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Autore: 7vite    30/10/2015    1 recensioni
Dato che il manga si è bruscamente interrotto, lasciando tanti quesiti irrisolti e sollevando parecchi dubbi ho deciso di continuare la storia a modo mio.
Nella mia FF le storie di tutti i personaggi s'intrecciano in un vortice di emozioni e paure, restando quanto più possibile IC.
Hachi sarà impegnata con la ricerca di Nana, fuggita subito la morte di Ren.
I Blast si scioglieranno ed i membri del gruppo intraprenderanno strade diverse, ma non per questo metteranno un punto alla loro amicizia.
Dall'altro lato i Trapnest subiranno lo stesso destino: Reira sarà tormentata da un segreto inconfessabile che le cambierà la vita e Takumi per proteggerla farà diverse rinunce, esternando finalmente il suo lato migliore.
La storia si susseguirà alternando presente e futuro (4 anni dopo) e ogni capitolo verrà raccontato attraverso il punto di vista di qualcuno.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hachi

«Sai Nana? Spesso ho desiderato cullarti tra le mie braccia come se fossi la mia bambina.
Avrei voluto stringerti forte forte a me.

Forse così sarei riuscita a tenerti per sempre vicina.»
 

 
La data del concerto venne fissata due settimane dopo e i preparativi vennero svolti frettolosamente: migliaia di locandine tappezzavano i muri di Tokyo, l’evento fu sponsorizzato alla radio e alla tivù locale e ai fan più devoti vennero spediti gli inviti per le prime file. La Gaia non badò a spese per il ritorno in scena dei Blast, certa che quell’ultima occasione sarebbe stata redditizia ed in effetti i biglietti vennero esauriti in tempo record. L’umore della band era alle stelle e Nana era più desiderosa che mai di mettersi in gioco.
Furono giorni movimentati, i ragazzi provavano regolarmente almeno otto ore al giorno e  quando non suonavano si riunivano coi pezzi grossi della casa editrice e discutevano a proposito delle sorti della band.
Anche Takumi aveva il suo daffare , impegnato quotidianamente in inconcludenti incontri con la Cookie Music. Dopo la morte di Ren il futuro dei Trapnest era incerto, l’agenzia premeva affinché il gruppo tornasse a dominare i palcoscenici, ma né Takumi, né Reira né Naoki avevano intenzione di imitare le azioni dei Blast.
In quei giorni, mentre tutti si occupavano della loro carriera, non potei sentirmi più inutile. Lontana da mio marito e dai miei più cari amici ero stata assalita da un profondo senso di insoddisfazione e solitudine, ma fortunatamente c’era Miu a farmi compagnia, e in quei momenti d’intimità il nostro rapporto si fece sempre più solido.
«Quanto mi spiace non poter assistere al concerto di persona!»
Mi lamentai toccandomi  il pancione troppo ingombrante, sentendomi sempre più simile ad una palla.
«Non dirlo neanche per scherzo! Una donna incinta al nono mese non può permettersi di passare tutte quelle ore in piedi tra la folla scalmanata e musica assordante ad alto volume.»
«Hai ragione Miu, pensa te se il bambino decidesse di venire al mondo proprio in quel momento, diventerebbe un piccolo punk anche lui!»
Esclamai spaventata, Miu sollevò un sopracciglio con scetticismo, ma non replicò.
«Beh, ad ogni modo li raggiungerò subito dopo il concerto.»
Dissi più a me stessa che a lei, domandandomi cos’avrei potuto indossare alla festa post-concerto per non sembrare un’anguria coi piedi.
«Hachi, posso chiederti come vanno le cose con Takumi? Sei qui ormai da parecchio tempo e pare che non te ne voglia tornare a casa.»
Aveva ragione. Takumi si faceva sentire raramente durante la giornata e mi sembrava quasi di vivere una relazione a distanza. Ad aggravare la sua posizione di mediatore c’era anche la salute cagionevole di Reira, che era lentamente scivolata in uno stato di depressione a seguito della dipartita di Ren.
Ma in quella situazione, mentre il bambino cresceva sempre di più nel mio ventre, cercavo di non arrovellarmi troppo la mente. Sola com’ero, volevo passare più tempo possibile insieme ai ragazzi, a Nana, e, per quanto ipocrita potesse suonare, a Nobu. Sembrò che Miu mi leggesse nel pensiero.
«Non sarà mica che questa vicinanza forzata con Nobu ti stia mettendo strane idee in testa?»
Domandò con sincero interesse e mi sentii in imbarazzo sotto il peso del suo sguardo.
Agitai con veemenza le mani negando tutto quanto, un senso di calore si sparse lungo tutto il mio corpo facendomi avvampare dal collo in su.
«Ma no, Miu, cosa dici? Tra me e Nobu non c’è affatto nulla, e poi lui ha una ragazza, non ti sarai certo dimenticata di Yuri? E le cose tra me e Takumi vanno come sempre, è solo che al momento lui si sta preoccupando della salute di Reira. Non è facile neanche per i Trapnest.»
Miu si fece improvvisamente seria e parve dimenticarsi della sua precedente insinuazione.
«È vero, noi siamo schierate con i Blast e assistiamo solamente al loro dolore, ma anche i Trapnest stanno vivendo una sorta di inferno.»
Chinai il capo tristemente e annuii. Da un po’ di tempo mi preoccupavo solamente di Nana e del suo benessere, trascurando così quello di mio marito. Entrambi volevamo proteggere qualcuno, io Nana e lui Reira, ma c’era qualcuno che si curasse di lui? In quanto moglie avrei dovuto prendermi io questa responsabilità e invece mi stavo comportando in maniera egoista ed anche un po' infedele, visto come continuavo a fantassticare su Nobu.
«Takumi lavora di continuo, se non ci sentiamo mai è solo per questo motivo. Di giorno incontra i membri della Cookies e di pomeriggio và a trovare Reira in ospedale. Dice che la struttura è piena di paparazzi che vorrebbero uno scoop circa la salute della cantante e molti altri invece si domandano cosa ne sarà della band, se torneranno a suonare o meno.»
Miu mi fissò per un lungo attimo in silenzio, non me lo chiese direttamente, ma lessi quella domanda nei suoi occhi.
«Non lo sanno ancora, Reira non si trova nella condizione di cantare, oltretutto si rifiuta. I manager della casa editrice li incoraggiano a proseguire, mi sembra del tutto normale da parte loro, ma Takumi non vuole forzare le cose e mettere Reira in una situazione ancora più opprimente, dato stato d’animo in cui si trova. Continua a ripetersi che è colpa sua se Ren è morto, piange parecchie ore al giorno e scaccia via tutti affermando di voler restare da sola.»
Miu si portò le mani alla bocca e scorsi un tremolio nei suoi occhi.
«Non è una situazione facile, quella in cui si trova Takumi allora.»
«Già, non lo è.»
Il senso di colpa crebbe ancora di più in me, perché mi comportavo sempre così male con Takumi? Promisi a me stessa che avrei cercato di farlo sentire meglio non appena fosse tornato a casa, si meritava tanto amore, e poi chissà come doveva sentirsi solo lì nel suo paese natale!
Il bambino nella mia pancia scalciò attirando la mia attenzione, ormai mancava pochissimo al termine, sperai solo che Takumi fosse presente nel momento in cui nostro figlio sarebbe venuto al mondo.
«Abbi un po’ di pazienza.»
Sussurrai con un filo di voce per non farmi udire da Miu.
«Almeno fino a quando papà non sarà qui.»

 
Dopo le prove i ragazzi ordinarono del sushi d’asporto e lo mangiammo tutti insieme nella sala ricreazione. Nobu non c’era, la sua ragazza era tornata in hotel finite le riprese e lui l’aveva raggiunta in camera sua. Tutti dicevano che i due piccioncini volevano solamente un po’ di intimità, ma io sapevo la verità: quella ragazza, Yuri, non mi sopportava, solo un paio di giorni prima aveva detto espressamente che Nana non aveva più bisogno di me e che avrei dovuto andare via. Era chiaro che non mi volesse tra i piedi, forse mi vedeva come una minaccia.
Magari era vero che Nana non avesse più alcun bisogno di me, ma io avevo tantissimo bisogno di lei. Al di là delle apparenze, l’arrivo del bambino mi metteva in grande agitazione, mi ero documentata sul parto guardando dei video sul computer e ne ero rimasta a dir poco impressionata. Avevo paura di ciò che il mio corpo avrebbe subìto e poi non potevo fare a meno di chiedermi chi ci sarebbe stato al mio fianco quando avrei partorito. Avrei tanto desiderato la presenza di Takumi, ma temevo che non riuscisse ad arrivare in tempo, il suo paese natale era molto distante da Tokyo. Date le circostanze c’era una sola persona che avrei voluto accanto a me in un momento così delicato, e quella persona era Nana. Ci pensavo già da un po’ di tempo ma non avevo mai trovato il coraggio di dirglielo, temevo avrebbe rifiutato. In cuor mio nutrivo il sospetto che Nana non amasse affatto questo bambino, che lo vedesse come la causa della nostra separazione, e poi magari non aveva alcuna voglia di assistere al mio parto, non doveva essere facile per lei che era stata abbandonata dalla madre.
«Hachi, che hai? Ti vedo pensierosa.»
La sua voce mi richiamò all’ordine.
«Non ti starai mica crucciando per Nobu?»
Il suo sguardo si fece malizioso e non potei fare a meno di arrossire.
«Nana, ma cosa dici? Sono una donna sposata io!»
Istintivamente avvicinai la mia mano al suo viso, facendo splendere l' anello di diamanti proprio davanti ai suoi occhi, che, impercettibilmente, si rabbuiarono. Avrei voluto mangiarmi le mani subito dopo, ero stata colta alla sprovvista da quell’accusa scherzosa e non avevo riflettuto.
A quel punto, mossa dal desiderio di cambiare argomento, trovai il coraggio per dare finalmente voce ai miei dubbi.
«Nana c’è una cosa che desidero chiederti da un po’.»
Annunciai con voce insicura, lei mi guardò coi suoi grandi occhi neri.
«Vorresti assistermi in sala parto quando il bambino nascerà?»
Le parole uscirono velocemente dalle mie labbra e le ci volle qualche secondo per comprendere il significato di quella richiesta.
Temevo non avrebbe accettato, stava prendendo troppo tempo. Non ne aveva voglia, avevo ragione.
«Scusa se m’intrometto Hachi, ma non credi sia un compito destinato al padre?»
Miu disse esattamente quello che speravo di non sentire.
«Sì, ma ho pensato che forse con una donna sarei molto più a mio agio e poi non so nemmeno se Takumi arriverà in tempo, con tutte le grane che sta passando in questo periodo.»
«Certo Hachi, lo farò io!»
Rispose infine Nana con decisione, i miei occhi si illuminarono.
«Lo faresti davvero?»
Domandai prossima alle lacrime.
«Ma certo, sai che per te farei di tutto.»
Abbracciai Nana quanto più intensamente potessi, urlandole la mia gioia.
Ero talmente felice da non rendermi neanche conto degli sguardi dubbiosi che si lanciarono gli altri presenti.

 
 
 
  
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