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Autore: ThrasherArtist    05/11/2015    2 recensioni
In un mondo futuristico le persone vedono solo in bianco e nero fino a quando non si innamorano. Castiel ha dodici anni e lui è un ragazzo con i sogni del mondo passato, il mondo reale, il mondo al di là della barriera. Si chiede un sacco di cose e si chiede come sono i colori. I suoi genitori sono severi e lui non si rende conto che c'è un intero universo là fuori: l'unica cosa che vede tutti i giorni è la sua città perfetta e i treni che volano via. E poi c'è Dean: un ragazzo misterioso che ribalta l'intera visione del mondo di Castiel mostrandogli il mondo:i boschi, gli animali, la morte e la felicità. Due bambini che crescono insieme e non insieme, simili ma diversi.
Genere: Angst, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Angolo dell'autrice: Salve! Non ho una beta quindi questa storia avrà tantissimi errori di battitura e di virgole. Vi chiedo scusa in anticipo. E' una storia che voglio scrivere da tantissimo. Ho già un libro intero pronto nella mia testa ma buttarlo già a parole risulta molto più difficile del previsto. Lasciatemi le vostre ricensioni,contano tantissimo per me. Un abbraccio.Cercherò di continuare al più presto possibile. P.s. Questa è la versione in inglese su AO3: http://archiveofourown.org/works/5152130/chapters/11862572





Capitolo 1.
Castiel
 
Castiel si guardava allo specchio e si chiedeva di che colore potessero essere i suoi occhi. Avevano una tonalità di grigio più luminosa rispetto a tutto il resto quindi sicuramente dovevano essere chiarissimi. Sua nonna amava dire che fossero blu ma il bambino non sapeva che cosa fosse il blu. Suo padre una volta gli ha spiegato che è il colore del cielo e dell’acqua in una giornata limpida. Doveva essere molto bello ma Cas non ha mai amato e quindi non poteva vederne la conferma con i propri occhi. Da piccolo ha sentito le legende delle persone innamorate dell’arte sin da piccoli e loro riuscivano a dipingere e a scrivere usando i colori vividi come se li vedessero davvero. Non avevano bisogno dell’amore ma solo di sé stessi e lui li invidiava.

Era al sesto anno di educazione scolastica e a lezione ha imparato che la Terra secoli fa stava andando in rovina. Gli uomini non sapevano più amare e se amavano non erano sicuri fosse l’amore vero. Le malattie prosperavano come anche i bambini abbandonati e le famiglie distrutte. E’ stata l’evoluzione a creare un ennesimo meccanismo difensivo. Qualora una persona posasse gli occhi sull’amore della propria vita la natura avrebbe rivelato i propri colori. Si dice che in questo momento tutto esplode e gli occhi fanno male per delle settimane. Prima non era così. A casa tutti avevano almeno un paio dei vecchi libri, piene di legende e romanzi risalenti al Terzo Medioevo. Parlavano di una vita semplice dove le persone si incontravano e poi si separavano e le persone amate potevano passarti affianco senza accorgersene. Sempre a lezione di scienze lui ha imparato che la retina e i suoi tre coni fotorecettori nei bambini sono atrofizzati. Disfunzionali. Quando un probabile compagno si presenta vicino a te i sensori entrano in azione. Tutti i sensi aumentano visibilmente. Accade uno shock nervoso che arriva fino all’occhio e accende i coni insieme ai bastoncini della retina. Era una spiegazione scientifica razionale ma ciò non spiegava del tutto i bambini prodigi, coloro che vedevano sin da piccoli. Alle persone anziane piace vedere nell’evoluzione una nota di misticismo. Nei tempi passati quel semplice fattore scientifico era stato visto come un miracolo divino.

Castiel era un bambino intelligente ed era appassionato di storia antica. Sapeva del primo Medioevo quando le persone potevano essere bruciate solo per avere i capelli rossi e sapeva anche del secondo Medioevo che è durato dei secoli con la persecuzione degli ebrei, dei neri, degli omosessuali. Al giorno d’oggi nessuna di queste parole esisteva più. Gli risultava inconcepibile come qualcuno potesse essere perseguitato per l’amore. In un mondo pansessuale dove la Chiesa non esisteva più e la maggior parte dei bambini nasceva grazie all’inseminazione artificiale alcuni preconcetti non erano più validi. Si chiedeva anche chi fossero gli ebrei e i neri. L’ebraismo era legato alla religione ma cosa li differenziava? E i neri? E’ una tonalità di pelle più grigia rispetto al resto? Nella sua classe c’era Alexander, un bambino molto scuro ma a parte il grigiore tendente all’oscurità totale niente lo differenziava dagli altri. Cas sapeva di essere stato fortunato ma era un sognatore e quindi invidiava quei tempi bui. Segretamente credeva che il grigiore della sua esistenza sia dovuto alla perfezione che la civiltà è riuscita a raggiungere. Prima le persone avevano degli ideali per i quali potersi battere, dovevano combattere per i propri diritti e soffrirne ma almeno il loro mondo era vivo sin dalla nascita e loro non avrebbero dovuto passare come minimo i primi vent’anni dell’esistenza a domandarsi di che colore sono gli alberi. E cos’è poi un colore?  Lo immaginava come una sorta di emozione. A volte nei sogni riusciva a intravedere dei barlumi di luce calda ma alla mattina di tutto ciò rimaneva solo una sensazione sbiadita e dolce amara.

Un piccolo ululato e il suono delle unghie contro la porta ha riportato il bambino alla realtà.
“Jack!” – è corso ad aprire la porta. Una volpe bellissima è balenata dentro, facendo le feste. Era ancora un cucciolo, con una coda lunga e il pelo lucente. Il musetto furbo con la lingua di fuori si è avvicinato alla poltrona e con un salto che non potrebbe essere definito alto che elegante, si è accomodato arrotolandosi. Il suo certificato di nascita lo descriveva come un esemplare “forte, con il pelo grigio tendente ad argento, le orecchie arancioni. Niente malattie, carattere docile, perfetto per i bambini”.
Il ragazzino l’amava con tutto il suo cuore. Ci sono voluti i millenni per addomesticare la volpe ma ne è valsa la pena. L’esemplare addomesticato era originario dell’Eurasia, laddove quando gli Stati esistevano ancora, era situata la Russia.
“Che dici, è il tempo di vedere che tempo fa oggi? Se vieni con me, ti do dei biscotti che ti piacciono tanto! Su, andiamo.”
Jack, comodo sulla poltrona ha pigramente aperto gli occhi alla parola “biscotti”. Con riluttanza ha deciso di trotterellare dietro al bambino, il quale si stava dirigendo verso la vetrata a sinistra del letto. Ha azionato la porta con il leggero sfioramento delle dita. Quest’ultima è slittata, aprendo la vista su un giardino ampio. I meli e le arance ne circondavano il perimetro. Una piccola fontana con attorno delle panchine era situata sotto un salice.

I bordi del giardino erano di vetro. La famiglia Novak è stata fortunata ad avere l’appartamento al di sotto del livello delle nuvole. Il 249esimo piano del condominio-cittadina London. Dal vetro si potevano osservare altri condomini circostanti e ovunque arrivasse l’occhio c’era il verde dei boschi con i fili argentati delle ferrovie. I treni in lontananza apparivano come sottili frecce verdi e blu. Se solo il ragazzo potesse vedere i colori… Il suo cuore sarebbe esploso. L’alba si stava alzando sull’Europa. Gli alberi dalle sottili foglie argento, oro, verde, rosso risplendevano sotto i primi raggi di sole. Le cittadine erano di un color verde tenue e i pannelli solari bevevano l’energia rimandano la luce ovunque.
 Nel perimetro del centro abitativo non c’erano gli animali ma guardando al di fuori potevi vedere i piccoli lupi, le tigri e gli orsi passare nella foresta selvaggia. Era il loro territorio e l’uomo raramente vi si addentrava. Ovunque c’era vita e le strade pulite profumavano di fresco, accendendo le mille fontane e festeggiando l’arrivo della primavera.

Come ogni mattina lui avrebbe mangiato un sandwich nell’ascensore o sulle scale mobili mentre scendeva giù verso l’uscita dove il treno-navetta lo aspettava. Lui adorava il caffè in segreto ma Amelia, sua madre non gliel’avrebbe mai permesso. Era una donna severa ma giusta, un po’ tradizionalista e purista. Nella sua famiglia c’erano pochi parenti nati artificialmente, poche coppie dello stesso sesso e tanta nostalgia per alcune pratiche medievali. Nessuno di loro era contrario a queste pratiche semplicemente funzionava così. E il caffè per un bambino di dodici anni non rientrava in questa visione. Però siccome erano tradizionalisti l’hanno mandato a scuola e Castel ne era grato. Sempre più bambini studiavano a casa. Era più comodo e più veloce.Ma si faceva più fatica a farsi degli amici e Cas adorava Megan, Michael e Balthazar. Si erano conosciuti sei anni fa e da allora andare a scuola è diventato facile.
Non che prima non lo fosse. Un computer calcolava il tuo programma ideale e passavi le ore a studiare con le cuffiette. Gli insegnanti erano sempre a tua disposizione ma la loro figura nel tempo è diventata quasi superflua. Certo, si leggeva in classe e si discuteva. Il nostro protagonista adorava queste discussioni. Si parlava del passato e del futuro, dei libri, della musica. La sua inclinazione per la letteratura e storia gli ha fatto salire di livello al corso avanzato di Inglese e Tradizioni del secondo Medioevo. Lui poteva per ore ascoltare vecchia musica e i suoi amici lo spesso prendevano in giro per questo. Inoltre nessuno più aveva guardava i film in 2D ma lui continuava a farlo. In camera sua aveva un “computer” risalente a più di 300 anni fa. Forse era l’ultimo a riuscire a riprodurre i film alla vecchia maniera. Conteneva una larga filmoteca con i film in bianco-nero, film sfuocati, film muti.  Era stato uno dei regali più preziosi anche se nessuno dei suoi genitori ne vedeva il senso o ne capiva l’utilità.

Megan e Michael erano al corso avanzato di matematica invece Balthazar studiava l’arte. Era bello quando ognuno era nel suo ambiente 4D e a volte si scambiavano delle occhiatacce poco prima che l’ora finisca. Le lunghe pause venivano passate nel cortile. Quando pioveva loro si mettevano sotto un portico vicino al distributore. Là Castiel poteva salutare il suo fratello più grande, Gabriel. Lui ormai era all’ottavo anno e studiava legge universale, pur essendo l’oggetto dei suoi studi serio, il ragazzo non lo era affatto.

Era una bella giornata e dopo la scuola i ragazzini si sarebbero diretti verso la riviera. Cinque minuti in treno, mezzoretta in bici elettrica. Castiel amava la solitudine della spiaggia, il silenzio e le onde primaverili che si abbattevano sulla scogliera. C’era un posto, ben nascosto tra gli alberi che era solo suo. Non c’erano i grattacieli, le navette e le ferrovie, c’erano solo lui e il vento che soffia forte tra le cime degli alberi. Il bambino di solito si sdraiava sulla sabbia e fissava il cielo, pur non potendolo vedere veramente. Il colori scorrevano lenti fino a diventare scie nere nel cielo all’ora del crepuscolo e questa fu l’ora in cui Cas si sentiva vecchio, tremendamente vecchio, come se avesse già vissuto mille vite e avesse visto mille volti, tutti uguali. Lui chiudeva gli occhi, stringeva le palpebre e i pugni e sentiva il bosco pulsare di vita propria. La barriera era così vicina: due passi e sarebbe oltrepassato oltre, nel mondo dei cacciatori e degli animali, delle antiche case di pietra e di legno. Per il mondo delle città erano solo delle voci lontane, un’eco morente della civiltà che stava per estinguersi ma continuava ad esistere. Ogni tanto in città si vedeva la gente da “oltre la barriera”: erano degli uomini semplici che lavorano come cacciatori o come le guardie del bosco. Amelia non avrebbe mai permesso ai suoi figli di avvicinarsi a loro. “Sono della gente strana” - diceva lei.

Uscendo da scuola Castiel non sapeva ancora che incontrerà sulla spiaggia un ragazzo da oltre la barriera, un ragazzo che farà parte dei suoi sogni futuri per lunghi anni dell’adolescenza, della maturità e della vecchiaia. Non lo sapeva eppure il mondo oggi gli sembrava più limpido, come se bastasse premere un bottone e i colori avrebbero preso vita. Un battito di ciglia e questa sensazione inquieta se ne volò via, perdendosi tra le ruote della sua bici.
  
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