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Autore: lapoetastra    29/11/2015    2 recensioni
Era quel giorno dell’anno, quel giorno che era il peggiore per Spencer, sempre, ed ogni volta lo distruggeva.
Solo lui, però sembrava ricordarsene, e solo lui soffriva.
Solo lui, e qualcun altro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: David Rossi, Derek Morgan, Penelope Garcia, Spencer Reid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tutti si chiedevano che cosa avesse, da che cosa fosse provocato quel broncio triste sul suo viso.
Spencer, però, non rispondeva.
Non ce la faceva, in realtà, perché se avesse espresso ad alta voce ciò che gli dilaniava il cuore, lo avrebbe reso reale, e dunque più difficile da sopportare di quanto già non fosse.
Reid passeggiava lentamente da una stanza all’altra della BAU, con passo strascicato come se non riuscisse nemmeno a camminare in modo corretto, troppo appesantito dal peso dei ricordi per procedere a testa alta.
Era quel giorno dell’anno, quel giorno che era il peggiore per lui, sempre, ed ogni volta lo distruggeva.
La sua testa era vuota, si sentiva intontito, un po’ come quando, tempo prima, assumeva il Dilauded, che gli impediva di pensare, avvolgendogli il cervello in spire inallentabili.
Forse la cosa migliore da fare per arrivare al termine della giornata era proprio prenderne una dose, anche piccola.
Se non avesse pensato, non avrebbe sofferto.
Ma non poteva farlo.
Aveva giurato che mai e poi mai ci sarebbe ricascato, e per quanto la tentazione fosse forte, doveva resistervi a tutti i costi.
< Cosa ti succede, Reid? >, gli domandò improvvisamente Garcia, apparsa dal nulla di fronte a lui, con il sorriso innato smorzato dalla vista dei suoi occhi lucidi.
< Io… niente, Penelope. Sono.. sono solo un po’ stanco. Tutto qui >, rispose, cercando di trattenere i singhiozzi che minacciavano di smascherare la bugia appena detta.
< Sei sicuro? >, chiese ancora la donna, scrutandolo con attenzione.
Spencer sospirò. < Sì, Garcia. Te lo assicuro. È solo che ho dormito male, stanotte, ed adesso la mancanza di sonno inevitabilmente inizia a farsi sentire. >
Penelope sembrava un po’ più convinta, adesso.
< Oh, d’accordo. >, esclamò, ritrovando la sua consueta gaiezza. < Allora vai a casa e riposati, sono sicura che almeno per un giorno riusciremo a cavarcela senza la tua mente geniale. >
Spencer sorrise appena, un sorriso finto e per niente felice.
< Credo che farò così. Grazie. >
Penelope non rispose più, e si limitò semplicemente a dargli un buffetto sulla spalla, ritornando poi dai suoi amati computer.
Forse quella dell’amica era una buona idea.
Forse la cosa migliore era davvero tornarsene a casa.
Ma Spencer sapeva che se lo avesse fatto si sarebbe unicamente provocato ancora più male, perché il silenzio e la solitudine del suo appartamento lo avrebbero costretto a pensare, ed a ricordare ciò che aveva perso esattamente due anni prima, aggiungendo un altro macigno di dolore sulle sue spalle giù incurvate.
Se solo ci fosse stato un caso su cui indagare, la sua mente iperattiva sarebbe stata occupata, e la tristezza accantonata, almeno anche solo per un po’.
Ma c’era calma piatta, quel giorno.
Per tale motivo Spencer rimaneva lì, fermo di fronte ad una vasta finestra, con lo sguardo fisso sul paesaggio invernale che si stagliava di fronte a lui freddo e spoglio, esattamente come il suo cuore martoriato.
Non doveva girarsi, non doveva vedere.
Dietro di lui, infatti, c’era lo studio di…
< Tutto bene, ragazzino? >
Quella domanda, pronunciata con voce calda e preoccupata, lo distolse nuovamente dai suoi pensieri.
Si voltò con lentezza, avendone già riconosciuto il proprietario.
Non si era sbagliato.
Morgan lo scrutava con gli occhi castani leggermente socchiusi, come se volesse scandagliare ogni minimo anfratto della sua anima.
< Io.. sì, sì sto bene. Come ho già detto a Garcia sono solo un po’ stanco > rispose mite Spencer, con lo sguardo che si posava su tutto tranne che sul viso del collega.
< C’entra per caso una ragazza? >, chiese Morgan, quasi come se non lo avesse sentito.
Reid arrossì, come sempre accadeva quanto trattava quel tema così delicato e privato con l’amico, che in materia era molto più esperto di lui.
< Davvero, Derek, credimi. Non sono giù per nessuno, sono solo assonnato, ma dopo qualche ora di sonno ristoratore tornerò come nuovo, vedrai >, disse Reid, tentando di nuovo di impedire alle lacrime di sgorgargli dagli occhi già lucidi, le quali avrebbero fatto definitivamente crollare quel muro instabile di menzogne che ad arte era riuscito a crearsi.
< Va bene, ragazzino, non voglio insistere >, rispose Morgan, scoprendo i suoi denti perfetti in un sorriso dolce e comprensivo. < Sappi che per qualsiasi cosa io ci sono. >
Spencer annuì, piano. < Lo so, Derek. Ti ringrazio >, mormorò, osservando la figura muscolosa dell’amico allontanarsi con passo sicuro nel corridoio.
Era di nuovo solo, ora.
Solo con i suoi pensieri, solo con il suo dolore sempre più assolutizzante che minacciava, man mano che trascorrevano i minuti, di schiacciarlo come un’innocente e fragile formichina.
Non sapeva per quanto tempo avrebbe retto, ancora.
< Manca molto anche a me. >
Spencer, questa, volta, si girò di scatto, trovandosi di fronte a Rossi che, con gli occhi lucidi come i suoi, guardava fuori dalla finestra.
Lui aveva capito, lui si ricordava, e quella presa di coscienza fece crollare le ultime barriere di Reid, il quale non poté più impedire a calde lacrime di scorrere lungo il suo volto delicato come fiumi in piena.
< Io ho bisogno di lui >, singhiozzò dunque, dando finalmente sfogo a tutto il suo dolore.
< Lo so, ragazzo mio, lo so >, rispose semplicemente Rossi, stringendogli forte la spalla in un gesto di conforto. < Ma lui è sempre con te, con noi, non lo senti? >
Reid annuì piano, cercando di calmarsi e ritrovare un minimo del contegno perduto.
< Nessun altro si è ricordato di che giorno è questo, vero? >, domandò poi David, anche se conosceva già la risposta.
Quella mattina, infatti, solo sul viso di Spencer aveva visto l’espressione perduta e triste di chi ancora rimembrava cos’era successo due anni prima all’uomo ed amico che avevo perduto per sempre.
Reid infatti scosse la testa, piano.
< Non importa. Ci siamo noi, qui, a ricordarlo >, sussurrò Rossi, e Spencer sorrise, e quello per la prima volta fu un sorriso sincero.
David, intanto, era momentaneamente sparito.
Tornò poco dopo, con in mano due bicchieri di vino.
< Era il suo preferito >, spiegò, porgendone uno a Spencer, che lo prese con mani tremanti.
< A Gideon >, mormorò Rossi, commosso, alzando il suo.
< A Gideon >, sussurrò Reid.
E, per un fugace e magico attimo, gli sembrò di sentire l’inconfondibile risata di Jason risuonare nella piccola stanza.
   
 
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