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Autore: Bored94    08/11/2015    3 recensioni
Darth Vader è morto. Anakin Skywalker si è redento e ora è tutt'uno con la Forza... il suo gesto però non è sufficiente a fargli ottenere il perdono dei suoi vecchi amici. Troppe vite sono state rovinate a causa sua e il ricongiungimento con i defunti potrebbe rivelarsi meno piacevole del previsto.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shmi Skywalker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota: in seguito a un allenamento specifico i jedi sono in grado di continuare a vivere nella Forza dopo la loro morte. Il concetto è stato modificato così ai fini della fanfiction: i jedi che hanno seguito questo addestramento (o nel caso di Anakin sono abbastanza potenti, visto che i film non hanno dato altre spiegazioni) sono in grado di manifestarsi ai vivi. Anche gli altri sono presenti ma non possiedono questa abilità. Questa accezione della Forza in questo caso è diventata una specie di aldilà.

Sors Bandeam: è il nome canon del bambino con cui Anakin ha parlato al Tempio prima di uccidere lui e gli altri bambini presenti.

Togruta: la razza a cui appartiene Ahsoka.

 

 

QUESTIONI IN SOSPESO

 

Aprì gli occhi e si guardò attorno per un istante. Dove si trovava? Che cosa era successo?
Lentamente ricominciò a prendere consapevolezza di sé. Era morto. Era appena morto tra le braccia di suo figlio e...
Suo figlio... era così assurdo pensare di avere un figlio ma di non essere mai stato un padre. Sembrava così sbagliato.
Ancora non riusciva a capire esattamente cosa fosse successo, credeva di essere diventato tutt'uno con la Forza... che il suo potere fosse tale da permettergli di vivere in essa?
Notò le persone a pochi metri da lui: i bambini del tempio jedi, il maestro Windu, i jedi che avevano combattuto al suo fianco durante la guerra dei cloni, il maestro Yoda... e, finalmente, Obi-Wan, che sembrava tenersi in disparte e lo osservava freddamente, accanto a lui c'era Ahsoka.
Fece un paio di passi indietro mentre i ricordi riaffioravano prepotenti nella sua mente.
Li aveva uccisi tutti.
- Sono stato io - aveva ucciso i bambini al tempio. Aveva ucciso dei bambini di quattro anni per proteggere Padmé da qualcosa che aveva visto in un incubo! Incubo, che ora riusciva a capire, era stato causato da Palpatine per poterlo manipolare a suo piacimento. Non riusciva a credere di avere il sangue di quei bambini sulle sue mani. Si prese la testa fra le mani. - Mi dispiace - fu l'unica cosa che riuscì a dire con voce strozzata.
Aveva ucciso i suoi compagni, il consiglio, i jedi che avevano sempre combattuto al suo fianco.
Diecimila jedi, tutti morti a causa sua, della sua stupidità, della sua cecità e della sua arroganza.
Aveva permesso un genocidio per il suo egoismo, aveva permesso che l'Impero conquistasse l'intera galassia perché lui non era stato abbastanza forte da riuscire ad accettare la morte di una persona.
Aveva sacrificato migliaia di vite per una sola. - Mi dispiace - singhiozzò cercando di esercitare un maggior controllo su se stesso.
Dietro di loro poteva vedere una donna che lo osservava timorosa, sembrava stesse sostenendo una guerra contro se stessa: voleva raggiungerlo ma al contempo lo temeva. - Madre?
La donna arretrò visibilmente e scosse la testa. - Tu non sei mio figlio. Non più. Lui è morto. Tu hai ucciso mio figlio - si limitò a dire, il dolore che traspariva da ogni sillaba, prima di allontanarsi dal gruppo.
Anakin sentì il mondo crollare attorno a sé. Ma che altro poteva aspettarsi dopotutto? Sentì gli occhi bruciare mentre combatteva contro l'istinto di scoppiare a piangere come un bambino e supplicare sua madre di tornare da lui. Doveva combattere l'impulso di chiamarla e chiederle di abbracciarlo come quando era piccolo su Tatooine e aveva paura che qualcuno li avrebbe separati, voleva che tornasse indietro e gli dicesse che non era vero, che era stato soltanto un orribile incubo e che presto si sarebbe sistemata ogni cosa. Sapeva fin troppo bene che non sarebbe mai successo. Sapeva che era tutto fin troppo reale.
Incrociò lo sguardo di Obi-Wan e di Ahsoka. Vide l'espressione sui loro volti. Il loro sguardo esprimeva tutto il loro sospetto e la loro delusione per ciò che era diventato. Non era abbastanza.
Aveva fatto ammenda, si era redento, aveva ucciso l'imperatore... ma non era abbastanza. Non sarebbe mai stato abbastanza. Se non fosse stato per lui nulla di tutto ciò sarebbe mai nemmeno iniziato, tutti loro sarebbero stati ancora vivi. Non ci sarebbe mai stato nessun bisogno di distruggere l'Impero se lui non ne avesse mai gettato le basi in primo luogo. Era stata tutta colpa sua. Aveva contribuito a distruggere le vite di miliardi di persone. - Mi dispiace - sapeva che le sue parole non avevano nessun valore ma non riusciva a ripetere altro, sentì le ginocchia cedere.
Alderaan. Aveva distrutto un intero pianeta senza battere ciglio. Aveva distrutto un pianeta per ottenere informazioni sui ribelli da una ragazza. Fu travolto da un conato di vomito. Non una ragazza. Sua figlia. Aveva interrogato, torturato e distrutto il pianeta di sua figlia. E chissà quanti altri. - Mi dispiace - ormai non cercava più di controllarsi.
Restò lì, in ginocchio, le lacrime che gli rigavano il viso e la testa tra le mani, cercando di cancellare quei ricordi, cercando di smettere di vedere ancora e ancora le mostruosità che aveva commesso.
Cosa aveva visto Luke in lui da spingerlo a cercare di salvarlo dopo ciò che aveva fatto? Come aveva potuto vedere del buono in quel mostro ed aggrapparvisi con tanta caparbietà?
La cosa più sorprendente è che c'era riuscito. Era riuscito a salvarlo nonostante tutto. Avrebbe potuto facilmente abbandonarlo e limitarsi a ucciderlo, non avrebbe potuto biasimarlo.
Sentì i presenti allontanarsi senza dire nulla, sembravano aver preso atto della sua disperazione e della sua presenza lì e nulla più.

 

- Anakin? - una voce terribilmente famigliare richiamò la sua attenzione dopo qualche istante.
Qualcuno era tornato indietro. Era da così tanto tempo che non sentiva quella voce, non credeva che gli fosse mancata così tanto.
- Padmé? - mormorò, non osando quasi sollevare lo sguardo e alzandosi lentamente.
- Anakin, sei... sei tu? - la ragazza sembrava titubante, come se fosse terrorizzata da lui e non sapesse cosa aspettarsi. Fece un passo verso di lei che indietreggiò, sembrava non essere del tutto sicura di riconoscerlo.
Un'ondata di ricordi lo travolse. La prima volta che l'aveva vista da bambino, la sua bellezza, il modo in cui rideva e gli parlava, il modo in cui si erano innamorati, il tempo trascorso su Naboo, i loro segreti e le loro infrazioni, il suo sorriso... la sua morte. Ricordò improvvisamente come l'aveva sollevata da terra, pieno di odio, e aveva iniziato a strangolarla con la Forza, accusandola di averlo tradito. L'aveva uccisa. Era morta a causa sua.
- Padmé...
Anakin vide chiaramente l'espressione della ragazza cambiare. Si avvicinò a lui, come se avesse preso un'importante decisione, e lo colpì più forte che poté.
Aspettò che si girasse nuovamente verso di lei e parlò. - Come hai potuto pensare, anche solo per un momento, che avrei accettato di vivere conoscendo il prezzo che avremmo dovuto pagare?
L'altro abbassò lo sguardo. Cosa avrebbe dovuto risponderle?
- Hai ucciso dei bambini! Avrebbero potuto essere i tuoi figli! Come hai potuto credere che anche se fossi sopravvissuta sarei rimasta con te dopo ciò che avevi fatto? Non avrei mai potuto restare con un uomo che aveva accettato di scendere così in basso... e sai una cosa? Mi hai accusato di averti tradito, di aver portato Obi-Wan su Mustafar per cercare di ucciderti... ora vorrei tanto che tu avessi avuto ragione. Se fossi stata decisa fin dal principio, niente di tutto questo sarebbe mai successo!
Anakin cercò di dire qualcosa ma non riuscì a emettere alcun suono, le parole di Padmé facevano molto più male del suo schiaffo.
- Ma dopotutto è stata anche colpa mia - aggiunse lei dopo un attimo di silenzio, il ragazzo aggrottò le sopracciglia confuso. - Non avrei mai dovuto acconsentire alla nostra relazione. Sarebbe stato tutto molto più semplice se non ci fossimo mai incontrati.
L'ex-senatrice gli voltò le spalle e si allontanò da lui senza attendere una sua risposta, non voleva davvero ascoltare ciò che aveva da dire. Non voleva vederlo. Voleva solo mettere più distanza possibile tra loro.

 

Non sapeva da quanto si trovasse nella Forza, il tempo sembrava non passare mai... o forse era solo una sua impressione. Nessuno degli altri jedi presenti nella Forza si era più avvicinato a lui da quando era giunto in quel... “luogo”, era come se per loro non esistesse.
Nemmeno Obi-Wan accennava a rivolgergli la parola o degnarlo di uno sguardo. L'unica volta che si erano incontrati dopo il suo arrivo, il suo maestro lo aveva guardato con biasimo e, probabilmente pensando che Anakin avesse intenzione di giustificare le sue azioni, si era limitato a rinfacciargli che una buona azione, per quanto risolutiva, non cancellava ciò che aveva fatto.
Da allora non aveva aggiunto altro: lo aveva evitato e ignorato come se non fosse mai stato il suo padawan o anche solo suo amico. Sembrava che quella parte di Obi-Wan fosse completamente scomparsa da tempo. Morta con Anakin molto tempo prima su Mustafar.
Non sopportava più il silenzio. Avrebbe quasi preferito che se la fossero presa con lui apertamente, tutto sarebbe stato meglio di quell'isolamento. Aveva troppo tempo per pensare. Per sentire nella sua mente le parole di sua madre e di Padmé. E del maestro Qui-Gon.
Era stato grazie a Qui-Gon se era diventato uno jedi, era stato lui a insistere davanti al consiglio nonostante loro non lo volessero... ora lo guardava come se fosse uno sconosciuto, non c'era rabbia nei suoi occhi. Solo rammarico.
- Anakin, mi hai molto deluso - queste erano le uniche parole che aveva ricevuto da lui prima che anche lui gli voltasse le spalle e lo lasciasse solo.

 

Il silenzio si stava facendo sempre più insopportabile. Aveva provato ad avvicinarsi ad Ahsoka poco prima, ma si era rivelata essere una pessima idea. Erano sempre stati molto simili loro due, come carattere, come modo di fare... diventando la sua padawan questi tratti si erano poi accentuati ed era nato un legame molto forte, come se avesse avuto una sorella minore invece che solo un'apprendista. Era qualcuno con cui sentirsi completamente a proprio agio, così come accadeva con Padmé e Obi-Wan, ma che oltre a questo era in grado di vedere il mondo come lo vedeva lui e di rimetterlo in riga quando era necessario. Si erano tenuti d'occhio a vicenda per molto tempo.
Avrebbe dovuto aspettarsi che la sua reazione non sarebbe stata affatto conciliante.
Lui non lo sarebbe stato, a parti invertite.
Quando le si era avvicinato, gli aveva rivolto uno sguardo pieno di rabbia e disprezzo. Tutti avevano manifestato rabbia e delusione nei suoi confronti, dopotutto la loro morte era, direttamente o indirettamente, colpa sua, ma non aveva ancora visto così tanto rancore.
La scena si riprodusse nella sua mente come se l'avesse evocata.
- Ahsoka...
Sembrò che la ragazza si rendesse conto della sua presenza solo quando lo sentì pronunciare il suo nome. Si irrigidì sentendo che lui si stava avvicinando. Lei si mosse con cautela e fece per andarsene senza rivolgergli la parola.
Non poteva andare avanti così.
- Ahsoka. Per favore. Dì qualcosa. Qualsiasi cosa. Mia madre mi ha ripudiato, il maestro Qui-Gon ha espresso la sua delusione, Padmé mi ha tirato una sberla e mi ha urlato contro... non ti sto chiedendo di perdonarmi, voglio solo che tu dica qualcosa. Non ce la faccio più a vedere te e Obi-Wan fingere che non esista. Lo so che siete arrabbiati e delusi, fate qualcosa - si rese conto che la sua voce aveva trasformato il suo piccolo monologo in una supplica. Non era davvero questo l'intento ma ormai non aveva nulla da perdere.
La ragazza mormorò qualcosa, lo sguardo rivolto altrove.
- Come?
Fu allora che lei gli rivolse uno sguardo furente e pieno di delusione. - Come hai potuto?
- Io...
- Eravamo tuoi amici. Eravamo la tua famiglia. Come hai potuto farci questo? Hai... - strinse i denti e spostò lo sguardo, come se stesse cercando di controllare una forte emozione che non voleva lasciar trasparire.
- Lo so, non c'è giustificazione per le atrocità che...
- Ci hai mentito. Ci hai dati per scontati. Hai preferito rivolgerti all'Imperatore piuttosto che a noi. Eri il mio esempio! Sai che cosa ho pensato quando ho saputo che ero stata assegnata a te? Ho pensato che non avrei potuto sperare di meglio. Che sarei stata allenata dal grande generale Skywalker, l'eroe senza paura! Poi ti ho incontrato davvero. Ho visto che le storie che raccontavano non erano vere. Non era vero che eri senza paura, non era vero che sapevi sempre cosa fare, non era vero che facevi sempre la cosa giusta, ma sai una cosa? Mi andava bene lo stesso. Anzi, questo aumentava ancora di più la mia stima nei tuoi confronti perché, in qualche modo e nonostante tutto, riuscivi sempre a portare a termine la missione con il minor numero di perdite possibili e il miglior risultato che potessimo ottenere in quella situazione. Io... ti adoravo, eri il mio eroe. Riesci a capirlo?! - aveva alzato la voce senza nemmeno rendersene conto. - Eri il mio eroe, il mio esempio da seguire. Desideravo così tanto essere abile come lo eri tu! Di guadagnare la stima e il rispetto che avevi guadagnato tu! Ma non era solo questo... eri il mio maestro - la sua voce si ruppe. - Eri il mio maestro. Eri mio amico. Eri... eri mio fratello. Ti volevo bene e tu... tu ci hai traditi. Ha preferito fidarti di Palpatine piuttosto che di noi! Non volevi raccontare ai jedi di Padmé e degli incubi? Avresti potuto dirlo a me! Avremmo trovato una soluzione! Avresti potuto dirlo ad Obi-Wan! Ti ricordi Obi-Wan, no? Il tuo maestro? Non riuscirai mai a convincermi che ti avrebbe lasciato nei guai... ti avrebbe aiutato, avrebbe trovato un modo di tenere al sicuro Padmé e i gemelli. Il più grande rischio che avresti corso in quel caso sarebbe stato che avresti dovuto lasciare l'Ordine... ma no! Tu hai voluto fare di testa tua! Hai voluto tutto senza dover rinunciare a niente! Ed ecco a cosa ti ha portato! Hai distrutto pianeti. Interi pianeti! Vuoi dirmi che quella è stata colpa di Darth Vader e che tu eri stato sopraffatto dal lato oscuro? Benissimo. Ma chi ha preso la decisione di fidarsi di Palpatine? Chi ha deciso di uccidere quei bambini? Sei stato tu. Soltanto tu - fece una pausa, come se avesse bisogno di rimettere ordine tra i propri pensieri. - Quando ho saputo dell'Ordine 66 e della distruzione del Tempio, - riprese con tono sommesso - ho pensato fossi morto. Ho pensato fossi morto e ho portato il lutto, ho pianto la tua morte. Un giorno, mentre ero in missione, ho avuto uno scontro con Darth Vader. Ho sondato la sua mente e lui ha sondato la mia. Ci siamo riconosciuti. Ma questo lo sai, vero? Mi ero sbagliata. Non eri morto... eri stato tu a condannarci tutti. In quel momento e nei giorni a venire mi ritrovai a rimpiangere i momenti in cui pensavo tu fossi morto. Avrei preferito che tu fossi morto - si fermò e rivolse di nuovo lo sguardo verso di lui. - Volevi che parlassi, giusto?
Anakin la guardò negli occhi per qualche istante, Ahsoka sembrava in attesa, come se si aspettasse una reazione, una risposta, qualcosa. Dopo qualche minuto di silenzio scosse la testa irritata, fece una smorfia e scomparve dalla sua vista.

 

I giorni si susseguivano senza eventi di particolare rilevanza, l'unico modo che aveva per tenersi occupato era osservare ciò che facevano Luke e Leia, come mandavano avanti la resistenza, le loro vittorie e le loro sconfitte... non poteva negare di sentire un certo orgoglio vedendoli battersi per la libertà ritrovata.
Era sicuro che loro sarebbero riusciti dove lui avevano fallito, era sicuro che loro avrebbero riparato ai suoi torti.
Avrebbe tanto voluto averli visti crescere, poter essere lui ad insegnare loro tutto ciò avevano bisogno di sapere... ora poteva solo ammirare il lavoro fatto da altri.
Il suo fratellastro si era preso davvero cura di Luke, doveva concederglielo. Lo aveva tenuto al sicuro persino da lui finché aveva potuto. Suo figlio era diventato un ragazzo coraggioso e buono, era stato capace di salvare persino lui.
E Bail Organa... si ricordava di lui dai tempi del senato. Probabilmente non sarebbe mai riuscito a ringraziarlo abbastanza per ciò che aveva fatto per Leia. Sua figlia era diventata bella, forte, intelligente... anche se tendeva ad avere il suo caratteraccio.
Si lasciò sfuggire un sorriso: se Luke assomigliava a Padmé, Leia era molto più simile a lui. E lui le aveva fatto del male. Un'altra persona da aggiungere alla lista di coloro che non lo avrebbero mai perdonato. Il solo pensiero riusciva a ferirlo più di quanto pensasse: aveva perso tutto e non poteva incolpare nessuno se non se stesso.
Osservarli ormai era diventato l'unico modo per distogliere l'attenzione dalla solitudine in cui si trovava. Non alleviava però i sensi di colpa. Il fatto che per loro le cose fossero andate comunque abbastanza bene non metteva a tacere i sensi di colpa per ciò che aveva fatto o il rimpianto di non aver potuto essere padre, non aver potuto avere una famiglia...
Ogni tanto sentiva l'impulso di parlare con Luke, sapeva che era possibile, era abbastanza forte per manifestarsi a un vivo... ma qualcosa lo aveva sempre frenato. Semplicemente non gli sembrava giusto... ma voleva così tanto riuscire a comunicare con qualcun altro. Il silenzio lo stava ormai schiacciando e i ricordi riaffioravano nei momenti di inattività, perseguitandolo e facendogli rivivere i suoi errori.
- Se ne sono accorti, sai?
Padmé ricomparve un giorno senza preavviso, mentre lui stava osservando Luke e Leia discutere di tattiche di guerriglia. Si voltò di scatto, preso di sorpresa e rimase a guardarla come se avesse appena assistito a un qualche tipo di apparizione.
- Sanno che li stai osservando - continuò lei impassibile.
- Lo so - rispose Anakin semplicemente, restando ad osservare i due giovani. La riunione era finita e ora stavano solamente parlando tra loro, ridendo e scherzando.
Padmé si avvicinò a lui con circospezione e ricominciò a parlare. - Avrei voluto avere la possibilità di crescerli insieme. Di essere una famiglia - fece una pausa. Alzò lo sguardo e gli rivolse una supplica muta. - Non voglio che vada così. Sapevo che c'era ancora qualcosa per cui combattere, dissi ad Obi-Wan che in te c'era ancora qualcosa che poteva essere salvato... Luke ha dimostrato che avevo ragione, ma ho anche visto ciò che hai fatto. Non posso dimenticare, Anakin.
L'altro annuì in silenzio. - Non ti sto chiedendo di dimenticare. So che ciò che ho fatto è imperdonabile. Rivoglio solo la mia famiglia.
La ragazza sospirò combattuta, gli sfiorò una mano e gli diede un bacio sulla guancia. - Ci vorrà tempo, Anakin, ma ci proveremo.
Il sorriso in cui lui si esibì la prese in contropiede. Gli stava dando una possibilità! Non se la sarebbe lasciata sfuggire. - È tutto ciò che chiedo.

 

L'essere riuscito a parlare nuovamente con Padmé e l'aver ottenuto una specie di seconda opportunità aveva messo tutto in una luce diversa, le cose non sarebbero migliorate nell'arco di poco tempo, ma almeno ora sapeva che qualcuno su cui contare c'era.
Quello stesso giorno, accadde qualcosa di inaspettato: stava valutando la possibilità di provare nuovamente a stabilire un contatto con Ahsoka e Obi-Wan. Loro non si erano più avvicinati a lui, ma era lui dalla parte del torto... forse avrebbe dovuto fare il primo passo...
Fece scorrere lo sguardo su tutti i jedi presenti nella Forza alla ricerca dei suoi amici, con la coda dell'occhio notò sua madre in mezzo al gruppo e aprì la bocca per chiamarla ma venne interrotto dall'improvviso arrivo di un bambino.
- Maestro Skywalker? - Anakin abbassò lo sguardo, cercando di nascondere un moto di irritazione, irritazione che scomparve non appena ebbe riconosciuto il bambino.
Deglutì sentendo improvvisamente la bocca secca.
- Maestro Skywalker, ti ricordi di me? - chiese il piccolo innocentemente. - Mi chiamo Sors Bandeam, studiavo al Tempio.
- Sì... sì, certo che mi ricordo di te - rispose con un filo di voce. Come avrebbe potuto dimenticare?
Era uno dei bambini che aveva ucciso per ordine di Palpatine.
Una parte di lui si accorse che tutti avevano iniziato a studiarlo.
Sors Bandeam sorrise tranquillo. - Ben tornato, maestro Skywalker.
Il ragazzo restò un attimo in silenzio, preso in contropiede e si abbassò alla sua altezza. - Mi dispiace - riuscì a mormorare finalmente. - Mi dispiace per ciò che ti ho fatto. Eri solo un bambino, io...
Il piccolo non lo lasciò terminare e si limitò ad abbracciarlo all'improvviso. - Ormai è successo, siamo tutti qui. Al Tempio ci insegnavano a combattere ma anche i principi jedi, lo sai, maestro. Sei stato da solo per tanto tempo, non è bello. Hai pagato per i tuoi crimini, io ti ho perdonato.
Lo jedi si trovò incapace di replicare. Quel bambino lo stava perdonando per aver ucciso lui e i suoi compagni? A quanto pare Sors Bandeam (continuava a ripetere quel nome nella sua mente, meritava che se lo ricordasse) aveva deciso che l'aver perso tutto e l'essere rimasto solo per tutto quel tempo fosse stata una punizione sufficiente per il suo assassino.
- Un giorno anche loro ci riusciranno, - continuò lui - dovrai avere pazienza però, sono ancora un po' arrabbiati - concluse con un tono cospiratorio che riuscì a strappare un sorriso ad Anakin.
- Grazie, farò come dici tu - riuscì finalmente a rispondere con un sorriso triste e spettinando il piccolo jedi che se ne andò soddisfatto.
Quando Anakin sollevò nuovamente lo sguardo, tutti stavano di nuovo accuratamente evitando di guardarlo, leggermente a disagio. Sua madre era di nuovo scomparsa.
Sospirò e si diresse verso il punto in cui poco prima gli era sembrato di scorgere Obi-Wan ma si imbatté in Ahsoka. La ragazza fece per andarsene ma lui la afferrò per un braccio, cercò di liberarsi dalla presa ma Anakin non aveva intenzione di lasciarla andare.
- Ahsoka, ascoltami, per favore.
- Lasciami andare - cercò di opporre resistenza lei, il suo tono di voce era ancora ostile ma nulla in confronto alla prima volta che le aveva parlato. Sembrava semplicemente molto triste.
- Ti prego, devo...
- No - lo interruppe categorica. - Non è con me che vuoi parlare.
La togruta riuscì finalmente a liberare il proprio polso dalla stretta di Anakin e lanciò un sguardo eloquente a una figura poco distante che li stava osservando con severità.
Il ragazzo si girò verso colui che era stato il suo maestro e deglutì. - Obi-Wan... posso... posso parlarti?
- Parla.
La freddezza nella voce di Obi-Wan lo fece tentennare e lanciò un'occhiata ad Ahsoka. Avrebbe preferito parlare a tu per tu ma a quanto pare non era una possibilità.
- Io... - iniziò - non so nemmeno da cosa cominciare. Non ci sono scuse per ciò che ho fatto. Non ho giustificazioni. Ho sempre voluto dimostrare di essere il migliore. Pensavo che tu mi stessi trattenendo dal poter sfruttare tutto il mio potenziale. Ero così... pieno di me da non accorgermi che Palpatine mi stava usando - continuava a formulare frasi brevi e precise. Non voleva che la sua voce tremasse e rivelasse quanto volesse tornare a quando tutto era più semplice. Si sentiva come quando da bambino Obi-Wan lo lasciava solo a Coruscant a causa di una missione improvvisa in cui non lo poteva portare, rivoleva il suo maestro. Peccato che questa volta non sarebbe bastato aspettare che tornasse da lui. - I sogni che ho fatto... dipendevano da lui, non è vero? Per questo diceva sempre ciò che volevo sentirmi dire, mi stava manipolando - fece una pausa. - Mi sarei dovuto fidare di te.
Avrei dovuto venire da te quando sono iniziati, avrei dovuto parlarti di Padmé, avrei dovuto...
- Ma non lo hai fatto - lo interruppe Obi-Wan improvvisamente. - Il fatto che fossi confuso e spaventato non giustifica ciò che hai fatto. Cosa pensavi sarebbe successo raccontandomi la verità? Credevi ti avrei abbandonato a te stesso? Che avrei lasciato morire Padmé? Era anche mia amica, Anakin. Eri mio fratello, non avrei mai permesso ti succedesse qualcosa, finché ne avessi avuto la possibilità.
- Pensavo... ormai mi ero spinto troppo oltre. Avevo infranto il codice, pensavo saresti stato deluso e arrabbiato.
- Il codice? Sì, hai ragione, probabilmente mi sarei arrabbiato ma credevi davvero che io ci tenessi così poco a te da lasciarti distruggere la tua stessa vita solo perché ero rimasto deluso? Ti volevo bene, ti avrei aiutato.
Anakin distolse lo sguardo e cercò di riguadagnare controllo su di sé. Ahsoka sbuffò e si limitò a fare un commento a bassa voce che suonava molto simile a un “questa discussione avreste dovuto farla prima di questo disastro, non dopo” che strappò un sorriso mesto a entrambi.
I tre rimasero un attimo in silenzio, fu Obi-Wan questa volta a parlare.
- Luke aveva ragione, allora - l'altro rimase interdetto senza sapere cosa rispondere. - C'era ancora qualcosa da salvare - terminò con un tono forzatamente leggero.
Il ragazzo capì cosa stava cercando di dire, poteva vedere una flebile speranza negli occhi del maestro. - Sono davvero io, Obi-Wan. Sono davvero tornato. Darth Vader è morto, non sparirò di nuovo. E grazie - disse improvvisamente. - Grazie per aver tenuto d'occhio mio figlio mentre io... mentre non c'ero.
- Non potevo abbandonarlo. Non sono riuscito a salvare suo padre, dovevo almeno proteggere lui. Dovevo rimediare al mio fallimento.
- Cosa? Tu non hai... - cercò di protestare Anakin ma il maestro lo interruppe con un cenno della mano. Non aveva più importanza ormai.
Vennero interrotti dall'arrivo di Padmé e da un movimento che attirò l'attenzione di Anakin: sua madre si stava allontanando da loro, lanciandogli occhiate incerte di tanto in tanto. Che avesse sentito ciò di cui stavano parlando?
- Mamma... - tentò di chiamarla lui, ma lei si fermò solo per un istante per lanciargli uno sguardo indagatore e se ne andò.
- Dovrai darle tempo - disse improvvisamente Ahsoka, dopo la discussione con Obi-Wan sembrava essersi ammorbidita un po' anche se aveva ancora l'espressione di qualcuno che lo avrebbe volentieri preso a calci. - Non sa nulla del nostro mondo e ti ha visto fare cose orribile. Ci vorrà un po' prima che riesca ad accettare ciò che è accaduto.
- Lo so - si limitò a rispondere. A tutti loro serviva tempo per riflettere e venire a patti con la realtà, sarebbe stato difficile ma era almeno riuscito a parlare con i suoi amici. Per il momento se lo sarebbe fatto bastare.

  
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