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Autore: uhstilinski    12/11/2015    4 recensioni
Sterek.
“Per Stiles, perché so che una volta che me ne sarò andato, questi li prenderai tu. Non permettere mai a nessuno di dirti che non vali niente, me lo hai lasciato fare fin troppe volte e di tutte quelle volte, non ce n’è mai stata una in cui io abbia creduto alle mie parole. (..) È troppo tardi e io sono un professionista nel dire le cose giuste nei momenti sbagliati, ma lascia che ti dica un segreto: a te ho lasciato quello che restava del mio cuore e mai ti chiederei di restituirmelo. So che tu saprai farne buon uso, sicuramente più di quello che potrei fare io. Spero tu non me ne voglia per essere sparito, era la cosa giusta da fare. Prometti che avrai cura di te ed io ti prometto che sarò con te sempre… per vedermi ti basterà guardarti dentro. (..) Nec sine te nec tecum vivere possum. Non posso vivere né senza te, né con te, so che mi capirai. (..) Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia. Dove tu sarai, io sarò.
Sourwolf, D.H.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HOPE YOU FOUND IT NOW

i.    “ so glad we’ve almost made it,
so sad we had to fade it. ”


Era una nottata buia, cupa come le tenebre che avvolgevano l’inferno. Beacon Hills non era mai stata tanto triste e spenta prima d’allora, nemmeno durante la guerra contro il Darach o dopo il lungo periodo che seguì la scomparsa definitiva del Nogitsune. Il sole si rifiutava di uscire ormai da giorni e così come lui, anche Stiles. Tutta la forza di volontà che ogni sera lo accompagnava a letto, la mattina seguente svaniva come un granello di polvere spazzato via dal vento. Non aveva voglia di mangiare, ridere, scherzare, persino di respirare, a volte. Aveva perso tutta la sua sprezzante ironia, da settimane i giorni sembravano impiegarci un’eternità a terminare e le notti duravano sempre troppo poco. 
Era proprio di notte che riusciva ad avere almeno un po’ di pace, a provare quel minimo di sollievo che gli serviva per andare avanti e non arrendersi al pensiero che lui non sarebbe mai più tornato. 
La notte, quando tutto fuori taceva, il suo cuore sembrava ritornasse a battere come una volta, in maniera vergognosamente tumultuosa all’interno del suo petto. Gli bastava solo pensarlo o sognarlo, per rivedere la sua immagine impetuosa e torreggiante incombere su di lui con eleganza e raffinatezza. Chiudeva gli occhi e la sua fantasia viaggiava libera, correva lontana, percorrendo le centinaia di chilometri che li dividevano ormai da più di un mese. 
Derek non era mai stato uno troppo espansivo, mai aveva espresso a parole quanto ci tenesse, ma Stiles era convinto che nonostante ciò, qualcosa provasse anche lui. Che fosse amore, affetto, senso di protezione, attrazione sessuale, poco gli importava. Gli bastava sapere che quel qualcosa – qualunque cosa fosse – tormentava anche lui durante le notti di luna piena, quando la sua vera natura bussava alla porta più forte che mai.
Stiles quelle notti le passava tutte in finestra, seduto sul davanzale interno della propria camera, con in mano una tazza di tisana bollente e stretto a sé il cuscino che aveva rubato dal suo loft prima che venisse venduto. E ricordava ancora tutte le lacrime versate fuori la porta di quel dannato appartamento, quando Scott – che era stato incaricato di affidare le chiavi al nuovo proprietario – aveva varcato la soglia per l’ultima volta, con un sorriso amareggiato a farglisi spazio sulle labbra.
Ricordava di avergli chiesto di poter rimanere ancora un po’, per dargli quell’addio che non aveva mai potuto dare al suo proprietario. Se n’era andato senza spiegazioni, una partenza inaspettata e silenziosa la sua. Da un giorno all’altro, a pochi giorni dalla morte di Allison, era partito per chissà dove, senza lasciare traccia di sé da nessuna parte. 
Il suo cuscino – oltre a qualche libro – era tutto ciò che gli restava, aveva ancora il suo odore sparso per tutta la federa color pece, che mai avrebbe cambiato o lavato. Lo avrebbe lasciato così, intatto come lo aveva abbandonato lui, senza cambiare niente di una virgola. E qualche volta ci avrebbe affondato il naso, giusto per riaprire per l’ennesima volta la ferita inflitta dalla sua assenza. Alcuni giorni era così invadente da credere che forse, una volta aperti gli occhi e uscito di casa, si sarebbe potuto imbattere di nuovo in lui, in quegli occhi verdi da far invidia agli smeraldi, in quella sua brutale freddezza che negli ultimi tempi iniziava a minacciare di affievolirsi ad ogni sguardo scambiato per caso. 
E come tutte le altre sere, anche in quel momento Stiles se ne stava appollaiato sul davanzale, a fissare fuori dalla finestra, con lo sguardo perso nei boschi. Nel cuore la speranza di poter intravedere due occhi brillare tra gli alberi, nella mente la consapevolezza che niente gli avrebbe fatto alzare i tacchi per tornare da dove si era rifugiato.
E per quanto fosse doloroso, in quel modo almeno riusciva a realizzare che fosse ancora vivo, che stesse ancora respirando, che da qualche parte, nascosto, ci fosse ancora qualche spiraglio di forza di volontà. 
Riempiva le proprie giornate con la lettura dei libri sottratti da casa del mannaro, seduto sul proprio letto ad una piazza e mezzo, con una gamba a penzolare giù e l’altra piegata sotto il sedere. Il naso tra le pagine impolverate che odoravano di vecchio e gli occhi spenti a tenere il segno. Si immedesimava nei racconti letti, sognando un ipotetico lieto fine anche per la storia della propria vita, quella storia che gli sembrava avesse lasciato a metà, incompiuta. Quella storia mai letta da nessuno, che – lo sapeva – sarebbe rimasta incompleta ancora per molto.

“ What was it that got broken inside of you that sent you off searching down empty avenues? ”

Ma cos’era esattamente che si era rotto dentro Derek? A tal punto da spingerlo a vagare per strade vuote alla ricerca di quel bramato qualcosa?
Quante volte se lo era chiesto, pregando di riuscire a trovare il coraggio di porgli personalmente una domanda del genere. Ma forse a bloccarlo era proprio la paura di sapere la risposta. Forse non era pronto, forse non lo sarebbe mai stato. Erano tutti quei forse a rovinargli la vita. Se solo fosse stato un po’ più deciso e coraggioso, avrebbe alzato la cornetta e lo avrebbe chiamato, poi avrebbe preso il primo aereo e lo avrebbe raggiunto, perché, ormai non aveva dubbi, Derek era casa. Lui era vita, amore, passione, discussioni, tensioni, battibecchi inutili e chiarimenti al sapore di labbra bramose ed impazienti. Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto rivederlo anche solo per un’ultima volta, anche solo per dirgli addio in un modo un po’ più normale, un po’ più giusto. 

“ Rooms cold and smoky that you stumbled through, looking for a little truth somehow. I hope you found it now, I hope you found it now. ” 
 
Chissà in quante squallide camere d’albergo fredde e con le lenzuola impregnate di fumo si era rifugiato barcollando, alla ricerca di una piccola verità che gli regalasse ancora un po’ di forza per sopravvivere in solitudine. E Stiles sperava davvero che l’avesse trovata.
Chissà poi se era riuscito a trovare una stabilità, o se si limitava a vivere come un vagabondo, nelle periferie delle più grandi città americane. Las Vegas, New York o forse Los Angeles? Magari Orlando o Miami, o forse Washington o Chicago. Chi poteva saperlo? 
Non importavano tanto i chilometri e la distanza fisica, a fregarli era la distanza tra le loro anime, quella distanza che avrebbe potuto bruciare anche a due millimetri l’uno dall’altro.
Quanto distava la sua anima da quella di Derek? Una vita o forse un misero soffio? Sarebbe riuscito a convivere con il costante pensiero di averlo perso una volta per tutte o sarebbe diventato matto da un momento all’altro? 
Lui non c’era e non ci sarebbe più stato, non avrebbe mai saputo di tutte le volte in cui Stiles avrebbe voluto baciarlo per definire una volta per tutte il loro strano rapporto fatto di piccoli gesti invisibili agli occhi di tutti gli altri.
Che ne sapeva lui di tutte quelle volte in cui avrebbe voluto abbracciarlo, per farlo sentire meno solo e più amato? 
E cavolo, quanto lo amava. Non gli sarebbe bastata un’intera esistenza per descriverlo a parole. Eppure, aveva perso il treno, aveva perso l’occasione per parlare, per aprirsi, per dichiararsi. 
Pensò a tutti i baci mancati, le carezze perse, i sorrisi mai nati.

“ And what was it inside you that love never satisfied? The thin thread that held you, how did it come untied? ”

Ma di cosa aveva davvero bisogno? Cosa gli mancava, dentro di sé, che l’amore non era mai riuscito a soddisfare? Quel sottile filo che lo teneva, com’è che si era slacciato?
Quando aveva ceduto all’impulso di lasciarsi cadere, portando con sé anche tutto quello che lo circondava? Tutti i suoi amici, suo zio, Cora, il Branco. Il loro Branco.
Quando aveva smesso di lottare e di essere coraggioso? Ma, soprattutto, perché? 
Stiles non trovava risposta a nessuna delle proprie domande e oltre a ripetersele sottovoce, fino a farle diventare parte integrante di sé, non sarebbe riuscito a fare. Tormentarsi sembrava l’ultima cosa che gli era rimasta da fare.

“ The grace you only ran from, the bridges that you burned, the peace of mind you learned to live without.. I hope you found it now. ”

La grazia da cui non aveva fatto altro che fuggire, i ponti che aveva bruciato, la serenità di cui aveva imparato a fare a meno nella vita, Stiles sperava con tutto il cuore che finalmente l’avesse trovata.
Se lo meritava, Derek. Meritava una vita di felicità e tranquillità, un’esistenza basata sull’amore, sulla fiducia, sulla piena consapevolezza di tornare a casa dal lavoro e trovare una famiglia a casa ad aspettarlo. Necessitava di qualcuno che sapesse come prendersi cura di lui, nonostante non facesse altro che negarlo. Qualcuno che imparasse a conoscerlo, che lo comprendesse in tutte le sue stranezze e fissazioni, in tutti i suoi difetti – che, diavolo, erano proprio tanti – e in tutte le sue qualità. Qualcuno che fosse in grado di condividere il suo dolore, che coi suoi mostri riuscisse a comunicare e a scambiarsi opinioni. Qualcuno che non avesse paura di vedere il suo lato più cupo e oscuro, quello scorbutico e insopportabile, quello che aveva fatto innamorare Stiles alla follia.

“ The burdenes that you carrie and all of your mistakes, you’re looking for a place to lay them down and I hope you found it now. ”

I fardelli che si era trascinato dietro e tutti i suoi sbagli, stava cercando solo un posto in cui abbandonarli e Stiles sperò vivamente che l’avesse trovato. Un posto per poter ricominciare, un posto in cui nessuno avrebbe avuto pregiudizi, un posto lontano dove nessuno l’avrebbe riconosciuto come il figlio scorbutico e asociale degli Hale. 
Il suo primo desiderio non era quello di poterlo riavere indietro, bensì di poterlo vedere felice, con o senza di lui.
Era ovvio che avrebbe preferito affiancarlo per il resto della propria vita, ma era certo di potersi accontentare anche di saperlo felice e realizzato in un futuro neanche troppo lontano. Avrebbe voluto saperlo sereno, magari sposato e con tanti figli: era quello di cui aveva bisogno, piccoli marmocchi coi suoi occhi e le sue labbra che scorrazzavano per casa, facendo disordine ovunque e sporcando il tappeto nuovo con la torta al cioccolato con cui avevano fatto la merenda.
E quanto avrebbe desiderato vederlo padre, stringere tra le braccia grandi e muscolose una creaturina piccola e indifesa di pochissimi giorni di vita, emozionarsi per il primo vagito e poi per la prima parola, che magari sarebbe stata proprio papà
Sarebbe stato un genitore perfetto e Stiles non avrebbe mai avuto l’opportunità di poter vivere quei momenti con lui. Non avrebbe fatto parte della sua vita e quel pensiero gli spezzava il cuore in milioni di pezzi. 
«Alzati da quel davanzale e smettila di piangere come un ragazzino, comportandoti così non risolverai niente», per un momento si illuse persino di aver sentito la sua voce echeggiare nella propria stanza illuminata dalla luce della luna. 
Nonostante si trattasse solo di un’allucinazione, era consapevole del fatto che, se fosse stato lì, quelle sarebbero state le sue esatte parole. Lo avrebbe scrollato e avrebbe fatto sì che reagisse, perché a lui non erano mai piaciuti i deboli, quelli che avevano bisogno di piangersi addosso, quelli che non avevano la forza per rialzarsi dopo aver preso un pugno in faccia. 
Stiles avrebbe voluto seguire quel consiglio, avrebbe tanto voluto essere forte almeno la metà di quanto lo era stato lui, ma proprio non ci riusciva. Non sopportava di non averlo più costantemente attorno, di non saperlo all’interno di quel loft un po’ spartano ma comunque accogliente. La verità era che, abbandonando l’appartamento qualche tempo prima, gli sembrava come di aver perso Derek di nuovo, senza essere in grado di poter fare niente una seconda volta. 
I libri che aveva trovato nella sua libreria, da allora, erano stati l’unica distrazione. E quella notte era giunto alla lettura dell’ultimo della lista, Le metamorfosi di Apuleio. 
Con una tristezza ormai fin troppo famigliare a trapelargli dalle iridi caramello, sfogliò la prima pagina, dove un breve appunto era stato appositamente lasciato dalle mani tremanti e sudate di Derek. Il cuore di Stiles fece una capriola, prima che una morsa dolorosa gli stringesse lo stomaco.
“Per Stiles, perché so che una volta che me ne sarò andato, questi li prenderai tu. Non permettere mai a nessuno di dirti che non vali niente, me lo hai lasciato fare fin troppe volte e di tutte quelle volte, non ce n’è mai stata una in cui io abbia creduto alle mie parole. Credo di aver sempre avuto paura di te, ragazzino iperattivo dalla lingua lunga, paura della tua intelligenza e del tuo voler osservare qualsiasi cosa ti capitasse sotto il naso. 
Molte volte ho avuto paura lo capissi, tante altre mi sono dato dell’idiota per non essermi mai permesso il lusso di lasciartelo fare.
È troppo tardi e io sono un professionista nel dire le cose giuste nei momenti sbagliati, ma lascia che ti dica un segreto: a te ho lasciato quello che restava del mio cuore e mai ti chiederei di restituirmelo. So che tu saprai farne buon uso, sicuramente più di quello che potrei fare io. Spero tu non me ne voglia per essere sparito, era la cosa giusta da fare. Prometti che avrai cura di te ed io ti prometto che sarò con te sempre… per vedermi ti basterà guardarti dentro. 
Con la speranza che la vita ti sorrida sempre, ti dico addio nel modo meno doloroso possibile, augurandoti altri cento anni pieni di amore e gioia. Non lasciarti andare solo perché le cose sembrano difficili, io passerò ed il mio ricordo con me e tu avrai un futuro brillante a sorriderti non appena svolterai l’angolo.
Porterò sempre il tuo ricordo con me, in qualunque posto mi trovi.
Nec sine te nec tecum vivere possum. Non posso vivere né senza te, né con te, so che mi capirai. 
Sperò di incontrarti nella prossima vita, in circostanze meno fatali per entrambi. Fino a quel momento, ti lascio con la consapevolezza che forse un giorno le cose si sistemeranno per davvero e nessuno dei due dovrà fingersi felice di vivere una vita che non è come vogliamo.
Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia. Dove tu sarai, io sarò.
Sourwolf, D.H.”.
Se non fosse stato per il timore di bagnare quel pezzo di carta tanto significativo per lui, avrebbe senza dubbio inondato di lacrime l’intera stanza senza neanche preoccuparsi di richiudere il libro o di munirsi di qualche fazzoletto.
Sfiorò con l’indice la linea morbida ed elegante della sua calligrafia, percependo l’inchiostro ancora non troppo secco, un po’ come il proprio cuore ancora non troppo spento. Osservò attentamente ogni parola, col cuore a martellargli nelle orecchie e le lacrime pungenti e sprezzanti. Prestò attenzione ai punti in cui aveva staccato la punta della penna per terminare la frase, o alle zone in cui le linee diventavano meno precise e decise, tradendo un’emozione che per troppo tempo aveva giocato a nascondere impeccabilmente.
«Derek» sussurrò piano Stiles, quasi come se il solo suono del suo nome potesse dargli sollievo. «Sourwolf…». Restò a singhiozzare in silenzio, con la copertina del libro stretta contro il petto e decine di rimorsi a masticargli uno dopo l’altro i neuroni: a forza di tormentarsi sarebbe diventato completamente scemo.
Ma non importava, niente importava se non il pensiero assillante di averlo quasi avuto e di averlo visto andar via successivamente. Senza neanche poterlo realizzare in tempo, senza neanche avere l’opportunità di fare qualcosa.
«Grazie, Derek Hale, perché mi hai insegnato ad amare. Dove tu sarai, io sarò».

 


A Giada e Valeria, per dirvi grazie per tutto il vostro supporto.

 

   
 
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