Capitolo 29
La
giornata di Diarmid Goldhunter, alias il Leprecauno, non era
iniziata diversamente dalle solite.
Certo,
quel problemino col carbone era stato un po’una seccatura:
veniva
da Nifelheim, mondo sotterraneo che straripava di gemme e minerali di
ogni
sorta -eccetto oro e argento che, per qualche strano e misterioso
motivo, era
difficile trovare- quindi com’era possibile che la consegna
fosse in ritardo,
se i nani bevevano e scavavano tutto il giorno?! Che si stessero
impigrendo, o
avessero iniziato più a bere che a scavare?
Fortunatamente
aveva da parte una scorta per le emergenze e, se avesse
visto veramente le brutte, avrebbe sempre potuto inviare dei cluricauni
a
rubarne agli esseri umani. Niente di personale contro questi ultimi, ma
aveva
un’attività da mandare avanti, e non voleva che
finisse col fallire. Gli era
già accaduto una volta con la bottega di
ciabattino…bei tempi, quelli: lavorare
per le fate era un piacere, pagavano bene e oltretutto spesso erano
anche delle
bellissime ragazze. Peccato che poi avessero smesso di rivolgersi a
lui,
iniziando a innamorarsi delle scarpe delle donne mortali. Assurdo, eh?
Negli
ultimi tempi, poi, gli capitava di vedere fin troppo spesso delle fate
munite
di All Star o di Vans. Vans! Come potevano
preferire le Vans a scarpe
fatte su misura?!
Bah,
inutile pensarci su, era un capitolo chiuso, ormai. Aveva aperto
quel locale scavando l’interno di una
collina, e il nuovo lavoro gli piaceva, era anche più
redditizio dell’altro:
una locanda con diversi immensi piani divisi in belle camere da letto
spaziose
-più due suite, di cui una era la sua- che di notte si
trasformava in una
bisca/nightclub con tanto di spogliarellisti.
“a
volte cambiare fa bene!
Prendi me. Io prima di diventare inventore, giocattolaio e mago, e poi
Guardiano, ero ladro. Era vita avventurosa, all’inizio mi
mancava anche un po’,
ma poi ho capito che questa per me è meglio”.
Ricordava
l’occasione in cui, un po’alticcio, si era
confidato con
Babbo Natale sulla questione, e quanto le parole di Nord gli fossero
suonate
vuote. Che diamine, scegliere di cambiare era diverso
dall’esservi costretti.
Ma
non era quel che importava, al momento: anche dentro la locanda,
nonostante il rumore della nutrita clientela e del personale, qualche
ora fa
era risuonato l’annuncio di quel pazzo da ricovero
dell’Uomo Nero.
A
quanto sembrava c’era una specie di guerra in corso, e
nessuno glielo
aveva detto o era venuto a cercarlo per chiedere aiuto, esattamente
com’era
successo ad aprile. Eppure i Guardiani sapevano benissimo che se mai
avessero
avuto bisogno di una mano non avevano che da chiedere: avrebbe lasciato
temporaneamente la gestione della locanda alla sua vicedirettrice, e si
sarebbe
lanciato in battaglia con loro, martello alla mano, cappello in testa e
monete
magiche in tasca.
Avrebbe
rifiutato il posto di Guardiano, se mai gliel’avessero
offerto
-quella faccenda di scomparire se i bambini non credevano non gli
piaceva
neanche un po’- ma per un aiuto era sempre disponibile,
contrariamente a tanti
altri. “I Guardiani? Che crepino pure, cinque presuntuosi in
meno in giro”,
aveva sentito commentare diversi spiriti.
Alcuni
rispettavano il loro lavoro con i bambini, e chi come lui li
conosceva di persona sapeva che, seppur coi loro difetti, erano brave
persone;
altri invece, per ignoranza o semplicemente per invidia, non mancavano
mai
commentare e sparlare in modo malevolo sia di loro, che
dell’Uomo nella Luna,
che di Nightlight.
Erano
in tanti che, all’oscuro di quel “piccolo
dettaglio” dello
sparire, invidiavano il potere, i possedimenti e la fama dei Guardiani.
Non
tanto da attaccarli, ovviamente, ma abbastanza da fingersi sordi a
un’eventuale richiesta di aiuto. Evidentemente si erano
dimenticati del fatto
che, se i Secoli Bui erano finiti, era anche merito loro.
Prima
dei Guardiani, gli spiriti che vivevano sulla Terra avevano
potuto fare ben poco contro l’Uomo Nero, che ai tempi era
estremamente potente.
Era arrivato sulla Terra da chissà quale angolo del cosmo,
aveva trovato
terreno fertile per dare sfogo al suo potere e accrescerlo, e aveva
avuto gioco
facile nel racchiudere il mondo in una morsa di tenebre, ignoranza e
paura.
In
tutto ciò molte ex “divinità”
dai poteri ridotti non
avrebbero potuto fare nulla neppure
volendo, e altre -che invece avrebbero potuto- avevano voltato la testa
dell’altra parte e continuato a farsi i fatti propri; altri
spiriti invece non erano
riusciti a unirsi per combattere l’Uomo Nero -chi per
codardia, chi per
pessimismo cronico, chi per egoismo- e si erano nascosti. Alcuni erano
persino
emigrati in altri regni che Black non poteva raggiungere, come il
sotterraneo
Nifelheim, o altri mondi, come il Sidhe, patria di fate, elfi del sole
e altre
creature.
Senza
i Guardiani chissà quando i Secoli Bui avrebbero avuto fine,
se
mai fosse successo, ovviamente…
La
sua attenzione, e quella del resto della clientela in sala, fu
prepotentemente richiamata da un forte bagliore di luce bianchissima.
Diarmid
fece appena in tempo a pensare “ma che
diavolo?!...” che Nord, confuso e
palesemente sbilanciato, quasi crollò su un tavolo di legno
occupato da un
gruppetto di fate, che si scansarono strillando spaventate. Alcuni
camerieri,
altrettanto sorpresi, fecero cadere tutto quel che avevano in mano, e
dei
cluricauni si affacciarono dalle cucine per vedere cosa stava accadendo.
«ordine,
ordine! Non c’è niente da vedere,
tornate alle vostre
attività!...è tutto a posto, signori!»
il Leprecauno lisciandosi nervosamente
la folta barba, rossa come i capelli, decise di prendere subito in mano
la
situazione «tu!» col bastone da passeggio
indicò un grosso -ma perfettamente
tirato a lucido- troll, che si avvicinò immediatamente
«porta questo tipo dai
guaritori» indicò l’Uomo nella Luna, in
braccio a Nord
«e fai in fretta».
Il
troll annuì con un grugnito, tendendo le mani. Seppur ancora
un
po’ frastornato, Babbo Natale gli affidò Manny con
un gesto meccanico. Preso
l’Uomo nella Luna con una delicatezza insospettabile per una
simile creatura,
il troll sparì in un corridoio.
«tu
seguimi in ufficio» il Leprecauno afferrò Nord per
la cintura
«almeno puoi dirmi che diabhal sta
succedendo, e poi, se fossi in te,
farei un giretto nell’ambulatorio al piano di sotto come il
tuo amico» disse,
burbero.
Babbo
Natale aprì e richiuse la bocca come un pesce, mentre veniva
trascinato in un corridoio la cui struttura, per la quantità
di legno presente,
gli ricordava quelli di casa propria. Goldhunter gli stava chiedendo
spiegazioni, ma lui non ne aveva. Non aveva neppure ben capito come
avesse
fatto ad arrivare lì. Un attimo prima dei grifoni istigati
da Ljuba stavano per
divorare lui e Manny, e quello dopo caracollava addosso a delle fate.
L’Uomo
nella Luna era al sicuro, e ciò era positivo, ma gli altri?
Dentolina, Jack, Shu
Yin e Madre Natura erano soli contro quei pazzi!
Il
Leprecauno tirò fuori da una tasca una grossa chiave
d’oro, la cui
impugnatura era a forma di quadrifoglio, e aprì velocemente
la porta
dell’ufficio. Somigliava al laboratorio di Nord, con meno
attrezzi da lavoro,
più incartamenti sulla scrivania, più quadrifogli
a decorare l’imbottitura
delle sedie e il mobilio di legno, e un morbido tappeto verde smeraldo.
«mettiti
a sedere e dimmi-»
«devi
rimandarmi indietro!» esclamò Nord «con
una di tue monete dorate!»
Diarmid
sollevò uno sopracciglio, tastando involontariamente la
tasca
destra dei pantaloni alla zuava. «ma se sei fuggito con un
portale, che senso
ha che ti rispedisca indietro? Dimmi che succede, piuttosto! Chi
è il tizio
malconcio?»
«è
Uomo nella Luna, non si sa chi è stato a fargli quello, ma
non è né
Pitch né mia ex e altri. Lo hanno trovato nel regno di Madre
Natura e tu devi
rimandarmi lì! Dentolina, Jack, Madre Natura e Shu Yin hanno
bisogno di aiu…non
voglio whisky!» sbottò il russo, quando
il Leprecauno gli schiaffò in mano
un bicchiere colmo.
«tu
non vai proprio da nessuna parte, sei troppo malconcio, e mi
risulta che Madre Natura sappia difendersi molto bene da
sola…»
«non
ora che le hanno preso poteri, lei-»
«aspetta.
Aspetta, aspetta…piano un momento. Chi diabhal
è
riuscito a togliere i poteri a quella furia mora?!...col sospetto che
ho, mi sa
che ho bisogno anche io di un goccetto» si versò a
sua volta un bicchiere di
whisky «abbiamo sentito tutti l’annuncio di quello
svitato di Black, qualche
ora fa. Cos’è questa faccenda che la tua ex e gli
altri hanno radunato un
esercito? C’è una specie di guerra in
corso?»
Era
un argomento molto delicato, si capiva dalla tristezza negli occhi
del Guardiano, ma il tatto e Diarmid Goldhunter restavano su due rette
parallele destinate a non incontrarsi mai; non che la sua fosse
cattiveria, il
fatto che spesso tirasse scherzi atroci durante San Patrizio non
c’entrava, era
solo questione di carattere.
«Pitch
le aveva preso poteri, ma ormai non è più
problema. È morto».
Dopo
un breve baluginio di stupore nelle iridi di un verde ancor
più
saturo di quelle di Calmoniglio, il Leprecauno fece cozzare il proprio
bicchiere contro quello di Nord. «damnù,
allora non tutte le guerre
vengono per nuocere! Alla...no, non alla salute, visto che è
morto. Ah, che
diavolo! Alla faccia sua!»
esclamò, per poi tracannare il liquore.
«non
c’è affatto da festeggiare! Lui è
morto, ma Ljuba e gli altri hanno
preso a loro volta poteri rubati, e sembrano quasi diventati peggio di
lui. Hanno
distrutto regno di Madre Natura, vogliono uccidere Uomo nella Luna, e
non si
fermeranno finché non ci riusciranno. È
cominciato tutto con Luna dorata».
«l’ho
vista. Avrei dovuto prevedere che avrebbe portato guai, spero che
non porti anche meno clientela, e di conseguenza meno
entrate…»
«e
tu ti metti a ragionare come scozzese proprio adesso?!»
brontolò
Nord, sovrastando il metro e cinquanta del Leprecauno
dall’alto dei suoi due
metri e diciannove centimetri d’altezza.
«no,
è solo che alla fine di tutto, che io possa aiutarvi o meno,
vorrei trovare la mia attività ancora in piedi».
Nord
stava per ribattere, quando qualcuno bussò rapidamente alla
porta.
«…capo?»
«entra,
Pasiphae. Che succede adesso?!»
Una
donna alta, molto magra, dalla pelle e i lunghissimi capelli
bianchi come la neve, entrò nell’ufficio quasi
fluttuando. Era una banshee,
nonché la vicedirettrice del locale, e dietro quegli occhi
velati dall’iride
quasi bianca si celava un intelletto non indifferente. «altri
due Guardiani
piuttosto malconci sono appena sopraggiunti con un altro portale. Jack
Frost e
Dentolina, per essere precisa».
«sono
qui?! Ce l’hanno fatta!» Nord fece per
uscire
dall’ufficio, ma sembrava che la banshee non intendesse
spostarsi.
«quanto
sono malconci, di preciso?»
«l’intervento
dei guaritori non è urgente, come per il signore»
indicò
Nord con un cenno del capo «ho pensato di far accomodare
anche loro qui in
ufficio».
«hai
pensato bene, magari potranno dirci qualcosa in
più» acconsentì il
Leprecauno.
L’istante
dopo, sorreggendosi l’uno all’altra e pallidissimi
in volto,
Jack e Dentolina caracollarono nell’ufficio.
«Nord…!»
«Dentolina!
Per fortuna siete salvi, ma….dovete spiegarmi
come…»
«in
tutto il casino che c’era, Dentolina ha recuperato la borsa
coi
globi di neve, e ti ha fatto arrivare qui. Poi l’ha persa di
nuovo per colpa
dei grifoni…»
«grifoni?»
lo interruppe il Leprecauno.
«grifoni-Incubo
del fuoco. Orribili» Dentolina sembrava aver recuperato
l’uso della parola «giuro che non intendevo
metterti in una situazione difficile,
Diarmid, ma in quel frangente questo è stato il primo posto
che mi è venuto in
mente, sapevo che c’erano dei guaritori e poi-»
«riprendi
fiato, uccellino» brontolò il folletto, togliendo
il
bicchiere di whisky a Nord -che non aveva bevuto neppure un sorso- per
schiaffarlo in mano a lei «non ci sono problemi, a patto che
poi paghiate, se
intendete stare qui per parecchio tempo».
«…pagare?»
allibì Jack.
Aveva
conosciuto il Leprecauno dopo la sconfitta di Pitch ad aprile,
dal momento che gli altri Guardiani lo avevano portato lì a
festeggiare. Prima
di allora, Frost non aveva idea del fatto che il Leprecauno avesse un
simile
locale: era stato troppo impegnato coi suoi tentativi di essere visto
dai
bambini per interessarsi davvero ai propri simili.
Il
folletto, comunque, non gli aveva fatto una cattiva impressione.
Sembrava simile a Calmoniglio, burbero ma buono. Solo che
quell’attaccamento a
oro e argento -l’unico tipo di pagamento che accettasse-
specie in quel
momento, gli faceva cadere le braccia!
«a
questo mondo niente è gratis, ragazzo! A parte quel
bicchiere di
whisky, offre la casa».
Dentolina
fissò il bicchiere per qualche secondo e poi, con una certa
sorpresa dei suoi colleghi, lo svuotò in due sorsi.
«ne avevo proprio bisogno.
Grazie. Mi sembra ancora incredibile che ne siamo usciti»
disse «ma è
tutt’altro che finita, e non sappiamo che fine abbiano fatto
Madre Natura e Shu
Yin. L’ultima cosa che ho visto sono stati i grifoni che
l’attaccavano dopo che
lei ha…» non riusciva a dirlo, neppure dopo il
whisky. Provò ugualmente a farsi
forza «forse quando Pitch l’ha definita la sua
“nuova figlia” non ha sbagliato,
perché ha colpito alle spalle Atticus proprio come Pitch ha
fatto con Sandman
ad aprile. Esattamente allo stesso modo, Nord, e probabilmente con lo
stesso
esito, è stato orribile…»
«cosa?!
Shostakovich!» il russo sprofondò a
sedere su un
divanetto imbottito «ha ucciso persona?! Quella ragazza
diventa più pericolosa
ogni minuto che passa!»
«non
è detto, comunque sì,
lei è pericolosa, e sì, orribile lo è
stato senza dubbio, ma ha
creato un diversivo che ci ha permesso di scappare,
Dentolina» obiettò Jack
«non dimentichiamolo, e speriamo che tanto lei quanto Madre
Natura stiano bene».
«no,
no, ovvio che non lo dimentico, si è messa ancor
più nei guai di
quanto già fosse solo per farci fuggire, ma penso di avere
tutto il diritto di
essere scossa!» ribatté Dentolina «non
ha fatto una cosuccia da niente, sai
com’è. Da essere grata a giustificarla ce ne
corre» aggiunse, sedendosi a sua
volta su una poltroncina.
«e
quando mai ho detto che la giustifico, scusa?!»
sbottò Jack «io
non-»
«sì,
sì, l’amore non è bello se non
è litigarello, ho capito» il Leprecauno decise
saggiamente di stroncare la discussione dei due sul nascere
«ma chi sarebbe
questa Shu Yin?»
«la
mia cosiddetta “compagna perfetta”» Frost
mimò le virgolette
«qualcuno a cui Manny avrebbe potuto tranquillamente evitare
di dare vita, dal
momento che tutti i problemi con i loro ex, al momento definiti
“Insorti”,
derivano proprio dalla sua creazione. Prima se ne stavano tranquilli in
un’isola chiamata Conca De El Sol, insieme a gente come
divinità greche, egizie
e compagnia bella. Poi hanno visto la Luna dorata, e hanno deciso che
uscire
per uccidere Manny e Pitch era una buona idea. Punjam Hy Loo e Polo
Nord sono
stati già persi».
Il
Leprecauno tirò fuori la sua amata pipa, anch’essa
d’oro.
«ammirevole sintesi. Però mancano due Guardiani su
cinque. Stanno bene?»
«Sandman
non so, ma lo spero» disse Nord «Calmoniglio sta
con Insorti,
molto per colpa di Pitch, lunga storia».
«ah,
diabhal, mi dispiace. E l’Uomo nella Luna
cosa ha fatto in
tutto ciò, prima di essere massacrato? Spero che avesse in
mente un
contrattacco. Nel caso, sapete che ci sono».
«Nightlight
sta cercando aiuto, quindi immagino che prima o poi
arriverà anche qui» “se non gli capita
qualcosa di brutto per strada” aggiunse
mentalmente Dentolina «penso che sapere delle condizioni di
Manny lo
scioccherà».
«perché,
dici che non lo sa?» domandò Jack.
«questo
è più che sicuro» rispose Nord
«se sapeva che Tsar Lunar sta
male, Nightlight era già qui. Quando lo conoscerai ti
piacerà di certo. È
eroe!»
«io
però inizio a pensare che, pur essendo una minaccia da non
sottovalutare, il pericolo più grande non siano gli
Insorti» disse il
Leprecauno «ciò che mi dà
più da pensare è quanto è successo
all’Uomo nella
Luna. Chi è stato? Come ha fatto? Sapete
com’è, già solo quelli che possono
arrivare sulla Luna sono ben pochi. Poi, perché
l’ha fatto? Da che parte sta,
in tutto questo? Un nemico su due lo conosciamo, ma questo sembra pure
peggio».
«sembra
stare dalla parte degli Insorti, perché…giusto!
Dimmi
che sei protetto dall’Incanto Detector e non ho fatto ancora
più danni!» si
spaventò Dentolina.
«tranquilla,
quella è una protezione sempre attiva. Incanto Detector,
eh? Quindi è così che gli Insorti vi hanno
trovati».
«non
sappiamo chi ha dato loro il materiale genetico di Manny, ma
sì».
Goldhunter
sorseggiò nuovamente del whisky. «beh»
esordì dopo un po’
«stavolta sembra qualcosa di un po’più
serio rispetto ad aprile».
«tanti
nemici in più, e non li conosciamo nemmeno tutti. Pitch
almeno
sapevamo come era, pace ad anima sua» mormorò Nord
«non che mi manchi,
ovviamente».
Dentolina
fissò il bicchiere vuoto. «e a chi mancherebbe
mai?...credo
che vedere Shu Yin uccidere Atticus, sempre se è morto
davvero, gli avrebbe
fatto piacere. Pitch odiava Atticus. Per gelosia, ma forse aveva anche
capito
com’era davvero».
«su,
su, è un problema in meno, tutti lo odiavano e tutti siamo
felici
che sia crepato, pensate solo a questo» concluse il
Leprecauno «cerchiamo di
pensare a cosa accidenti fare, intanto…»
** Polo Nord
**
«comincio
a pensare che qui non ci sia una mazza da trovare. Sperare di
trovare qui l’Innominato era troppo, vero?»
Galaxia
aveva girato in lungo e in largo nel perimetro che le era stato
assegnato da controllare, ma non aveva ottenuto nessun risultato. Nella
Fabbrica e dintorni non c’era traccia di Pitch, né
di qualunque altra cosa che
potesse dar loro qualsiasi indizio su ciò che era accaduto
dopo che erano
partiti.
Si
chiedeva come avesse potuto tornare in vita, le sembrava
impossibile.
Certo,
era capitato qualcosa di simile anche a Sandman, ma corrompere
della sabbia magica e staccare di netto la testa a chi la controllava
era un
po’diverso, per non parlare del fatto che non si sapeva di
preciso di
cosa fosse fatto Sandy: un tempo era fatto di carne e sangue, ma la
magia
dell’Uomo nella Luna bambino, il desiderio di salvarlo che
aveva espresso e si
era avverato, l’aveva cambiato di netto. Nemmeno Sandelle
aveva mai saputo svelare
il mistero. Forse neppure Sandy stesso ne sarebbe stato capace.
«mi
sa di sì, purtroppo. E come se non bastasse fa un freddo
boia»
Calmoniglio rabbrividì, accovacciandosi «trovato
qualcosa?»
«no.
Tu?»
Digressioni
a parte, stava di fatto che fino a quel momento le ricerche
erano state completamente vane, per cui Galaxia si era riunita a
Calmoniglio,
raggiungendolo nella sua area d’indagine. Era strano lavorare
fianco a fianco
con lui dopo tanto tempo. Se non altro la paura che potesse
rinchiuderla era
passata, con le parti di potere rubato che si era presa.
Ovviamente
la vicinanza fisica a Sandelle l’avrebbe resa ancor
più
sicura. Quando Ljuba, o chiunque altro, diceva che per loro era
importante
restare uniti, non parlava solo metaforicamente, ma anche in termini di
potere.
Se si allontanavano gli uni dagli altri per più di tre
metri, potevano contare
solo sulle proprie forze -rubate-, tornando a essere avversari
gestibili:
niente terremoti, tempeste, spacchi nel terreno e magma bollente.
Era
uno dei motivi per cui essersi divisi non le era piaciuto affatto,
benché effettivamente tornare al Polo Nord per indagare
potesse essere sensato,
e un grosso spiegamento di forze non fosse necessario.
«forse.
Fuori dalle mura, dove Black è-»
«non
dire quel nome, porta sfortuna! Quando lo avevamo in pugno
e credevamo fosse morto era diverso, ma adesso che sappiamo che
è vivo direi di
evitare di attirarci più sfiga addosso» disse
Galaxia, piegando un orecchio con
aria turbata.
«va
bene, va bene. Dicevo, ho trovato una traccia strana fuori dalle
mura, dove “Quello” è morto e
risorto».
Se
per Galaxia quella situazione era strana, per Calmoniglio lo era
ancora di più. Non riusciva più a capire da quale
parte della barricata si
fosse messo, si sentiva sempre un Guardiano, ma temeva che se gli altri
fossero
venuti a sapere della cosa avrebbero reagito come Nord, che non
avrebbero
capito. Gli Insorti invece sembravano esserne stati in grado, una volta
che lui
aveva compreso -ma non giustificato- loro.
«che
tipo di traccia?» indagò Galaxia, avvicinandoglisi
con un balzo.
«era
un po’confusa, quindi non sono sicuro di nulla, ma se dovessi
dire
che somigliava a qualcosa…hai presente le tracce che
lasciano i serpenti,
quando il terreno lo consente? Solo che mi pare assurdo,
perché non esiste
nulla che avrebbe potuto lasciarne di simili».
«hm.
A parte noi e gli yeti, qui c’era solo Mothman. Che tu sappia
si
trasforma in un serpente?»
Il
Guardiano scosse la testa. «che io sappia no. Può
assumere una forma
più umanoide, o più mostruosa, ma non quella di
un serpente. Certo, non sapevo
neppure che potesse cantare con due
voci…maledizione» borbottò
«col senno di
poi, rimpiango di non aver frequentato di più altri spiriti
oltre al solito
gruppo. Se l’avessi fatto forse potrei avere
un’idea più precisa di chi
potrebbe essere stato a lasciare quella traccia, e invece no! Sempre
concentrato su lavoro e bambini».
«non
penso che il tuo ruolo di Guardiano c’entri, Aster. Sei
solitario
di tuo. A volte saltavi persino la festa del ventisei dicembre,
ricordi?»
Calmoniglio
fece una smorfia. «già, non hai tutti i
torti».
“però
non ero mai solitario, se si trattava di te” aggiunse
mentalmente.
«e
comunque non è detto che se avessi frequentato
più gli altri spiriti
avresti potuto capire di chi si tratta, voglio dire, conosco parecchia
più
gente di te, eppure tutto quel che so dirti è
“boh”».
«in
parte è consolante» rabbrividì
«…ma fa sempre freddo! Perché non
cerchiamo Sandelle, sentiamo se ha scoperto qualcosa e torniamo dentro
la
Fabbrica?»
Galaxia
acconsentì, e si misero a camminare il direzione
dell’area
assegnata a Sandelle. «forse avremmo dovuto cercare dei
vecchi giacconi di
Nord, o qualcosa del genere…»
A
quel punto, in mezzo alla neve, vide qualcosa che non avrebbe dovuto
esserci: sangue fresco, rosso vivo.
«Aster».
Calmoniglio
drizzò le orecchie. «cosa succede?»
Galaxia
indicò le gocce di sangue. Il volto del Guardiano si fece
attento. «qualcosa non va» sentenziò,
notando altre gocce di sangue ancora.
Formavano una sorta di scia, di cui loro avevano trovato la fine e non
l’inizio. Era come se qualcuno, ferito, si fosse sollevato in
aria e poi fosse
volato via, o qualcosa di simile.
Seguirono
la scia e, a un certo punto uno straziante gemito di dolore giunse
alle orecchie dei due conigli che, impietriti, si scambiarono
un’occhiata
spaventata.
«Sandelle»
balbettò Galaxia.
«veniva
da là, dove porta la scia» il Pooka
indicò un punto imprecisato
davanti a loro, e lui e Galaxia si misero a correre come forsennati,
esattamente come i pensieri nella mente di Laxie.
“non
avremmo dovuto dividerci, non avremmo dovuto, lo sapevo, lo
sapevo, succedono cose brutte quando ci dividiamo,
l’ho lasciata girare da
sola, perché l’abbiamo fatto?!”
pensò, col cuore in gola.
Anche
Calmoniglio l’aveva, benché non fosse molto
affezionato
a Sandelle,
perché quel lamento avrebbe fatto gelare il sangue a
chiunque. Davanti ai suoi
occhi scorrevano le immagini dei più orrendi scenari, primo
tra tutti uno con
protagonisti Sandelle cadavere e Pitch a berne il sangue, va’
a capire come mai.
Peggio di così non poteva andare, perché aveva
dovuto essere proprio lei,
quella che sapeva difendersi meno bene, a trovare guai?!
A
un certo punto videro un mucchietto nero in mezzo alla neve.
«Sandelle!!!»
urlò Galaxia, superando di netto Calmoniglio per
raggiungere l’amica. Con sommo orrore vide chiazze e spruzzi
di sangue rosso
scuro tutto intorno a lei. L’unica cosa positiva era che non
fosse morta, come
si evinceva dal respiro corto. Era inginocchiata nella neve, piegata in
avanti,
con i capelli neri che le ricadevano davanti al volto. Dalla posizione
delle
braccia, sembrava che se lo stesse coprendo anche con le mani.
«Sandelle,
Sandelle guardami, cos’è successo?!»
Galaxia si inginocchiò
davanti a lei «San…»
Galaxia
aprì la bocca e la richiuse. Aveva un’aria
così scioccata che
Calmoniglio iniziò a credere che sarebbe svenuta da un
momento all’altro, tanto
che si avvicinò a sua volta.
«ma
che cosa le è-»
Il
Guardiano fece un grosso balzo all’indietro, con gli occhi
sgranati
dall’orrore.
**
Santa Monica. Di nuovo. **
«chi
diavolo ti ha detto di portarmi via?!! CHI?! COME HAI OSATO?!!»
«me
l’ha detto la logica, ecco chi. Tu sei stremata, e loro,
anche
adesso che Atticus non avrebbe più potuto aiutarle, hanno
sempre il doppio dei
tuoi poteri. Non avresti potuto uscirne altrimenti. Capisco che aver
perso casa
tua ti faccia arrabbia-»
«no
invece!!! Tu non capisci proprio niente, tu non hai mai
avuto una casa da perdere…di nuovo!»
La
stanchezza non aveva impedito a Madre Natura di riempire di neve
l’attico
di Santa Monica, ed era già tanto che si limitasse a quello,
con la gran voglia
che aveva di spaccare tutto quello che c’era attorno. Vedere
distrutto il suo
regno aveva risvegliato vecchi ricordi e sensazioni davvero sgradevoli,
che
aveva sperato di non dover vivere mai più.
«però
sei viva. Puoi sempre ricostruirla altrove, quando sarà
tutto
finito».
«sicuro,
a meno che tu non decida improvvisamente di tradire anche me
per un motivo qualsiasi, e mi pianti una freccia nella
schiena».
Shu
Yin non replicò, limitandosi a fissarla con aria gelida per
poi
uscire in terrazza. Tirò fuori le mani dalle tasche e,
vedendole tremare
leggermente, strinse forte la ringhiera.
Traditrice
infida di qua, piccola ipocrita di là! Non aveva mandato al
diavolo Emily Jane solo perché quest’ultima era
visibilmente sconvolta, e perché
lei era troppo educata. Cosa credevano, tra tutti, che fosse facile?
Che fosse stato
gradevole, per lei, sentire di non potersi mai fidare davvero di
nessuno, di
essere sempre sacrificabile, o di troppo?
“…da
un impiccio a un altro,
salute!”
Su
qualcosa il defunto Pitch aveva avuto ragione: lui era stato un
impiccio, e lei non era da meno. Più andava avanti,
più se ne rendeva conto.
Inizialmente aveva agito per salvare se stessa, ma poi aveva sempre cercato di
salvare tutti gli
altri. Jack, Nord, Dentolina, Emily Jane…e la Guardiana
della Memoria era stata
l’unica a dirle “grazie”.
Per non
averle insidiato il
fidanzato.
Oh,
certo, aveva anche detto “grazie per avermelo riportato
intero”, ma
non si era sforzata di nascondere che la prima cosa contava ben
più della
seconda.
Chiuse
gli occhi. Riusciva a sentire ancora la freccia tra le dita, a
vedere la freccia conficcarsi nella carne, a sentire il grido
angosciato di
Ljuba, e percepire sulle sue gracili spalle tutto il peso di quel che
aveva
fatto.
Prima
che gli Insorti facessero a Jack quel che gli avevano fatto, Atticus
l’aveva aiutata contro gli Incubi, le aveva dato un nome, le
aveva offerto una
casa. Shu Yin non lo aveva dimenticato, e non aveva scagliato quella
freccia a
cuor leggero, e non sapeva neppure come avesse fatto a centrarlo
così bene, o perché
avesse scelto di colpirlo proprio in quel modo. Era stata la prima
mossa che le
era venuta in mente, e aveva agito di conseguenza.
“forse
non sono cambiata solo per quel che ho vissuto. Forse qualcosa
nella mia creazione è andato storto, se la prima cosa che mi
è venuta in mente
è stata colpire qualcuno in modo presumibilmente
letale”.
Aveva
la sensazione che, se Atticus fosse veramente morto, la cosa
l’avrebbe
perseguitata a vita. Un conto era stato avvelenare Pitch
perché fosse ucciso da
altri, un conto era avere per davvero le mani sporche di sangue. Sapeva
che, se
fosse sopravvissuta a tutto quel caos, man mano avrebbe imparato a
conviverci
-anche per forza, era necessario- ma non significava che sarebbe stato
semplice, o piacevole.
Davvero,
perché la sua anima non era andata a finire in una di quelle
adorabili uova con i piedi che si trovavano nella Conigliera, invece
che nel
corpo di un essere immortale?
“se
sopravvivrò a tutto questo, giuro che me ne andrò
il più lontano
possibile da tutto e tutti. Magari in un altro pianeta, o qualcosa del
genere. Lì
non avrò problemi”.
«spero
che tu non intenda star qui a vegetare in terrazza per tutto il
tempo».
Shu
Yin non si curò neppure di voltarsi.
«può darsi che quel che
intendo fare o non fare non ti riguardi affatto, specialmente
perché in lista
non c’è colpirti alle spalle con una freccia. In
teoria avresti dovuto capirlo
da sola, dal momento che ti ho sempre dato una mano, ma a quanto pare
sei un’altra
a cui si deve spiegare tutto».
Neppure
Emily Jane era sicura dei motivi per cui si fosse disturbata a
seguirla in terrazza, magari c’entrava la gratitudine inconscia
perché quella
ragazza le aveva salvato la pelle, ma stava di fatto che aveva
già iniziato a
pentirsene. «non osare darmi della stupida, ragazzina. Sei in
giro da poco più
di due settimane, mentre io sono in questa valle di lacrime da oltre
millecinquecento anni. Porta rispetto».
«darti
della stupida sarebbe molto maleducato. Presumere che la
vecchiaia annebbi le tua facoltà mentali invece è
solo…realista» sbuffò «va
bene, va bene, chiedo umilmente scusa per quel che ho appena
detto» si voltò,
decidendo di ignorare che Emily Jane si era già gonfiata
come un pesce palla,
pronta a sputare fuori un fiume di rispostacce «discutere non
ci porterà da
nessuna parte. So che non ti piaccio e posso capire anche
perché» visto quel
che era successo con l’Uomo Nero «ma non penso che
al momento conti».
Emily
Jane incrociò le braccia davanti al petto. «dire
che non mi piaci
è un eufemismo, ma hai ragione, conta poco. Hai qualche idea
su come dobbiamo
muoverci?»
«più
o meno. Credo che innanzitutto tu debba riposarti, ti vedo molto
pallida, e credo che qualsiasi sforzo ti affatichi ulteriormente.
È stata una
battaglia dura. Decideremo in seguito cosa fare».
Madre
Natura fece spallucce. «lo sarebbe stata di più se
non si fossero
allontanati gli uni dagli altri. Presi singolarmente non sono molto
più potenti
di me».
«devi
riposare lo stesso».
Emily
Jane non replicò.
«quel
che hai detto però è interessante»
continuò Shu Yin «credo che tu
abbia centrato il punto focale della questione, ossia che per i miei
simili l’unica
cosa davvero vitale è l’unione, fisica e non, ed
è quella che deve essere
minata».
«se
hai ucciso Atticus è già uno in meno di cui
dobbiamo preoccuparci,
ma non è sicuro, e comunque finirebbe solo con
l’unirli ulteriormente…contro di
te!» commentò Madre Natura «vanno
divisi, ma come?» un ginocchio le cedette, e
non cadde solo perché riuscì ad aggrapparsi alla
ringhiera.
«pensiamoci
mentre ti riprendi, d’accordo?»
**
Nave di Sandman **
“vorrei
solo un indizio su dove devo andare. Il palazzo di Dentolina e
il Polo Nord erano vuoti, l’ho visto prima di andare sulla
Luna, per cui…che
siano nella Conigliera? O forse invece dei Guardiani dovrei cercare
l’Uomo
nella Luna. O magari Nightlight. O magari non lo so. E poi
c’è lui. Sono
confuso, indeciso, ho un Uomo Nero a rimorchio e non so cosa diavolo
stia
succedendo. Mi scoppia la testa. Vorrei solo poter dormire di
nuovo!”
Sandman
non aveva le idee chiare neppure su dove dirigere la propria
nave -al momento veleggiava su un punto imprecisato vicino
all’Irlanda- più in
là si andava, più temeva di essersi perso troppe
cose durante il sonno, e che
non sarebbe mai riuscito a sbrogliare la matassa. Far parlare Pitch,
quando si
fosse svegliato, sarebbe stato difficile, e non era scontato che gli
avrebbe
raccontato la verità sull’accaduto.
«salve
di nuovo».
Sandman
si voltò di scatto, trovandosi davanti due occhi gialli come
quelli di un gatto, si fece bruscamente indietro.
Era
di nuovo lei, la donna serpente. Non avrebbe mai pensato di
rivederla così presto, e soprattutto non nella sua nave.
Nei
tesi attimi che seguirono, il Guardiano ebbe modo di studiarla bene:
era una creatura piuttosto imponente -specialmente per lui, piccolo
com’era- e,
per quanto mostrasse una completa calma nella sua
immobilità, riusciva a dare
l’impressione di essere una minaccia da non sottovalutare, e
Sandman non sapeva
se il fatto che avesse le braccia incrociate dietro la schiena fosse un
vantaggio per lui, o il preludio a una brutta sorpresa. Il fatto che
gli
sorridesse non migliorava le cose, perché lo stava guardando
come se avesse
avuto intenzione di mangiarlo.
Sandy
creò le sue fruste di sabbia, pronto a usarle appena lei si
fosse
mossa.
“chi
sei? Cosa vuoi?! Vattene via dalla mia nave!”
cercò di dirle
attraverso le figure di sabbia “se vuoi uccidere Pitch dovrai
passare sul mio
cadavere!”
«stai
tranquillo, piccino» disse la creatura, che evidentemente era
riuscita a capirlo, con una voce dolce che Sandy non si sarebbe mai
aspettato
«di solito uccidere non è conveniente, per me, e
questo caso non fa eccezione.
Per non parlare del fatto che posso rendermi intangibile, per cui temo
che
quelle fruste non ti servirebbero affatto».
“nel
dubbio le tengo. Ti ho fatto delle domande: chi sei? Cosa vuoi?
Perché eri al Polo Nord?!”
«giusto!
Quel che è successo al Polo Nord in effetti è
proprio il motivo
per cui sono qui. Quando mi hai scagliato contro quella freccia,
nemmeno un’ora
fa…hai presente?»
L’espressione
del mostro, da quel che vedeva Sandy, non aveva subìto il
minimo cambiamento, ma l’Omino dei Sogni si fece ancor
più guardingo.
Tanith
continuò a sorridere. «vedi, la mia è
una razza che si nutre di
dolore. È qualcosa di simile al modo in cui voi Guardiani vi
nutrite della
fede dei bambini -perché sì, è
esattamente ciò che fate, dal momento che senza
di essa morireste- ed era questo che stavo facendo con il
generale» indicò
Pitch con un cenno del capo «quando mi hai interrotta.
Nutrirmi. Inutile dire
che non lo apprezzo perché chi mai, di qualunque razza,
apprezzerebbe essere
interrotto durante il brunch? Ovviamente la risposta è
“nessuno”» disse,
tranquillissima «si dà il caso che la mia, di
razza, apprezzi certe
interruzioni ancor meno del consueto: forse è
perché di solito si tratta di
altre nostre simili che vogliono ucciderci, o semplicemente
perché vogliamo
mangiare in pace. Si dà anche il caso che le esponenti
più vecchie, come la
sottoscritta, le gradiscano ancor meno. Tutto ciò per dirti
che la storiella divertente
che sto per raccontarti è avvenuta soltanto per colpa
tua».
Lo
stomaco del Guardiano si strinse in una morsa dolorosa.
Iniziò a
sentirsi ancor più angosciato di quanto già
fosse, oltre che spaventato, perché
ciò che stava dicendo quella creatura non prometteva nulla
di buono. “quale
storiella divertente?! Cos’hai fatto?!”
«andiamo,
lasciami continuare la chiacchierata. Da quando sono sulla Terra ho
avuto
vere conversazioni solo con due persone!» una delle quali era
Pitch, poco prima
«torniamo a noi. Inizialmente non era nei miei piani
mostrarmi, si può
dilaniare la gente anche evitando di farlo, e quella era la mia idea.
Ma poi ho
avuto da fare col mio snack preferito» indicò
Pitch, sempre con un cenno del
capo «e tu mi hai vista, Sandman. Per cui mi sono detta che,
alla fin fine, non
m’importa che si sappia che c’è
un’Ephemeride sul pianeta: posso diventare
invisibile a chiunque e intangibile, nessuno può accorgersi
della mia presenza,
se non voglio. Sicché mi sono detta “come potrei
insegnare a Sanderson Mansnoozie
che non s’interrompe la gente durante i
pasti?”»
Le
nocche di Sandman erano sbiancate attorno all’impugnatura
delle
fruste, ma a quel punto doveva capire dove quella creatura
-“Ephemeride”, aveva
detto- volesse andare a parare.
«mi
sono messa a vagare e riflettere, e a un certo punto me la sono
trovata davanti, sola soletta» fece una breve pausa
«con quel suo muoversi da canarino.
Rende l’idea anche quando sta ferma, in realtà:
tiene le braccia leggermente
staccate dal corpo, e ha quella postura da uccellino in procinto di
prendere il
volo. Très jolie!»
Il
Guardiano si sentì come se improvvisamente la sabbia gli
fosse
svanita da sotto i piedi, e lui non fosse più in grado di
volare.
E
di parlare.
E
di pensare.
«allora
mi sono resa visibile, ho attirato la sua attenzione, mi sono
avvicinata, le ho chiesto molto gentilmente se poteva darmi una mano e
lei,
gentilissima, mi ha risposto “mais oui! Anche
due!”» esclamò, con
un’inquietante imitazione dei modi di Sandelle «et
voilà!»
Inizialmente
Sandman non riuscì a capire cosa fossero quei piccoli
oggetti marroni con cinque protuberanze ognuno che
l’Ephemeride
aveva tirato fuori da
dietro la schiena con un gesto teatrale. Non riuscì a comprendere,
o
forse non volle. Il suo cervello era come in stasi, preda di uno shock
indescrivibile.
Vedendo
l’espressione di Sandman, lo sguardo vitreo con cui egli
osservò le mani di Sandelle cadere a terra senza fare
rumore, Tanith capì di
aver finito il lavoro. «avrei potuto farlo a te. Sono state
le tue mani a
scagliare quella freccia, in fondo, non le sue. Ma così ci
guadagno. Lei sta
provando un dolore indescrivibile, e tu ti sentirai in colpa a vita. A
voi non
ricrescono gli arti, no?»
Fu
un attimo.
Quel
che prima era un essere paralizzato dallo shock divenne
un’autentica belva selvaggia e furiosa. Per fortuna Tanith
era stata lesta a
rendersi intangibile, perché Sandman, unitosi a della sabbia
e diventato un
orribile mostro dorato dalle fattezze solo vagamente umanoidi, si
scagliò
addosso a lei con tutta l’intenzione di sventrarla, o
così sembrava. Una simile
reazione era prevedibile, se si era fiondato nel regno di Pitch alla
testa di
un’armata di mostri dorati solo perché aveva
pensato che ci fosse la
possibilità che Black potesse averla rapita, figurarsi come
si sentiva ora, con
le mani di Sandelle abbandonate sul pavimento della sua nave.
Sandelle,
attaccata solo perché lui, Sandman, aveva deciso di salvare
la vita di qualcuno.
Attaccata
solo perché non si era fatto gli affari propri,
perché aveva
aiutato il suo avversario principale, perché non aveva
lasciato che un essere crudele
facesse quel che voleva, e cos’aveva ottenuto?! Altra
crudeltà, ancora
peggiore, ancor più gratuita!
«lo
troverai inutilmente crudele, immagino» disse tranquillamente
Tanith, senza neppure curarsi di muoversi «ma per me la
crudeltà non è mai
inutile, ed è sempre gradevole».
«TACI!»
urlò il Guardiano-mostro, con la vista offuscata da un
fiume di lacrime.
Nonostante
quel che aveva fatto negli ultimi tempi -quel poco che
sapeva lui- Sandelle non meritava una cosa del genere, fare del male a
Sandelle
era quasi come farne a una bambina, era come sparare sulla Croce Rossa,
e ormai
la definizione “mostro”, per quella creatura
maledetta, non bastava più.
Batté
le palpebre un istante, e quando riaprì gli occhi
l’Ephemeride
non c’era. L’unica traccia del suo passaggio erano
quelle piccole mani sulla
sabbia.
Con
un singhiozzo, il Guardiano lasciò che la sabbia che aveva
radunato
si disperdesse, e si inginocchiò a raccogliere quegli arti
con mani tremanti,
fissandole come se così facendo potessero scomparire, e
tornare ad attaccarsi
alle braccia della loro proprietaria.
Sapeva
che avrebbe dovuto fare qualcosa di diverso dal rimanere lì
sul
pavimento a piangere, ma al momento il dolore, lo shock e il senso di
colpa
avevano preso il sopravvento.
Non
si rese neppure conto che Pitch si era svegliato, e che lo stava
guardando.
La
paura di Sandman gli aveva fatto bene, era riuscita a restituirgli
energia sufficiente da assistere alla scenetta delle mani e, anche se
non
l’avrebbe mai confessato, aveva fatto paura anche a lui. A
dir la verità gli
aveva anche fatto venire un po’da ridere, ma non era in grado
di spiegare
perché, forse era per quella faccenda del chiedere una mano.
«vuoi smetterla di
frignare?» disse, con voce roca. L’idea ebbe un
minimo effetto, perché se non
altro Sandman sollevò lo sguardo verso di lui «non
startene lì con le mani in
mano!»
Rendendosi
conto di come suonasse quel che aveva detto in quella
situazione, in cui Sandman aveva letteralmente delle mani in mano, il
suo
torace martoriato dalle ustioni si gonfiò e
tremolò nel
tentativo di trattenere una risata
molto fuori luogo. Non che a Sandman importasse, essendo troppo
occupato a
farsi schiacciare da un senso di totale impotenza.
«ha
tagliato le mani della tua ex ragazza? Che diavolo, Sandman»
continuò Black «trovala e
fargliela…pagare cara, anche per lei».
Fargliela
pagare?
Sì,
avrebbe voluto, ma non aveva idea di come e, ora che
l’attacco di
furia cieca era passato, la voce della sua coscienza era tornata a
farsi
sentire. I Guardiani non uccidono. I Guardiani agiscono per proteggere.
Anche
la sua reazione di poco prima era stata sbagliata.
Black
parve intuire cosa stava passando per la testa di Sandman. In un
altro momento avrebbe goduto nel vederlo così, ma non aveva
le forze per fare
neppure questo e, inoltre, non era sicuro di volersela vedere da solo
contro
tutto quel che lo minacciava, serpente di dodici metri incluso. Tutta
una
questione di convenienza e di calcoli, insomma, che lo portò
a concludere che
ora come ora gli conveniva tenere un basso profilo, evitare di rompere
le
scatole al prossimo e farsi dare una mano da chiunque gliela offrisse;
quando
tutto fosse finito però, o comunque alla prima buona
occasione, nemici come
prima e ognuno per la sua strada.
“…promemoria
per me: se qualcuno dovesse chiedermi una mano, ora
c’è un
altro motivo valido per rifiutare”.
«immagino
che pensi alla tua moralità di...Guardiano» disse
piano l’Uomo
Nero «non so come dirtelo, ma se i nemici sono questi
è bene che la...lasci
perdere ti pare? E poi se usa bene
l’oscurità che…mi ha rubato,
perché questo
lei e gli altri hanno…fatto, potrà crearsi delle
mani con quella. Non sarà la
stessa cosa, ma meglio di niente. E un giorno magari le restituirai le
sue».
“a
quella maldetta francesina bastarda. L’ingenua e dolce
Sandelle!
Neppure lei ha fatto nulla mentre io morivo, ovviamente”
pensò con rabbia “alla
faccia della sua reputazione!”
Sandman,
perplesso da quell’atteggiamento quasi simile ad una
sottospecie di gentilezza, si avvicinò all’Uomo
Nero così da poterlo guardare
dritto in viso.
“mi
sento in colpa” gli fece capire “le hanno fatto del
male per
qualcosa che ho fatto io”.
Assurdo
che si trovasse a parlare proprio con Pitch Black di qualcosa
di così personale, ma d’altra parte non
c’erano alternative, e Sandy ne aveva
un gran bisogno.
«imparerai
a convivere col senso di colpa. Avrebbe potuto andare peggio
a tutti e due. È
mutilata, ma almeno è
viva. Hai modo di fare qualcosa» finì la frase
borbottando, e fece una smorfia
che rese ancor più brutto il volto deturpato dalle
bruciature «a volte mi sento
come se avessi dell’ovatta…nel cervello»
sbatté le palpebre a ripetizione «da
come mi guardi ho detto…qualche idiozia, immagino».
Sandman
scosse velocemente la testa, stupito. Che il furto di potere
gli avesse giovato, almeno caratterialmente?
«SANDMAAAAAAAAAAAAN!!!»
Sentendosi
chiamare all’improvviso, il Guardiano dei Sogni
sobbalzò, e
perse la presa sulle mani della povera Sandelle, che caddero addosso
all’Uomo
Nero.
«c-che
diamine Sandman, toglimi le mani di dosso!...»
Dopo
un gesto di scuse il Guardiano raccolse velocemente le mani, le
chiuse in un guscio di sabbia e le depositò accanto al
timone della nave. Un giorno
sarebbe riuscito a restituirle a Sandelle, forse. L’unica
cosa buona era che la
carne degli immortali come loro rimaneva sempre intatta con
l’andar del tempo.
Si
affacciò, osservando all’esterno.
«ma
ti sembra il modo?! Non puoi fingere di essere civile almeno
in un’occasione?!»
«Hallows
l’ha solo chiamato, Nightlight, non vedo il problema. Stavo
per
farlo io!»
Cherubini.
Una
nave di legno.
La
Befana.
Una
civetta.
Nightlight.
Sandman, pur non riuscendo a sorridere, accolse con piacere il primo accenno di sollievo che provasse da diverse ore a quella parte.
Sembra proprio che in
questo capitolo le cose mi siano sfuggite di mano.
...
Ok, a parte tutto, ammetto che fino a qualche mese fa avevo
in mente tutt'altro per Sandelle, ma poi mi sono resa conto che, come
dice il proverbio, "una buona azione non resta mai impunita", e un atto
come quello che ha compiuto Tanith, con la motivazione che ha dietro,
è proprio nella natura di un'Ephemeride.
Poi, spero che il Leprecauno vi sia piaciuto abbastanza -ai Guardiani piace senz'altro, è l'unico a parte la Befana e Harlequin Saturnali ad aver detto subito "sì, ok, vi do una mano"...mh. Mi sa che d'ora in poi quest'espressione assumerà un altro significato, per me :'D
Ringrazio tutti coloro che leggono, che seguono la storia e che recensiscono :) nel caso abbiate qualche commento da fare, o delle domande, prego! Sarò felice di leggere e rispondere.
Alla prossima,
_Dracarys_