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Autore: Francescaf01    05/11/2015    0 recensioni
L'anima cela l'essenza di ognuno di noi. Ma da cosa è rappresentata l'anima di una persona? Alice si sveglia ogni giorno con molta pesantezza in corpo, e vorrebbe essere una piuma. Fabrizio si sveglia ogni giorno e sembra che voli. Luca si sveglia ogni giorno e cerca la strada giusta da prendere.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La strada è un po’ in salita, un po’ in discesa, le nuvole coprono tutto il cielo, Firenze cela sempre la sua bellezza. E’ una città semplice ma bella, nel vero significato del termine. Possiede la bellezza di tutto ciò che è semplice. E’ come “close to you”, una canzone così semplice, ma bella nella sua piccolezza. Piccole luci ricoprono la città. Piccole luci la rendono elegante. Le luci sono gli occhi di una città, gli occhi sono le luci di un volto. Quelli di Alice sono un po’ spenti, non completamente, vi è ancora qualcosa di vivo. In questi giorni sta molto attenta a non perdere quel poco di luce e ne cerca altra. In realtà non è proprio di Alice cercare, lei preferisce trovare per caso. Ecco che, come accade ogni giorno, arriva alla prima discesa, prende il suo skate in mano e cammina. Ci risale non appena il terreno torna pianeggiante. In realtà lei vuole percorrere anche le discese con lo skate, ma il timore la manovra. La paura la stava ricoprendo, le stava distruggendo i desideri, poneva gli ostacoli nel suo percorso. Sa che chiunque prova paura, ma è anche consapevole che non tutti hanno paura della strada, di un volto, di una via più stretta. Guardare i volti per lei è un grosso ostacolo, perché riesce a vederne i lati peggiori e migliori, e poi sta giorni interi a pensarci.  Sta tornando dalla lezione di batteria, perciò è di buon umore. Il suo insegnante, Peppe, è il suo migliore amico, nonostante abbia vent’anni e lei quindici. No, non è una di quelle ragazze punk-rock che fanno semplicemente finta di ascoltare musica rock, in realtà quel genere musicale lo porta dentro dalla nascita, ereditato dai suoi genitori, le appartiene, la fa esplodere, non le fa provare paura. Ciò non esclude il fatto che Alice sia affascinata anche ad un Beethoven o ad un Einaudi. In realtà non le piace parlare della musica che ascolta con gli altri se non con Peppe, è qualcosa di personale, in ogni canzone c’è qualcosa di suo, non vede il motivo per cui esporre agli altri ciò che lei ascolta.
“Mamma, sono qui”.
 “Okay, tuo padre vuole sapere se domani pranzerai da lui”
“Adesso lo chiamo”.
Alice sale le scale, arriva nella sua camera,  posa lo skate per terra, ci sta un po’ sopra prima di chiamare il padre, quasi come per pensare a cosa dirgli.
“Pronto”
“Papà, domani pranzo da te?”
“Nono domani alla fine no, sono fuori città. Adesso devo chiudere, ho un paziente.”
“Va bene, ciao ciao”.
Sente il bisogno di farsi una doccia, ne sente il bisogno quasi ogni giorno, la rilassa tantissimo, dato che praticamente 20 ore su 24 è stressata, in quelle 4 rimanenti dorme. Entra in bagno, si toglie i vari bracciali, la collana senza la quale non esce di casa, gli orecchini neri. Si rende conto di aver perso un bracciale a cui tiene molto. Le era stato regalato da sua cugina, ci era affezionata perché ha sempre creduto che questa cugina la odiasse, invece quel braccialetto diceva il contrario. Era bianco, con delle pietroline portafortuna sempre bianche. Ma adesso non l’ha più nel polso. Decide di non pensarci e di spogliarsi. La sua pelle è molto pallida, pura e liscia, il suo corpo è magro ma secondo lei non eccessivamente, secondo altri si, i suoi capelli sono castani con qualche ciocca più chiara, capelli lunghi sino al fondoschiena, gli occhi grigi, ghiaccio. Prende il telefono, mette la musica ed entra nella vasca con “creep” dei Radiohead di sottofondo.
*…you float like a feather, in a beautiful world…*  E pensa che anche lei vorrebbe volteggiare come una piuma, possedere quella leggerezza nel gestire le varie situazioni che le si presentavano.
   
 
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