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Autore: BrokenArrows    08/11/2015    0 recensioni
Dimenticate vampiri, licantropi e ibridi. Ma non le streghe.
Catapultati nel mondo di Harry Potter, i protagonisti di The Vampire Diaries e The Originals, vedranno le loro azioni svolgersi nell'insidioso castello di Hogwarts.
Preparatevi a incantesimi, pozioni, filtri d'amore e intrighi oscuri!
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Originari, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il quattro gennaio, due giorni dopo il presunto assassinio di Mikael Mikaelson, la vita degli studenti di Hogwarts era tornata alla normalità. Quella mattina, infatti, avrebbero ripreso le lezioni, i compiti e tutti gli allenamenti di Quidditch.
La prima ora di lezione passò relativamente in fretta per gli studenti del sesto, quell'anno particolarmente interessati alle lezioni di Pozioni. Non si poteva dire lo stesso, però, di Difesa. Per loro, come ogni anno, insieme a Trasfigurazione, era la materia più pesante e impegnativa. E questo era probabilmente dovuto ai due insegnanti che pretendevano molto, Esther ed Elijah Mikaelson.
-Chi credete prenderà la cattedra di Trasfigurazione adesso?- domandò Elena, scendendo le scale insieme ai suoi compagni di corso.
Dopo la proclamazione del nuovo Preside, infatti, quell'argomento non era ancora stato toccato e alcuni studenti, principalmente di Corvonero, iniziavano a preoccuparsi.
-Non è certo un mio problema, Gilbert- canzonò Edith, costretta a trascorrere le sue ore con lei -Più tempo passa senza un supplente, meglio è!-
Bonnie sbuffò sonoramente -Ti sembra il caso di parlare così? La professoressa è scomparsa...-
-Certo, ed è anche ricercata per omicidio- puntualizzò la bionda -Quindi scusa se non mi preoccupo più di tanto-
-Io non credo sia stata lei- intervenne Danielle, dando voce ai suoi pensieri -Se così fosse, non sarebbe scappata e attirato tutte le accuse su di lei-
Davina annuì -Anche io la penso così... E poi la professoressa Mikaelson era così una brava persona che non riesco nemmeno lontanamente a immaginare che abbia potuto uccidere qualcuno. Suo marito, tra l'altro-
La campana che segnava l'inizio dell'ora successiva suonò e le riportò alla realtà, accorgendosi di quanto tardi fosse.
-Cavolo!- esclamò Caroline ad alta voce, a qualche passo dietro di loro -Arrivare in ritardo alla prima lezione tenuta dal nuovo Preside non mi aiuterà affatto... Io e Difesa Contro le Arti Oscure non andiamo per niente d'accordo!-
Le ragazze presero a correre per l'ultima rampa di scale che le separava dall'aula di Difesa e in un paio di minuti furono sedute sui banchi, dove Matt e Tyler le guardarono ridacchiando per essere state rimproverate.
Elijah Mikaelson, il neo-eletto Preside di Hogwarts, era in piedi davanti alla cattedra e sfogliava uno dei suoi libri.
-Bene- disse, chiudendolo con un tonfo e appoggiandolo sulla cattedra dietro di lui -Oggi riprenderemo un incantesimo di difesa dell'anno scorso, che reputo sia il più importante e potente, se fatto come si deve, ma anche il più difficile- spiegò, osservando alcuni studenti seduti in prima fila -L'incanto Patronus-
La classe non poté fare a meno di lamentarsi sottovoce, ognuno con il suo compagno di banco, illusa che ormai quel capitolo fosse chiuso.
-Signorina Bennett,- chiamò il professore, incamminandosi verso le ultime file dell'aula -ricorda alla classe quali sono le conseguenze di essere attaccati da un Dissennatore-
Bonnie, da buona Corvonero che era, rispose prontamente -Un Dissennatore attacca per succhiare la linfa vitale, per così dire, dalla sua vittima affinché quest'ultima resti senza vita-
Elijah annuì, spostando lo sguardo sulla studentessa accanto alla Bennett, Danielle, e sfoderando per un istante un accenno di sorriso.
Danielle, dal canto suo, non sapeva nemmeno cosa stava succedendo intorno a lei. Aveva intuito che si parlasse di Dissennatori e Patronus dalla voce distante della sua compagna di banco, ma era come se si trovasse all'interno di una bolla sfocata, il cui unico punto nitido era la figura di Elijah Mikaelson, che camminava per la stanza facendo domande che lei in quel momento non capiva. Era la prima volta, infatti, che assisteva a una sua lezione da dopo la sera di Capodanno e, per quanto anche prima riusciva a perdersi nella sua voce, adesso l'effetto era quadruplicato.
-Danielle- mormorò Bonnie, dandole una gomitata sulla spalla -Sveglia!-
La ragazza sussultò sulla sedia e scosse la testa, tornando alla spiacevole realtà.
Intanto il professore continuava a fare domande agli alunni, che risposero immediatamente e perfettamente.
-Perfetto- continuò -Ora passiamo alla pratica. Mettete via libri e pergamene, e quando dirò il vostro nome, venite qui- ordinò, avvicinandosi ad un grande baule chiuso da molti lucchetti e serrature.
All'improvviso si sentì un bussare alla porta e tutti si voltarono per vedere chi stesse entrando.
-Scusi, professore- cominciò la voce di Damon Salvatore -Potrei parlare per un momento con Danielle-
Edith, l'unica a sapere cosa stava succedendo alla Corvonero, la guardò con apprensione mentre anche lei le riservava uno sguardo stralunato. Che Damon ne fosse a conoscenza?
-Non dovresti essere a lezione?- chiese a sua volta Elijah, preso per un momento in contropiede.
Damon si schiarì la voce -Ho l'ora buca- mentì spudoratamente -È importante-
Il professore sospirò e fece cenno alla ragazza di andare, fulminando il Salvatore.

Danielle si chiuse la porta alle spalle, perdendosi per un attimo nei suoi occhi azzurri -Ehi, ciao...- lo salutò con fin troppa tenerezza, pentendosene all'istante.
Lui, però non lo notò e iniziò subito a spiegarle il perché della sua visita inaspettata -Ascolta, mi dispiace per quello che ti ho detto prima di Natale. Sono stato un imbecille, davvero!-
La ragazza storse il naso. Di certo si aspettava una cosa del genere, ma non un discorso di scuse ben costruito da un Serpeverde.
-... ok- rispose atona.
-No, no, lasciami finire- continuò lui, probabilmente ingoiando tutto il suo orgoglio -Durante queste vacanze ho pensato a... noi e sono arrivato alla conclusione che è stato un errore dire quelle cose. Quindi speravo che potessi dimenticarle e ricominciare da zero-
Danielle rimase a bocca aperta, presa alla sprovvista da tanto sentimentalismo e balbettando qualche sillaba.
-Allora?- la esortò, sulle spine.
Lei sospirò, dopo aver trattenuto il fiato per tutta la durata del suo discorso -Damon, sono davvero colpita, ma... ecco, ci ho pensato anche io in questi giorni- mentì, cercando una scusa plausibile ed evitando il suo sguardo -e ho realizzato che mi serve del tempo per pensare... e da dedicare a me stessa, allo studio e... ehm, alle amiche. Capisci?-
Damon la squadrò da testa a piedi, rimanendo senza parole e sentendo una fiamma salirgli per la gola per farlo esplodere.
-Mi dispiace, ma non posso tornare indietro- aggiunse, pensando che così avrebbe capito che non aveva intenzione di tornare da lui. Effettivamente quelle parole, a Hogsmeade, l'avevano ferita parecchio, anche se lei non l'aveva mai dato a vedere più di tanto, e un discorso di due minuti non le avrebbe certo fatto dimenticare tutto su due piedi -Mi dispiace- ripeté.
Damon affinò lo sguardo e contrasse la mascella, capendo che niente di quello che gli aveva detto era vero. Per qualche motivo gli stava mentendo e lui l'aveva già capito.
-Lui chi è?- domandò con un filo di voce, quasi sibilando tra i denti.
Danielle indietreggiò automaticamente di qualche passo, spaventata dalla sua reazione -Prego?-
Damon le si avvicinò, non permettendole di voltargli le spalle e tornare in classe -Ti ho chiesto chi è lui-
-Nessuno, Damon- rispose con la voce tremante, spostando le mani in avanti in segno di difesa.
-Non prendermi per il culo, Danielle. Ho capito che mi stai raccontando una palla, ma almeno abbi la decenza di dirmi di chi si tratta-
La ragazza si trovò con le spalle al muro e la figura imponente di Damon che la sovrastava -Smettila, Damon. Ti sto dicendo la verità!-
Il Serpeverde le strattonò un polso, portandosela più vicino -Chi è?- chiese questa volta a voce alta, tanto da far voltare alcuni ragazzi che passavano qualche corridoio più in là.
-Smettila!- si lamentò lei, cercando di divincolarsi -Mi fai male! Mollami subito-
-LUI CHI È?- sbraitò, mollando la presa dal suo braccio e spingendola via.
Danielle represse un singhiozzo, non voleva dimostrarsi inferiore -Non importa chi è, Damon! Importa solo chi non sei tu-
Quelle parole furono per lui come il più affilato dei coltelli. Tanto da non accorgersi che la porta dell'aula, di fronte a lui, si era spalancata e il professore, con il resto della classe alle spalle, lo stava guardando perplesso, probabilmente allarmato dalle sue urla.
Damon non perse un attimo e, dopo aver riservato uno sguardo d'odio alla ragazza, si voltò e scomparve sulle scale.
Elijah osservò Danielle, sospirando nel vederla tutta intera -C'è qualche problema?-
Lei negò con la testa ed entrò velocemente nell'aula, evitando lo sguardo di tutti.
Di certo non sarebbe stato facile per lei evocare un Patronus in quelle condizioni. Per il resto della lezione, infatti, rimase seduta nell'ultima fila di banchi, osservando i suoi compagni evocare, o cercare di evocare, i loro Patronus come un'automa.
Al suono della campana restò ancora seduta, scusandosi con le sue amiche perché le avrebbe raggiunte dopo qualche minuto per il pranzo. Quando fu la sola studentessa rimasta, si alzò e si avvicinò alla cattedra.
-Hai sentito?- domandò semplicemente, facendo per sedersi su uno dei primi banchi.
Elijah annuì e le fece cenno di seguirlo. Salirono le scale di marmo bianco in fondo alla stanza ed entrarono nel piccolo ufficio che c'era dietro la porta.
-Beh, quindi avrai anche capito quanto abbia voglia di lanciargli una maledizione senza perdono, no?- continuò la ragazza, sdrammatizzando la situazione, mentre lui appoggiava la giacca su una sedia e allentava il nodo alla cravatta.
Elijah sembrava non darle molto ascolto -Vuoi parlarne?- le chiese serenamente.
Lei scosse la testa -Non c'è nulla da dire... Potrà insistere quanto vuole, ma non gli dirò mai niente. Non preoccuparti- aggiunse, appoggiandosi alla scrivania al centro della stanza.
-Non sono preoccupato che tu dica qualcosa, Danielle- le disse, voltandosi verso di lei -Sono preoccupato di come ti senti. Mi dispiace che tu debba sopportare tutto questo-
-Sopportare?- ripeté perplessa -Se solo mentire per stare con te è quello che devo fare, non posso chiedere di meglio-
Elijah sorrise, sistemandole un ricciolo uscito dalla treccia -Vorrei solo poter avere più tempo da dedicarti-
Danielle sorrise a sua volta, appoggiando le braccia sulle sue spalle e attirandolo verso di sé -Ce l'hai adesso-
-Non vorrei privarti del tuo tempo per il pranzo- si scusò, continuando a guardarla negli occhi.
Lei esplose in una risata cristallina -Che scusa è mai questa?- chiese ancora ridendo, ma trovandosi all'improvviso impegnata a ricambiare un bacio inaspettato.
Come quella sera in infermeria, la mente di Danielle si svuotò completamente, facendosi leggera come non mai e lasciando che il proprio corpo assecondasse ogni sua mossa.
Questa volta non ci fu nessun fuoco d'artificio a fermarli dopo pochi secondi, così la situazione si fece molto focosa in men che non si dica.
Danielle si era ritrovata, in un momento di lucidità, intenta a sfilare quella cravatta fastidiosa e a sbottonare con mano esperta i primi bottoni della camicia, stupendosi di tanta agilità in un momento simile. Elijah, d'altra parte, non aveva esitato ad approfondire il loro contatto, passando un braccio attorno alla vita della ragazza per stringerla a sé. Come se temesse che avrebbe potuto scappare da un momento all'altro. Ma lei, stanca di impegnarsi a slacciare quella camicia, in un impeto di frenesia, prese i due lembi di stoffa e li tirò con forza, probabilmente facendo saltare due o tre bottoni, e la fece scivolare via lungo le sue braccia. Inutile dire che quello stato li faceva agire istintivamente, come se fossero un'altra persona.
Ma fortunatamente Elijah riusciva ancora a pensare lucidamente, al contrario della ragazza che si sentiva isolata dal mondo, e allungando un braccio prese la bacchetta dalla tasca della sua giacca e chiuse magicamente a chiave la porta, cosa a cui lei non avrebbe mai pensato. In quel momento, infatti, realizzò quante volte aveva già compiuto quel gesto per proteggersi da occhi indiscreti mentre era con Katherine.
Danielle abbassò istintivamente lo sguardo sulla bacchetta che veniva posata sul tavolo lì accanto e i suoi occhi caddero in un tatuaggio sul suo braccio sinistro. Un tatuaggio che più propriamente veniva chiamato marchio nero.
La ragazza lo allontanò un poco, posandogli le mani sul petto e fissandolo intensamente.
-Ok, questo me lo devi spiegare- ordinò con voce ferma, non più alterata dal trasporto di poco prima, indicando il suo braccio.
Elijah chiuse gli occhi per un momento, pensando a come spiegarle tutto nel modo più semplice e diretto -Si tratta di quello che pensi- disse cautamente -Ma non ha il significato che pensi-
Danielle lo esortò a continuare con uno sguardo, cercando di non lasciarsi ipnotizzare dal suo petto nudo, perché sapeva che se l'avesse fatto non avrebbe ascoltato una parola.
-Ho dovuto farlo per poter sopravvivere. Non mi è stata data una possibilità di scelta. A quel tempo, ero all'ultimo anno di scuola, il Signore Oscuro era visto come una leggenda... un mito, e molti studenti di Serpeverde furono costretti da “un'entità superiore”, la chiamavano, a sottoporsi al rituale di essere marchiati-
Danielle pendeva dalle sue labbra ascoltando quella storia -E tu eri uno di quelli?-
Elijah annuì, colpevole -Per questo non ho potuto scegliere... O la vita, o il marchio-
-Ma... ma la tua famiglia lo sa?-
Lui annuì di nuovo -Certo, ma sanno anche che non ha alcun significato per me. Per alcuni, invece, ha avuto un'importanza tale da sconvolgere e rovinare le loro vite, trasportati dalla brama di questo presunto potere. Ma in realtà si tratta solo di un tatuaggio, perché per me non è niente di più-
Danielle abbassò lo sguardo -Mi dispiace aver dubitato- ammise, pentita -È che nei libri se ne parla come un segno di male e di morte, e anche a tu a lezione lo dicevi, quindi pensavo che fosse-
-Hai fatto perfettamente bene a pensarlo- la interruppe -Ormai l'Oscuro Signore è solo un brutto ricordo, ma in passato era la realtà. E quella realtà uccise migliaia di maghi, Mezzosangue e Babbani, e questo marchio me lo ricorderà per tutta la vita-
Danielle si alzò e andò ad abbracciarlo, perché in quel momento sembrava davvero pentito di quello che aveva dovuto fare -Ho capito- disse semplicemente -Sei stato costretto a subire una tortura del genere solo per degli ideali di alcuni pazzi esaltati, quindi non devi sentirti in colpa. Io ti credo- affermò, guardandolo negli occhi per essere sicura che le credesse.
Gli passò le braccia attorno al collo, alzandosi sulle punte dei piedi, per stampargli un dolce bacio sulle labbra. E come se fosse stato lanciato un incantesimo, di nuovo le loro menti si svuotarono, e i protagonisti di quella stanza non erano più i maghi oscuri, la morte o il passato, ma solo loro due.

-Alleluja!- esclamarono insieme Elena e Bonnie.
-Ce ne hai messo di tempo- continuò quest'ultima, masticando quella che doveva essere torta di mele -Per fare quello che stavi facendo...- lasciò intendere che desiderassero una spiegazione.
Danielle sbuffò, pensando a qualcosa su due piedi -Non mi sentivo molto bene. Sono passata in camera a riposare un paio di minuti-
La Gilbert le sorrise apprensiva -È per via di quello che ti ha detto Damon?-
La mora colse la palla al volo, approfittando di quell'insinuazione, che in realtà, più che dispiacerla la faceva infuriare -Proprio così- mentì spudoratamente, sentendosi un po' in colpa -Non mi aspettavo una scenata del genere-
-Ti abbiamo tenuto della zuppa- intervenne Davina, porgendole la scodella ormai fredda.
Ringraziò e la mangiò avidamente, trangugiando ogni cucchiaiata e rischiando di ingozzarsi quando vide l'espressione sorniona di Edith Grant, seduta al tavolo dei Serpeverde che sghignazzava sotto i baffi. Chissà perché lei capisce sempre tutto? Si domandò mentre si asciugava la bocca e tossicchiava. E per aggiungere carne al fuoco, in quel preciso momento, entrò nella Sala Grande anche Elijah, che non riuscì a non lanciare un'occhiata al tavolo dei Corvonero.
Danielle, dopo aver abbassato volutamente la testa per evitare di diventare paonazza, tornò a guardare Edith, trovandola ancora più divertita e, sotto un certo punto di vista, soddisfatta.
-Ragazze, sono già esausta!- si lamentò Elena, stiracchiandosi le braccia -Abbiamo iniziato solo da un paio d'ore e già ci hanno riempito di compiti-
Bonnie annuì -Infatti... dobbiamo scrivere un tema di 30 centimetri sui vari utilizzi della pietra lunare per giovedì ed esercitarci con gli incantesimi evanescenti per dopodomani!- spiegò a una silenziosa domanda di Jeremy.
-Per non parlare che oggi pomeriggio ci sono gli allenamenti di Quidditch- rincarò la dose Danielle, pensando a quando avrebbe avuto il tempo di fare i compiti e studiare.

-Non vieni a Rune Antiche?- le chiese Rebekah mentre uscivano dalla sala.
-Ti raggiungo subito. Vai pure con Matt- le disse sbrigativamente.
Rebekah sospirò -Ok, Edith, ma ti ho già detto che ti comporti in modo strano ultimamente...- le fece notare per l'ennesima volta.
-Certo, certo sto complottando contro il mondo- la liquidò scherzosamente e facendola ridere.
-Va bene, ci vediamo al patibolo allora- la salutò, riferendosi come di consueto all'ora di Rune Antiche.
Edith attese accanto all'entrata della Sala Grande finché non vide una testa castana spuntare in mezzo ai Corvonero. Le andò in contro e, con fare poco gentile, la rubò alle sue compagne.
-Bene, bene- iniziò con un sorrisino beffardo -Non ti sei risparmiata, eh?-
Danielle le tirò un amichevole pugno sulla spalla -Da quanto siamo diventate così intime?-
-Da quando la tua vita scolastica è diventata così interessante!-
-Dacci un taglio, Edith- la rimproverò cercando di risultare offesa -Io non ti scoccio mai con le tue cose e... Klaus- buttò lì sulla difensiva.
La bionda non se la prese troppo -Questo perché non me lo chiedi-
-Bene, allora! Neanche tu ti risparmi mi sembra-
-Certo che mi risparmio!- esclamò stizzita -Anche se per poco ancora- aggiunse poi con il suo solito tono furbo, facendole scoppiare a ridere in mezzo al corridoio.
-Come mai così allegra, Serpeverde?- interruppe la voce di Stefan Salvatore alle loro spalle -Un evento raro da queste parti...-
Edith sfornò un sorrisino tirato, cercando di risultare educata, ma non riuscendo a reprime re il suo sarcasmo tagliente -Anche tu sembri di buon umore, Salvatore. Strano, dato la tua recente rottura con l'adorabile Elena Gilbert- disse maliziosa -Pensavo che il vostro fosse un amore epico, o no?-
Danielle le riservò un'occhiata torva. Non la sopportava quando faceva così.
-Ma vista la tua nuova accompagnatrice posso dedurre che tu ti sia ripreso in fretta- continuò, rincarando la dose e squadrando Caroline da dietro la spalla del ragazzo -Forse Elena farebbe davvero bene a seguire il tuo consiglio e andare a trovare tuo fratello per tirarsi su di morale-
Stefan la fulminò -E tu come sai queste cose?-
-Le voci circolano, Stef- spiegò con disprezzo -A Hogwarts nulla è segreto-
Detto ciò, si voltò con teatralità e scomparve tra gli studenti nel grande corridoio.
-Seriamente, Danielle- iniziò Caroline con un diavolo per capello -Non capisco come tu faccia a frequentare una tipa del genere-
-Me lo chiedo anch'io quando si comporta come una tale stronza- sbuffò, roteando gli occhi.
-Le hai detto tu di Damon?- domandò il ragazzo, ancora furente per i commenti taglienti della Serpeverde.
La Corvonero scrollò le spalle -Ne sento parlare per la prima volta-
Caroline scoppiò dalla rabbia -Davvero non capisco perché quelle maledette Serpi ci odino così tanto! Che diavolo hanno contro di noi? Eppure non sono così perfidi con voi o i Tassorosso- esclamò rivolgendosi alla mora -Un giorno mi intrufolerò in quelle schifose e puzzolenti segrete e commetterò un omicidio di-
-Ok, ok!- la fermò Danielle, costretta ad urlare per coprire la sua voce -Andiamo in classe prima che qualcuno senta le tue minacce e ti rinchiuda ad Azkaban-
-Non mi aspetterei niente di diverso visto che adesso il preside è il professore della loro Casa! Avranno una vita ancora più facile, quelli là-
-Ehi!- intervenne la ragazza automaticamente, colpita da quell'affermazione -La tua è un'accusa bella e buona-
Care spalancò gli occhi, confusa -Stai prendendo le loro parti? Pensi che lui non li agevolerà in tutti i modi possibili?-
Danielle si schiarì la voce, cercando di risultare più naturale possibile -Certo che no, Care... Volevo dire che se ti sentissero dire una cosa del genere, potresti passare per grossi guai-
Stefan era rimasto in silenzio, probabilmente ancora scosso dalle parole di Edith, che lo avevano ferito profondamente.
-Vado a lezione- spiegò quest'ultimo, incamminandosi.
-Ehi, Stefan! Ci vediamo all'allenamento?- chiese Caroline prima che sparisse inghiottito dagli studenti.
-Certo, Caroline-
Danielle aggrottò le sopracciglia -Da quando giochi a Quidditch?-
-Da mai- ammise la bionda con un sorrisino colpevole.
-Non mi dire che vai ad assistere agli allenamenti!- concluse in quell'esatto momento -Caroline Forbes ai piedi di un ragazzo... Questa sì che è una novità!-
La ragazza ridacchiò, arrossendo un po' -Non dirlo a nessuno, Danielle... Per favore-
Lei annuì -Beh, immagino che ti vedranno tutti una volta là, no?-
Caroline sembrò cadere dalle nuvole -Non ci avevo pensato-
Si scambiarono uno sguardo stupito e risero sommessamente.
-Ah, l'amore!- esclamò la Corvonero, prendendo l'amica a braccetto e avviandosi al quinto piano, dove il professor Saltzman, con molte probabilità, le stava già aspettando.

Se la scuola continuava, nonostante gli ultimi tragici avvenimenti, anche i tornei Quidditch non potevano essere di meno. Le sessioni di allenamento erano sicuramente state ridotte: uno dei primi emendamenti che Elijah Mikaelson, il nuovo preside di Hogwarts, aveva emanato, era stato quello di garantire sicurezza agli studenti. Dunque gli allenamenti erano strettamente sorvegliati da professori e talvolta da Auror, inviati su richiesta dal governo, che controllavano che gli studenti rispettassero gli orari prestabiliti e rientrassero nel castello entro il coprifuoco.
Quel giorno Edith uscì dal castello accompagnata, oltre che dalla squadra, da Alaric Saltzman e da Marcel Gerard, allenatore che coordinava tutte le squadre. In quei giorni la ragazza era preoccupata. Non aveva più visto Rebekah, Kol e Klaus. Il giorno prima avrebbe voluto chiedere ad Elijah dove diavolo fossero finiti i fratelli, ma non ne aveva avuto il coraggio, non voleva disturbarlo con tutto quello che doveva fare. Probabilmente il giorno dopo avrebbe chiesto a Danielle di farle un favore.
-Preoccupata, Grant?-
La bionda si voltò, facendo svolazzare i capelli -Cosa? Ah, no. Stavo solo pensando- rispose a Damon.
Anche lui non aveva una bella faccia. Da quanto ne sapeva aveva appena ricevuto un due di picche da Danielle. Non poteva biasimarla, anche Edith trovava più attraente Elijah che il Salvatore, ma non poteva non fargli pena.
-Mi dispiace per quello che è successo con Danielle- si affrettò a dire, mentre ormai raggiungevano gli spogliatoi. Il ragazzo lasciò cadere la borsa davanti all'ingresso di quello maschile, dove la squadra era appena entrata.
-Grant! Salvatore!- urlò Marcel entrando in campo -Muovete quei culi, l'allenamento comincia tra cinque minuti-
-Sì!- urlarono di risposta entrambi.
Damon tornò a guardare la ragazza -Spero solo che abbia preso la giusta decisione-
-Sa quello che fa, Danielle è in gamba- affermò Edith, sicura di ciò che stava dicendo.
-Togliamoci queste facce da funerale- alzò gli occhi al cielo com'era solito fare, per poi frugare nelle tasche del mantello -Quasi dimenticavo. Ieri mattina Klaus mi ha detto di darti questa- porse una busta chiusa con un sigillo rosso -Figo, no?-
La ragazza non aveva parole, se la rigirava tra le mani, ansiosa di aprirla e leggere ciò che c'era dentro -Io vado dentro Damon. Di agli altri che probabilmente ritardo-
Non aspettò una risposta da parte del ragazzo, prese la borsa e corse dentro lo spogliatoio femminile, dove non c'era nessuno.
Si sedette su una panchina e ruppe il sigillo, prendendo la lettera tra le mani. 

Edith,
mi dispiace lasciarti così, solamente con una lettera in mano, ma non posso fare altro.
Sono partito con Rebekah e Kol. Dopo la morte sconvolgente di Mikael, Elijah ha chiesto a me e ai miei fratelli di tornare a casa, almeno finché le acque non si saranno calmate. Cercherò di tornare il prima possibile.
Non posso dire che non mi mancherai. Quando mi volterò e non vedrò la tua testolina bionda seguirmi sicuramente mi sentirò un po' perso. Spero di rivederti al più presto, il tuo sorriso già mi manca.
Tuo, Klaus.

Il cuore di Edith mancò di un battito. Quella lettera era praticamente una dichiarazione, no? Rilesse la lettera nuovamente, sentendo il cuore sciogliersi. Aveva una gran voglia di vederlo ora. Se non era mai stato esplicito nel rivolgere i suoi sentimenti... beh, ora lo era stato. Per Niklaus Mikaelson forse quello era il modo meno imbarazzate per dichiararsi. Posò quel pezzo di carta che avrebbe sicuramente conservato per sempre sulle gambe, per poi controllare se dentro la busta c'era altro, ma non vi trovò niente.
-Edith Grant! Fuori dallo spogliatoio, muoversi- sentì Alaric Saltzman chiamarla dalla porta.
La ragazza si alzò riluttante, nascondendo la lettera nella tasca interna del mantello invernale -Arrivo- rispose lei, cambiandosi.

  
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