Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |       
Autore: leila91    05/11/2015    12 recensioni
Una delegazione di Nani di Erebor, capeggiata da Gloin, raggiunge Gran Burrone.
Sono stati inviati da re Dain Pièdiferro in persona, per avvisare Bilbo Baggins che l’Oscuro Signore lo sta cercando.
Sire Elrond, li invita a restare, pregandoli inoltre di partecipare all’imminente Consiglio.
Fra di loro vi è un giovane cugino di Gloin, venuto a Gran Burrone per tutt’altri scopi, che tuttavia non sono chiari nemmeno a lui.
Ciò di cui è certo è che riguardino anch’essi lo Hobbit.
(Questa storia si basa su un what if abbastanza 'forzato': E se Thorin, in quanto discendente di Durin, potesse reincarnarsi?)
[Bagginshield | What if? | Reincarnazione]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Sorpresa
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Grimris, figlio di Gromfir, si guardò intorno, pieno di stupore.
A chiunque lo avesse visto da fuori avrebbe probabilmente strappato una risata.
Il Nano infatti non se ne rendeva conto, ma aveva la bocca socchiusa, a formare una piccola ‘o’, e gli occhi enormi, spalancati, che saettavano senza sosta da un angolo all’altro dell’immenso salone.
 
Gran Burrone era assai diversa da come l’aveva immaginata ascoltando i racconti di cugino Gloin.
Era diversa da qualunque cosa conoscesse o alla quale fosse abituato.
Diversa da casa sua, dai familiari e rassicuranti saloni di pietra che vedeva ogni giorno, eppur non per questo certamente minacciosa.
Tutto lì pareva fatto di canti, calore e di luce.
Il Popolo delle Stelle era ovunque, persino quando gli occhi non percepivano immediatamente la sua presenza: attorno ai tavoli, vicino al fuoco, nascosto in piccole alcove.
Grimris non aveva mai visto un Elfo in vita sua, e ora ne era letteralmente circondato.
 
Il giovane Nano era arrivato la sera prima, come membro della delegazione di Erebor, che comprendeva cugino Gloin e cugino Gimli.
Si era offerto volontario come componente della scorta, e re Dain aveva accettato di buon grado, vista la parentela di Grimris col capo della spedizione.
Il Nano, in realtà, non era stato mosso da semplice affetto familiare, o dalla smania, tipica dei combattenti della sua età, di dimostrare il proprio valore.
Tanto meno dalla voglia di viaggiare e vedere il mondo.
No, le sue ragioni erano principalmente legate al motivo stesso per cui re Dain aveva ordinato quel viaggio.
Un motivo che aveva un nome e un cognome: Bilbo Baggins.
 
Uno Hobbit della Contea, che i Nani di Erebor conoscevano un tempo, e col quale sentivano di avere ancora un grande debito.
Questo era tutto ciò che Grimris sapeva, o che gli altri credevano che egli sapesse.
Ciò che nessuno poteva immaginare, era che Grimris avesse sognato quello Hobbit, da quasi tutta la vita.
 
                     
                                     ***
 
A onor del vero si trattava di visioni assai confuse.
Piene di ombre e di urla, esse erano. In esse il Mezz’uomo non assumeva mai una forma o un volto precisi.
Persino la sua voce cambiava ogni volta.
Ma il suo nome, Bilbo Baggins, era sempre lo stesso.
E una profonda malinconia lo accompagnava perennemente; malinconia che finiva sempre immancabilmente per intaccare l’animo stesso di Grimris, non appena egli riusciva a svegliarsi.
 
Questo Hobbit era forse in pericolo, aveva detto re Dain.
Bisognava assolutamente avvertirlo.
Grimris non sapeva se lo avrebbe effettivamente incontrato, una volta giunto nella Valle Nascosta. Né poteva predirre che cosa questo avrebbe comportato.
Ciò che sapeva per certo era che non poteva lasciarsi sfuggire un’occasione del genere, se voleva finalmente delle risposte a quei sogni che lo avevano da sempre turbato, e dei quali non aveva mai fatto parola a nessuno.
 
La sua mente era stata ancora più scossa, una volta arrivato nella Casa di Elrond.
Come se nuovi ricordi e nuove immagini stessero cercando di entrarvi con la forza.
Aveva l’impressione di essere già stato lì in precedenza, ma di non riuscire a ricordarlo.
Com’era possibile tutto ciò?
Era alquanto snervante!
 
Perso tra quei pensieri, non si era reso conto di essere arrivato, nel suo girovagare per la sala, in prossimità di un camino.
Comodamente sistemato su una piccola poltrona lì a fianco, giaceva una figurina dormiente, che, poco ma sicuro, non era un Elfo.
Il cuore di Grimris si fermò.
 
                         ***
 
Bilbo si era addormentato con la testa in un libro.
La lettura lo aveva coinvolto a tal punto da fargli perdere la concezione del tempo. Il calore del fuocherello aveva invece contribuito a conciliargli il sonno.
Si facevano sempre più frequenti quei sonnellini, col passare dei suoi giorni a Imladris.
Indubbiamente era complice anche l’età.
 
Quando il vecchio Hobbit si riscosse, percepì quasi immediatamente su di sé uno sguardo insistente.
Non era la prima volta che capitava, ormai ne era avvezzo.
Si stiracchiò, pronto ad apostrofare l’Elfo in questione su quanto fosse maleducato fissare la gente –onestamente, come se avessero bisogno che glielo ricordasse uno Hobbit!- ma non riuscì a proferire parola.
Non era un Elfo, colui che aveva di fronte!
 
Le iridi chiare del Mezz’uomo incrociarono quelle blu, così straordinariamente blu, del giovane Nano.
Lo stesso blu di una notte serena, illuminata dal chiarore stellare.
Ricordava di aver conosciuto una sola persona con occhi di un tale colore.
Ma non poteva certo trattarsi di lui, no che sciocchezza!
Vecchio pazzo di uno Hobbit.
Tuttavia, proprio non riuscì a trattenersi.
 
“Th- Thorin?”
 
                           ***
 
Avrebbe voluto mordersi la lingua appena finito di parlare.
Bilbo si maledisse più e più volte.
Lo sconosciuto, come c’era d’aspettarsi, lo stava fissando confuso.
Eppure, misteriosamente, nel suo sguardo c’era anche dell’altro.
Qualcosa che Bilbò non riuscì a definire.
Paura?
Speranza?
Trepidazione?
 
“Grimris, figlio di Gromfir, al vostro servizio” si presentò il Nano, chinando il capo con cortesia, “Come conoscete il figlio di Dain?”
 
Il figlio di Dain! Dunque quel Nano veniva da Erebor!
Bilbo si diede nuovamente dello sciocco: era ovvio che provenisse da lì, visto che doveva far parte della delegazione di Gloin.
 
“Bi-Bilbo Baggins, al vostro”, rispose l’anziano Hobbit, “Perdonatemi, sono solo i vagheggiamenti di un vecchio. Non conosco personalmente il figlio di Pièdiferro, ma ho avuto l’onore d’incontrare il vostro sovrano, anni fa”.
 
“Di chi parlavate, quindi?” domandò Grimris, sinceramente curioso, cercando di far sopire i battiti del proprio cuore.
Lo aveva trovato! Era davvero Bilbo Baggins! Che cosa doveva fare ora?
 
“Vi sogno da sempre”.
 
Di sicuro non sarebbe stato così pazzo da esordire con una frase del genere, giusto?
 
Lo Hobbit nel frattempo pareva aver riguadagnato il controllo delle proprie emozioni.
“Di… di un vecchio amico. Il cui nome immagino conosciate bene, se provenite da Erebor. O il vostro popolo ha già dimenticato per merito di Chi avete riottenuto la Montagna?”
 
Grimris assunse un’aria mortificata di fronte a quelle parole dette con durezza, e Bilbo si diede per la terza volta dell’idiota. Era solamente un ragazzo! Doveva avere all’incirca la stessa età di Fili quando era in vita, anno più o anno meno. Il pensiero gli procurò una stilettata.
“Scu- scusatemi, non intendevo…” iniziò, “E’ più che naturale che non abbiate conosciuto Thorin Scudodiquercia, è morto probabilmente prima che voi nasceste, tuttavia credevo che lui… ecco, che la sua storia…”
La voce dello Hobbit si spezzò e Grimris rimase turbato oltre ogni dire. Non era così che dovevano andare le cose! Perché quel Mezz’uomo piangeva? Perché ora era anche lui a sentirsi così triste, come se il dolore di Bilbo Baggins fosse anche il suo?
La testa gli girava, e le orecchie fischiavano. Aveva la mente affollata da troppe immagini. Immagini che non avevano alcun senso, immagini nelle quali c’era anche Bilbo, molto più giovane di adesso. Immagini che sembravano appartenere a un’altra persone, a un’altra vita, non a lui!
Che cosa stava succedendo?
 
“Sono… sono solo uno sciocco, vedete? Ma lui non meritava di morire, e il minimo che il suo popolo possa fare è far vivere la sua memoria in eterno”.
Vagheggiava, Bilbo ne era consapevole, ma non riusciva a fermarsi.
“Mastro Baggins, vi prego, non piangete, io…” Grimris era pietrificato, non sapeva cosa dire o cosa fare.
“Avete i suoi stessi occhi” bisbigliò ancora lo Hobbit, quasi sperando di non essere udito, e fu allora che accadde.
 
La vista di Grimris parve annebbiarsi, e ogni cosa dissolversi in minuscoli puntini, mentre la sua testa minacciava di esplodere.
Quando riaprì gli occhi, vi brillava una luce completamente diversa.
Una luce così carica di consapevolezza che Bilbo tremò nel guardarla.
 
“Mastro Scassinatore”.
 
Grimris sorrise con innaturale dolcezza, e anche la voce non era più la sua.
 
“Ti ho trovato”.
 
 
Fine parte 1/2.
 

 
 
 
 
Notucciole sdrucciole:
 
Ebbene sì, vi sarà una parte due ^^: ho deciso di farne una minilong di due puntate, perché avevo paura che risultasse troppo lunga.
Questa fic è basata su una what if, molto ‘whatiffosa’, trattando appunto di reincarnazione, ma non per gli Elfi. Tolkien, perdonami.
Spero possa piacervi, se vi va fatemi sapere che ne pensate.
A settimana prossima, con la seconda parte.
Grazie a tutti quelli che hanno letto fin qui <3
Benni
 
PS: lo so, il nome del Nano è terribile, ma fortunatamente nel prossimo non serve più. E il titolo è banalissimo, sorry -.-“.
 
PPS: l’idea ha preso il via da una frase del Silma, in cui si afferma che i sette padri ritornano a vivere nei loro discendenti. Sfruttando il what if, ho esteso il concetto a Thorin.
   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: leila91