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Autore: _Dynamis_    06/11/2015    2 recensioni
< Xerx Nii-san > lo chiamò la piccola Sharon.
< Sì? >
< Reim mi ha raccontato che le stelle nascono dal collasso di una nebulosa. > Si fermò, quasi intimorita. < Mi ha detto che tu sei proprio come una stella. E io gli credo. >
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{Oh ragazzo, fa male vedere il tuo castello di vetro infrangersi?
Oh ragazzo, so che hai visto il cielo cadere e il mondo distruggersi.
Ma, la riesci a vedere quella luce laggiù?
La vedi, lì dove sorge il sole, nella terra dove un'anima disperata può ancora salvarsi?}
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ほし     Hoshi




La piccola Sharon quella sera non voleva proprio saperne di addormentarsi. Era molto eccitata perché era riuscita a convincere Reim a portarla a guardare le stelle cadenti sul terrazzo del grande salone principale, quello destinato ad ospitare gli eventi più importanti dell'alta società.
<< Adesso è ora di dormire, signorina >> disse Break, riuscendo finalmente a farla stare ferma. Di sicuro si sarebbe addormentata come un sasso non appena avesse toccato il cuscino. << Dormi >> le sussurrò, guardandola mentre iniziava ad addentrarsi nel regno di Morfeo.
<< Xerx Nii-san. >> Il bisbiglio di Sharon lo bloccò proprio quando stava per richiudersi la porta alle spalle.
<< Sì? >> chiese, voltandosi per vedere se andasse tutto bene, ma senza muoversi di un passo.
<< Reim mi ha raccontato che le stelle nascono dal collasso di una nebulosa*. >> Si interruppe un attimo, quasi fosse intimorita dal continuare. << Mi ha detto che tu sei proprio come una stella. E io gli credo. >>
Quelle parole di una semplicità quasi disarmante lo lasciarono interdetto. Cosa significava? Che diavolo c'era nella testa di quel tizio? Segatura?
<< Buonanotte >> disse semplicemente, per poi svanire nell'oscurità del corridoio.



 
{Kevin Regnard in principio era una nebulosa.
Era una nebulosa di una bellezza intensa, comune a tutte quelle cose baciate dalla Morte e, dunque, destinate a finire.}


La casata dei Regnard addestrava i migliori cavalieri in circolazione fin dai tempi più antichi. Naturalmente, anche lui sarebbe diventato un uomo d'onore, per poi entrare al servizio di qualche nobile e servirlo fedelmente.
E così fu. Dopo aver dimostrano doti innate sia nel combattimento che nell'arte della sopravvivenza, entrò a far parte della famiglia Sinclair.
Quanto era ingenuo a quei tempi. Così pieno d'orgoglio per i suoi successi, era un piccolo e sciocco essere umano ipocrita con se stesso, che continuava a negare verità troppo scomode - o forse troppo pesanti – per poter essere accettate. Curioso come non riuscisse a vedere bene a quei tempi, nonostante avesse ancora entrambi gli occhi e la vista in ottime condizioni.
Un giorno, però, a ricordargli che non poteva abbassare la guardia neanche per un attimo, il destino gli giocò uno scherzo fin troppo crudele. La Nera Signora bussò alla porta dei Sinclair, reclamando ciò che le spettava di diritto, lasciandosi dietro solo una scia di sangue e di dolore.
Tutti morti. No, non tutti: c'erano lui e la figlia minore del suo signore, Emily. Si erano salvati solo perché non c'erano. Lui non c'era. Lui era assente nel momento del bisogno. Lui non aveva prestato fede al suo giuramento. Lui non era riuscito a proteggere ciò a cui teneva di più.


[Se riuscissi a cambiare il passato, allora anche la mia colpa sarebbe cancellata.]

 

{Guidato dal dolore e dalla rabbia,
Kevin Regnard cadde vittima del più atroce degli inganni: gli fu promessa una seconda occasione, gli fu promesso che le lancette dell'orologio avrebbero girato all'indietro.
E così, lui cedette a qualcosa a cui non si dovrebbe mai cedere, continuando a mentire a se stesso.
In quel giorno, nacque il fantasma dagli occhi rossi.
}




La sua prima vittima fu un uomo, un truffatore che lavorava in una locanda di giorno e, invece, di notte entrava nelle camere dei clienti per impossessarsi dei loro beni. Fu proprio di notte che lo colse, mentre contava il suo bottino in un vicolo cieco, sporco e puzzolente. Forse, scegliendo proprio lui, voleva illudersi di avere ancora un briciolo di onore, di senso di giustizia. Ma non può averne chi affonda implacabile la lama nel corpo di un disarmato, chi si appropria ingiustamente del diritto di decidere chi far vivere o meno.
Eppure, nonostante continuasse a prendere di mira solo briganti e disonesti, diventò una leggenda sussurrata con timore di bocca in bocca, una storia dell'orrore che le mamme raccontavano per far stare buoni i propri figli, un mostro che popolava sia le strade buie della città sia gli incubi dei bambini la notte.
Ma la follia non lo raggiunse mai. Nella sua debolezza d'animo, fu comunque in grado di restare integro, continuando a perseverare nella speranza di raggiungere il suo scopo. Era diventato un fantasma sanguinario secondo il popolo, ma non era altro se non un uomo spinto da una falsa speranza – ma la speranza, forse, non è solo una forma di disperazione?
Tic. Tac. Tic. Tac
Il tempo continuava la sua corsa verso la fine.

 

{Alla fine, la nebulosa collassò.
Kevin Regnard collassò.}




116 vittime.
116 omicidi.
116 vite strappate a questo mondo.
116 erano state le volte in cui si era sporcato le vesti, in cui le sue mani avevano assunto lo stesso colore vermiglio dei suoi occhi.
Ma non era bastato, l'Abisso lo prese ugualmente, trascinandolo verso il terrore più grande ed oscuro che avesse mai provato.
Era tutto distorto, lì. Quella dimensione era come una nota stonata, come una finestra in frantumi, tutto in quel posto gridava che c'era qualcosa di irrimediabilmente rotto.
Quella creatura così angelica di nome Abyss, la Volontà dell'Abisso, si rivelò essere un demone. Era pazza, e nella sua follia c'erano così tanto dolore e così tanta tristezza da poterne riempire il mondo. Ecco, quel posto e quella ragazza gli ricordavano un Vaso di Pandora, con l'unica differenza che lì la speranza non c'era.
Gli fu strappato un occhio, e la Morte lo accarezzò. Fu così vicina da fargli credere che la sua esistenza fosse giunta al termine, mentre rabbrividiva percependo il respiro gelato della Fine sulla pelle.
Ma lui non poteva arrendersi.
Non seppe se fu un miracolo o semplice fortuna, sta di fatto che mentre quel posto infernale crollava letteralmente in pezzi, la sua richiesta fu esaudita. Tornò sano e salvo nel suo mondo, con il peso di una promessa sulle spalle e nel cuore la certezza che i Sinclair non fossero stati uccisi.

 

{Era meraviglioso quel senso di pace, un tepore piacevole lo avvolgeva dopo tanti giorni di gelo.
Sembrava un sogno... E infatti lo era.}




Si risvegliò all'improvviso. Sentiva fitte di dolore lungo tutto il corpo, soprattutto sul volto martoriato.
Scorse un ragazzo che non conosceva corrergli incontro assieme ad una bambina. Non riuscì a vedere il viso di lei, ma era certo si trattasse della minore delle figlie del suo signore. La sua cara, piccola Emily. Un moto di sollievo lo invase, poi il buio calò ancora.
Riprese conoscenza dopo due giorni. La prima cosa che riconobbe fu un soffitto bianco e un lampadario sfarzoso, in seguito tutte le figure intorno divennero sempre più chiare e distinte, compresa quella... Del ragazzo che aveva visto correre in suo soccorso prima di svenire? Ma chi era quel tipo?
<< Buongiorno >> gli sorrise questi, ma in quel giorno non ci fu assolutamente niente di buono.
Gli raccontarono tutto, rispondendo perplessi alle sue domande sempre più concitate e sconfortate. Fu così che apprese il grande errore che aveva fatto. La famiglia Sinclair non morì in quella fatidica mattina, ma in compenso venne sterminata da una casata nemica quattro anni dopo. Quattro anni. Era riuscito a concedere ai suoi padroni solo quattro anni, mentre aveva tolto una vita intera alla sua padroncina, unica sopravvissuta all'inizio.
"Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?"
Quando gli domandarono quale fosse il suo nome, lui impiegò qualche minuto prima di rispondere. Era ormai chiaro come il sole che Kevin Regnard non esisteva più. Era morto, ucciso dalla sua stessa stupidità e dal suo egoismo. Per questo, le sue labbra si mossero quasi avessero volontà propria: << Break. Xerxes Break. >>

 

{Oh ragazzo, fa male vedere il tuo castello di vetro infrangersi?
Oh ragazzo, so che hai visto il cielo cadere e il mondo distruggersi.
Ma, la riesci a vedere quella luce laggiù?
La vedi, lì dove sorge il sole, nella terra dove un'anima disperata può ancora salvarsi?}


In principio aveva odiato la Volontà dell'Abisso. L'aveva odiata con ogni singola cellula del suo corpo, ma poi aveva capito che era troppo comodo dare la colpa a qualcun altro, che il responsabile di tutto era soltanto lui. Così, l'odio aveva lasciato il posto alla rabbia e al senso di colpa, trasformandolo in un essere scontroso e solitario, più simile ad un animale ferito che ad un uomo.
Break era un uccello a cui si era spezzata un'ala: non poteva più volare.
Ma poi ci fu un miracolo. Accadde così lentamente che se ne accorse quando ormai era già compiuto. Fu tutto grazie alla gentilezza di Shelly, al sorriso caldo della piccola Sharon e... Sì, dai, un po' fu merito anche di Reim e della sua testardaggine, ma questo non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
<< Xerx nii-san >> lo chiamò la bambina, tirandolo per una manica.
<< Uhm? >>
<< Hai sorriso, è la prima volta che ti ho visto farlo da quando sei arrivato! >> Esclamò, felice come se le avessero regalato l'oggetto dei suoi desideri. Break la guardò, nascondendo l'imbarazzo sia per quell'affermazione, sia per la strana sensazione di calore che sentiva all'altezza del petto.
<< Hai un bel sorriso, Xerx-nii >>

 
{For a star to be born,
there is one thing that must happen: a gaseous nebula must collapse.
So, you can collapse. You can crumble.
This is not your destruction.
This is your rebirth.**}










Gli anni trascorsero veloci come un battito di ciglia, finché la Morte non si intromise ancora una volta nella sua vita. Non era venuta per nessuno dei suoi compagni, ma bensì per lui, per quel ragazzo, ormai divenuto un uomo maturo, che non la temeva e che, invece, spesso la desiderava. Eppure, quando la sua ora giunse, Break sentì una paura sottile insinuarsi nelle crepe della sua armatura, un desiderio insolito iniziò a prendere forma nei suoi pensieri, mentre un grido muto si ripeteva all'infinito nel suo cuore: << Non voglio morire. Voglio restare qui. >>
Si rese conto solo in quel momento di quanto, in realtà, si fosse sempre sbagliato quando pensava di volerla fare finita. Ed ora che il suo treno era arrivato al capolinea, cosa avrebbe fatto?
Sentì qualcosa di umido e caldo bagnargli la guancia, e si rese conto che era una lacrima. Stava forse piangendo? Erano molti i giorni trascorsi dall'ultima occasione in cui aveva sentito gli occhi inumidirsi. Ma, alla fine, quella non era una delle tante prove della sua umanità? Del suo essere, a conti fatti, un piccolo e debole essere umano che cercava di restare a galla in quel mare in tempesta in cui ogni essere vivente doveva navigare?... Aspetta, come diceva quella vecchia leggenda? Oh, sì, adesso ricordava: ognuno era destinato a solcare la grande distesa di acqua salata con la sua barca, finché non fosse giunto su una spiaggia bianca dove la luce e la meraviglia non finivano mai. Dunque, lui aveva raggiunto quelle bianche sponde? Dopotutto, se si concentrava poteva sentire la morbidezza della sabbia sotto i piedi e il calore del sole sulla faccia. 
" Va bene così " si disse, mentre sentiva le ultime forze abbandonarlo. E andava bene davvero, in qualche modo era in pace, anche se stava lasciando i suoi amici e non aveva mantenuto la promessa fatta ad Abyss. Comunque, però, aveva un ultimo desiderio:

"Ti prego, non importa quanta disperazione li attende, spero che alla fine della loro storia la gentile luce della speranza risplenda su di loro... Come il sole in quei giorni ***."

La pelle già naturalmente diafana divenne ancora più bianca e fredda, e quasi sembrò che quel volto dai lineamenti delicati fosse stato scolpito nella neve. Il corpo si accasciò tra le braccia di Sharon e Reim, con la stessa bellezza e la stessa tristezza di una rosa quando appassisce. Il petto fermo era, infine, il segno inequivocabile che nessuna anima abitava più quel corpo.
E così, quella stella splendente, nata molti anni prima, alla fine si spense.

 
{Oh, ragazzo, ho sentito qualcuno fare un giuramento mentre ti accarezzava i capelli sporchi di sangue.
Qualcuno ha giurato di tenerti al sicuro nei suoi ricordi,

promettendo di non lasciar svanire per niente al mondo il profilo del tuo viso e il colore intenso di quel tuo occhio, tanto bello quanto dannato.
Oh, ragazzo, sbrigati a tornare, c'è qualcuno che ti sta aspettando, che si sta illudendo di poterti rivedere, pur sapendo di morire prima che questo possa accadere.
Oh, ragazzo, chi ti considerava una boccata d'aria fresca in mezzo al lerciume di questa esistenza adesso sta morendo soffocato dalle lacrime.
Oh, ragazzo, ho sentito qualcuno fare un giuramento mentre ti accarezzava i capelli sporchi di sangue. Sussurrava una richiesta rivolta a tutti e a nessuno, giurando di continuare a pregare affinché un giorno il tuo sorriso tornasse ad illuminare la notte.}





[2113 parole]




Spiegazioni:


*Le stelle nascono da un complicato e lungo processo, ma per farla breve avviene più o meno questo: in una nube interstellare c'è un equilibrio tra varie forze, quando questo equilibrio si rompe si creano delle instabilità che portano al collasso della nube. Se volete approfondire meglio, cercate su Google ;).


** citazione anonima, la traduzione a grandi linee è questa: “ Per far nascere una stella, c'è una cosa che deve accadere: una nebulosa gassosa deve collassare. Quindi, tu puoi collassare. Puoi sgretolarti. Questa non è la tua distruzione. E' la tua rinascita.”


*** citazione di Xerxes Break nel volume 22






Angolo della cioccolata:


Salve a tutti!
Non so come mi sia uscita fuori questa storia, ma Break è il mio personaggio preferito e quando ho visto quella frase... Non so, mi è venuta l'ispirazione ed eccomi qui!
Il titolo significa, appunto, “stella”.
Spero che la ff vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Dynamis.
   
 
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