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Autore: SonyTH    15/11/2015    0 recensioni
" Come se, in un tranquillissimo pomeriggio di un giorno qualunque, un serial killer o chissá chi avesse avuto qualche strana ragione per far del male al mio ragazzo in mezzo alle strade della sicurissima Parigi. "
Questa fu la frase esatta che mi attraversó la mente alle 18.30 nel giorno del ventesimo compleanno del mio ragazzo. Il 13 novembre del 2015.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ciao. Mi chiamo Theresa, e ieri é stato il piú bel giorno della mia vita.
Il mio ragazzo, colui con il quale condivido tutto da ormai piú di quattro anni, ieri ha compiuto 20 anni.
Era giá da qualche settimana che, insieme ai suoi amici piú cari, cercavamo di trovare un modo per rendere questa sua festa memorabile. Abbiamo preso in considerazione molte opzioni.. una festa piú grande del solito - a cui magari avrebbero potuto partecipare anche i familiari e amici che non vedeva da tanto -, un concerto - in cittá veniva un gruppo che a John non faceva proprio schifo, e magari avremmo potuto passare una serata diversa dal solito -; alla fine peró abbiamo deciso di darci al tradizionale, alla semplicitá. 
Ogni pomeriggio alle tre John andava in palestra e non tornava mai prima delle cinque, quindi decidemmo, accordandoci con sua madre, di andar a casa sua sul presto cosí da addobbare la casa e farci trovare lí ad suo ritorno. 
Non so perché sto usando il passato remoto, é passato solo un giorno.
Dovrei usare l´imperfetto piuttosto, ma sembra tutto giá cosí lontano.
La casa diventó assurdamente bella. In ogni angolo del soffitto si trovavano palloncini pieni di elio a cui erano legati dei fili arricciati e delle foto. John con i suoi genitori, con sua sorella, con il suo cane, con me, con Elise e Jackson, con Marie, con Francesco, con chiunque e con qualsiasi cosa lui amasse.
La tavola era piena di cibo. C´erano due torte.. una a tre pieni, comprata appositamente dal pasticcere e una fatta da sua madre, alla ricotta; la sua preferita. Patatine, stuzzichini, salatini, caramelle, rosticceria. Sapevo che una volta entrato John si sarebbe sentito in paradiso.
Sopra il tavolo avevamo appeso un festone fatto appena stampare dall´edicola. Il festone era principalmente una foto di John in cui era bellissimo, felicissimo e sorridente come non mai; il panorama che si trovava alle sue spalle nella foto originale, invece, era stato coperto dalla scritta " Buon Compleanno ".
Avevamo tutti indossato i cappellini, avevamo in bocca le trombette, quelle che si usano ai compleanni dei bambini, ed eravamo pronti per usarle una volta che John avesse attraversato la porta di casa. 
Il tempo passó e, mentre noi stavamo lí ad immaginarci come avremmo fatto a far a John una delle - si sperava - piú belle sorprese della sua vita, John ancora non arrivava. 
Provai a chiamarlo, cosí come provó sua madre, ma non rispose.
Iniziammo a preoccuparci, erano le sei e mezza.. John sarebbe dovuto uscire dalla palestra un´ora e mezzo prima e tutti noi eravamo piú che sicuri che se avesse fatto una qualche deviazione che avesse previsto durasse cosí tanto, avrebbe sicuramente avvisato sua madre.
Cosí, preoccupata  - davvero preoccupata - dopo essermi messa d´accordo con tutti gli altri, decisi che insieme ad Elise che saremmo andate a chiedere in palestra se sapessero dove fosse.
Aprimmo la porta e....  

Mi buttai letteralmente su John. Lo strinsi cosí forte che quasi ebbi paura di essere vicina all´ucciderlo.
Insomma, avevo pensato al peggio, e dico davvero - al peggio -. 
Lui mi guardó stranito, ma non lo lasciai finché non ne fui obbligata, vista la fila che si era formata dietro di me per abbracciarlo.. e li capivo, li capivo tutti. Come lui era la mia famiglia, era anche la loro.
Non appena finirono gli abbracci, i rimproveri e gli auguri, ci accomodammo tutti in salotto, risollevati dall´avere John finalmente lí con noi.
Fecimo chiarezza. John ci spiegó che per strada aveva incontrato un suo vecchio amico di superiori e che aveva perso tempo perché il suo vecchio compagno aveva insistito tanto per offrigli un caffé; e iniziando a parlare del piú e del meno non si era accorto di come il tempo fosse volato, e che, inoltre, il motivo per cui aveva " ignorato " le chiamate della propria ragazza e della madre era che aveva dimenticato di toglier il silenzioso.
Sorrisi, e mi diedi della stupida. Era sparito per meno di due ore e mi ero fatta giá tutti quegli assurdi film mentali. 
" Come se, in un tranquillissimo pomeriggio di un giorno qualunque, un serial killer o chissá chi avesse avuto qualche strana ragione per far del male al mio ragazzo tra le strade della sicurissima Parigi. "
Questa fu la frase esatta che mi attraversó la mente alle 18.30 del giorno del ventesimo compleanno del mio ragazzo. Il 13 novembre del 2015.
  
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