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Autore: BettyLovegood    29/10/2015    3 recensioni
Di autobus sgangherati, auto dai sedili riscaldabili, bulli, Arthur geloso, Merlin arrabbiato e coppie strane.
[Merthur, School AU!]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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I fidanzati in autobus siedono vicini!


 
 Arthur odiava prendere l’autobus. Era sempre pieno di gente, di schiamazzi e in inverno era peggio di una cella frigorifera.
Ogni dannata mattina doveva passare mezz’ora in quella scatoletta puzzolente e malandata, e ogni dannata mattina si chiedeva il perché.
Insomma, lui era pur sempre Arthur Pendragon, figlio di Uther Pendragon, meglio conosciuto come il “re di Camelot”.
Suo padre era l’uomo più ricco del paese grazie alla sua amata azienda edile, la  Camelot inc. , e lui poteva tranquillamente prendere in prestito uno dei tanti domestici che lavoravano nella sua enorme villa e farsi accompagnare ovunque voleva, in qualsiasi momento.
La mezz’ora che impiegava da casa a scuola l’avrebbe passata in un auto con i sedili riscaldabili, la sua musica preferita e il profumo di pino che proveniva dall’Arbre Magique che, immancabilmente, penzolava dallo specchietto.
Ma secondo Merlin lui non doveva comportarsi da principino viziato, doveva prendere l’autobus come i ragazzi normali, doveva vivere il brivido di svegliarsi tardi e correre a perdifiato fino alla fermata pregando il cielo di non averlo perso, doveva sedersi su uno di quei sediolini sgangherati e ridere insieme ai suoi amici, doveva addormentarsi scomodamente e risvegliarsi all’improvviso per non perdere la fermata, insomma doveva vivere l’esperienza scolastica –così Merlin l’aveva definita- nel modo più normale e assurdo possibile.
Arthur ogni mattina gli dava dell’idiota e lo pregava di prendere l’auto, ma Merlin rifiutava ogni volta. Lui avrebbe vissuto la sua esperienza scolastica sull’autobus, non su un auto che costava quanto tutta la sua casa, in macchina poteva andarci da solo se voleva.
Il biondo Pendragon si lasciava sfuggire un lamento, ma alla fine lo seguiva. Non avrebbe mai lasciato solo il suo ragazzo sull’autobus, c’erano troppi bulli e Merlin, con il suo fisico mingherlino e la sua faccia da schiaffi, era la loro preda preferita.
 
 
**** 
Tutti sull’autobus sedevano sempre allo stesso posto. Avevano preso possesso dei sedili posteriori, per stare più comodi. Arthur sedeva sempre al centro, al suo fianco se ne stavano Percy, Gwaine, Leon e Elyan. Davanti a loro, sulla destra, se se stava la coppietta felice, formata da Gwen e Lancelot, mentre i due sediolini a sinistra erano entrambi occupati da Morgana, che preferiva stare comodamente sola.
Merlin era l’unico a non avere un posto fisso.
A volte si sedeva al fianco di Gwen, al posto di Lancelot, per discutere sul corso di agronomia che seguivano insieme; altre volte si stringeva tra Percy, Leon e Elyan e commentavano l’ultimo episodio di Game of Thrones che avevano visto insieme; a volte capitava al fianco di Gwaine e si lasciva raccontare della sua ultima conquista, che stranamente era sempre bionda e si chiamava sempre Elena; la maggior parte delle volte se ne stava seduto solo, con i piedi distesi e la testa poggiata al vetro, a leggere un libro; molto raramente invece sedeva al fianco di Arthur, gli poggiava la testa sulla spalla e si lasciava accarezzare, succedeva di solito quando Merlin aveva una brutta giornata.
Il giovane Pendragon non se la prendeva per quella poca attenzione che il fidanzato gli rivolgeva in autobus, insomma stavano sempre insieme, a scuola frequentavano le stesse lezioni, erano vicini di casa – secondo Uther il piccolo Emrys si era praticamente trasferito in casa loro, dato che passava intere giornate li-, mezz’ora separati non avrebbe certo distrutto il loro rapporto.
Arthur semplicemente si rilassava contro il sediolino, cercando di non pensare  a quanto fosse scomodo, e lo osservava in silenzio con uno strano sorriso sulle labbra. E a volte pensava che forse prendere l’autobus non era poi così tanto male.


****
 
 
 
 
Una fredda mattina di dicembre Arthur si trovò ad imprecare contro Merlin e le sue stupide idee. “Merlin ti prego, solo per questa mattina!”
Merlin si voltò verso di lui e sbuffò.
“Arthur ne abbiamo già parlato un milione di volte, non prenderò quella dannata auto.”
“Ma Merlin si gela!” Arthur si strinse nel cappotto, come per sottolineare la cosa. “Pensa ai sedili riscaldati, l’aria calda…”
“Ti ho detto di no.” L’interruppe il ragazzo con un’occhiataccia. “Sto bene così, vai tu se vuoi.”
Si strinse anche lui nel cappotto perché si, faceva veramente freddo, ma non avrebbe comunque preso l’auto. I suoi amici erano su quell’autobus e lui sarebbe stato con loro.
“Sai che non ti lascio solo lì sopra.”borbottò il biondo, stringendosi ad un suo braccio. Il giorno che Merlin era rimasto solo sull’autobus, perché Arthur era malato, aveva lasciato un segno violaceo sul volto pallido del ragazzo che, dopo settimane, ancora non era sparito del tutto.
Certo, il bullo che aveva osato toccare Merlin non l’aveva passata liscia, si era ritrovato Leon e Percy addosso in un batter d’occhio, ma Arthur non l’avrebbe comunque mandato da solo.
Merlin sospirò. “Ci sono i ragazzi.” Mormorò. Lui odiava i bulli, ma non voleva certo che Arthur fosse la sua guardia del corpo.
“Lancelot ed Elyan hanno entrambi la febbre e Percy e Leon hanno accompagnato Morgana con l’auto, certo ci sarebbe Gwaine, ma impegnato com’è a sbavare su Elena non si accorgerebbe di niente.” Arthur abbozzò un sorriso, forse per convincerlo. “Ti prego, vieni con me.”
Merlin scosse la testa, staccandosi dal suo braccio. “Arthur so badare a me stesso, va pure se vuoi.”
Il biondo fece una mezza risata. “Ma se sei così incapace da cadere ad ogni passo! E poi con il fisico che ti ritrovi non riusciresti a fermare nessuno.” Lo osservò per un attimo, poi sospirò sconfitto. “Andiamo a prendere questo dannato autobus.”
S’incamminò verso la fila di ragazzi che si stavano ammassando attorno al mezzo, ma a metà strada si accorse che Merlin non l’aveva seguito.
Si riavvicinò a lui confuso.
“Hai per caso cambiato miracolosamente idea?” domandò con un sorriso.
Merlin gli scoccò una di quelle occhiatacce omicide che gli riuscivano maledettamente bene. “Non ho bisogno di te per difendermi, sono abbastanza grande da cavarmela da solo. Ora va a prendere quella dannata auto, ci vediamo a scuola.”
Detto ciò s’incamminò verso l’autobus, lasciandolo al freddo, solo e ancora più confuso di prima.
Ma perché doveva rendere sempre tutto così difficile? Lui voleva solo difenderlo, cosa aveva detto di sbagliato?
Si affrettò a raggiungerlo sbuffando, nonostante quello che aveva detto non l’avrebbe comunque lasciato solo.
Lo trovò seduto davanti a Gwen, un libro davanti al volto e l’aria corrucciata.
Gli si avvicinò e cercò di sedersi, ma lui glielo impedì.
Abbassò il libro e lo scrutò con i suoi occhi blu. “Sto leggendo.” Disse semplicemente.
Arthur alzò gli occhi al cielo, sapeva benissimo che non amava essere disturbato da nessuno durante la lettura. “Lo so, ma volevo..”
Merlin rialzò il libro e Arthur capì che non l’avrebbe ascoltato.
Gli sibilò un “idiota” e si accomodò al suo solito posto.
Gwen guardò entrambi, sospirò e poi si avvicinò ad Arthur.
“Avete litigato?” chiese, prendendo posto al suo fianco.
I due litigavano spesso, il più delle volte per cose stupide, e la maggior parte delle volte Gwen tentava di fargli fare la pace in fretta.
Il rapporto che avevano era strano, ancora prima che diventassero una coppia i due si comportavano come tale. S’ingelosivano, litigavano, dormivano insieme ed erano costantemente inseparabili.
Era come se i due fossero destinati a stare insieme. Anche quando uno sbagliava, quando litigavano per giorni e giorni e non si parlavano per settimane alla fine, dopo aver messo da parte l’orgoglio, che entrambi possedevano in grandi quantità, si ritrovavano e si chiedevano scusa.
Gwen sapeva bene quanto soffrissero entrambi durante le loro litigate, e per questo tentava di farli riappacificare in fretta.
Arthur diventava nervoso e rispondeva male a tutti, mentre Merlin si rinchiudeva in se stesso e non parlava con nessuno.
“Domandalo a lui.” Mormorò Arthur in risposta, indicando con un cenno Merlin che leggeva a pochi sediolini di distanza. “Non so cosa gli sia preso.”
Gwen sospirò. “Gli avrai detto qualcosa di sbagliato?” butto lì lei, perché sapeva che a volte Arthur diceva cose stupide, anche solo per scherzare, che ferivano l’animo fin troppo sensibile di Merlin.
Il giovane Pendragon si voltò verso di lei, spostando lo sguardo dal profilo di Merlin. “Stavamo discutendo come ogni mattina sul prendere l’auto e quando lui mi ha detto che avrebbe preso l’autobus da solo io mi sono rifiutato di farglielo fare perché sappiamo bene cosa è successo l’ultima volta, e lui mi ha sibilato che sa cavarsela da solo anche senza il mio aiuto e se ne è andato. Davvero non so cosa…”
Gwen alzò una mano per interromperlo e lo osservò con sguardo critico.
“Cosa gli hai detto precisamente?”
“Gli ho detto che con il fisico che si ritrova non riuscirebbe a fermare nessuno.” Le rispose con un’alzata di spalle.
Gwen scosse la testa. “Sai a volte Merlin ha davvero ragione, sei davvero un idiota!” gli disse con un sorriso.
“Gwen!” si lamentò lui, colpito dall’offesa che l’amica, sempre gentile con tutti gli aveva rivolto.
“Arthur non puoi dire una cosa del genere a Merlin.” Gli spiegò la ragazza. “Sai quanto è sensibile, è normale che si sia offeso. E sai benissimo che non vuole che tu sia la sua guardia del corpo e..”
“Quella è Sarah Parker?” Gwen osservò Arthur, il quale aveva perso completamente interesse per lei e per le sue spiegazioni e stava osservando la ragazza dalla lunga chioma castana che si stava accomodando al fianco di Merlin.
“Si, lei e Merlin frequentano il corso di letteratura insieme.” Si lasciò sfuggire l’amica.
“E perché Merlin non me l’ha mai detto?” indagò Arthur, continuando ad osservare i due che stavano parlando animatamente di qualcosa.
Gwen scrutò l’amico. “Avrebbe dovuto?” chiese, alzando un sopracciglio.
Arthur sbuffò e non rispose. Rimasero qualche minuto in silenzio, il ragazzo ancora con lo sguardo puntato sulla coppia che ora stava ridendo.
Erano fin troppo vicini per i gusti di Arthur, e soprattutto Merlin stava sorridendo in quel modo adorabile che raramente rivolgeva ad altre persone al di fuori di lui.
Arthur non era un tipo geloso, ma avrebbe volentieri strappato gli occhi a quella stupida ragazza che stava osservando il suo fidanzato con sguardo fin troppo dolce.
“Arthur sono solo amici, smettila.” Lo rimproverò Gwen.
La ragazza aveva imparato a temere l’Arthur geloso molto più di quello arrabbiato.
“Di fare cosa?” chiese il biondo, rivolgendole una veloce occhiata per poi tornare a fissare Merlin.
“Di guardarli con quello sguardo omicida. Non essere geloso.”
Arthur si alzò in piedi, erano finalmente arrivati a scuola.
“Non sono geloso.” Disse prima di incamminarsi verso l’uscita. “Ma lei ha potuto interrompere la sua lettura.” Sibilò.
Gwen alzò gli occhi al cielo e lo vide attraversare lo stretto corridoio dell’autobus, passare davanti a Merlin e Sarah a testa alta, senza rivolgergli neanche uno sguardo.
Arthur era entrato in modalità fidanzato geloso, erano davvero nei guai.
****
   
Nei giorni seguenti Arthur non rivolse neanche una parola a Merlin.In realtà Merlin non sapeva bene perché, ma era ancora arrabbiato con lui per quello che gli aveva detto alla fermata per preoccuparsene.
Stette al suo gioco e lo evitò per ben due giorni.
Arthur decise anche un giorno di non prendere l’autobus, era stanco di vederlo chiacchierare amabilmente con quella Sarah mentre a lui non rivolgeva la parola.
Lo lasciò solo alla fermata, infilandosi nell’auto nera rivolgendogli solo uno sguardo.
Aveva detto che sapeva difendersi da solo, che era abbastanza forte da farcela e beh, Arthur l’aveva accontentato lasciandolo solo.
In realtà sapeva bene che i suoi amici l’avrebbero difeso da qualsiasi attacco, e poi se Merlin se ne stava vicino a quella Sarah nessun bullo l’avrebbe disturbato.
Merlin dal canto suo era contento che finalmente il ragazzo si fosse deciso ad utilizzare l’auto, almeno non doveva sentire il suo sguardo di fuoco ogni volta che saliva su quel dannato pullman.
****  
 
Quel pomeriggio Merlin si ritrovò solo sull'autobus.
Arthur aveva la sua amata auto, Gwen e Lancelot si erano fermati al ristorante per festeggiare il loro quinto anniversario, Leon era sparito misteriosamente e con lui Morgana mentre Percy, Elyan e Gwaine erano finiti in punizione.
Sarah al ritorno non prendeva mai l’autobus perché andava da sua madre, così Merlin si accomodò al suo solito posto di lettura e si immerse nel modo di Zafòn.
Cinque minuti dopo qualcuno occupò il posto accanto a lui. Il ragazzo alzò lo sguardo e si scontrò con gli occhi scuri di Valiant, il bullo più stronzo del pianeta terra.
“Ciao Emrys.” Lo salutò il nuovo arrivato, con un ghigno.
Merlin sbuffò e ritornò al suo libro. “Non sono dell’umore adatto Valiant.” Gli mormorò.
Merlin sapeva bene che non si sarebbe liberato di lui, almeno non prima di ricevere qualche bel pugno, nonostante ciò si finse indifferente.
“Dov’è il Principe Azzurro?” chiese il bullo, togliendogli il libro di mano e ignorando le sue proteste.
“Credo sia in un castello con la sua adorata Cenerentola.” Si riprese il libro dalle sue mani e lo ripose con cura nello zaino. “Cosa vuoi Valiant?”
Il ragazzo lo osservò con i suoi occhi scuri. “Sei coraggioso Emrys per essere un frocetto pelle e ossa.”
Merlin strinse i pugni per non rispondere alla provocazione. “Cosa vuoi Valiant?” domandò nuovamente.
Valiant sorrise amabilmente. “Sai che quello che i tuoi amichetti hanno picchiato è mio fratello?”
Merlin alzò finalmente lo sguardo su di lui, scontrandosi nuovamente con quelle iridi scure. “Allora è un vizio di famiglia.” Osservò.
Il pugno che gli arrivò tra le costole gli fece mancare il respiro.
“Sai tuo fratello è molto più delicato di te.” Alzò il viso e gli rivolse un ghigno.
“Dovresti andarne fiero, sei il più forte.”
Valiant lo spinse all’indietro, facendogli cozzare la testa contro il finestrino.
Merlin sentì un forte dolore, ma non si lamentò, aveva subito di peggio.
“Se i tuoi amichetti osano toccare ancora mio fratello giuro che ti ammazzo.”
Merlin alzò nuovamente lo sguardo su di lui, ignorando la fitta alla testa.
“Non capisco perché te la prendi con me.” Gli sibilò.
Valiant non rispose, preferì lanciargli un altro pugno, stavolta sul braccio.
“Oh forse ho capito!” i suoi occhi blu si posarono in quelli del bullo, mentre con una mano si massaggiava il braccio dolorante. “Leon è fin troppo grosso, non riusciresti mai a toccarlo. Per non parlare di Percy..”
La voce di Merlin si spense. Valiant gli strinse le mani attorno alla gola, facendogli mancare il respiro.
“Non osare mai più darmi del codardo Emrys” sibilò avvicinando i loro visi. “Sei solo un frocetto”
Lo lasciò andare quando il volto di Merlin era diventato rosso per la mancata aria.
Il ragazzo tossicchiò, cercando di riprendersi, Valiant gli lanciò un altro pugno sul braccio e lo lasciò lì.
Merlin si massaggiò il collo, cercando di trattenere invano le lacrime.
Era davvero stanco di tutto quello.
 
 
 
****  
 
 
 Arthur si era stancato del silenzio tra loro due. Aveva intenzione di chiarire quel malinteso, Merlin gli mancava.
Così quella mattina salì sull’autobus e lo trovò solo, immerso già nel suo libro.
“Posso sedermi?” gli chiese.
Merlin, stupito di sentirlo nuovamente rivolgergli la parola, interruppe la sua lettura e annuì.
“Come…come stai?” abbozzò il biondo, osservandolo.
Merlin scoppiò a ridere e Arthur pensò che gli era davvero mancato quel suono.
“Fai sul serio?” gli chiese. “Non ci parliamo da giorni e la prima cosa che mi dici è come stai?”
Arthur gli rivolse un’occhiataccia, ma poi sorrise. “Ringrazia il cielo che io sia qui e non nella mia calda automobile, idiota.”
Merlin sospirò. Rimasero in silenzio per un po’.
 “Perché abbiamo litigato?” chiese improvvisamente Merlin, guardandolo.
Arthur scosse la testa, sorridendo. “Non ne ho idea, molto probabilmente perché siamo due grandissimi stupidi.”
Merlin annuì e poggiò la tesa sulla sua spalla. “Mi sa che hai ragione.”
Rimasero ancora una volta in silenzio, Arthur accarezzò la testa del suo ragazzo, felice di poterlo fare di nuovo.
“Mi dispiace per quello che ti ho detto l’altro giorno, è solo che mi preoccupo per te” gli mormorò.
Sentì il corpo di Merlin irrigidirsi. “Che c’è?” domandò.
Merlin alzò la testa dalla sa spalla e gli rivolse un sorriso veloce. “Niente … è che forse avevi ragione.”
Arthur sorrise a sua volta e si avvicinò per baciarlo. “Io ho sempre ragione Emrys” gli mormorò sulle labbra, prima di baciarlo appassionatamente.
“Mi sei mancato” gli disse Merlin, quando si staccarono per riprendere fiato.
“Oh, il meglio deve ancora venire.” Gli sussurrò il biondo in un orecchio.
Merlin rabbrividì e Arthur sorrise, iniziando a tempestargli il volto di baci.
Merlin rise e si lasciò coccolare, ma quando Arthur fece per scostargli la sciarpa azzurra che portava, in modo da poter baciare anche il suo collo, lui lo fermò.
“Che c’è?” chiese inclinando il capo.
Merlin si sistemò la sciarpa. “Oh niente.. è che solo…” non poteva fargli vedere i segni che Valiant gli aveva lasciato. “Davvero, non è niente.”
Arthur non si lasciò convincere, conosceva troppo bene il ragazzo, qualcosa non andava.
Merlin continuava ad evitare il suo sguardo.
“Merlin.” Arthur usò lo stesso tono che usava quando infliggeva un ordine ai domestici della casa.
“Davvero Arthur, sono solo stanco. Stanotte non ho dormito molto e…”
Arthur lo interruppe, poggiandogli le mani sul torace.
“Sta zitto.” Gli mormorò, poi prese a togliergli la sciarpa.
Merlin non potè fare altro che starsene in silenzio ad osservarlo.
Quando il biondo vide i segni che Valiant gli aveva lasciato trasalì, poi il suo sguardo divenne di ghiaccio.
“Chi?” domandò, senza riuscire a togliere gli occhi dai segni rossi.
Merlin non rispose, sentì le lacrime agli occhi. Non voleva far succedere una nuova rissa, non voleva che nessuno venisse picchiato.
Era stanco di tutto quello.
“Chi. E’. Stato.” Domandò ancora Arthur, stavolta guardandolo negli occhi.
Merlin lo allontanò da lui e si sistemò nuovamente la sciarpa al collo. “Lascia stare Arthur, è stato solo un malinteso.”
“Un malinteso?” ripetè Arthur furioso. “Come diamine può essere stato un malinteso? Dimmi chi ti ha fatto questo!” la sua voce si era alzata, metà delle persone sedute accanto a loro li stava osservando.
“Ragazzi, tutto bene?” Leon si sporse verso di loro, ma entrambi lo ignorarono.
Merlin continuava a starsene zitto, gli occhi pieni di lacrime fissi sul volto arrabbiato di Arthur.
“Arthur non voglio che tu finisca nei guai, non voglio che tu mi difenda, non voglio altre risse.” La voce di Merlin era sempre più bassa. “Voglio solo mettere fine a tutto questo, e… non è niente. Davvero.”
Merlin conosceva bene il suo ragazzo, sapeva cosa sarebbe successo se gli avesse rivelato il nome di Valiant. Si sarebbe precipitato da lui e lo avrebbe picchiato, era già successo altre volte, e tutte le altre volte Arthur era finito nei guai.
Ad Arthur in realtà non fregava niente delle punizioni, delle urla di suo padre, nessuno doveva far del male a Merlin.
Non riusciva a pensare a nulla se non a quel bastardo che aveva osato far del male al suo ragazzo solo per divertimento, solo perché lui era più piccolo, solo perché lui non poteva difendersi.
Sin da piccolo aveva odiato i prepotenti, difendeva i suoi amici come meglio poteva, rischiando anche in prima persona.
Hunit, la madre di Merlin, diceva sempre che somigliava ad un cavaliere valoroso, di quelli che vivevano nel Medioevo e difendevano i più deboli a spada tratta.
Arthur pensava che se lui era un cavaliere Merlin era il suo fedele aiutante, quello che lo accompagnava dappertutto e lo assisteva come meglio poteva, inciampando e imprecando contro di lui.
 Osservò il volto rigato di lacrime di Merlin e non potè far altro che abbracciarlo. Odiava vederlo così.
Si strinsero l’uno all’altro in silenzio.
“Mi dispiace.” Gli sussurrò Arthur, il viso ancora nascosto sulla sua spalla.
Merlin si asciugò le lacrime ma non rispose. Si limitò a stringerlo ancora di più a lui, come per dirgli che non gli importava nulla, andava bene così.
Dopo qualche minuto Arthur lo lasciò, gli diede un bacio e gli sorrise in modo strano.
“Sai che non posso lasciar perdere.”
Furono le ultime cose che Merlin ascoltò, lo vide alzarsi ed andare verso l’uscita con passo deciso.
Arthur avrebbe messo fine una volta per tutte a quella storia, nessuno doveva toccare mai più Merlin.
Mentre si metteva in fila dietro alcuni ragazzi per scendere dall’autobus qualcuno gli tirò la felpa.
“Sei..sei Arthur, vero?” gli chiese un ragazzino del primo anno, sembrava minuscolo.
Il biondo annuì.
“Io..so chi è stato.” Sussurrò piano. Arthur sembrava confuso, così il piccolo chiarì. “So, so chi ha fatto del male a Merlin.”
 
 
***
 
Quando Merlin salì sull’autobus fuori diluviava.
Aveva dimenticato l’ombrello da qualche parte, così si ritrovò bagnato dalla testa ai piedi, ma non gli importava un granchè.
Superò la fila di ragazzi che prendevano posto e si diresse con passo spedito verso l’ultima fila.
Arthur non fece neanche in tempo ad esprimere il suo disappunto per lo stato in cui era il suo ragazzo che Merlin gli rifilò un pugno sul braccio.
“Ahio!” si lamentò, sorpreso dal gesto.
“SI PUO’ SAPERE COSA DIAMINE TI E’ SALTATO IN MENTE?” Merlin si piazzò davanti a lui, gli occhi erano più blu che mai, era furioso. “TI AVEVO DETTO DI NON FARE NULLA, MA TU NO! DEVI SEMPRE FARE CIO’ CHE TI PARE VERO?”
Arthur sospirò, si guardò intorno e vide gli occhi di tutti puntati su di loro.
“Potresti sederti e calmarti?” domandò, spostando il suo zaino per liberargli il posto di fianco a lui.
Merlin non si sedette, né si calmò affatto, anzi quando parlò la sua voce era ancora più alta di prima. “NO CHE NON MI CALMO ARTHUR!” urlò agitando le braccia in aria “TRE GIORNI! TRE DANNATISSIMI GIORNI DI ESPULSIONE! ORA COSA DIRAI A TUO PADRE?”
Arthur non rispose, si limitò a tirare Merlin per il giubbotto inzuppato d’acqua e lo fece sedere al suo fianco. “Smettila di urlare Merlin, lo sai che non mi importa niente.”
Merlin sospirò e si prese un momento per cercare di calmarsi, o almeno di non urlare.
“Stiamo parlando del college Arthur, di quel dannatissimo, costosissimo college in cui dovevi rientrare. Ci hai lavorato per tutto l’anno, non siamo andati neanche a trovare lo zio Gaius perché non potevi fare assenze” Merlin era arrabbiato. Con Arthur, con Valiant, con i bulli, con il mondo e con se stesso. “E ora? Ora è andato tutto in fumo.”
Arthur scosse la testa. “Sai che non me ne frega niente.”
“Smettila!” lo riprese Merlin, con aria dura. “Smettila di dire che non ti importa, smettila di far finta di nulla! Hai spaccato la faccia a Valiant! Sei stato espulso Arthur! Hai mandato a fanculo tutto e per cosa? Eh? Cosa volevi dimostrare?”
Arthur afferrò le braccia di Merlin, che continuavano a muoversi su e giù, e gli strinse le mani. “L’ho fatto per te Merlin! Sono stanco di vederti star male a causa di quello stronzo, sono stanco di veder piangere persone perché Valiant le ha minacciate!” lo sguardo di Arthur era duro, gli occhi azzurri erano illuminati da una strana luce. “Ha gettato i compiti di un ragazzino di prima in un bagno solo perché si è azzardato a non ridere ad una sua battuta. Ti ha strangolato per cosa? Perché sei gay? Perché non sei come gli altri? Puoi dire quel che vuoi ma se lo è meritato, Merlin. Nessuno deve toccarti, nessuno deve comportarsi così in generale.”
Arthur prese un respiro e asciugò le lacrime dal volto di Merlin.
“E sai benissimo che non mi è mai importato nulla di quello stupidissimo college, ce ne sono altri milioni. Potrei venire a quella scuola  di lingue con te.”
Merlin tirò su col naso e abbozzò un sorriso. “Ma se non riesci a ricordarti neanche come si dice ‘ciao’ in tedesco!”
“Gutenqualcosa….”
“Wow, complimenti.” Lo prese in giro Merlin. “Saresti il primo della classe!”
Arthur sbuffò, Merlin sospirò.
“Mi dispiace Arthur.” Disse dopo un po’ Merlin, abbassando lo sguardo. “Non volevo far succedere tutto questo …”
“Sta zitto Merlin” lo interruppe l’altro. Gli alzò il volto con una mano, per far scontrare i loro occhi. “Non è colpa tua, sapevo benissimo cosa poteva accadere e va bene così. L’importante è che nessuno ti dia più fastidio.”
Merlin annuì e lo strinse in un abbraccio. “Grazie Arthur.” Gli disse, poi lo baciò come per sottolineare la sua gratitudine.
Si senti un “awww” provenire dalla loro sinistra ed entrambi si voltarono.
I due non si erano accorti che gli occhi di tutti erano ancora puntati su di loro, il gruppo alla loro sinistra, formato da Gwen, Morgana e altre tre ragazze, sorrideva contento.
“Siete adorabili.” Mormorò una di loro.
Merlin arrossì, Arthur sorrise.
“Bene se ora i due piccioncini hanno finito di dare spettacolo vorrei prendere parola.” Gwaine si alzò dal suo posto, dirigendosi verso Elena, che lo guardava stranito. “Vorrei dichiarare il mio amore a te, dolce fanciulla dai biondi capelli!”
Elena gli diede un pugno sul braccio come risposta, tutti scoppiarono a ridere ma dopo due secondi i due si stavano baciando appassionatamente.
Arthur guardò la scena e scosse la testa poi Merlin gli passò un braccio attorno alla vita e la sua attenzione fu catturata da lui.
“Stavo pensando che mia madre ha ragione” gli disse mentre poggiava la testa sulla sua spalla. La mano di Arthur si mosse automaticamente sui suoi capelli, ancora bagnati.
“Riguardo a cosa?” domandò.
Merlin alzò la testa e lo osservò per un attimo.
“Riguardo al fatto che somigli tanto ad un cavaliere medioevale sempre pronto a difendere tutti” rispose sorridendo. “Anche se con tutti i soldi che ti ritrovi staresti meglio nei panni di un principe. Si, un principe viziato con una miriade di servitori ed un castello enorme, ma con un cuore d’oro.”
Arthur rise e gli scompigliò i capelli.
“Non sono viziato” si lamentò, Merlin lo baciò.
“Sei il mio principe viziato” mormorò sulle sue labbra.
 
****
“Andiamo Merlin!”
“Non discuterò ancora sull’argomento Arthur!”
“Ma Merlin!”
“Vieni o no?”
Arthur seguì il suo ragazzo sull’autobus senza aggiungere altro.
Gwen continuava a ripetergli che era una battaglia persa ormai, ma lui non si arrendeva mai. Prima o poi avrebbe vinto lui.
Arthur si accomodò al suo solito posto e osservò Merlin sedersi solo per iniziare il suo ‘momento lettura’.
Prima di iniziare a leggere Merlin si voltò per regalargli uno dei suoi meravigliosi sorrisi e Arthur si sentì leggermente meglio.
La pace di Arthur finì dopo un minuto e trenta secondi, ovvero quando Sarah Parker si accomodò al fianco del suo ragazzo.
Arthur non voleva farlo, ma qualche giorno prima aveva sentito delle strane voci sul fatto che la ragazzina fosse cotta di Merlin, così si avvicinò silenziosamente a loro. Fece spostare Lancelot e si accomodò al fianco di Gwen per origliare la loro conversazione.
Per i primi minuti parlarono di libri e di compiti, Arthur si rilassò leggermente contro il sediolino e cercò di evitare di osservare le occhiatine dolci che Sarah rivolgeva a Merlin – il quale sembrava totalmente all’oscuro di tutto- .
Quando Sarah prese la mano di Merlin l’Arthur geloso si risvegliò.
“Sai Merls, sei davvero simpatico.” La ragazza sorrise.
Arthur strinse i pugni. L’aveva appena chiamato Merls???
“E tu sei troppo gentile.” Merlin ricambiò il sorriso.
Sarah rimase in silenzio per qualche secondo, la forza di volontà Arthur, che lo costringeva a starsene nascosto e zitto andava sempre di più scemando.
“Merls devo chiederti una cosa.” Sarah arrossì leggermente.
“Tutto quel che vuoi Sarah” Merlin le rivolse un sorriso di incoraggiamento.
“Sei davvero carino e mi piaci un sacco. Molto probabilmente provi le stesse cose che provo io, quindi ti andrebbe di uscire questo sabato?” lo disse tutto d’un fiato, senza staccare gli occhi dal volto di Merlin, che diventava sempre più stupito.
Merlin non sapeva veramente cosa rispondere, non voleva ferire in sentimenti della ragazza, così rimase zitto per un po’.
Nel frattempo Arthur si era stancato di tutto quello. Insomma una ragazza ci stava provando con il suo ragazzo, doveva intervenire!
Si alzò in piedi e scivolò fuori dal suo posto, piazzandosi al fianco di Sarah.
“Ciao.” Disse.
“E tu chi sei?” chiese la ragazza, infastidita dall’interruzione.
Arthur le sorrise falsamente, poi si chinò verso Merlin e lo tirò a se per baciarlo.
Si staccarono dopo diversi secondi, Merlin era tutto rosso in viso.
Sarah li osservò confusi. “Ma cosa …?”
Merlin si grattò la testa e abbozzò un sorriso. “ Ehm, lui è Arthur, il mio ragazzo.”
La ragazza strabuzzò gli occhi. “Cioè tu sei gay? E hai un ragazzo?”
“Mi dispiace Sarah…. Credevo lo sapessi.” Si scusò Merlin.
“Ma tu sei sempre seduto da solo!”
“E quindi?” intervenne Arthur.
Sarah osservò prima lui, poi Merlin. “I fidanzati in autobus si siedono vicini!” commentò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Arthur e Merlin si scambiarono un occhiata, non sapevano proprio come rispondere, quindi scoppiarono a ridere.
Sarah li osservò ancora, poi si alzò finalmente dal suo posto e se ne andò, borbottando qualcosa contro le coppie strane.
Arthur prese velocemente il suo posto.
“Sei davvero terribile” lo rimproverò Merlin.
Arthur alzò le spalle. “Lo so, Merls.”
Merlin sorrise e lo attirò a se per baciarlo.
“La prossima volta che una delle cheerleader si avvicina a te ti salterò addosso.”
Arthur scoppiò a ridere. “Oh, io ne sarò felice.”
 
 
 

Note di B.
Guten Tag fandom di Merlin!
Avevo questa storia sul pc da un pò e beh, ho finalmente deciso di pubblicarla!
E' la mia prima Merthur e non so neanche da dove è spuntata fuori. Molto probabilmente ( togliendo il molto) gli autobus nel Regno Unito non fanno schifo come qui da noi ( o almeno da me), ma basta un pò d'immaginazione xD
Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate :33
   
 
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