano. Non si scherzava col fascino di massa. Non andava usato se non in caso d’emergenza.
Fu proprio mentre le navi nemiche si apprestavano a fare dietro-front che…
Boam… Boom. Spaccò i timpani il boato di un’esplosione, accompagnato da un lampo incandescente.
Allibita, Mab si riparò il volto con le braccia. Dovette faticare per non essere sbalzata via dallo spostamento d’aria.
Che stava succedendo?!.
Una delle navi era esplosa. Ma come?.
Forse qualche Fangoso affascinato aveva fatto qualcosa che non doveva?.
Una seconda esplosione la fece trasalire. Un’altra nave era sparita in una nube di fuoco e fumo.
Gli umani sulle altre navi non fecero una piega. Erano talmente affascinati da non rendersi neppure conto di quanto stava accadendo.
“Ehi, che succede!?”. Si lasciò sfuggire la regina.
Una sagoma sfrecciò fuori dal fumo, innalzandosi sopra la flotta. Spiegò le grandi ali bianche e lanciò un incantesimo che fece saltare anche la terza nave.
Mab sgranò gli occhi.
“Titania!!”. Urlò.
Quell’ultima non la udì. Riprese il suo massacro ridendo sguaiatamente: “Morite, Fangosi! Morite!”.
Stava già per avventarsi sulla quarta imbarcazione, quando la regina le afferrò un braccio, torcendoglielo.
L’altra si divincolò liberandosi: “Madre, perché mi fermi?!”.
“C’è da chiederlo?! Guarda cos’hai combinato. Quanta sofferenza provochi”.
La figlia accennò una smorfia disgustata: “La sofferenza l’hanno provocata prima loro a noi. Hanno ciò che si meritano! Tu sei la regina di Avalon, non hai forse intenzione di proteggere il tuo popolo?!”.
Mab la guardò intensamente. Negli occhi della principessa non c’era né pietà né amore. Non era lo sguardo di chi combatteva per qualcosa: era solo smania personale.
Scosse la testa: “Non così. Torna a palazzo. Poi faremo i conti”.
Rimasta sola a guardare la madre che ripercorreva la via verso l’isola, Titania non poté far altro che pensare…
Appena sarò regina spazzerò via i Fangosi dalla faccia della terra. La tua opinione non conterà più niente.
Perché era certo che sarebbe successo. Lei era l’unica figlia di Mab. E soprattutto era una delle pochissime Fate Regine rimaste in circolazione. Tutte le altre erano state sterminate dagli umani, insieme a molti simili di Baltus. Era ovvio che sarebbe diventata lei la regina.
 
 
“Baltus, vorrei parlarti in privato”.
“Certamente, Maestà”.
“Per prima cosa vorrei che mandassi un messaggio nel sottosuolo. Ho deciso di acquistare gli ultimi ritrovati tecnologici che ci permetteranno di nascondere l’isola ai Fangosi”.
“Gli ologrammi? Sì, ha preso la decisione giusta”.
Baltus guardò fuori dalla finestra. Ormai nessun posto sulla terra poteva dirsi sicuro per il Popolo. Avalon tanto meno. Molti avevano deciso di ritirarsi sottoterra e fondare città come Cantuccio o Atlantide; ma quanto tempo avrebbero impiegato i Fangosi ad arrivare anche là?. L’unica cosa che potevano fare era mettere l’isola in sicurezza e cancellarla dalle mappe degli umani. Non sarebbe stato facile, ma col tempo…
“E c’è un’altra cosa di cui vorrei parlarti” Riprese la regina con una strana espressione in volto.
“Mia Signora?”.
“Tu sei il mio Consigliere più fidato. Di te non ho mai dubitato, perciò vorrei una risposta sincera”.
Il Vampiro annuì esitante.
“Cosa pensi di mia figlia?”.
“La Principessa Titania?”.
“Chi altre. Ho bisogno di un tuo parere, temo che il mio amore materno possa offuscare la mia capacità di giudizio”.
Baltus attese qualche minuto prima di rispondere. Chiuse gli occhi soppesando attentamente quanto doveva dire.
Inutile. Non poteva negarlo. Quando l’altro giorno Titania aveva fatto strage di umani sulle loro navi… una parte di lui non aveva potuto impedirsi di gioire.
Degli umani… gli esseri che stavano sterminando la sua razza di Stregoni Immortali… erano morti. Dei Fangosi in meno.
Con dolore rievocò l’immagine di sua moglie e dei suoi fratelli che venivano massacrati da una folla urlante.
Vampiri, avevano preso a chiamarli. Esseri diabolici che succiavano il sangue altrui. Una sciocca favola nata da un banale equivoco: durante lo scontro tra un Fangoso e una Strega Immortale, quell’ultima si era ritrovata a pochi centimetri dal collo dell’uomo, e non avendo altre armi a disposizione usò direttamente le lunghe zanne per ferirlo.
Da allora tra gli umani si era scatenata una caccia spietata che aveva decimato gran parte dei suddetti Vampiri.
Per gli altri membri del Popolo non andava certo meglio. Non era forse giusto volere la morte di quegli esseri inferiori?.
Baltus sospirò. No. Non era quello il modo in cui si conquistava la pace.
“La principessa è ancora molto giovane, mia Signora…”.
“Ti ho chiesto una risposta sincera. Risparmia i convenevoli”.
E l’altro gliela diede: “E’ malvagia e crudele. Ogni sua mossa è ordita per far del male. Quando da ragazza scoprì di avere un potere maggiore rispetto a quello di tutte le altre Fate Regine iniziò subito a impiegarlo per schiacciare il prossimo e ottenere ciò vuole. L’altra volta se l’è presa coi Fangosi, ma non esiterebbe a fare la stessa cosa ad altri del Popolo”.
Si fermò, temendo di aver osato troppo. Stava pur sempre parlando della principessa, in fondo.
Dopo un attimo di silenzio assordante… Mab aprì gli occhi. Erano tristi e addolorati.
“Sì. Ne ero sicura”.
Baltus non disse niente.
“Mia figlia… ciò che amo di più. Speravo che col tempo maturasse e mettesse su giudizio ma…”.
“Voi avere fatto del vostro meglio, Maestà. Siete un’ottima madre”.
Con un secondo sospiro la regina si alzò dal trono ponendosi davanti a una finestra aperta: “Può darsi di sì… e può darsi di no. Avevo preso questa decisione da tempo; ora so che è la cosa giusta da fare”.
“Quale decisione?”.
“Mia figlia non diventerà mai regina. Non sarà lei a succedermi sul trono. Troverò qualcun altro”.
Al di fuori della finestra… qualcuno li ascoltava furioso. I denti digrignati e un paio d’ali bianche.
 
 
 
“E finisce così?”. Chiese N°1 quando il Sindaco s’interruppe.
“Certo che no. Sto solo riprendendo fiato”.
“Il Consigliere Baltus siete proprio voi? O è un vostro omonimo?”. Chiese Bombarda Sterro.
Il Vampiro ridacchiò: “No. Sono proprio io. Ho vissuto questa vicenda in prima persona e la racconto agli altri per tenerla sempre viva”.
“Continui la storia, Sindaco”. Lo pregò Gemma.
“Ma Gemma tu la conosci già”. La guardò di sbieco Spinella Tappo.
“Sì, ma è sempre bella”.
“Come va a finire poi?”. Insistette il diavoletto.
Leale a Artemis Fowl, ascoltarono senza dire una parola.
 
 
 
“Non fare neanche un passo!”. Si sentì dire Mab appena rientrata da un viaggio sul continente.
Guardò in fondo alla sala. Titania sedeva sul suo trono. Lo sguardo di sfida di chi è pronto a combattere.
“Che stai facendo?”.
“Credevi davvero che me ne sarei rimasta lì buona buona mentre tu mi porti via ciò che mi spetta?!”.
La Fata Regina impallidì.  Lo sa!.
“Titania…”
Ormai era giunta l’ora dei conti. Nulla avrebbe potuto fermarle.
“Può esserci sono una regina ad Avalon –continuò la figlia, alzandosi dallo scranno- E quella regina ovviamente sarò io!”.
E con un singolo colpo d’ali distrusse una delle statue di sua madre.
 
 
“Seguì un violento scontro –proseguì il Sindaco, continuando a spiegare gli eventi illustrati sulle vetrate- Raramente due Fate Regine hanno combattuto l’un l’altra. E sfortunatamente…”.
“La regina Mab ebbe la peggio”. Completò la frase Artemis.
“Sì, ma anche no”.
“Che significa?”. Fece Leale.
“Si sono uccise a vicenda. Mab era certamente più potente di Titania, ma potete ben capire: non si può chiedere a una madre di uccidere la propria figlia. Titania spirò per prima, e quando io soccorsi la mia regina agonizzante…”.
 
 
 
“Baltus, ho un favore da chiederti”. Ansimò la Fata Regina stesa sulla battigia, un occhio perso e un rivolo di sangue che le colava dalla bocca.
Poco più in là… il corpo di Titania galleggiava nell’acqua di mare a pancia in già.
“Sì, mia signora. Qualunque cosa”.
“Puoi tagliarmi le ali?”.
“Che dice?!”.
Con respiro spezzato Mab trovò la forza di richiamare a sé una larga serie di scintille magiche che le ballarono intorno. Non le usò per curarsi. No. Ormai era troppo tardi. Le concentrò tutte nelle sue ali.
“Ho racchiuso quel poco di potere che mi è rimasto in esse. Avevo promesso al Popolo che avrei trovato una nuova regina per Avalon. Bene… saranno le mie ali a farlo per me”.
“Ma, Altezza Reale, neanche in diecimila anni potremmo mai trovare una nuova regina degna di voi”.
La Fata Regina piegò le labbra in un sorriso sereno: “Quando arriverà il momento…”.
 
 
 
“Fu così che con la morte nel cuore amputai le ali alla mia regina per metterle in quella teca –concluse Baltus Ferroso- A detta di Mab sarebbero state le ali stesse a rivelare la nuova regina per Avalon. Alcuni la stanno ancora aspettando, ma se non si è ancora trovata dopo mille anni è probabile che non accadrà mai più”.
“Che storia triste”. Cantilenò N°1, ammirando le ali castane.
“A puro titolo informativo… esistono qui dei gioielli della corona?”. Strinse gli occhi da furbetto Bombarda.
“Sei il solito ingordo insensibile!”. Sbottò Spinella.
“E questa vetrata cosa rappresenta?”. Indicò Artemis, una vetrata che avevano saltato.
Raffigurava la crudele Titania in una versione gigante, che teneva l’isola tra le mani. Da esse sembravano uscire delle scintille magiche.
Baltus esitò un attimo prima di rispondere: “Quella? Oh, niente di particolare. E’ solo una rappresentazione della principessa se fosse diventata regina”.
Artemis non disse nulla, ma capì immediatamente che c’era qualcosa che non andava. Di sicuro era una faccenda d’approfondire.
Din… Din… Din… risuonò il tintinnio di una campanella.
“Già così tardi? –guardò l’orologio il Vampiro- Siamo qui da parecchio. Bene signori, il castello sta per chiudere, è meglio affrettarci. Se non avete un posto per dormire sarò ben lieto di accordarvi delle stanze”.
Bombarda si strofinò le mani. Una notte al castello di cristallo? Non poteva desiderare di meglio.
“Cielo no! –sbottò immediatamente Spinella- Non deve disturbarsi. I miei amici sono venuti a trovare me, perciò li ospiterò io a casa mia. Ho posto per tutti”. E scoccò un’occhiataccia al nano.
Quell’ultimo si smorzò subito.
 
 
“E’ stata proprio una bella storia, quella di poco fa”. Affiancò Artemis il Sindaco, quando uscirono dal palazzo.
Spinella, Gemma, Bombarda e N°1 erano più in là a parlare e bisticciare.
“Sì, a molti piace. Io invece la trovo una storia terribile”.
“Lo immagino. Peccato che sia incompleta”.
Baltus scattò a guardarlo. Leale inarcò un sopracciglio. Che stava dicendo il suo giovane protetto?.
“Come fai a dirlo?”.
“La vetrata di cui ho chiesto. Non sembrava per niente una rappresentazione ipotetica. Sembrava proprio la Principessa Titania che lanciava un incantesimo contro l’isola prima che venisse uccisa. E a pensarci bene non ha senso che siano delle ali a scegliere una nuova regina. Almeno… per quello che ci ha raccontato”.
Dopo dieci secondi precisi di silenzio… Baltus sospirò: “Il giovane Fowl è veramente in gamba come si dice –altri dieci secondi di silenzio- Sì, è vero. C’è una parte della storia che tengo nascosta, e vorrei che rimanesse tale”.
“Certo, per non scatenare il panico. Ha la mia parola”.
 
 
 
 
 

 
  
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