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Autore: Sara_Pellu    06/11/2015    0 recensioni
[Mitologia Greca ]
Il mito di Orfeo ed Euridice viene tramandato di secoli in secoli, una storia così non può essere dimenticata. Le persone si perdono, l'amore si trasforma in dolore e il dolore uccide.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutte le storie che si rispettino iniziano con "c'era una volta", ma la mia non è quel tipo di storia, la mia non deve essere ricordata, io non voglio che sia ricordata perchè non voglio ricordarla.
La mia storia non è un sogno, la mia storia non è altro che un incubo che continuerò a vivere per l'eternità.
Iniziò tutto con un uomo che mi amava più di quanto io amassi lui.
Lui mi amava, io lo odiavo.
Lui non voleva altro che diventassi sua, che mi donassi a lui e che abbandonassi l'uomo che ho amato più di me stessa.
Sono morta per salvare un amore che non sono riuscita a salvare.
Guardai il mio corpo senza vita steso per terra, il serpente stava abbandonando ciò che di me restava: un corpo privo di tutto ciò che lo rendeva tale.
L'uomo si bloccò abbassando lo sguardo su di me, spalancò per un attimo gli occhi e poi scosse la testa, che senso aveva ormai restare lì? Non ero più desiderabile, da morti si smette di esserlo. Se ne andò lasciandomi lì, con i tuoni e i lampi che piangevano la mia morte come il mio amato che arrivava correndo, facendosi strada tra il temporale incessante.
Anche Orfeo mi guardò, ma non come quell'uomo, non con disgusto, con compassione, con un senso di colpa quasi insistenze. No, Orfeo mi guardò come se io fossi ancora nel mio corpo, come se fossimo ancora insieme, mi guardò con amore, un amore che ormai non sentivo più mio.
Poi il temporale scoppiò in lui, le lacrime gli bagnarono il viso già bagnato, le ginocchia gli cedettero facendolo piegare sul terreno fradicio e sporco, la testa sul mio ventre, le braccia intorno al mio corpo inerme come se abbracciandomi potesse portarmi indietro, infine iniziò a cantare, parole dolorose, sussurrate, voleva che tutti lo sentissero, ma allo stesso tempo non ce la faceva. Il peso della morte è troppo forte da sopportare per una sola persona e ormai lui era rimasto solo.
Ad un certo punto si alzò in piedi, non so cosa lo spinse a ritrovare un briciolo di forza, so solo che ci riuscì, prese il mio corpo in braccio ed io non potei fare altro che seguirlo. Mi portò in una grotta, ne avevo già sentito parlare, ma non pensavo che anche Orfeo lo sapesse.
Da molti secoli girava voce che sotto un lago campano ci fosse un portale per entrare negli Inferi, ma nessuno aveva mai provato ad avvicinarsi a quel posto, per paura? Nessuno lo sa.
Orfeo posò dolcemente il mio corpo sulla pietra fredda e mi diede un bacio sui capelli prima di rivolgersi alla parete di roccia grigia, liscia e priva di crepe.
Non so cosa disse Orfeo, non so neanche se parlò, non vidi altro che le sue labbra muoversi, mentre i suoi occhi restavano chiusi, sembrava che stesse pregando, ma solo molto tempo dopo, rivivendolo, capì che stava cantando.
Cantò, non fece altro, ma la parete si annerì fino a quando non si riuscì più a distinguere, ci fu un lampo rosso e poi più niente, entrambi fummo risucchiati in un vortice che probabilmente durò pochi secondi, ma che a me sembrò durare anni.
Non ci fu altro che l'Ade, gli Inferi, il mito diventò realtà e dalla realtà non si scappa.
Guardai Orfeo, ma lui non sembrava spaventato, si guardava intorno come se stesse studiando il posto, c'erano fiumi di fuoco, anime tristi, e dietro di noi la luce dalla quale eravamo appena passati. Non avevo mai visto Orfeo così, era sempre stato un uomo calmo, sorridente, ma in quel momento sembrava un guerriero pronto ad uccidere chiunque si fosse messo sulla sua strada, era pronto a combattere per ciò che gli era stato portato via. Era pronto a combattere per me.
Vorrei poter dire che questa parte di lui mi piaceva, ma non era così, era come osservare due anime del tutto diverse, due facce di una stessa medaglia, il male e il bene in una sola persona che uniti danno la vita, ma che separati possono portare solo morte.
La parte buona di lui ormai stava svanendo e io la guardavo andarsene senza poter fare niente per fermarla, ero impotente.
Caronte fece quello che Orfeo gli chiese, ci portò nel regno dei morti, nel regno delle anime. Ci portò dove non sarei mai voluta entrare.
Chiusi gli occhi, non volevo vedere niente di quel posto, mi sarebbe piaciuto svegliarmi ed affrontare la paura dell'incubo, non la paura della realtà, questa è tutta un'altra cosa. Un incubo si combatte, la realtà no.
Ad un tratto sentii la barca fermarsi, eravamo arrivati, non so dove, ma non c'era altro posto dove andare per noi.
Non so cosa mi aspettassi dagli Inferi, non ci avevo mai pensato prima dall'ora, ma probabilmente non avrei mai immaginato di ritrovarmi davanti un enorme palazzo nero.
Fu una donna a venirci incontro, aveva dei bei capelli biondi che su uno sfondo scuro la rendevano un po' strana. Camminava come se cercasse di non calpestare dei piccoli fiori appena nati, anche se in questo posto niente nasce, dalla morte niente si genera se non il dolore. I suoi passi non si sentivano, se non il fruscio del suo lungo vestito nero, aveva un'aria triste, che la rendeva ancora più bella di quanto non fosse.
Guardò prima me, mi osservò, fece un piccolo inchino con la testa e un sorriso ancora più triste di quello che aveva già, poi distolse l'attenzione da me e si concentrò sul ragazzo al mio fianco. “Orfeo, sei umano, vedo la tua anima brillare tra tutta questa oscurità, cosa fai nel regno dei morti?”
“La donna che amavo mi è stata portata via, ma non posso vivere senza la sua presenza, non posso vivere senza di lei.”
La donna piegò la testa di lato. “Sei venuto nell'Ade per amore?”
“Per cos'altro?”
“Sei coraggioso.” disse lei come soprappensiero. Si voltò facendo ondeggiare il vestito. “Seguitemi.”
Probabilmente Orfeo non si accorse del plurale che quella donna aveva usato, e fu meglio così per tutti.
La seguimmo lungo una serie di scale di marmo nero fino ad arrivare ad una grande porta di legno che si aprì senza che dovesse bussare o fare altro. Davanti a noi c'erano due troni rossi e neri, su uno di questi era seduto un uomo dal bell'aspetto, i capelli scuri e ricci, gli occhi rossi e lo sguardo impassibile. Anche lui mi guardò, ma non fu su di me che concentrò la sua attenzione. “Persefone, chi hai portato?”
Persefone, dea degli Inferi, moglie del re dell'Ade. “Orfeo ha un desiderio che sono sicura tu possa far avverare.”
Ade accavallò le gambe ed incrociò le braccia. “Sentiamo.”
Orfeo, con un coraggio che mai mi sarei aspettata, fece un passo verso colui che avrebbe potuto fine alla sua vita a suo piacimento. “Sono disposto a tutto per riavere chi amo indietro.”
Lo sguardo del re si spostò su di me e mi sorrise, ma non fu come il sorriso della sua sposa, il suo fu un sorriso cattivo, privo di compassione o ogni tipo di sentimento positivo. “Disposto a tutto?”
Persefone non disse una parola, restò al mio fianco come se neanche lei sapesse quello che aveva in mente il dio.
“Tutto ciò che mi resta.” disse Orfeo, e la sua aria solenne mi strinse il cuore, avrebbe fatto di tutto pur di riavermi indietro.

“Il tuo coraggio mi piace, ragazzo. Per questo motivo voglio fare un patto con te. Io farò uscire la tua donna dal mio regno se tu non ti volterai a vedere se è dietro di te. Solo questo. Voglio la tua fiducia.”
Orfeo a quel tempo probabilmente non sapeva ancora che la fiducia è un'arma potente. Per questo motivo accettò, non si chiese se il dio potesse mentire, accettò e basta, qualunque cosa fosse successa, e fu quello il suo errore.
Ade mosse le dita e Orfeo si voltò verso di me, mi guardò, mi guardò come prima stava guardando il mio corpo. Vide la mia anima e il suo amore per me mi colpì, non fu un colpo bello, fu come uno schiaffo, un pugno nello stomaco, io sapevo già che qualcosa sarebbe andato male. Il dolore di Orfeo sarebbe stato molto più grande quando mi avrebbe perso di nuovo.
Feci per parlare, ma le parole era come se non volessero uscire, erano bloccate tra la bocca e la gola, le labbra volevano muoversi, ma non potevano. Guardai prima Persefone e poi Ade, gli chiesi silenziosamente cosa avessi che non andava. “Non puoi parlare. Lui non può guardarti e tu non puoi parlare. Questi sono i patti e ora andate.” disse Ade, poi tutto sparì.
Davanti a me c'era Orfeo di spalle e davanti a lui un lungo corridoio. Iniziarono come un sussurro, poi le voci si trasformarono in grida possenti e tristi. “Non voltarti se vuoi la tua amata. Non voltarti se vuoi la tua amata.” poi cessarono e ci fu solo il silenzio.
Orfeo iniziò a camminare, io non potevo fare altro che seguirlo in silenzio.
So che entrambi avevamo visto la luce, perchè Orfeo si raddrizzò e aumentò il passo, quasi si mise a correre per arrivare alla fine. Ma quando lui fu fuori non ci pensò, eravamo una cosa sola, lo eravamo sempre stati, ma non in quel momento, per lui eravamo entrambi fuori, nella realtà, entrambi vivi, così si voltò, ma io ero dietro di lui, ero ancora nell'oscurità. Io ero nella morte, lui era nella vita. Orfeo stava sorridendo, ma il suo sorriso svanì velocemente, io fui tirata indietro e nel mio mondo non ci furono altro che i suoi occhi pieni di lacrime.
Una volta negli inferi non vidi più Persefone o Ade, però continuai a vedere Orfeo, lui continuai a vederlo per sempre. Ogni volta che quest'incubo finisce, la sola cosa che può fare è ricominciare.
La mia condanna è stato il mio amore, così come per Orfeo.
Il suo errore è stato accettare di potermi far tornare indietro, non la mia morte. Se avesse accettato la mia morte probabilmente ora non starebbe più cantando, il suo dolore sarebbe rimasto, ma prima a poi si sarebbe affievolito, ma ora lui non ha altro che dolore.
Lo guardo cantare milioni di volte, lo guardo morire milioni di volte, guardo le tre donne che lo uccidono senza pietà e non posso fare altro che stare a guardare mentre buttano la testa nel fiume, non posso fare altro che sentire le sue ultime parole rivolte a me.
Parole che mai dimenticherò e che mai dirò.
Ciò che il nostro amore è stato sarà per sempre, ma mai nessuna parola uscirà più dalle mie labbra se non quelle che gli ho detto prima di tornare negli Inferi.
Il nostro amore resterà nel silenzio fino a quando le nostre anime non si ricongiungeranno, perchè arriverà il giorno in cui Orfeo ed Euridice vivranno ciò che ci è stato negato.

 

   
 
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