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Autore: luna nueva 96    07/11/2015    1 recensioni
Ambientata due anni dopo la 2x07, storia divisa in due capitoli. Pubblicherò l'altro il prima possibile.
Presenza di contenuti forti e tematiche delicate.
"Selina e Bruce erano due punti che erano destinati a viaggiare in direzioni opposte: era scritto che Selina sarebbe sprofondata sempre più a fondo nella voragine e che Bruce sarebbe stato la stella più importante dell’elitè di Gotham, che avrebbe portato avanti l’azienda di famiglia, che avrebbe avuto a che fare con gente del suo rango, come Silver St.Cloude. Erano passati due anni da allora, anni in cui Selina aveva provato ad uscire fuori dalla sua vita, senza mai riuscirci davvero"
Assolutamente Bruce/Selina
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Wayne, Selina Kyle
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Gotham era spietata e terribilmente ingiusta. Una città che faceva della malavita il suo cuore pulsante, che si nutriva di crimini, che generava in continuazione menti perverse e distruttrici, mentre quelle poche fonti di luci erano purtroppo insufficienti a fermare quella valanga di oscurità che l’aveva inghiottita in una voragine infernale. Non c’era spazio per la bontà a Gotham, non per chi voleva sopravvivere e Selina questo lo sapeva molto bene.
Tuttavia non avrebbe scambiato la sua vita per niente al mondo. Amava vivere per la strada, provare quel senso di libertà che le faceva bruciare l’adrenalina nelle vene, essere gli occhi e le orecchie di una città in cui di occhi e di orecchie non ce n’erano mai abbastanza, sentirsi sempre più forte ogni volta che riusciva a sopravvivere un’altra giornata.

Orfana  da entrambi i genitori- no, mia madre è viva, si ripeteva, e tornerà a riprendermi- Selina aveva sempre vissuto incurante del resto del mondo e dando alla sua persona l’unica priorità nella vita. Conosceva tutti ma, tranne in qualche raro caso, chiamasi Brigit Pike, non aveva mai legato con nessuno; la maggior parte della gente non conosceva neanche il suo vero nome e si limitava a chiamarla Cat.

E a Selina era andato benissimo così, almeno fino a quando, all’incirca verso i suoi quattordici anni, nella sua vita era subentrato Bruce Wayne. Quello stupido ragazzno, viziato figlio di papà, ignorante del mondo, e con un bersaglio puntato alla testa fin da quando era nato. Quello stupido ragazzino con i suoi modi gentili, con la sua spontaneità e ingenuità, aveva spezzato qualcosa.
Dapprima Selina lo aveva invidiato; anche lei voleva delle persone che si interessassero a lei, anche lei voleva essere spontanea e genuina,  invece di essere costretta ad indossare costantemente una maschera di freddezza, per non venire schiacciata dal mondo. Perché Gotham sulle emozioni e i sentimenti ci passava sopra con tutte le scarpe. Poi, quel cuore di pietra si era finalmente incrinato. La sola idea che il bersaglio che Bruce aveva sulla testa potesse davvero essere preso l’aveva fatta stare male, il fatto di mentirgli riguardo l’identità del killer dei suoi genitori ancora di più. Aveva capito di essere irrimediabilmente innamorata di lui nel momento esatto in cui l’aveva baciato  per la prima volta; non aveva neache provato a negarlo a se stessa o a nasconderlo, era qualcosa di inutile. Era stato in quel frangente che aveva capito che il suo attaccamento a quel ragazzino l’avrebbe sicuramente portata ad una morte certa. Avrebbe perso la sua freddezza e la sua razionalità, avrebbe commesso un errore, anche solo uno futile o banale, ma uno di quelli che Gotham non perdona mai.

Aveva provato ad allonanarsi da lui, perché, ci aveva sperato davvero, lontano dagli occhi lontano dal cuore. Ma Bruce Wayne aveva un incredibilmente talento da segugio, e Selina si era ritrovata ad essere più immischiata di prima nella sua vita. Non aveva fatto scrupoli a macchiarsi d’omicidio per lui, gettando Reginald Payne giù da una finestra, o di furto verso uomini molto potenti, come quando aveva rubato la chiave di Sir Bunderslaw. Tutto per lui, e nel mentre Selina si infilava in giri sempre più loschi, lavorando per uno o per l’altro Re di Gotham, per lei non faceva differenza, la sua fedeltà non era riposta in nessuna persona meno che a se stessa.
Era stato Alfred ad aprirle gli occhi, a sbatterle la verità letteralmente in faccia: Selina e Bruce erano due punti che erano destinati a viaggiare in direzioni opposte: era scritto che Selina sarebbe sprofondata sempre più a fondo nella voragine e che Bruce sarebbe stato la stella più importante dell’elitè di Gotham, che avrebbe portato avanti l’azienda di famiglia, che avrebbe avuto a che fare con gente del suo rango, come Silver St.Cloude. Erano passati due anni da allora, anni in cui Selina aveva provato ad uscire fuori dalla sua vita, senza mai riuscirci davvero. Ora Selina aveva sedici anni, e in quel lasso di tempo aveva fatto le classiche cose da Cat, provando a sopravvivere a modo suo, appoggiandosi come un parassita ora presso uno ora presso l’altro potente. Di recente poi aveva anche preso confidenza con la sua sensualità, arma che si stava rivelado particolarmente utile in certe situazioni particolarmente scomode.

Jeans neri strappati, giacca di pelle, come al solito stava compiendo l’ennesima missione di spionaggio per il Pinguino-quel tipo oltre che strambo era paranoico, le chiedeva sempre di seguire gente che poi si rivelava essere tutt’altro che malintenzonata- . Era lì da ore, nascosta in un vicolo buio, e per ingannare il tempo aveva preso a sgranocchiare un sacchetto di papatine. Le piaceva il rumore che facevano tra i denti. Diede di nuovo un’occhiata alla porta della casa che stava sorvegliando; non c’era nessun movimento sospetto, nulla che potesse far pensare a qualche sovversivo che stesse organizzando un piano malefico contro il Re di Gotham. Sospirò; era l’ennesima giornata senza un briciolo d’azione. Fu così che Selina fece un grande errore: perse la concentrazione.

Non fece neanche in tempo, infatti, a formulare questo pensiero che un  paio di forti braccia la scagliarono contro un muro, facendole sbattere la testa. Ancora un po’ intontita dalla botta riuscì a mettere a fuoco due energumeni che la scrutavano con un’espressione divertita in volto.

-Chissà cosa ci fa una bella ragazza come te in questo postaccio - disse uno dei due.
Selina serrò i denti, allora quello mutò subito espressione. Era serissimo.
-Te lo chiederò una sola volta e pretendo una risposta subito: chi sei?-
-Lo so io chi è- intervenne l’altro- E’ la puttanella del Pinguino! Non dirmi che non l’hai riconosciuta-
-IO NON SONO LA PUTTANA DI NESSUNO!- urlò Cat. Odiava che qualcuno pensasse questo. Lei era la libertà fatta persona.
I due scoppiarono a ridere. –Ma guarda la gattina ha tirato fuori gli artigli. Ti svelo un segreto ragazzina, chiunque si metta contro il nostro capo finisce sempre col fare una brutta fine-
Alla fine il Pinguino per una volta ci aveva visto giusto. Forse la situazione stava per diventare finalmente interessante.

Uno dei due provò ad avvicinarsi; Selina gli sputò dritto in faccia.
-Ma come osi sgualdrina! Ora ti insegno io dove devono stare quelle come te!-
Da quel momento in poi iniziò l’inseguimento. Lei correva e gli energumeni dietro di lei la inseguivano, senza raggiungerla. Cat era veloce e negli anni aveva sviluppato una particolare agilità per sfuggire a situazioni di questo tipo. Era il suo modo di combattere: buttava il sasso e nascondeva la mano, attaccava e gettava in ritirata. L’importante era non arrivare mai ad uno scontro corpo a corpo dove avrebbe avuto ovviamente la peggio. Era fiduciosa nelle sue qualità, sicura che finchè avrebbe avuto spazio per correre nessuno avrebbe potuto mai fermarla. La situazione però precipitò rovinosamente quando, svoltando l’angolo si trovò davanti ad un vicolo cieco.

Dannazione.

Davanti a lei c’era solo un grosso muro, alto forse venti metri, troppi per poterli saltare. Cercò un appiglio per arrampicarsi da qualche parte, ma non vedeva nulla.
-Game over, ragazzina-
Si voltò e trovò davanti a lei uno degli uomini di prima.
-Così sembra-
Era solo, del suo compagno neanche l’ombra. Forse nonostante tutto la fortuna sembrava girare dalla sua parte. Non era brava nel combattimento corpo a corpo, ma ci poteva provare. Mise una mano nella tasca e afferrò saldamente il coltello che portava sempre con se.
L’energumeno si scagliò contro di lei, in una mossa tanto violenta quanto prevedibile; schivarlo fu semplice. Con un salto poi si aggrappò alle sue spalle.
-Ma cossa cazzo fai!?!?!?- urlò quello.
Mira sempre agli occhi
In una mossa quanto più veloce possibile, prese il coltello dall tasca e gli cavò entrambi i bulbi oculari. Un urlo disumano uscì dalle labbra dello scagnozzo, insieme a fiotti di sangue. Selina non uccideva mai se non era strettamente necessario, lasciava sempre tutto alla sorte. Forse qualcuno avrebbe trovato quell’uomo  e gli avrebbe salvato la vita o forse no, lei preferiva lavarsene le mani. Rimise il coltello al suo posto, lo lasciò lì, ignorando le sue urla e le sue imprecazioni. Per quanto le riguardava era stata già fin troppo clemente a lasciarlo in vita.

Non aveva neanche svoltato due angoli quando si sentì immediatamente scaraventare a terra da qualcosa, e un peso opprimente che gravava sul suo corpo.
-COSA HAI FATTO AL MIO AMICO?!?!?-
L’altro energumeno, l’aveva totalmente dimenticato. Avrebbe avuto all’incirca il triplo del suo peso, ed era totalmente steso su di lei, bloccandole gli arti, in una posizione che non solo non le permetteva di muoversi, ma con cui le rendeva anche difficile respirare.
-E’ all’altro mondo, e lo sarai anche tu tra poco- gli disse velenosa.
-Davvero? Voglio proprio vedere come fai senza questo-
Il criminale passò lentamente una mano sul suo addome fino a trovare la tasca della sua giacca ed estrarre il coltello.
-Sarebbe divertente ucciderti con la tua stessa arma giusto?- le sussurrò in un orecchio
-Non provare a toccarmi- sibilò velenosa Selina. Provò a divincolarsi ancora senza successo, il peso di quella bestia era davvero troppo da poter spostare per il suo fisico minuto da sedicenne.

-Stavo pensando- le sussurrò ancora, spostandole i capelli dalle orecchie- che sei davvero bella, anche se molto giovane. Quanto potrai avere, quindici, sedici anni? Eppure sei già sexy come una donna. Non mi stupisce che il Pinguino ti abbia scelto come puttana-
-Telo ripeto IO NON LA SUA PUTTANA!-
Nel gridare questa frase riuscì a muoversi sotto di lui, e fu allora che la sentì. Spingeva prepotente contro la sua coscia, impetuosa e minacciosa. Quel lurido verme dalla mente perversa era eccitato sopra di lei. Provò ribrezzo immediatamente, poi quando il manico le soffiò sul collo represse a stento un coato di vomito.
-Si, sei proprio bella- farfugliò ancora quello.
-Non toccarmi-
-Fai silenzio! Credo che sia ora che le ragazzine come te imparino qual è il loro posto in questa città-

Solo quando le infilò una mano sotto la felpa, Selina si concesse il lusso di gridare aiuto, ma l’uomo imperterrito continuava le sue opere depravate. Quando lo sentì slacciarsi la cintura smise addirittura di divincolarsi. Stava per essere violentata e non poteva far nulla per impedirlo. Gotham alla fine aveva trovato il modo di fargliela pagare per tutte le volte che l’aveva fatta franca. Una lacrima scese silenziosa sulla guancia. Si sentiva ferita e umiliata, privata di ogni dignità; sconfitta. Chiuse gli occhi sperando che finisse presto e che almeno alla fine il suo stupratore avesse almeno avuto abbastanza compassione da lasciarla in vita.

-Mi scusi se mi permetto buon uomo, ma non credo che questo sia il modo di trattare una donna-

La voce di Bruce era cambiata. Era diventata più scura e profonda, eppure Selina la riconobbe subito. Conosceva bene il tono che Bruce usava quando era arrabiato  ma cercava comunque di conservare un certo contegno, come ad  ogni figlio di buona famiglia conviene fare.

Le si mozzò il respiro in gola e non osò neppure alzare gli occhi. Cosa ci faceva lui lì? Perché doveva essere proprio Bruce spettatore di quel tragico spettacolo? Anche il suo assalitore sembrò stupito dall’inaspettato arrivo perché rimase per qualche momento in attesa, studiando la persona che aveva di fronte. Poi si sistemò come meglio poteva i pantaloni addosso, e si alzò finalmente dal corpo martoriato di Selina, che potè finalmente balzare in piedi  e sgattaiolare via.
Le faceva male tutto, aveva i vestiti mezzi strappati, lividi ai polsi, dolori addominali e un gran mal di testa. Eppure niente di tutto questo le importava, perché a due metri da lei c’era l’amore della sua vita, sempre elegantemente vestito nei suoi costosissimi abiti, che non aveva distolto neanche un attimo lo sguardo dal suo assalitore.

-Cos’è oggi, la serata dei mocciosi?- lo schernì quello
Bruce non disse una parola
-Mi hai interrotto in un momento particolare e ora sono molto nervoso. E quando sono nervoso di solito qualcuno muore –
Detto questo si scagliò contro di lui. Selina d’istinto chiamò il nome di Bruce e scattò in avanti, ma il giovane Wayne era stato più veloce. Con un'unica mossa aveva schivato il pugno dell’avversario e lo aveva colpito con un altro pugno, che aveva fatto cadere l’altro rovinosamente a terra, senza più rialzarsi.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui Selina era rimasta a bocca aperta, Bruce si massaggiava la mano e l’energumeno era steso a terra, ormai privo di sensi. Poi Bruce si voltò verso di lei, si guardarono negli occhi per un secondo, e finalmente le sorrise. 
  
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