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Autore: TheSingingCrab    20/11/2015    4 recensioni
"Avrebbe potuto ferirla." pensai con un po' di senso di colpa verso la mia disattenzione.
E se il Kindred fosse condannato ad un'esistenza di sofferenza..? E se l'Agnella ed il Lupo nella loro "solitudine condivisa" si ritrovassero a provare sentimenti reciproci?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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Mi guardò con il suo solito sguardo da agnellino smarrito.
<< E adesso? >> chiese.
<< Adesso aspettiamo >> , risposi.


La rugiada le accarezzava le dita lunghe e affusolate, note a tutti per la loro abilità di incoccare e scoccare frecce con la rapidità di un occhio che si socchiude al sole.

<< Sicuro di aver seguito la pista giusta?>> chiese la fanciulla, piegando di lato il viso, parlando con un tono alquanto rattristato.

<< Si, mia agnellina >> risposi, accennando ad una risata.
Era distesa sul terreno umido, e, non un granello di terra, aveva il coraggio di attaccarsi al suo mantello candido.
Portai il naso all'aria, annusando intensamente, dove gli odori creavano nella mia mente la scena che il vento mi sussurrava. Senza perdere tempo, le descrissi ciò che vedevo:

<< Sono cinque: uno conduce i due buoi che trainano il carro, altri quattro sono posizionati ai lati di esso, di cui due chiudono le fila, dietro le ruote posteriori. >> abbassai il muso. Il Vento aveva smesso di parlarmi.
La sua coda fremette, le sue orecchie si mossero in direzione dei suoni in avvicinamento: Il fango non faceva altro che accentuare i loro spostamenti, nonchè rallentarli, rendendoli più impacciati.
Ed eccoli finalmente, avevano appena svoltato l'angolo che il sentiero fangoso creava sotto la fitta vegetazione. Erano proprio come nella visione portata dal vento: quattro ai lati, uno in testa al gruppo.
L'agnella girò di scatto la testa verso di me, guardandomi con impazienza.

<< Non essere affrettata >>, le sussurrai. << Aspetta che la punta della tua freccia sia perpendicolare alla tempia dell'uomo che conduce i buoi. >>

Lei estrasse repentina l'arco, facendo un profondo respiro che le arruffò leggermente il candido pelo del petto, ed incoccò la freccia.
La carovana era sempre più vicina ed ignara del suo triste destino.

Fu come se l'aria si congelasse, il tempo rallentò. Sentivo il desiderio di mordere, dilaniare e ridurre a brandelli quella tenera carne intrisa di peccati e di malvagità.
Ma aspettai.
Guardai Kindred, aspettai un suo ordine, impaziente.
La sua freccia era pericolosamente in linea con la tempia del primo uomo.

Fremetti.

Ed eccolo il segnale: un impercettibile segno della testa in loro direzione, che per me preludeva un lauto pasto e tremende sofferenze per gli sfortunati. Scattammo all'unisono, come se fossimo una cosa sola; i malcapitati non ebbero nemmeno il tempo di reagire o, almeno, non il nostro primo bersaglio.

Kindred lo neutralizzò con una freccia alla testa, rapida, ed indolore. I buoi reagirono subito, fiutarono il pericolo e cominciarono a correre sulle loro tozze zampe, travolgendo sotto le ruote un giovane che non ebbe nemmeno il tempo di gridare.
<< Che peccato >>, pensai con un po' di sadismo << Uno in meno con cui divertirsi >>.
Voltai lo sguardo e vidi Kindred atterrare sui suoi piccoli zoccoli neri, volteggiando graziosamente.
Un ragazzo paffutello, con della barba appena accennata, si girò urlando verso di lei, brandedo una spada corta.

<< Ma cosa crede di fare? >> fu il mio pensiero sprezzante. << Lei brandisce un arco! Stolto, non ti meriti una Morte Bianca da parte della sua mano benevola. >>

I suoi occhi erano pieni di paura, consci del fatto che stava guardando dritto negli occhi la sua assassina.
Ella scoccò un'altra freccia, precisissima, dritta negli occhi di lui, che si accasciò pesantemente a terra con un rivolo di sangue che scorreva su sul giovane viso.

<< Idiot-... >> Le mie orecchie ebbero un guizzo dietro la testa, in direzione di un rumore alle nostre spalle.
<<< -...AAAH! >> urlai, concludendo l'insulto precedente, ormai indirizzato al nostro nuovo assaltatore.

Mi ci buttai a capofitto - un uomo adulto, probabilmente il padre del ragazzo che brandiva la spada - affondando con violenza le fauci nel suo braccio, udendo con piacere un suo urlo di dolore, che gli fece mollare la presa sulla su ascia da lancio.

<< Avrebbe potuto ferirla. >> pensai con un po' di senso di colpa verso la mia disattenzione.
Alzai lo sguardo verso la faccia dell'uomo: alto, muscoloso, capelli neri scompigliati ed occhi scuri come il carbone. In essi vidi tutti i peccati commessi nell'arco della sua vita. Questa visione fomentò il mio animo ed aumentai la pressione dei miei denti nella sua carne.
Il dolore lo pervase a tal punto che cadde carponi, piangendo e dimenandosi, invano.
<< Io non porto una Morte Bianca come l'agnella, io sono la Morte dolorosa, quella che ti fa rimpiangere ogni singolo secondo passato su questo mondo a peccare, vivendo nella lussuria e sperperando patrimoni inesistenti, addebitandosi a tal punto da dover ridurre la propria famiglia in schiavitù. >> sussurrai, staccando appena le zanne dalla sua carne lacerata che lasciava intravedere il bianco delle ossa.

<< Ma io non sono quel tipo di uomo! >> Urlò lui in preda alla disperazione, accentuando la parola "quel", come a dimostrazione della sua buona condotta.
<< VOI state distruggendo la mia famiglia! Siamo dei commercianti, ci stiamo solo procurando da vivere! >> concluse in lacrime.

<< Esattamente, il che è ancora peggio: siete dei truffatori, come ogni commerciante. >> Detto ciò, azzannai la sua gola, squarciandola e facendo uscire un rosso fiume caldo, che mi inzuppò il muso come fossero delle macabre pitture tribali.

Mi voltai, puntano verso gli ultimi due superstiti << E voi due piccole pecorelle smarrite, dove credete di scappare? >> dissi in tono canzonatorio.
Erano una bambina ed un bambino, ancora in tenera età e presumibilmente gemelli - ero troppo lontano per riuscire a distinguere le differenze fra i due - che tremavano l'uno contro l'altro, cercando sostegno alla corteccia di un albero.
Aprii le fauci, mostrando i denti sporchi di sangue << Qui, micio micio... >>.
Stavo per scattare, ma la mano di Kindred mi trattenne:
<< Sono solo dei bambini... >> sussurrò. Qualche scena della sua passata infanzia deve averle fatto vacillare la determinazione.

<< Lo sai che non risparmiamo nessuno. Neanche i bambini. >> conclusi perentorio.

<< Ma... >>.

<< Kindred. >> La chiamai col Nostro Nome, per rendere ancora più ferreo il concetto << Niente..? >> Comincia la frase, aspettando che lei la concludesse.

<<< ... Supersititi. >> Ed ecco riaccendersi la fiamma della determinazione nei suoi occhi!

Impugnò l'arco, incoccò due frecce e guardò un attimo soltato il cielo, come a chiedere un qualche perdono ad un qualche dio sconosciuto.
Fece una un salto di lato, dove per riatterrare ruotò leggermente l'assetto del corpo, scoccando le frecce.
Esse colpirono perfettamente il cuore dei bambini, senza lasciar loro il tempo nè di accorgersi della loro morte imminente, nè del dolore.

Il silenzio permeava la foresta, i nostri cuori.

<< Cuori ? >> pensai beffardo << E chi ne ha più uno? >>.
Non rimanevano altro che cadaveri davanti a noi: i buoi erano scappati col carro appena cominciato l'assalto.

Dentro di me provai pace e soddisfazione.

<< Erano solo bambini... >> sussurrò lei, ancora con l'arco in mano, evidentemente in stato di shock.
<< Figli di commercianti imbroglioni. Lo sarebbero diventati loro stessi, lo sai meglio di me. >> risposi latrando.
<< I bambini possono come non possono seguire le orme dei loro genitori... Sono ancora in tempo per scegliere il Bene! >> urlò in lacrime.

Appoggiai il naso sulle sue candide gambe, sporcandole leggermente di sangue fresco.

<< Ascoltami Agnellina: noi abbiamo fatto ciò che andava fatto. Il Vento ci ha portati da loro ed un motivo ci sarà, continuiamo ad ascoltarlo. >> premetti leggermente il naso come a spingerla a proseguire. << Ah, comunque, ottimo lavoro: quattro Morti Bianche su cinque. Oggi hai vinto tu! >>.

Ella sogghinò << Bravo il mio Lupo! Forse piano piano stai imparando ad essere più clemente! >>.

Ringhiai << Io? Mai! >>. Un ululato irruppe dalle mie fauci: avrei potuto continuare a vivere così per l'eternità.

Ed era quello a cui eravamo condannati.
   
 
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