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Autore: Laura Schiller    17/11/2015    1 recensioni
La dichiarazione d'amore di Masaya dal suo punto di vista.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Aoyama Masaya aprì gli occhi, scoprendo che stava sotto una tenda ombreggiata in una strada inzuppata di pioggia, tremando nella sua camicia di cotone bianca. L’orologio sul palo metallico segnava le 9. Toccò i biglietti del concerto nella tasca della camicia; lo spettacolo doveva essere ormai a metà. Dove diavolo era finita Ichigo?

Si sentiva confuso, disorientato. Avrebbe giurato che fuori fosse stato luminoso - e asciutto - solo fino a un momento prima. La sua testa era piena di immagini strani e surreali - un bozzolo contenente una falena velenosa sulla cima della Torre di Tokyo; esseri maliziosi con la pelle grigia e orecchie a punta; Ichigo che cadeva, e lui la prendeva tra le braccia un attimo prima del suo impatto col suolo.

Un lampo di comprensione lo attraversò come un fulmine. La Torre di Tokyo - il notiziario - le Mew Mew. Ichigo!

Sapeva l’identità della sua amica - forse la sua ragazza - quasi fin dall’inizio. All’inizio aveva considerato le stranezze che la riguardavano - le orecchie di gatto, la voglia di pesce, i miagolii e la straordinaria agilità - come un frutto della sua immaginazione, ma il vedere sempre più evidenze davanti ai suoi occhi lo aveva portato a farsi delle domande su tutto quello che la sua mente scientifica aveva creduto fino a quel momento. Poi, il giorno in cui la sua vita era stata salvata da quel batterio mutante dall’eroina Mew Ichigo - con le orecchie di gatto, una coda, e una voce e il corpo quasi identici a quelli di Ichigo - aveva fatto silenziosamente due più due. Dato che parlare di ciò sembrava che la imbarazzasse molto, aveva lasciato cadere la cosa, credendo - sperando - che col tempo si sarebbe fidata di più di lui.

Quello era stato anche il giorno in cui l’aveva chiamata col suo nome proprio, chiamandola mentre lei stava fuggendo.

Ora stava lì, in piedi in quella strada silenziosa, guardando il cemento grigio diventare azzurrognolo nell’implacabile pioggia estiva. La ragazza che amava stava combattendo per il futuro della Terra, e non c’era niente che lui potesse fare.

Cos’era l’amore? Se l’amore era non volere niente di più che vedere i suoi sinceri occhi marroni illuminarsi in un sorriso, camminare mano nella mano nel parco, capire all’improvviso ogni canzone d’amore scritta perché gli richiamavano il suo viso gioioso, sentire che l’esistenza su questo pianeta non era nulla senza l’odore dei suoi capelli e il suono della sua risata - allora sì, amava Momomiya Ichigo. E Dio, non gliel’aveva nemmeno mai detto.

Lei e le sue compagne - e l’intera città - avrebbero potuto morire oggi, e lui non gliel’aveva nemmeno mai detto.

Ti giuro, pregò in silenzio, che se sopravvivremo entrambi a questa notte, le dichiarerò il mio amore.

Qualunque sarebbe stata la sua risposta. Sapeva che lei lo trovava attraente; l’agitazione che le prendeva quando era con lui era evidente. Sapeva che le piaceva la sua compagnia. Ma lo amava? Da quello che sapeva, era una cosa completamente diversa.

Amare qualcuno è nobile. Ti fa superare tutte le difficoltà. Dove aveva sentito queste frasi? In un testo religioso? Ripeté quelle parole a se stesso nell’oscurità come un mantra, pregando di riuscire ad essere nobile quando fosse giunto il tempo.

Si fermò nell’angolo di un palazzo vicino alla piazza, guardando l’incrocio come aveva fatto da quando era arrivato in anticipo. Poteva sentire il debole rumore del concerto nell’auditorio vicino.

Girò l’angolo e vide Ichigo.

Era bagnata fradicia, come lui, la sua divisa grigia e bianca appiccicata dal corpo. Una macchina che stava passando li inondò della luce dei fanali, e vide che lei era tutta rossa e ansimante. Sicuramente aveva corso per tutto il tragitto.

Appena lo vide, si intrecciò le mani dietro la schiena e fece quasi un passo indietro. “Aoyama-kun! Ecco… sono arrivata tardi perché, ehm…”

Per un momento, lui credette veramente che fosse venuto il momento. Che gli avrebbe detto la verità. Dopotutto, lei cosa si aspettava? Dove poteva andare a parare questa strana e indefinita relazione se lei mentiva regolarmente? Visto che lui in teoria non doveva conoscere il suo segreto, come sarebbe sembrato il suo arrivo di tre ore di ritardo, senza neanche una spiegazione? Lui aveva ogni diritto di chiederla.

“Aoyama-kun” disse lei, con voce flebile e insicura “mi dispiace”.

La luce dei lampioni si rifletteva nelle lacrime che le scorrevano lungo le guance. Masaya dimenticò la sua rabbia silenziosa, dimenticò tutto tranne l’impulso improvviso di cancellare quelle lacrime in ogni modo - perché era Ichigo, una ragazza fatta per essere felice, ed era insopportabile pensare che la sua vergogna di fronte a lui la stesse facendo piangere.

Attraversò il marciapiede a grandi passi e le strinse le braccia attorno. “Ti ho aspettato per tutto questo tempo, Ichigo… ti amo.”

Chiuse gli occhi e aspirò l’odore della sua pelle bagnata dalla pioggia e dei suoi capelli. Dopo tutti quei minuti, o ore, di attesa, in quella notte fredda e umida, lei era così incredibilmente calda. Le braccia di lei gli si chiusero attorno alla vita in un tentativo di ricambio, e lui si chiese come avrebbe mai potuto pensare di essere stato felice prima. Non aveva mai saputo cosa fosse la felicità, fino a quel momento.

Con un singhiozzo improvviso, lei si spinse via, afferrandosi la testa con le mani e si precipitò dietro una colonna. Avrebbe potuto giurare di vederle qualcosa di nero ai lati della testa, prima che lei sparisse.

Così quel momento era finito. Inghiottì la sua delusione e si avvicinò a lei con cautela, cercando di toccarle la testa. Lei si ritrasse, rannicchiandosi dietro la colonna come un animale selvatico.

“Ho capito”, disse lui tristemente, cercando di non lasciare trasparire la sua amarezza. “Scusami se ti ho spaventata. Me ne vado.”

Allora si era sbagliato? Non le importava di lui nemmeno un po’? Perché non gli diceva niente?

Si mise le mani in tasca, come faceva a volte quando si sentiva scoraggiato, e trovò un fazzoletto, stirato e piegato. Rammaricato, lo allungò a Ichigo. Dopotutto, non poteva andarsene a casa con le orecchie di gatto fuori.

Ichigo uscì da dietro la colonna un po’ goffamente, col fazzoletto che le copriva le orecchie, mentre questo le si stava bagnando come lei stessa. Incrociò lo sguardo di Masaya, le sue labbra si muovevano come se cercasse di dire qualcosa.

“Aoyama-kun… io… io…”

Sì, Ichigo? Disse quasi, lui. Tu cosa? Vuoi scusarti di nuovo? Dirmi che vuoi che restiamo solo amici?

“Ti amo anch’io” disse lei.

Prima ancora di afferrare completamente le parole, Masaya la attirò di nuovo a sé. Il fatto che lei tenesse la testa comodamente sotto il suo mento, e il suo debole verso di sorpresa lo fecero sorridere. Era un abbraccio diverso questa volta, più sicuro, perché lei era sua ora, e lui era suo. Quanta differenza potevano fare due parole.

Presto l’avrebbe accompagnata a casa. Non era sicuro nel buio. E un giorno, quando si fossero conosciuti meglio, lei gli avrebbe detto tutto sulla sua altra vita e lui l’avrebbe supportata come meglio avrebbe potuto. Ma per ora, tutto quello di cui aveva bisogno era stringerla a sé.

Solo un altro po’… ti prego, Dio, non far smettere questa pioggia.

 

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Niente da osservare su questa storia, metto solo questo specchietto come omaggio, perché questa scena è una delle mie preferite in assoluto della serie e dell'animazione in generale (una delle scene più genuinamente romantiche mai viste negli anime, secondo me). Da ragazzina avevo registrato questo episodio e mi guardavo questa scena di continuo, e lo ammetto, a volte lo faccio anche adesso quando ho bisogno di scaldarmi un po' il cuore (rigorosamente in italiano perché, porca miseria, la voce di Megumi Ogata non può competere con quella di Patrizio Prata). E niente, amo questa scena, amo questa coppia, amo lui, amo loro due. Andate in pace xD

(giusto per non rendere inutile questo specchietto... mancano ancora esattamente otto fan fictions da tradurre)

   
 
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