Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Ricorda la storia  |      
Autore: Jade Tisdale    15/11/2015    4 recensioni
Quinta classificata al contest Cento strade, mille finali indetto da _Freya Crescent_ sul forum di EFP
Ryou le porse una scatolina argentata, decorata con un fiocco giallo. La ragazza esitò per un attimo, ma poi la prese tra le proprie mani come se fosse l'oggetto più delicato che avesse mai sfiorato. La aprì e, non appena ne vide il contenuto, un sorriso sincero le contornò le labbra.
«Che bella» sussurrò, seriamente convinta delle parole che aveva pronunciato.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Purin Fon/Paddy, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nick su EFP: Jade Tisdale
Protagonista: Purin Fon, Ryou Shirogane, Un po' tutti
Pacchetto scelto: Tramonto
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life
La What if parte dalla fine dell'episodio 51



 

 

Because with you, I'm happy

 

 

 

 

Mew Retasu e Pai si scambiarono un'occhiata fugace, mentre l'enorme fascio di luce minacciava di inghiottirli. L'alieno sorrise alla Mew Mew, probabilmente per la prima volta da quando si conoscevano: nello stesso istante, gli tornò alla mente il sogno di pace di quella sciocca ragazzina. Aveva sempre creduto che si trattasse di un pensiero stupido, di un'illusione irreale. Eppure, in quel momento, non riuscì a non desiderare che quella guerra fra di loro finisse per sempre.
Si voltò, senza far scomparire il sorriso amaro che gli contornava le labbra.
«È finita per me. Ormai è giunto il momento di uscire di scena per sempre» disse, facendo comparire in fretta due dei suoi ventagli.
I presenti osservarono la scena in silenzio, ansiosi per quello che sarebbe successo di lì a poco. Era chiaro che Pai avesse un piano, ma non potevano immaginare quali fossero le sue vere intenzioni.
«ELETTROSILURO!» gridò il viola, generando un potente fulmine con le sue armi.
Mew Retasu, scioccata, spalancò un poco la bocca, aumentando involontariamente la presa sul braccio di Ryou.
Quest'ultimo, non appena intuì lo scopo del gesto di Pai, sbarrò di colpo gli occhi. «Correte, presto!»

 

 

Il campo energetico rase al suolo buona parte di Tokyo nel raggio di sei chilometri dall'epicentro. La squadra svenne per il dolore, ma i suoi componenti si risvegliarono poco dopo; non appena ripresero conoscenza, davanti ai loro occhi si presentò uno scenario a dir poco scioccante.
Gli edifici erano stati ridotti ad un ammasso di cenere, la vegetazione era scomparsa, il cielo era diventato nero nonostante fosse ancora pomeriggio.
Probabilmente, in una situazione simile, si sarebbero dovuti chiedere come facessero ad essere ancora vivi; in quel momento, però, avevano cose più importanti a cui pensare.
Mew Retasu piangeva silenziosamente sul corpo di Pai. L'alieno era sporco, gelido, morto. Il suo cuore non batteva più. Si era sacrificato per loro. Si era sacrificato per lei.
Mew Purin cercava Taruto con lo sguardo. Dopo non molto, in ansia per la sorte del suo amico, iniziò a correre da una parte all'altra di quella distesa deserta di terra e nebbia. Di Taruto non c'era traccia. Trovò soltanto le sue bolas, abbandonate vicino a un masso.
Mew Zakuro pensava a Tokyo, la sua amata città, e a tutti i suoi abitanti. Pensava al Caffè Mew Mew, a Keiichiro che li stava tenendo d'occhio nel laboratorio. Pensava alle sue amiche, che a causa di quella guerra insensata avrebbero potuto aver perso delle persone a loro care. E pensava a lei, a cui sarebbe toccata la parte più dolorosa: vederle soffrire.
Mew Minto decise di tenere gli occhi chiusi per un po’. Sapeva di non essere abbastanza forte da riuscire a sopportare di vedere le macerie, il fumo, i lividi sul suo corpo. Sapeva che Mew Ichigo non ce l'avrebbe fatta. Non si sarebbe salvata, come tutti loro. Credeva in lei, ma, al tempo stesso, sapeva che non sarebbe riuscita a fare del male al suo Masaya.
Ryou si teneva la testa fra le mani, convincendosi che la colpa di quel disastro era solamente sua. Era stato lui a dare inizio al Progetto Mew, era stato lui a coinvolgere le ragazze in una guerra più grande di tutte loro, ed era stato lui a mettere a rischio le loro vite.
Dev'esserci una soluzione... dev'esserci, dannazione! Dev'esserci!
L'americano strinse i denti con rabbia, aumentando la presa sui propri capelli.
La soluzione c'era. Ed era proprio lì, davanti ai suoi occhi.
La squadra Mew Mew, le paladine delle giustizia. Le uniche che avrebbero potuto contrastare gli alieni ancora una volta erano loro.
Le ragazze, però, erano distrutte, non solo fisicamente. Poteva scorgere nei volti di ognuna di loro le emozioni che provavano: disperazione, dolore, rassegnazione alla sconfitta.
Sapeva che era un azzardo, ma doveva tentare. La squadra al completo era la loro unica opportunità di sconfiggere una volta per tutte Deep Blue.
«Ragazze» esordì, alzandosi lentamente in piedi. «Dobbiamo aiutare Mew Ichigo.»
Mew Minto lo osservò con sguardo assente. «Ormai non c'è più niente da fare.»
Mew Zakuro, seduta di fianco a lei, sussultò lievemente. «Ma che cosa stai dicendo?»
«È la fine, non lo avete ancora capito?» sussurrò la blu, iniziando a piangere silenziosamente. «Lui sta distruggendo tutto. Non abbiamo alcuna possibilità di batterlo. È troppo potente per noi. Siamo solo delle stupide ragazzine che credono ancora di poter fare qualcosa.»
«È qui che ti sbagli» dichiarò il biondo, scuotendo lievemente il capo. «Se il destino ha voluto che fossero delle sciocche ragazzine a diventare le paladine della giustizia, un motivo ci sarà.»
La Mew Bird accarezzò leggermente la ferita sul ginocchio ancora aperta, macchiandosi le dita di sangue. «Se devo morire-»
«Se resterete unite, nessuna di voi morirà.»
La voce di Keiichiro arrivò forte e chiara tramite i loro ciondoli. Ryou sorrise senza rendersene conto: il suo amico interveniva sempre nel momento giusto.
«Grazie ai vostri poteri siete riuscite a sconfiggere numerosi chimeri e a proteggere gli abitanti di Tokyo per più di un anno. Non potete abbandonare il vostro pianeta e chi ci vive proprio ora» proseguì l'uomo, nel tentativo di convincerle a combattere. «La Terra ha bisogno di voi.»
Mew Purin fece comparire all'improvviso i suoi tamburelli. «Hanno ragione loro» disse, con voce tremante. «Ci sono tante persone che hanno fiducia in noi. Non possiamo deluderle.» Si passò il dorso della mano destra su entrambe le guance, facendo così scomparire ogni traccia delle lacrime che aveva versato. «E poi, non possiamo lasciare Mew Ichigo da sola, giusto?» concluse, lasciando spazio ad un sorriso forzato.
Mew Zakuro annuì lievemente. «Io sono d'accordo con Mew Purin. Tu, Mew Minto?»
La ballerina alzò istintivamente lo sguardo, incrociando gli occhi zaffiro della Mew Lupo. Dopo qualche secondo, Mew Minto si lasciò andare ad un sospiro esasperato.
«Dubito che rimanere qui da sola sia la giusta decisione» soffiò, affiancando la modella.
Quest'ultima le sorrise lievemente: «Ottima scelta.»
Mew Retasu era rimasta in disparte fino ad allora, ma non si era persa una sola parola. Avrebbe aiutato volentieri le sue amiche a battere Deep Blue, se solo avesse trovato la forza di staccare le braccia dal corpo di Pai.
Mew Purin si avvicinò cautamente a lei, poggiandole leggermente la mano sulla spalla. «Hai sentito, Mew Retasu? Dobbiamo andare.»
La verde annuì debolmente, lo sguardo perso nel vuoto. Subito dopo, una mano più grande strinse con forza il suo avambraccio, costringendola a voltarsi.
Ryou le sorrise dolcemente, scostandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio. «Dobbiamo entrare nella fortezza prima che sia troppo tardi» spiegò, asciugandole una lacrima con l'indice sinistro. «Torneremo da lui, lo prometto» aggiunse, indicando l'alieno dai capelli viola con un cenno del capo.
Mew Retasu non rispose. Lasciò una carezza sulla guancia di Pai e, prima di entrare nella fortezza con il resto della squadra, gli dedicò un ultimo sguardo.

 

 

«Masaya...»
L'alieno volse lo sguardo sulle proprie mani tremanti, mentre una goccia di sudore gli attraversava la fronte con lentezza. I suoi occhi, da azzurri, erano diventati neri, e la sua pelle diafana era divenuta più scura.
Non c'era alcun dubbio. L'alieno situato di fronte a Mew Ichigo era Masaya, non più Deep Blue.
La ragazza sorrise e le lacrime iniziarono a pizzicarle gli angoli degli occhi. Ma, un attimo dopo, il corpo del suo adorato Masaya iniziò a brillare, segno che si stava nuovamente trasformando. La luce accecante spinse la rossa a chiudere gli occhi: non appena lo fece, la forza dell'Acqua Cristallo la travolse, scaraventandola qualche metro più in là, vicino al corpo inerme di Kisshu.
Andrà tutto bene disse una voce nella sua mente, dandole la forza necessaria per rimettersi in piedi.
Subito dopo, però, si ritrovò nuovamente faccia a faccia col nemico, i cui tratti erano ritornati ad essere quelli di Deep Blue. Quest'ultimo cercò di ferirla al braccio sinistro con la sua spada, e la Mew Mew, nonostante fosse stata molto veloce nello schivare l'attacco, fu colpita ugualmente.
Si accovacciò a terra, stringendo con forza la mano intorno alla ferita sanguinante.
«Sei solo una stupida ragazzina» sibilò Deep Blue, e solo allora, nel sentire il mutamento nella voce dell'alieno, Mew Ichigo capì che non era più lo stesso di poco prima.
I suoi occhi si erano fatti più gonfi ed erano colmi di un'espressione riconducibile solo alla follia. I suoi denti erano diventati più aguzzi, come quelli di un vampiro, e i suoi muscoli erano cresciuti di colpo.
«Come... com'è possibile?» fu tutto ciò che la Mew Neko riuscì a dire, stupita dalla metamorfosi alla quale il moro era stato sottoposto.
«Voi stupidi umani non avete ancora capito di che cosa è capace l'Acqua Mew.»
Sferrò un altro colpo con la sua spada, ma questa volta Mew Ichigo rotolò di lato, schivando l'attacco per un pelo.
Il taglio sul braccio bruciava, ma sapeva che non era il momento giusto per piagnucolare.
Masaya era ancora vivo nel corpo di Deep Blue. E lei era l'unica in grado di salvarlo.
Si alzò ancora una volta, richiamando il Fiocco del Cuore, ma prima ancora che potesse colpire il nemico, fu qualcun altro a farlo per lei.
«Fiocco d'Acqua!»
«Fiocco Immobilizza!»
Deep Blue fu investito da una potente sfera di energia, simile ad una bolla gigante. Quell'attacco, però, lo sfiorò appena e non gli provocò alcuna lesione.
Com'è possibile? si domandò Ryou tra sé e sé, osservando la scena allibito.
L'alieno si voltò e, nell'incontrare lo sguardo del biondo, un sorriso malvagio gli contornò le labbra: puntò la spada in direzione del gruppetto, generando un fulmine celeste che li raggiunse in un batter d'occhio. Mew Ichigo, però, fu più svelta: dopo essersi posizionata di fronte ai suoi amici, tese le braccia in avanti, creando una barriera protettiva con il Fiocco del Cuore.
Non appena le ragazze si resero conto di ciò che stava avvenendo davanti ai loro occhi, si precipitarono ad aiutare l'amica con il potere delle loro armi, riuscendo così a rispedire l'attacco nemico al suo proprietario.
Questa volta, Deep Blue dovette stringere i denti con forza per trattenere il dolore. Il fulmine lo colpì in pieno petto, lacerando quasi del tutto la parte superiore del suo mantello. Si passò l'indice sulla ferita provocata dal suo stesso attacco, dedicando un'occhiata carica di rabbia alla Squadra Mew.
«L'Acqua Cristallo è dentro di lui» spiegò spiccia la Mew Gatto, stringendo con forza l'arma a forma di cuore tra le proprie mani.
«Cosa!?»
«È così, Mew Purin. Deve averla assorbita in qualche modo, ma ha iniziato a fare effetto poco fa, dopo che-» Una seconda scarica elettrica la costrinse a lasciare la frase a metà. Prima ancora che potesse reagire, la rossa si ritrovò stesa a terra, fra le braccia di Ryou.
Fortunatamente, il fulmine colpì in pieno la parete della fortezza, generando una profonda crepa sulla superficie.
La leader del gruppo si mise in ginocchio, passandosi una mano sulla nuca.
«Stai bene?»
«Sì. Più o meno» rispose la leader del gruppo, dedicando un piccolo sorriso all'americano.
«Fiocco d'Energia!»
«Fiocco d'Azione!»
«Fiocco d'Acqua!»
Mew Ichigo alzò lo sguardo, sperando che gli attacchi delle amiche andassero a segno; nello stesso istante, notò Mew Purin sdraiata a terra pochi metri più in là, apparentemente priva di sensi.
Si alzò, intenzionata a soccorrere l'amica, ma Ryou la bloccò stringendole il polso con forza.
«Ci penso io a lei. Tu va ad aiutare le altre.»
La rossa annuì, richiamando nuovamente la sua arma. Nel mentre, Mew Minto fu scagliata a terra con una forza indescrivibile: Mew Retasu le fu subito vicina per assicurarsi che non si fosse fatta troppo male, nonostante anche lei fosse visibilmente stanca e piena di graffi.
Fu allora che Mew Ichigo incontrò lo sguardo di Deep Blue e il suo cuore smise di battere per un secondo.
Aveva assunto le sembianze di Masaya. Per la seconda volta.
Eppure, dal suo volto non era scomparsa l'espressione malvagia tipica dell'alieno, segno che il suo adorato Masaya non era tornato pienamente in sé.
«Non farti distrarre dall'apparenza» le suggerì Mew Zakuro, che, nel frattempo, l'aveva affiancata. «Quello non è Masaya. E se vuoi davvero salvarlo, allora devi lottare contro di lui.»
«E se...» esordì la Mew Rosa, con la voce che le tremava. «E se dovessimo ucciderlo? Che cosa succederebbe?»
La viola inspirò profondamente. «Non lo so» ammise, abbassando lo sguardo. «Quello che so, è che se lo ami veramente ci dobbiamo provare.»
Mew Ichigo sussultò, assimilando il significato delle parole dell'amica. Forse, era davvero giunto il momento di fare sul serio.
Puntò per l'ennesima volta i suoi occhi in quelli del nemico, il cui aspetto era ritornato ad essere quello di Deep Blue.
Io ti amo, Masaya. Ma questo non sei tu. E mi dispiace, ma non posso permettere che tu uccida delle persone innocenti pensò la Mew Neko, scambiando l'ennesimo sguardo di sfida con l'alieno.
Un attimo dopo, quest'ultimo scattò nella direzione di Mew Zakuro, nel tentativo di colpirla con la spada: Mew Ichigo, però, riuscì a strappare in tempo l'arma dalle sue grinfie grazie al Fiocco di Luce.
Deep Blue serrò la mascella, infastidito. Subito dopo, si avvicinò alla rossa con un balzo, colpendola in pieno viso con un pugno.
Mew Ichigo emise un lamento sordo, mentre un rivolo di sangue le accarezzava lentamente il labbro superiore. La Mew Wolf cercò di intervenire, ma non appena compì un passo in avanti, il moro la congelò con lo sguardo; quando quest'ultimo ebbe recuperato la propria spada, la colpì allo stomaco con una potente scarica elettrica.
Mew Zakuro si accasciò a terra e, per un tempo che le parve interminabile, il suo corpo fu sottoposto ad una serie di spasmi continui, che le impedirono di compiere qualsiasi movimento.
L'alieno ripose nuovamente la sua attenzione sulla Mew Rosa: iniziò a scagliare una serie di calci e pugni nella sua direzione, ma Mew Ichigo, dopo essere riuscita ad evitarne la maggior parte, raggiunse Mew Zakuro con un balzo.
«Come ti senti?» domandò, passandole una mano sulla frangetta spettinata.
La viola poggiò i gomiti a terra, mentre un'ulteriore spasmo la indusse a digrignare i denti. «Sto bene» affermò, cercando di rimettersi in piedi a fatica.
«Fiocco Immobilizza!»
Deep Blue parò il colpo con la sua spada e tutto ciò che ne rimase fu una pioggia di cenere gialla. Subito dopo, anche Mew Minto e Mew Retasu cercarono di contrastarlo con i loro attacchi, ma il moro fu abbastanza veloce da schivarli entrambi.
«Mi sono stufato di giocare» disse l'alieno, visibilmente seccato. «Mi state facendo perdere tempo.»
Deep Blue strinse con forza la propria spada, alzandola in direzione del cielo. Sulla punta dell'arma si generò una piccola sfera azzurra, che divenne sempre più grande man mano che il tempo passava.
Mew Purin scagliò un altro attacco, ma questa volta il colpo fu bloccato prima che potesse giungere al nemico. Era come se Deep Blue fosse circondato da una barriera invisibile.
«È la fine» sussurrò la Mew Neko, iniziando a piangere in silenzio. «È la fine, ragazze. Mi dispiace. È tutta colpa mia.»
«Che stai dicendo?» soffiò Ryou, aiutando Mew Zakuro ad alzarsi in piedi.
La leader del gruppo singhiozzò. «Se avessi trovato il coraggio di affrontarlo subito... se non avessi permesso che il mio amore per Masaya mi impedisse di colpirlo... a quest'ora non saremmo qui» spiegò, tirando su col naso. «È colpa mia se siamo finiti in questa situazione, è colpa mia, solo colpa m-»
Il suono di uno schiaffo riecheggiò nell'aria. Mew Ichigo sbarrò un poco le palpebre, mentre Mew Minto ritrasse in fretta la mano.
«Hai finito di dire sciocchezze?» sbottò la Mew Bird, a pochi centimetri dalla rossa. «Come puoi dire che è colpa tua? Come puoi pensare anche solo per un secondo che la causa di tutto questo casino sei tu?»
Mew Ichigo deglutì. Nel giro di qualche secondo, la sua guancia sinistra si arrossò notevolmente, ma la ragazza non mostrò alcun segno di dolore.
«Diverrà colpa tua se ti arrenderai» spiegò la blu, stringendo involontariamente le mani a pugno. «Dobbiamo lottare fino all'ultimo respiro, Mew Ichigo. E se perderemo, pazienza. Ma dobbiamo tentare.»
Ryou sorrise lievemente di fronte a quella scena. Vedere Mew Minto così determinata, considerando che poco prima lei stessa si sarebbe voluta arrendere, lo rese orgoglioso della Mew Lorichetto.
La Mew Rosa si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Dedicò un sorriso debole all'amica, che aveva ancora un'espressione rabbiosa stampata in volto.
«Anche se continuassimo a lottare, non saprei proprio come contrastarlo» ammise la leader, stringendosi nelle spalle.
«L'unico modo è utilizzare il Mew Power.»
La voce di Keiichiro arrivò debole e metallica, segno che, con ogni probabilità, i ciondoli Mew erano stati danneggiati durante lo scontro.
«Siamo troppo stanche» sussurrò Mew Retasu, abbassando istintivamente lo sguardo. «Dubito che riusciremmo a creare un attacco abbastanza potente da sconfiggerlo.»
«Dovrete utilizzare tutte le vostre forze, infatti» disse il biondo, socchiudendo un poco le palpebre. «Siete la nostra ultima chance, ragazze.»
Le Mew Mew si scambiarono degli sguardi insicuri, titubanti; nel mentre, la sfera di Deep Blue era diventata così enorme da distruggere la cupola della fortezza.
«Se è davvero la nostra ultima opportunità di salvare la terra,» esordì Mew Zakuro, rompendo il silenzio che si era venuto a creare «non vedo perché dovremmo tirarci indietro.»
Mew Minto annuì all'amica, delineando un sorriso. «Concordo con l'oneesama.»
Mew Purin e Mew Retasu si scambiarono un'occhiata d'intesa, consapevoli che la modella aveva ragione.
Mew Ichigo inspirò profondamente, mentre le gambe iniziarono a tremarle. «Facciamo questa follia» esclamò, alzando un poco il viso.
Ryou sorrise ancora, ma questa volta le ragazze lo guardarono con fare apprensivo.
«Ryou-chan, forse sarebbe meglio se uscissi da qui» suggerì Mew Purin, ruotando leggermente la testa di lato.
«Ho promesso che vi avrei protette, perciò resto con voi» rispose l'americano, scuotendo la testa.
«Ma come farai ad evitare il colpo!?»
Ryou abbozzò un sorriso, scompigliando teneramente i capelli della bambina. «Andrà tutto bene. Entrerò con voi nella barriera generata dal Mew Power. Non mi succederà nulla, lo prometto.»
La biondina corrugò la fronte, non del tutto convinta delle sue parole.
«Siete pronte?»
Le ragazze si scambiarono un'ultima occhiata, dopodiché si misero in posizione, voltandosi verso il nemico. «Sì. Siamo pronte» dissero all'unisono.
Keiichiro rimase in silenzio per un paio di secondi. «Vi auguro buona fortuna, ragazze.»
Mew Ichigo deglutì, mentre il battito del suo cuore aumentava velocità. Le cinque Mew Mew tesero le braccia in avanti, stringendo con forza la propria arma.
«Fiocco d'Azione!»
«Fiocco d'Acqua!»
«Fiocco Immobilizza!»
«Fiocco d'Energia!»
«Fiocco di Luce!»
Come previsto, si venne a creare una sfera d'energia colorata, una sorta di barriera che circondò il gruppo.
Un attimo dopo, Deep Blue abbassò lo sguardo su di loro. Un ghigno gli delineò il volto. «Preparatevi a vedere il vostro adorato pianeta morire!» gridò, con un pizzico di follia nella voce.
Un attimo dopo, puntò la spada nella loro direzione. La sfera di energia si diresse rapidamente verso la squadra, che attendeva con ansia il segnale della leader.
La rossa deglutì un'ultima volta. «Ora!»
Cinque scie colorate si diffusero nell'aria e, subito dopo, cinque voci urlarono il nome del potere che avrebbe decretato il destino della Terra.
«MEW POWER!»

 

*

 

Purin osservò i grattaceli di Tokyo col viso incollato al finestrino e un enorme sorriso stampato in volto. Inutile dire che, se avesse potuto farlo, si sarebbe subito trasformata in Mew Purin e avrebbe utilizzato le sue abilità fisiche per arrivare il prima possibile al Caffè Mew Mew.
Sospirò, passandosi delicatamente l'indice destro sulla fronte. La voglia era sparita subito dopo la sconfitta di Deep Blue e non era mai più ricomparsa.
Si rassegnò ad aspettare che il tempo passasse in fretta, mettendosi ad osservare i suoi compagni di viaggio. Di fianco a lei era seduta una donna anziana, che si era addormentata non appena l'aereo era decollato. Probabilmente l'avrebbe svegliata poco prima dell'arrivo in aeroporto.
Nella fila di sinistra, c'era una coppietta alquanto bizzarra. La ragazza sembrava uscita da una rivista di moda, mentre il ragazzo aveva l'aspetto del tipico secchione: inoltre, durante il viaggio, aveva vomitato in un sacchetto di carta per ben due volte, con un successivo pianto che era durato una buona mezz'ora. Nonostante ciò, la ragazza aveva cercato di rassicurarlo il più possibile, abbracciandolo e accarezzandogli dolcemente i capelli.
Patetico. Come fa ad avere paura dell'aereo? pensò la ex Mew Scimmia, inarcando un sopracciglio. Subito dopo, però, fu un altro pensiero ad invaderle la mente. Allora è vero che l'amore va oltre l'aspetto fisico. Sorrise senza rendersene conto.
Qualche posto dietro di lei, era seduto un ragazzo dai capelli castani: indossava degli occhiali da sole scuri e un berretto grigio, e, per un attimo, le parve che anche lui la stesse guardando. Aveva un aspetto famigliare.
Subito dopo, la sua attenzione fu attirata da una voce squillante:  «Gentili passeggeri, vi invitiamo a prepararvi per l'atterraggio e ad allacciare le cinture di sicurezza. Ci auguriamo che il viaggio sia stato di vostro gradimento. Buona permanenza a Tokyo!»

 

 

Purin si mise in spalla lo zaino e recuperò la sua valigia, dopodiché, col cuore che batteva a mille, si diresse rapidamente all'esterno dell'aeroporto. Inspirò a pieni polmoni l'aria di casa, incredula di essere finalmente tornata nella capitale giapponese in cui era cresciuta. I marciapiedi erano affollati di persone, il vento faceva ondeggiare le foglie degli alberi e in strada c'era molto traffico. Non appena constatò che non si trattava di un sogno, gli occhi iniziarono a brillarle per l'emozione.
«Signorina, le conviene chiudere la bocca. Non vorrà mica che ci entrino delle mosche, vero?»
Purin si voltò, incrociando due iridi di ghiaccio che conosceva benissimo. Non ci posso credere.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, delineando un sorriso. «Che c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?»
Sul viso della bionda andò a formarsi un'espressione mista a stupore e felicità: si gettò tra le braccia del ragazzo prima che lui potesse prevederlo. La strinse forte a sé, inspirando il suo profumo dolce e unico, e il sorriso sul suo volto si ampliò.
«Ryou...» sussurrò la Mew Gialla, mentre una lacrima le attraversava delicatamente la guancia destra. «Non riesco a credere che sei venuto a prendermi.»
L'americano la lasciò andare, regalandole una buffa carezza sui capelli. «Non sei cambiata per niente.»
«Non è vero!» sbuffò lei, stringendo le mani a pugno e assumendo la solita, goffa, posizione tipica di Ichigo quando si mostrava offesa con Ryou. «Ho i capelli lunghi, adesso! E sono cresciuta di almeno venti centimetri!»
«Già, questo lo avevo notato» ammise lui, incrociando le braccia. «Però, sei sempre tu.»
Purin rilassò i muscoli del viso, lasciandosi andare ad una risata spontanea e cristallina. Ryou la imitò e, probabilmente per la prima volta in vita sua, sentì di essere finalmente felice e libero da ogni pensiero.

 

 

«Come stanno le altre?» domandò la ragazzina, prendendo tra le mani la tazza di tè che le aveva offerto Ryou.
«Bene» rispose lui, vago. «Come mai me lo chiedi? Credevo foste rimaste in contatto.»
Purin poggiò con cura la tazzina sul piattino, congiungendo le mani sopra la gonna. «Beh, ecco... in realtà, è già da tre anni che ci sentiamo di rado.» Fece una pausa, sospirando impercettibilmente. «Però, non parliamo molto, e difficilmente riusciamo ad essere presenti tutte e cinque contemporaneamente. Troppi impegni» soffiò, sorridendo amaramente.
Il biondo attese qualche secondo prima di parlare. «Mi dispiace. Non avrei mai pensato che voi cinque vi sareste perse di vista. Eravate così unite.»
«Immagino che anche tu non abbia più loro notizie, visto che non eri a conoscenza del nostro allontanamento» lo punzecchiò lei, con un sorrisetto furbo.
«In effetti, è vero, è da parecchio che non le sento.» Ryou mise una buona dose di zucchero all'interno della tazzina, iniziando a roteare lentamente con il cucchiaino.
«So che Ichigo e Retasu hanno iniziato l'università, e quando ho sentito Zakuro era impegnata nelle riprese di uno spot pubblicitario, mentre Minto... in realtà, lei è sempre super impegnata e non partecipa quasi mai alle nostre webcam» spiegò la bionda, con un pizzico di malinconia nella voce.
«Ichigo è andata a studiare a Londra insieme a Masaya, mentre Retasu frequenta un'università in Australia. Zakuro si è trasferita negli Stati Uniti sei mesi fa e ora sta girando un film a Hollywood. L'unica ad essere rimasta in Giappone è Minto, che è diventata l'assistente personale di una nota insegnante di danza, ma si è trasferita ad Osaka tempo fa.»
Purin sbatté un paio di volte le ciglia con fare stupito. «Oh. E io che credevo che fossero ancora tutte qui.»
L'americano ridacchiò leggermente: «No, avete abbandonato me e Kei senza pensarci due volte. E oggi lui ha abbandonato me per andare ad un convegno a Kyoto.»
La ragazzina bevve un altro sorso di tè. «Io sarei rimasta molto volentieri qui, lo sai.»
Ryou bloccò la tazzina a mezz'aria, facendosi incredibilmente serio. «Lo so.»
Purin alzò lo sguardo in direzione dell'enorme scalinata del Caffè, trattenendo a stento un sospiro. «Quando io e i miei fratelli siamo tornati in Cina, mio padre ha venduto la nostra casa. Di conseguenza, non ho un posto dove stare e mi chiedevo se-»
«Certo che puoi restare qui. Non devi neanche chiederlo.»
La bionda sussultò lievemente, dedicando poi all'amico un sorriso a trentadue denti. «Ti ringrazio! In fondo, non sei così avaro come diceva Ichigo» esclamò, scoppiando in una sonora risata per le sue stesse parole.
Ryou inarcò un sopracciglio, incrociando distrattamente le braccia. «Sì, sei proprio la vecchia Purin.»

 

*

 

«E così, tu e Zakuro vi siete fidanzati? Ma veramente?!»
«Sì, ma è stato molto tempo fa» rise piano il biondo. «Ci siamo lasciati l'anno scorso.»
«Oh.» Sul volto della Mew Scimmia andò a formarsi un'espressione triste. «Mi dispiace.»
Lui scrollò le spalle, infilando le mani dentro le tasche dei pantaloni. «A quanto pare non eravamo fatti per stare insieme.»
«Non dire così.»
Quel pomeriggio, nel parco, c'erano parecchi bambini. Alcuni giocavano a palla, altri saltavano la corda, ma l'espressione allegra sul loro volto era comunque felice, indipendentemente da quello che stavano facendo. Il loro sorriso era dovuto alla persona con la quale stavano condividendo il proprio tempo, un po’ come per Ryou in quel momento: era felice di essere nuovamente insieme a Purin dopo tanti anni, ma, al tempo stesso, provava una strana sensazione, che non avrebbe saputo spiegare.
«Posso farti una domanda?»
La voce della bionda lo distolse dai suoi pensieri, costringendolo a voltarsi verso di lei. «Dimmi.»
Purin abbassò lo sguardo. «Come... come l'hanno presa, le altre?»
L'americano inarcò un sopracciglio, confuso: «Credo di non capire.»
«Voglio dire... come hanno preso la morte di...» sospirò, lasciando poi spazio ad un sorriso amaro «...Kisshu, Pai, e Taruto.»
Ryou serrò la mascella, incapace di trattenere le parole. Non poteva dirle la verità: se lo avesse fatto, l'avrebbe distrutta. E non voleva vederla piangere.
Ma, al tempo stesso, non poteva mentirle, o addirittura fare scena muta. Non era da lui.
Purin si fermò nel bel mezzo del parco, vicino alla fontana. Dopo un paio di secondi, il biondo la imitò, e solo allora capì che l'amica non si sarebbe mossa da lì fino a quando non le avrebbe risposto.
Ryou fece un respiro profondo: «Erano distrutte, soprattutto Retasu. Lei era quella messa peggio.» Si passò una mano tra i capelli, a disagio. «Era chiaro che fosse innamorata di Pai, anche se non l'ha mai ammesso esplicitamente. Quando lui è morto, lei si è chiusa in se stessa per quasi un anno. Parlava poco, usciva di casa solamente per andare a scuola e mangiava in camera sua, isolata dal resto del mondo. Siamo andati a trovarla qualche volta, ma quasi sempre aveva lo sguardo perso nel vuoto. Era come se fosse entrata in una specie di coma.»
La Mew Gialla deglutì silenziosamente. I suoi occhi stavano cominciando a pizzicare, segno che non avrebbe trattenuto a lungo le lacrime. «Come ha fatto a riprendersi?» domandò. Le tremava la voce.
«Ho detto ai suoi genitori che Retasu era una Mew Mew» rivelò a bassa voce.
«Perché lo hai fatto?»
«Perché erano disperati. Non avevano idea di cosa le fosse preso e soffrivano perché non sapevano come aiutarla. Quando ho detto loro la verità, hanno capito cosa aveva dovuto sopportare Retasu, ed è servito. L'anno dopo, l'hanno portata in vacanza in Australia, dove ha scoperto la Sydney University» spiegò, delineando un sorriso. «Avresti dovuto vederla quando è tornata. Ci ha raccontato di aver visitato il campus, di aver scambiato l'indirizzo e-mail con uno studente giapponese del secondo anno e di essersi follemente innamorata di quel college. Era partita col viso triste, ed era tornata con una felicità sconfinata sulle spalle.»
«Sono contenta di sapere che ora sta meglio» disse la bionda, con gli occhi lucidi.
Ryou la osservò provando una stretta al cuore. In quel momento gli sarebbe piaciuto stringerla tra le proprie braccia, rassicurarla, farle tornare il sorriso come solo un amico sa fare, ma c'era qualcosa che lo bloccava. Si limitò a sospirare, invitandola a sedersi in una panchina lì vicino.
«E tu, invece? Come hai fatto a superare tutto questo?»
Purin fece una piccola smorfia, indecisa su cosa dire. «Non lo so» rivelò a denti stretti, mentre le lacrime presero a scorrere rapide sulle sue guance. «Dopo la morte di Taruto, ero certa che non sarei riuscita a sopportare quel peso da sola. Di notte mi rannicchiavo sotto le coperte e piangevo in silenzio, cercando di non farmi sentire dai miei fratelli. I primi tempi faticavo ad addormentarmi, ma quando lo facevo, lo sognavo.» Sul suo volto si formò un lieve sorriso: «Taru-Taru mi abbracciava e mi diceva che non era morto, che si era trattato di uno scherzo. Restavamo in quella posizione a lungo e ogni mattina, quando aprivo gli occhi, era dura ricominciare a vivere senza la sua stretta calda, perché il suo abbraccio sembrava così reale che più e più volte ho davvero creduto che fosse ancora vivo. Eppure era morto, ed io ero così sciocca che non riuscivo a farmene una ragione.»
La bionda tirò su col naso, incapace di placare il suo pianto. Una folata di vento fece ondeggiare i suoi capelli, e alcuni ciuffi si depositarono sulle sue guance bagnate.
«Poi i giorni passavano, e i giorni sono diventati anni, e io mi sono resa conto che non è cambiato nulla, ma proprio nulla. Ogni volta che chiudo gli occhi rivedo la battaglia finale, rivedo il momento in cui Pai uccide Taruto e scoppio a piangere senza accorgermene. Forse non ho ancora superato la sua morte. Forse non la supererò mai.»
«Non è vero» sussurrò l'americano, accarezzandole dolcemente la schiena. «Tu sei forte, Purin. E se ce l'ha fatta Retasu a superare il suo dolore, non vedo perché tu debba cedere.»
La Mew Scimmia scosse lievemente la testa, singhiozzando. Fu allora che il biondo, sentendosi in dovere di fare qualcosa, l'abbracciò, stringendola più forte che poté.
«Ricominciare è stata più dura di quanto tu possa immaginare. Dopo la battaglia finale, Tokyo era stata rasa al suolo, molte persone erano morte... anche se avevamo vinto contro gli alieni, avevamo perso la voglia di vivere. Ci sono voluti anni per ricostruire gli edifici, mesi per curare i feriti, ma nonostante ciò, spesso quella malinconia di cinque anni fa ci assale quando meno ce l'aspettiamo, ed è normale» spiegò il ragazzo, inspirando appena il profumo della bionda. «Mi dispiace non essere riuscito ad aiutare Taruto e i suoi fratelli. Forse, se Deep Blue non avesse assorbito tutta l'Acqua Mew, li avremmo salvati.»
Purin continuò a piangere tra le sue braccia per un tempo indefinito, incurante delle persone che la ignoravano, o dei bambini che, al contrario, la osservavano da lontano.
Non se ne preoccupò minimamente perché tra le braccia di Ryou stava bene e sentiva di poter essere finalmente se stessa.
Dopo qualche minuto, smise di singhiozzare e, successivamente, di piangere. Alzò leggermente il viso, incontrando lo sguardo dell'americano: era in pensiero per lei. Glielo leggeva negli occhi.
Ryou le scostò una ciocca di capelli dal viso, provando la stessa sensazione che lo aveva assalito quando Purin, il giorno prima, in aeroporto, le aveva gettato le braccia al collo.
Riusciva a sentire il battito del suo cuore accelerare ogni secondo che passava. La ragazzina continuava a fissarlo con i suoi grandi occhi lucidi. In quell'istante, non riuscì a non pensare a quanto fosse diventata bella e matura.
Si avvicinò lentamente a lei, arrivando a sfiorarle la punta del naso con quella del proprio, ma un rumore molto vicino lo costrinse a distogliere lo sguardo e a dedicare tutta la sua attenzione a qualcos'altro.
Purin non fece domande; si asciugò le guance con il dorso della mano destra, dopodiché prese a guardare nella stessa direzione del biondo.
«Qualcuno ci sta spiando» affermò lui, mantenendo lo sguardo fisso su un cespuglio non molto lontano dalla loro panchina.
La bionda annuì, assumendo un'espressione estremamente seria. «Sì. L'ho sentito.» Senza aggiungere altro, si diresse con rapidità verso il cespuglio, le braccia tese lungo i fianchi e la guance rosse dalla rabbia. «Yuebin[1], esci subito di lì!»
Ryou sobbalzò lievemente, corrugando la fronte dallo stupore. Yuebin?!
Come previsto, pochi secondi dopo, il ragazzo dai capelli castani uscì dal suo nascondiglio, con un'espressione indecifrabile stampata di volto.
«Non ci posso credere! Mi stai spiando? Di nuovo?» sbottò la Mew Scimmia, con un tono che non ammetteva repliche. «Avevo chiesto una settimana da trascorrere in santa pace, una settimana soltanto. Possibile che tu ti debba immischiare ogni volta che mio padre mi concede di andare da qualche parte senza la tua presenza?»
«... Purin, in realtà è stato proprio tuo padre a chiedermi di controllarti. E, sinceramente, penso proprio di aver fatto bene a venire qui» soffiò, incrociando minacciosamente lo sguardo di Ryou.
«Non sono affari che ti riguardano» sibilò la biondina, a denti stretti.
«Invece sì. Se ti succedesse qualcosa, probabilmente Taren-sama[2] non mi perdonerebbe mai e poi mai. Il mio compito è proteggerti, che ti piaccia o no.»
«Tu non sei la mia guardia del corpo, vuoi capirlo o no? So difendermi benissimo da sola!» proseguì la biondina, sempre più rossa in viso.
Yuebin sospirò sommessamente, cercando di mantenere la calma. «Non è questo il punto, Purin. Ci sposiamo tra dieci giorni, e tu hai deciso di tornare a Tokyo proprio ora -per incontrarti con un ragazzo a mia insaputa, oltre tutto. Non penso proprio che si tratti di una coincidenza.»
«Yuebin, io non ho mai detto di volerti sposare! E poi sono tornata in Giappone perché volevo festeggiare il mio compleanno qui, nel paese in cui sono cresciuta, mica per-»
«Aspettate un secondo» s'intromise l'americano, assimilando il significato delle parole che aveva appena sentito. «Voi due state per sposarvi?»
Purin si bloccò di colpo, incrociando gli occhi di ghiaccio di Ryou. Gli dedicò un'occhiata dispiaciuta, dopodiché sospirò, consapevole che era giunto il momento di vuotare il sacco.

 

 

«È per questo motivo che dopo la battaglia finale sei tornata in Cina? Per sposarti?»
Purin annuì, sedendosi con nonchalance sul letto degli ospiti. «Sì. È stato un caso che mio padre abbia voluto che lo raggiungessi proprio in quel periodo. Dopo essere stato messo al corrente del fatto che io e Yuebin ci eravamo conosciuti e che le nostre presentazioni non erano state esattamente le migliori, ha esatto[3] che lo raggiungessi in Cina per abituarmi alla presenza del mio futuro sposo.»
«Quando quel ragazzo si è presentato al Caffé cinque anni fa, non credevo si trattasse di una cosa seria» rivelò il biondo, sedendosi accanto all'amica.
Questa sorrise amaramente: «La è, invece.»
«Non sei un po' troppo giovane per sposarti?»
«Non per mio padre, a quanto pare. Mi ha già detto che non appena io e Yuebin ci sposeremo, si metterà alla ricerca del giusto pretendente per Heicha. È ancora così piccola» sussurrò, con gli occhi nuovamente lucidi.
Ryou le mise una mano sulla schiena, iniziando ad accarezzargliela dolcemente. «Mi dispiace tanto, Purin.»
«Anche a me.» La bionda socchiuse leggermente gli occhi, imponendosi di non scoppiare nuovamente a piangere. «Io e Yuebin non siamo mai andati d'accordo, ma mio padre vuole a tutti i costi che io lo sposi. E ti giuro, Ryou, in questi anni mi è capitato di vedere un sacco di coppiette che si scambiavano regali ed effusioni, ma io non mi sono mai riconosciuta nella loro felicità. Nonostante Yuebin sia una brava persona, non è lui che voglio sposare. E sono sicura che mia madre accetterebbe la mia decisione.»
La Mew Gialla prese a fissare un punto indefinito della stanza con sguardo assente: probabilmente quella settimana sarebbe stata un completo disastro e avrebbe festeggiato il suo compleanno con Yuebin che le ronzava intorno.
L'americano la distolse dai suoi pensieri poco dopo. «Dov'è ora?»
Lei scrollò le spalle. «Non ne ho idea. È già tanto se sono riuscita a convincerlo a lasciarmi andare» disse, stiracchiandosi leggermente. Si distese nel letto, costringendo così Ryou ad alzarsi. «Non è poi così appiccicoso come sembrava la prima volta che lo abbiamo conosciuto, sai? In realtà fa tutto questo soltanto perché stima molto mio padre e non vuole deluderlo. In fondo, sono certa che nemmeno lui mi ama» affermò, sbadigliando sonoramente.
Il biondo rise sotto ai baffi, passandole una mano tra i capelli lisci e setosi: «Ne riparliamo domani, va bene? Ora pensa a riposarti e a svuotare la mente.»
Purin annuì, ma prima ancora che Ryou abbandonasse definitivamente la camera degli ospiti, la ragazzina era già caduta tra le braccia di Morfeo.

 

*

 

«Dimenticavo quanto fosse bello organizzare un picnic nel parco Inohara. Mi è mancato molto tutto questo» soffiò Purin, beandosi del lieve venticello che le accarezzava il viso.
Ryou assaporò uno dei tramezzini al tonno che aveva preparato con l'amica in mattinata. «Che cos'hai fatto in questi ultimi anni?» chiese, con la bocca piena.
«Mmh... oltre ad allenarmi dalla mattina alla sera, intendi?» scherzò lei, ridacchiando per un paio di secondi. «Mi sono annoiata a morte. Non essendoci più alcun bisogno di badare ai miei fratelli, ho trascorso le mie giornate ad allenarmi con mio padre e Yuebin. Ho iniziato ad andare a scuola più frequentemente, ma mi sono ritirata al primo anno delle medie: non era molto facile organizzare lo studio con il mio addestramento.» La ragazzina bevve un sorso di succo d'arancia, assaggiando poi un bignè al cioccolato. «Ricordo ancora quando Ichigo dava la colpa ai chimeri perché non aveva mai tempo per finire i compiti!» esclamò, scoppiando in una sonora risata. «Era così buffa!»
«Se Ichigo fosse uscita qualche volta in meno con Aoyama, probabilmente li avrebbe finiti per tempo» disse il biondo, pulendosi le dita con un tovagliolino di carta.
I due si scambiarono una lunga occhiata, sorridendosi l'uno con l'altra. Purin si scostò una ciocca bionda dietro all'orecchio, mentre Ryou assunse un'espressione estremamente seria.
«Immagino che tu abbia voluto trascorrere il giorno del tuo sedicesimo compleanno qui perché in Cina non hai avuto tempo per festeggiare i precedenti» azzardò il ragazzo.
La Mew Gialla non riuscì a trattenere l'ennesimo sospiro. «È così.»
«Se Kei fosse qui, gli chiederei di prepararti una delle sue torte alla panna. Ci proverei io, ma non sono molto bravo ai fornelli.»
Purin scosse la testa. «No, sta’ tranquillo. Non ho bisogno né di una torta, né di un regalo. Mi basta trascorrere un po' di tempo con te per essere felice.»
La bionda, non appena si rese conto delle parole che erano appena uscite dalla sua bocca, si morse in fretta la lingua; l'americano, invece, tentò di mantenere un'espressione impassibile malgrado quella frase lo avesse messo in evidente imbarazzo.
«Vado a prendere altri tovaglioli al chiosco» propose, nel tentativo di sparire per un po’.
Purin annuì freneticamente e, non appena il biondo iniziò a camminare, dandole le spalle, le sue gote si arrossarono notevolmente.
Ryou, invece, dopo aver chiesto un paio di tovagliolini al ragazzo dietro al bancone, per poco non andò a sbattere contro un uomo da quanto aveva la testa per aria.
«Oh, mi scusi» si affrettò a dire, ma non appena incrociò lo sguardo dell'uomo in questione, si pentì amaramente di avergli porto le proprie scuse.
«Che cosa stai cercando di fare?» domandò Yuebin, con un finto sguardo minaccioso.
«Tornare alla mia postazione?» ironizzò l'americano, cercando di oltrepassare il castano. Quest'ultimo lo bloccò trattenendolo per un braccio, costringendolo a voltarsi.
«Intendevo con Purin.»
Ryou lanciò una rapida occhiata alla ex Mew Scimmia, intenta a dare delle briciole di pane ad un uccellino. Probabilmente non si era resa conto della presenza del suo futuro marito.
«Non sto cercando di fare proprio niente.»
«Ah, no? Perché a me sembra che tu stia cercando di portarmela via.»
«Secondo me ti fai troppi problemi» lo punzecchiò il biondo, mollando la presa sul suo braccio con uno strattone.
Yuebin lo guardò confuso. «Uh?»
«Credi davvero di riuscire a conquistarla continuando a comportarti così? Fai solo la figura dell'impiccione.»
Il ragazzo rizzò le spalle, sentendosi improvvisamente a disagio. «Non voglio essere un peso per lei. Voglio solo assicurarmi che-»
«Che suo padre continui a stimarti? Perché in fondo è solo questo che vuoi, no?»
Il castano abbassò leggermente lo sguardo. «Non è solo questo. Forse, all'inizio, sì, cercavo l'approvazione di suo padre, ma dopo cinque anni passati al suo fianco, ho cominciato a voler davvero bene a Purin» ammise, dedicando anche lui uno sguardo alla biondina.
«Se le vuoi veramente bene, perché continui a starle col fiato sul collo?» domandò l'ideatore del progetto Mew.
«Perché l'ho promesso a Taren-sama. Una promessa è una promessa.»
«Fa’ come ti pare» disse il biondo, allontanandosi di qualche passo. «Sappi solo che, se continui così, non conquisterai mai la fiducia di Purin. E forse, a lungo andare, se lei non si abituerà ad averti intorno, anche suo padre potrebbe stancarsi della tua presenza.»
Yuebin aprì leggermente la bocca, ma da essa non uscì alcun suono. Rimase solo con i propri pensieri e le proprie speranze andate in frantumi dalle semplici parole di quel biondino spocchioso che proprio non sopportava. Ma, non appena Ryou tornò da Purin e quest'ultima gli dedicò un sorriso a trentadue denti, Yuebin non riuscì a fare a meno di chiedersi cosa ci fosse di sbagliato in lui.

 

*

 

«Ma dai! Non puoi essere tu! Sei così carino qui!» esclamò Purin, lasciandosi andare ad una risata cristallina.
«Avrò avuto un anno» sbuffò Ryou, pentendosi amaramente di aver chiesto alla Mew Scimmia di sfogliare insieme a lui un vecchio album di famiglia. «I neonati sono tutti uguali. Col tempo cambiano, però.»
«Lo so, ma tu sei proprio diverso! Avevi un visino così dolce che parevi quasi un angioletto, peccato che ora non lo sei affatto!» proseguì la bionda, asciugandosi gli occhi umidi.
L'americano abbassò lo sguardo, infastidito, ma non riuscì a nascondere un lieve sorriso. «Stai diventando identica a Ichigo, lo sai?»
La Mew Gialla iniziò a farsi aria con la mano destra, nel tentativo di recuperare tutto il fiato che aveva perso nei minuti precedenti. «E dai, non si può neanche scherzare con te!» disse, ridacchiando ancora.
Ryou cercò di non ascoltarla: si mise a sfogliare l'album da solo, con l'obiettivo di non mostrare all'amica le pagine in cui erano presenti i suoi genitori per evitare domande.
Purin, però, fu più scaltra: gli tolse di mano il raccoglitore con una rapidità invidiabile e prima che Ryou potesse fermarla in qualche modo, la ragazzina gli mostrò una fotografia che ritraeva una donna dai lunghi capelli biondi.
«È tua madre?» chiese, diventando estremamente seria.
L'ideatore del Progetto Mew deglutì sommessamente. «Sì.»
«È molto bella» ammise la Mew Scimmia, osservando a lungo la fotografia in silenzio.
Il biondo non riuscì a trattenere l'ennesimo sorriso. «Già. Quella fotografia piace molto anche a me.»
Purin annuì lievemente, riponendo l'immagine all'interno dell'album. Riprese a sfogliarlo lentamente e, non appena giunse all'ultima pagina, sul suo volto comparve un'espressione stupita.
C'erano due foto, indubbiamente le più recenti di tutto il raccoglitore. La prima raffigurava Ryou e Keiichiro davanti all'entrata del Caffè: probabilmente era stata scattata prima che conoscessero la Squadra Mew, in quanto entrambi erano molto più giovani. La seconda, invece, era la prima e ultima foto che aveva scattato insieme alle ragazze pochi giorni prima della battaglia finale.
«Come mai le hai messe qui, nel tuo album di famiglia?» chiese la ragazza, incontrando lo sguardo di Ryou.
«Perché anche voi ne fate parte» rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Dopo la morte dei miei genitori, non avevo nessuno oltre a Kei. Conoscere voi ragazze, dopo tutto quello che avevo passato, è stato un regalo meraviglioso.»
Purin abbozzò un sorriso: «Ti è costato molto rivelare una cosa simile, non è così?»
Il biondo rispose con un cenno del capo, dopodiché ripose il raccoglitore nel cassetto della scrivania.
La Mew Gialla lo guardò negli occhi per un tempo indefinito prima di aprire nuovamente bocca.
«L'altro giorno... tu e Yuebin vi siete parlati?»
Ryou inarcò un sopracciglio. «Che ne sai tu?»
«Vi ho visti. Non eravate invisibili, sai?»
L'americano si passò distrattamente una mano tra i capelli. «Beh... sì. Sì, gli ho parlato.»
«Sei stato scortese?»
«Assolutamente no. Gli ho solo detto un paio di cose per evitare che ti stesse col fiato sul collo per il resto della settimana. Sono stato fin troppo educato.» Fece una pausa, soppesando sulla chiacchierata avuta con Yuebin. «Dubiti di me, per caso?»
Purin non riuscì a nascondere un sorrisetto. «Affatto.»
Nella stanza calò il silenzio, e nessuno dei due osò aprire bocca per i successivi due minuti, il tempo necessario per riflettere su quanto accaduto nei giorni passati.
«In ogni caso, sei riuscito a scollarmelo di dosso, quindi, grazie. Sei stato davvero-»
«Non tornare in Cina.»
La Mew Gialla sobbalzò. «Cosa?»
«Non devi farlo, se non vuoi. Dimostra a tuo padre che prendi le tue decisioni da sola.» Prese le mani della ragazza tra le proprie. «Puoi restare qui... con me.»
Purin scosse la testa, mentre un lieve sorriso amaro le contornava le labbra. «Non posso.»
«Perché no?»
«Perché vivendo al tuo fianco proverei solo dolore.»
Il biondo soffocò un sospiro, aumentando la presa sulle mani della ragazzina.
«Da quando ho conosciuto te, Kei e le ragazze, la mia vita è cambiata. E credimi, io farei davvero qualsiasi cosa per tornare indietro nel tempo e rivivere gli ultimi sei anni, ma ora non posso proprio tornare a vivere a Tokyo. Malgrado il mio cuore mi stia urlando di restare, non posso» spiegò, tristemente. «Sono cambiate troppe cose. Sono successe troppe cose.»
«Capisco che tu soffra ancora per la morte di Taruto, ma prima o poi ne uscirai, te lo assicuro. Devi solo trovare la forza per-»
«Non si tratta solo di Taruto. Si tratta di me, di te, e delle altre. Non posso disobbedire a mio padre, perché, nella sua mente contorta, lui sta cercando un ragazzo che si prenda cura di me perché mi vuole bene. Non posso stare con te, perché mi piaci un sacco, Ryou, mi piaci un sacco, e dopo le esperienze passate ho capito che forse è meglio vivere vicino a qualcuno che non amiamo, perché se invece decidessimo di stare accanto a qualcuno che amiamo e gli accadesse qualcosa, ne soffriremmo. E io non voglio soffrire ancora. Non voglio.»
Ryou si sentì terribilmente in colpa. Non aveva idea di quello che passasse per la testa della Mew Scimmia, così come non aveva idea che anche lei provasse gli stessi sentimenti che provava lui.
«E non posso vivere nella stessa città in cui ho dovuto dire addio alle mie migliori amiche e a mia madre» concluse, con voce tremante.
L'ideatore del Progetto Mew deglutì, avvertendo il fardello sul proprio cuore appesantirsi sempre di più. «Mi dispiace tanto.»
«Va bene così» soffiò la biondina, ritraendo lentamente le mani.
Un attimo dopo, poggiò le labbra sulla guancia sinistra di Ryou. Fu un bacio dolce, delicato, un lieve contatto che fece rabbrividire entrambi da quanto pareva irreale.
Eppure, era più che reale.
Ma, non appena Purin uscì dalla stanza dell'americano, e quest'ultimo si passò un dito sulla pelle, Ryou capì che tra di loro non avrebbe mai funzionato.
Si lasciò andare con nonchalance sul morbido materasso, incrociando le mani dietro la testa. Nello stesso istante, un'idea si insidiò nei suoi pensieri, generando un ulteriore sorriso sul suo volto.

 

*

 

«Si può sapere dove mi stai portando?»
«Devi essere paziente» rispose Ryou, aiutandola a non inciampare sull'ultimo gradino.
«Avanti, sono curiosa!» esclamò Purin, gonfiando un poco le guance.
«Non avevi detto che non ti importava di ricevere un regalo di compleanno?»
«Sì, ma visto che ormai me lo hai fatto, voglio sapere di che cosa si tratta! Me lo dici?»
Questa volta, anziché rispondere, il biondo si limitò a sfilarle la benda dagli occhi.
Non appena la Mew Scimmia alzò le palpebre, constatò di trovarsi nel vecchio laboratorio situato nei sotterranei del Caffé.
«Un computer che lampeggia?» azzardò, indicando il monitor sulla scrivania.
«Più o meno. Perché non vai a controllare più da vicino?»
Purin, con la fronte aggrottata, si avvicinò al computer a passo spedito. Cliccò sul tasto sinistro del mouse e, subito dopo, quattro volti famigliari occuparono il suo campo visivo.
«Sorpresa!» urlarono all'unisono le quattro voci.
La bionda si bloccò letteralmente davanti allo schermo. Il respiro le venne a mancare e, in un attimo, i suoi occhi si inumidirono.
«Ragazze...» sussurrò, singhiozzando. «Non ci posso credere...»
«Credici, invece. Ho dovuto disdire una riunione importante per essere qui» scherzò Minto, strizzando l'occhio all'obiettivo.
«Oh, poverina! Peccato che qui sono io quella che si è dovuta svegliare in piena notte» sbuffò Ichigo, incrociando le braccia.
«Possibile che tu ti debba sempre lamentare?»
Ryou si passò una mano tra i capelli: «Ragazze, la potete smet-»
«No, lascia stare» lo pregò Purin, scuotendo lievemente la testa. «È come ai vecchi tempi. Va bene così» disse, tirando su col naso.
L'americano, in risposta alla richiesta di Purin, annuì. Si limitò a salutare con un cenno del capo Retasu e Zakuro, che osservavano la lite tra Ichigo e Minto ridendo sotto ai baffi. Dopodiché, si diresse al piano superiore, e l'ultima cosa che riuscì a udire prima di dileguarsi fu la risata piena di vita di Purin.

 

 

La ex Mew Gialla salì le scale con dei saltelli allegri, canticchiando gioiosamente una melodia piacevole all'udito.
Aveva parlato con le sue amiche per più di due ore, dandosi nuovamente appuntamento in webcam verso sera. Ichigo e Minto si erano punzecchiate per un bel po', mentre Zakuro, con stupore di tutte, raccontò moltissime cose che le erano accadute da quando si era trasferita a Los Angeles. Retasu parlò per lo più a monosillabi, dimostrando di essere rimasta la ragazza timida di sempre, mentre Purin, per la maggior parte del tempo, si era limitata ad ascoltarle in silenzio.
Non appena la bionda giunse nell'atrio del Caffè, non le sfuggì un rumore proveniente dalla cucina. Si sporse leggermente all'interno della stanza, incuriosita, e Ryou si accorse subito della sua presenza.
«Ora mi spii?» la punzecchiò, inarcando leggermente un sopracciglio.
La Mew Scimmia gli fece la linguaccia, ma subito dopo gli dedicò uno dei suoi sorrisi più raggianti. «A quest'ora i bambini dovrebbero essere a nanna già da un po'. Come mai sei ancora sveglio?» ribatté lei, con fierezza.
L'americano ammiccò a sua volta un sorriso, riponendo i piatti lucidi nella credenza. «Piaciuta la cena?»
Purin annuì, avvicinandosi all'isola della cucina. «Sì, molto.»
«E il regalo?»
«Mi è piaciuto anche quello» ammise, le guance lievemente arrossate. «Come hai fatto a...»
«Riunirle tutte?» chiese Ryou, non lasciandole il tempo di finire la frase. «Ho semplicemente detto loro che ti mancavano e che ti avrebbe fatto piacere parlare un po' con le tue vecchie amiche il giorno del tuo compleanno.»
La ragazzina ruotò leggermente la testa di lato, stupita dal fatto che fosse bastato così poco. «Beh, in ogni caso, ti ringrazio. È stata una giornata veramente bella.»
«Mi fa piacere. Direi che quindi è mio dovere fare in modo che questa giornata si concluda nel migliore dei modi» disse il biondo, delineando un sorriso.
Si avvicinò al frigorifero, dalla quale estrasse una scatola che poggiò con cura sull'isola, dopodiché la aprì davanti agli occhi scintillanti di Purin. Il contenuto della scatola era nientemeno che una torta di compleanno.
«Non dirmi che l'hai fatta tu» soffiò lei, osservando il dolce sbalordita.
Si trattava di una torta interamente ricoperta da panna montata, con alcune fragole sparse qua e là e dei fiori disegnati con la glassa al cioccolato. All'apparenza, sarebbe potuto sembrare uno dei dolci tipici di Keiichiro, ma era ovvio che era stata una persona meno esperta di lui a realizzare quella torta.
«Ti sembrerà incredibile, ma è così» affermò l'americano, porgendo una fetta all'amica. «Di sicuro il gusto non sarà ottimo, però-»
«È deliziosa!» esclamò la Mew Scimmia, divorando con una rapidità elevata l'intera porzione.
Di fronte a quella scena, Ryou non riuscì a trattenere una piccola risata divertita.
Purin alzò il viso, dedicandogli uno sguardo interrogativo. «Uh? Che c'è?»
«Sei buffa. E sei sporca di panna» spiegò lui, porgendole un tovagliolo di carta.
La bionda rise a sua volta, pulendosi distrattamente gli angoli della bocca.
«Ho un ultimo regalo per te» affermò l'americano.
La Mew Gialla deglutì, mandando giù l'ultimo boccone. «Ryou, non c'era bisogno che ti disturbassi in questo modo. Sei stato davvero molto gentile ad ospitarmi, a difendermi davanti a Yuebin, a metterti in contatto con le ragazze, e a prepararmi questa torta buonissima. Insomma, direi che hai già fatto fin troppo. Non credo di meritarmi tutte queste attenzioni.»
Ryou inarcò entrambe le sopracciglia, osservandola con fare severo. «Non dire mai più una cosa simile.»
Purin sussultò, intimidita dal tono di voce estremamente serio dell'amico. «Che...?»
«Sei fantastica, in ogni ambito. E meriteresti molte più attenzioni di quelle che ti ho dedicato io questa settimana. Meriti molto, Purin, più di quanto tu possa immaginare.»
La ragazzina deglutì ancora, abbassando istintivamente lo sguardo. «Perché mi stai dicendo queste cose?»
«Perché con te, sono felice.»
Le guance di Purin si arrossarono lievemente. «Io... non so cosa dire.»
Ryou le porse una scatolina argentata, decorata con un fiocco giallo. La ragazza esitò per un attimo, ma poi la prese tra le proprie mani come se fosse l'oggetto più delicato che avesse mai sfiorato. La aprì e, non appena ne vide il contenuto, un sorriso sincero le contornò le labbra.
«Che bella» sussurrò, seriamente convinta delle parole che aveva pronunciato.
All'interno della scatola vi era una collana dorata con un grande pendente a forma di cuore del medesimo colore.
«Dovresti aprire anche il ciondolo» suggerì Ryou, sorridendo a sua volta.
Purin fece come le fu detto; non appena si rese conto che l'immagine all'interno del pendente era quella che lei e le ragazze avevano scattato cinque anni prima -la stessa che il biondo conservava nel suo album di famiglia-, i suoi occhi iniziarono a brillare.
Si voltò verso Ryou, dedicandole uno sguardo interrogativo, come se gli stesse chiedendo: Perché l'hai fatto?
«Quando tornerai in Cina e sentirai la mancanza di casa, ti basterà aprire il ciondolo per tornare a sorridere» rispose lui, con un pizzico di amarezza nella voce che fece stringere ulteriormente il cuore della Mew Scimmia.

 

 

*

 

Purin si bloccò nel bel mezzo della banchina, stringendo involontariamente la presa sulla maniglia della valigia. Dopo un paio di secondi, la lasciò andare a terra, mentre un brivido le attraversò la schiena.
«Ti senti bene?» chiese Ryou, poggiandole delicatamente una mano sulla spalla.
Purin deglutì, accarezzando dolcemente il ciondolo che portava al collo. Si voltò di scatto e, subito dopo, prese il viso di Ryou tra le proprie mani.
Ormai non aveva più motivo trattenersi. Se ne sarebbe andata per sempre, perciò tanto valeva dare un senso a quell'addio.
Lo baciò, consapevole che Yuebin l'avrebbe potuta vedere, ma un attimo dopo capì che, con ogni probabilità, Ryou, con le sue parole, era riuscito a convincerlo a non spiarla mai più.
E questa consapevolezza la spinse ad aumentare la presa su di lui, baciandolo con sempre più foga, come se non avesse bisogno di altro.
L'americano la assecondò, ma, non appena la Mew Gialla si allontanò da lui, provò una sensazione di vuoto allo stomaco.
Purin annuì, rispondendo alla domanda del ragazzo. «Sì, sto bene.» Sorrise, e in quel sorriso Ryou riuscì a scorgere la purezza di una bambina.
Fu allora che il biondo capì.
Purin aveva le sembianze di un'adolescente, ma la sua anima era la stessa di quella bambina che, cinque anni prima, aveva salvato il mondo insieme alle sue amiche.
Era un'anima pura, innocente e genuina. E lui non se la sentiva di macchiarla con un suo sentimento da adulto, che non avrebbe giovato a nessuno dei due.
Di conseguenza, Purin era troppo piccola per sposarsi, e lui avrebbe fatto di tutto per evitare che se ne andasse. Ma, forse, se il destino aveva deciso che sarebbe dovuta finire in quel modo, allora avrebbe dovuto lasciar perdere.
«Mi fa piacere» proseguì lui, lasciando lentamente la presa sui suoi fianchi.
Non si dissero più nulla. Purin si allontanò in silenzio e Ryou non fece niente per evitare che salisse sulla nave.
Continuarono a lanciarsi occhiate, sorrisi e qualche buffa espressione per far dimenticare all'altro che quello sarebbe stato il loro ultimo saluto.
Non appena la nave salpò, Ryou non riuscì a nascondere un sorriso amaro.
L'americano continuò ad osservare l'orizzonte fino a quando la nave scomparve completamente dalla sua visuale.
«Non ti dimenticherò mai» sussurrò tristemente all'oceano, avvolto dai colori del tramonto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] È il promesso sposo di Purin apparso nell'episodio 33.
[2] Taren non è il nome del padre di Purin, ma un termine onorifico utilizzato in Cina verso qualcuno per cui si ha una profonda stima.
[3] Non è la prima volta che uso questa parola, ma ogni volta che lo faccio mi meraviglio anch'io del suo significato: è la forma al passato remoto del verbo esigere.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Jade Tisdale