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Autore: _Cthylla_    01/12/2015    6 recensioni
In seguito all'ultima sconfitta dell'Uomo Nero, per Jack Frost e gli altri Guardiani è iniziato un periodo pacifico ed allegro: i bambini del mondo sono tornati a credere in loro, e gli incubi sembrano ormai lontani.
Ma questo periodo non è destinato a durare, perché dopo cinquecento anni la Luna è diventata nuovamente dorata, e fantasmi di un passato che tutti credevano ormai lontano minacciano di tornare...
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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Capitolo 29




La giornata di Diarmid Goldhunter, alias il Leprecauno, non era iniziata diversamente dalle solite.

Certo, quel problemino col carbone era stato un po’una seccatura: veniva da Nifelheim, mondo sotterraneo che straripava di gemme e minerali di ogni sorta -eccetto oro e argento che, per qualche strano e misterioso motivo, era difficile trovare- quindi com’era possibile che la consegna fosse in ritardo, se i nani bevevano e scavavano tutto il giorno?! Che si stessero impigrendo, o avessero iniziato più a bere che a scavare?

Fortunatamente aveva da parte una scorta per le emergenze e, se avesse visto veramente le brutte, avrebbe sempre potuto inviare dei cluricauni a rubarne agli esseri umani. Niente di personale contro questi ultimi, ma aveva un’attività da mandare avanti, e non voleva che finisse col fallire. Gli era già accaduto una volta con la bottega di ciabattino…bei tempi, quelli: lavorare per le fate era un piacere, pagavano bene e oltretutto spesso erano anche delle bellissime ragazze. Peccato che poi avessero smesso di rivolgersi a lui, iniziando a innamorarsi delle scarpe delle donne mortali. Assurdo, eh? Negli ultimi tempi, poi, gli capitava di vedere fin troppo spesso delle fate munite di All Star o di Vans. Vans! Come potevano preferire le Vans a scarpe fatte su misura?!

Bah, inutile pensarci su, era un capitolo chiuso, ormai. Aveva aperto quel locale scavando l’interno di  una collina, e il nuovo lavoro gli piaceva, era anche più redditizio dell’altro: una locanda con diversi immensi piani divisi in belle camere da letto spaziose -più due suite, di cui una era la sua- che di notte si trasformava in una bisca/nightclub con tanto di spogliarellisti.

 

“a volte cambiare fa bene! Prendi me. Io prima di diventare inventore, giocattolaio e mago, e poi Guardiano, ero ladro. Era vita avventurosa, all’inizio mi mancava anche un po’, ma poi ho capito che questa per me è meglio”.

 

Ricordava l’occasione in cui, un po’alticcio, si era confidato con Babbo Natale sulla questione, e quanto le parole di Nord gli fossero suonate vuote. Che diamine, scegliere di cambiare era diverso dall’esservi costretti.

Ma non era quel che importava, al momento: anche dentro la locanda, nonostante il rumore della nutrita clientela e del personale, qualche ora fa era risuonato l’annuncio di quel pazzo da ricovero dell’Uomo Nero.
A quanto sembrava c’era una specie di guerra in corso, e nessuno glielo aveva detto o era venuto a cercarlo per chiedere aiuto, esattamente com’era successo ad aprile. Eppure i Guardiani sapevano benissimo che se mai avessero avuto bisogno di una mano non avevano che da chiedere: avrebbe lasciato temporaneamente la gestione della locanda alla sua vicedirettrice, e si sarebbe lanciato in battaglia con loro, martello alla mano, cappello in testa e monete magiche in tasca.
Avrebbe rifiutato il posto di Guardiano, se mai gliel’avessero offerto -quella faccenda di scomparire se i bambini non credevano non gli piaceva neanche un po’- ma per un aiuto era sempre disponibile, contrariamente a tanti altri. “I Guardiani? Che crepino pure, cinque presuntuosi in meno in giro”, aveva sentito commentare diversi spiriti.

Alcuni rispettavano il loro lavoro con i bambini, e chi come lui li conosceva di persona sapeva che, seppur coi loro difetti, erano brave persone; altri invece, per ignoranza o semplicemente per invidia, non mancavano mai commentare e sparlare in modo malevolo sia di loro, che dell’Uomo nella Luna, che di Nightlight.
Erano in tanti che, all’oscuro di quel “piccolo dettaglio” dello sparire, invidiavano il potere, i possedimenti e la fama dei Guardiani. Non tanto da attaccarli, ovviamente, ma abbastanza da fingersi sordi a un’eventuale richiesta di aiuto. Evidentemente si erano dimenticati del fatto che, se i Secoli Bui erano finiti, era anche merito loro.

Prima dei Guardiani, gli spiriti che vivevano sulla Terra avevano potuto fare ben poco contro l’Uomo Nero, che ai tempi era estremamente potente. 
Era arrivato sulla Terra da chissà quale angolo del cosmo, aveva trovato terreno fertile per dare sfogo al suo potere e accrescerlo, e aveva avuto gioco facile nel racchiudere il mondo in una morsa di tenebre, ignoranza e paura. 
In tutto ciò molte ex “divinità” dai poteri ridotti  non avrebbero potuto fare nulla neppure volendo, e altre -che invece avrebbero potuto- avevano voltato la testa dell’altra parte e continuato a farsi i fatti propri; altri spiriti invece non erano riusciti a unirsi per combattere l’Uomo Nero -chi per codardia, chi per pessimismo cronico, chi per egoismo- e si erano nascosti. Alcuni erano persino emigrati in altri regni che Black non poteva raggiungere, come il sotterraneo Nifelheim, o altri mondi, come il Sidhe, patria di fate, elfi del sole e altre creature.

Senza i Guardiani chissà quando i Secoli Bui avrebbero avuto fine, se mai fosse successo, ovviamente…

La sua attenzione, e quella del resto della clientela in sala, fu prepotentemente richiamata da un forte bagliore di luce bianchissima. Diarmid fece appena in tempo a pensare “ma che diavolo?!...” che Nord, confuso e palesemente sbilanciato, quasi crollò su un tavolo di legno occupato da un gruppetto di fate, che si scansarono strillando spaventate. Alcuni camerieri, altrettanto sorpresi, fecero cadere tutto quel che avevano in mano, e dei cluricauni si affacciarono dalle cucine per vedere cosa stava accadendo.

«ordine, ordine! Non c’è niente da vedere, tornate alle vostre attività!...è tutto a posto, signori!» il Leprecauno lisciandosi nervosamente la folta barba, rossa come i capelli, decise di prendere subito in mano la situazione «tu!» col bastone da passeggio indicò un grosso -ma perfettamente tirato a lucido- troll, che si avvicinò immediatamente «porta questo tipo dai guaritori» indicò l’Uomo nella Luna, in braccio a Nord «e fai in fretta».

Il troll annuì con un grugnito, tendendo le mani. Seppur ancora un po’ frastornato, Babbo Natale gli affidò Manny con un gesto meccanico. Preso l’Uomo nella Luna con una delicatezza insospettabile per una simile creatura, il troll sparì in un corridoio.

«tu seguimi in ufficio» il Leprecauno afferrò Nord per la cintura «almeno puoi dirmi che diabhal sta succedendo, e poi, se fossi in te, farei un giretto nell’ambulatorio al piano di sotto come il tuo amico» disse, burbero.

Babbo Natale aprì e richiuse la bocca come un pesce, mentre veniva trascinato in un corridoio la cui struttura, per la quantità di legno presente, gli ricordava quelli di casa propria. Goldhunter gli stava chiedendo spiegazioni, ma lui non ne aveva. Non aveva neppure ben capito come avesse fatto ad arrivare lì. Un attimo prima dei grifoni istigati da Ljuba stavano per divorare lui e Manny, e quello dopo caracollava addosso a delle fate. L’Uomo nella Luna era al sicuro, e ciò era positivo, ma gli altri? Dentolina, Jack, Shu Yin e Madre Natura erano soli contro quei pazzi!

Il Leprecauno tirò fuori da una tasca una grossa chiave d’oro, la cui impugnatura era a forma di quadrifoglio, e aprì velocemente la porta dell’ufficio. Somigliava al laboratorio di Nord, con meno attrezzi da lavoro, più incartamenti sulla scrivania, più quadrifogli a decorare l’imbottitura delle sedie e il mobilio di legno, e un morbido tappeto verde smeraldo.

«mettiti a sedere e dimmi-»

«devi rimandarmi indietro!» esclamò Nord «con una di tue monete dorate!»

Diarmid sollevò uno sopracciglio, tastando involontariamente la tasca destra dei pantaloni alla zuava. «ma se sei fuggito con un portale, che senso ha che ti rispedisca indietro? Dimmi che succede, piuttosto! Chi è il tizio malconcio?»

«è Uomo nella Luna, non si sa chi è stato a fargli quello, ma non è né Pitch né mia ex e altri. Lo hanno trovato nel regno di Madre Natura e tu devi rimandarmi lì! Dentolina, Jack, Madre Natura e Shu Yin hanno bisogno di aiu…non voglio whisky!» sbottò il russo, quando il Leprecauno gli schiaffò in mano un bicchiere colmo.

«tu non vai proprio da nessuna parte, sei troppo malconcio, e mi risulta che Madre Natura sappia difendersi molto bene da sola…»

«non ora che le hanno preso poteri, lei-»

«aspetta. Aspetta, aspetta…piano un momento. Chi diabhal è riuscito a togliere i poteri a quella furia mora?!...col sospetto che ho, mi sa che ho bisogno anche io di un goccetto» si versò a sua volta un bicchiere di whisky «abbiamo sentito tutti l’annuncio di quello svitato di Black, qualche ora fa. Cos’è questa faccenda che la tua ex e gli altri hanno radunato un esercito? C’è una specie di guerra in corso?»

Era un argomento molto delicato, si capiva dalla tristezza negli occhi del Guardiano, ma il tatto e Diarmid Goldhunter restavano su due rette parallele destinate a non incontrarsi mai; non che la sua fosse cattiveria, il fatto che spesso tirasse scherzi atroci durante San Patrizio non c’entrava, era solo questione di carattere.

«Pitch le aveva preso poteri, ma ormai non è più problema. È morto».

Dopo un breve baluginio di stupore nelle iridi di un verde ancor più saturo di quelle di Calmoniglio, il Leprecauno fece cozzare il proprio bicchiere contro quello di Nord. «damnù, allora non tutte le guerre vengono per nuocere! Alla...no, non alla salute, visto che è morto. Ah, che diavolo! Alla faccia sua!» esclamò, per poi tracannare il liquore.

«non c’è affatto da festeggiare! Lui è morto, ma Ljuba e gli altri hanno preso a loro volta poteri rubati, e sembrano quasi diventati peggio di lui. Hanno distrutto regno di Madre Natura, vogliono uccidere Uomo nella Luna, e non si fermeranno finché non ci riusciranno. È cominciato tutto con Luna dorata».

«l’ho vista. Avrei dovuto prevedere che avrebbe portato guai, spero che non porti anche meno clientela, e di conseguenza meno entrate…»

«e tu ti metti a ragionare come scozzese proprio adesso?!» brontolò Nord, sovrastando il metro e cinquanta del Leprecauno dall’alto dei suoi due metri e diciannove centimetri d’altezza.

«no, è solo che alla fine di tutto, che io possa aiutarvi o meno, vorrei trovare la mia attività ancora in piedi».

Nord stava per ribattere, quando qualcuno bussò rapidamente alla porta. «…capo?»

«entra, Pasiphae. Che succede adesso?!»

Una donna alta, molto magra, dalla pelle e i lunghissimi capelli bianchi come la neve, entrò nell’ufficio quasi fluttuando. Era una banshee, nonché la vicedirettrice del locale, e dietro quegli occhi velati dall’iride quasi bianca si celava un intelletto non indifferente. «altri due Guardiani piuttosto malconci sono appena sopraggiunti con un altro portale. Jack Frost e Dentolina, per essere precisa».

«sono qui?! Ce l’hanno fatta!» Nord fece per uscire dall’ufficio, ma sembrava che la banshee non intendesse spostarsi.

«quanto sono malconci, di preciso?»

«l’intervento dei guaritori non è urgente, come per il signore» indicò Nord con un cenno del capo «ho pensato di far accomodare anche loro qui in ufficio».

«hai pensato bene, magari potranno dirci qualcosa in più» acconsentì il Leprecauno.

L’istante dopo, sorreggendosi l’uno all’altra e pallidissimi in volto, Jack e Dentolina caracollarono nell’ufficio. «Nord…!»

«Dentolina! Per fortuna siete salvi, ma….dovete spiegarmi come…»

«in tutto il casino che c’era, Dentolina ha recuperato la borsa coi globi di neve, e ti ha fatto arrivare qui. Poi l’ha persa di nuovo per colpa dei grifoni…»

«grifoni?» lo interruppe il Leprecauno.

«grifoni-Incubo del fuoco. Orribili» Dentolina sembrava aver recuperato l’uso della parola «giuro che non intendevo metterti in una situazione difficile, Diarmid, ma in quel frangente questo è stato il primo posto che mi è venuto in mente, sapevo che c’erano dei guaritori e poi-»

«riprendi fiato, uccellino» brontolò il folletto, togliendo il bicchiere di whisky a Nord -che non aveva bevuto neppure un sorso- per schiaffarlo in mano a lei «non ci sono problemi, a patto che poi paghiate, se intendete stare qui per parecchio tempo».

«…pagare?» allibì Jack.

Aveva conosciuto il Leprecauno dopo la sconfitta di Pitch ad aprile, dal momento che gli altri Guardiani lo avevano portato lì a festeggiare. Prima di allora, Frost non aveva idea del fatto che il Leprecauno avesse un simile locale: era stato troppo impegnato coi suoi tentativi di essere visto dai bambini per interessarsi davvero ai propri simili.
Il folletto, comunque, non gli aveva fatto una cattiva impressione. Sembrava simile a Calmoniglio, burbero ma buono. Solo che quell’attaccamento a oro e argento -l’unico tipo di pagamento che accettasse- specie in quel momento, gli faceva cadere le braccia!

«a questo mondo niente è gratis, ragazzo! A parte quel bicchiere di whisky, offre la casa».

Dentolina fissò il bicchiere per qualche secondo e poi, con una certa sorpresa dei suoi colleghi, lo svuotò in due sorsi. «ne avevo proprio bisogno. Grazie. Mi sembra ancora incredibile che ne siamo usciti» disse «ma è tutt’altro che finita, e non sappiamo che fine abbiano fatto Madre Natura e Shu Yin. L’ultima cosa che ho visto sono stati i grifoni che l’attaccavano dopo che lei ha…» non riusciva a dirlo, neppure dopo il whisky. Provò ugualmente a farsi forza «forse quando Pitch l’ha definita la sua “nuova figlia” non ha sbagliato, perché ha colpito alle spalle Atticus proprio come Pitch ha fatto con Sandman ad aprile. Esattamente allo stesso modo, Nord, e probabilmente con lo stesso esito, è stato orribile…»

«cosa?! Shostakovich!» il russo sprofondò a sedere su un divanetto imbottito «ha ucciso persona?! Quella ragazza diventa più pericolosa ogni minuto che passa!»

«non è detto, comunque sì, lei è pericolosa, e sì, orribile lo è stato senza dubbio, ma ha creato un diversivo che ci ha permesso di scappare, Dentolina» obiettò Jack «non dimentichiamolo, e speriamo che tanto lei quanto Madre Natura stiano bene».

«no, no, ovvio che non lo dimentico, si è messa ancor più nei guai di quanto già fosse solo per farci fuggire, ma penso di avere tutto il diritto di essere scossa!» ribatté Dentolina «non ha fatto una cosuccia da niente, sai com’è. Da essere grata a giustificarla ce ne corre» aggiunse, sedendosi a sua volta su una poltroncina.

«e quando mai ho detto che la giustifico, scusa?!» sbottò Jack «io non-»

«sì, sì, l’amore non è bello se non è litigarello, ho capito» il Leprecauno decise saggiamente di stroncare la discussione dei due sul nascere «ma chi sarebbe questa Shu Yin?»

«la mia cosiddetta “compagna perfetta”» Frost mimò le virgolette «qualcuno a cui Manny avrebbe potuto tranquillamente evitare di dare vita, dal momento che tutti i problemi con i loro ex, al momento definiti “Insorti”, derivano proprio dalla sua creazione. Prima se ne stavano tranquilli in un’isola chiamata Conca De El Sol, insieme a gente come divinità greche, egizie e compagnia bella. Poi hanno visto la Luna dorata, e hanno deciso che uscire per uccidere Manny e Pitch era una buona idea. Punjam Hy Loo e Polo Nord sono stati già persi».

Il Leprecauno tirò fuori la sua amata pipa, anch’essa d’oro. «ammirevole sintesi. Però mancano due Guardiani su cinque. Stanno bene?»

«Sandman non so, ma lo spero» disse Nord «Calmoniglio sta con Insorti, molto per colpa di Pitch, lunga storia».

«ah, diabhal, mi dispiace. E l’Uomo nella Luna cosa ha fatto in tutto ciò, prima di essere massacrato? Spero che avesse in mente un contrattacco. Nel caso, sapete che ci sono».

«Nightlight sta cercando aiuto, quindi immagino che prima o poi arriverà anche qui» “se non gli capita qualcosa di brutto per strada” aggiunse mentalmente Dentolina «penso che sapere delle condizioni di Manny lo scioccherà».

«perché, dici che non lo sa?» domandò Jack.

«questo è più che sicuro» rispose Nord «se sapeva che Tsar Lunar sta male, Nightlight era già qui. Quando lo conoscerai ti piacerà di certo. È eroe!»

«io però inizio a pensare che, pur essendo una minaccia da non sottovalutare, il pericolo più grande non siano gli Insorti» disse il Leprecauno «ciò che mi dà più da pensare è quanto è successo all’Uomo nella Luna. Chi è stato? Come ha fatto? Sapete com’è, già solo quelli che possono arrivare sulla Luna sono ben pochi. Poi, perché l’ha fatto? Da che parte sta, in tutto questo? Un nemico su due lo conosciamo, ma questo sembra pure peggio».

«sembra stare dalla parte degli Insorti, perché…giusto! Dimmi che sei protetto dall’Incanto Detector e non ho fatto ancora più danni!» si spaventò Dentolina.

«tranquilla, quella è una protezione sempre attiva. Incanto Detector, eh? Quindi è così che gli Insorti vi hanno trovati».

«non sappiamo chi ha dato loro il materiale genetico di Manny, ma sì».

Goldhunter sorseggiò nuovamente del whisky. «beh» esordì dopo un po’ «stavolta sembra qualcosa di un po’più serio rispetto ad aprile».

«tanti nemici in più, e non li conosciamo nemmeno tutti. Pitch almeno sapevamo come era, pace ad anima sua» mormorò Nord «non che mi manchi, ovviamente».

Dentolina fissò il bicchiere vuoto. «e a chi mancherebbe mai?...credo che vedere Shu Yin uccidere Atticus, sempre se è morto davvero, gli avrebbe fatto piacere. Pitch odiava Atticus. Per gelosia, ma forse aveva anche capito com’era davvero».

«su, su, è un problema in meno, tutti lo odiavano e tutti siamo felici che sia crepato, pensate solo a questo» concluse il Leprecauno «cerchiamo di pensare a cosa accidenti fare, intanto…»

 

 

** Polo Nord **

 

 

«comincio a pensare che qui non ci sia una mazza da trovare. Sperare di trovare qui l’Innominato era troppo, vero?»

Galaxia aveva girato in lungo e in largo nel perimetro che le era stato assegnato da controllare, ma non aveva ottenuto nessun risultato. Nella Fabbrica e dintorni non c’era traccia di Pitch, né di qualunque altra cosa che potesse dar loro qualsiasi indizio su ciò che era accaduto dopo che erano partiti.
Si chiedeva come avesse potuto tornare in vita, le sembrava impossibile.
Certo, era capitato qualcosa di simile anche a Sandman, ma corrompere della sabbia magica e staccare di netto la testa a chi la controllava era un po’diverso, per non parlare del fatto che non si sapeva di preciso di cosa fosse fatto Sandy: un tempo era fatto di carne e sangue, ma la magia dell’Uomo nella Luna bambino, il desiderio di salvarlo che aveva espresso e si era avverato, l’aveva cambiato di netto. Nemmeno Sandelle aveva mai saputo svelare il mistero. Forse neppure Sandy stesso ne sarebbe stato capace.

«mi sa di sì, purtroppo. E come se non bastasse fa un freddo boia» Calmoniglio rabbrividì, accovacciandosi «trovato qualcosa?»

«no. Tu?»

Digressioni a parte, stava di fatto che fino a quel momento le ricerche erano state completamente vane, per cui Galaxia si era riunita a Calmoniglio, raggiungendolo nella sua area d’indagine. Era strano lavorare fianco a fianco con lui dopo tanto tempo. Se non altro la paura che potesse rinchiuderla era passata, con le parti di potere rubato che si era presa.
Ovviamente la vicinanza fisica a Sandelle l’avrebbe resa ancor più sicura. Quando Ljuba, o chiunque altro, diceva che per loro era importante restare uniti, non parlava solo metaforicamente, ma anche in termini di potere. Se si allontanavano gli uni dagli altri per più di tre metri, potevano contare solo sulle proprie forze -rubate-, tornando a essere avversari gestibili: niente terremoti, tempeste, spacchi nel terreno e magma bollente.
Era uno dei motivi per cui essersi divisi non le era piaciuto affatto, benché effettivamente tornare al Polo Nord per indagare potesse essere sensato, e un grosso spiegamento di forze non fosse necessario.

«forse. Fuori dalle mura, dove Black è-»

«non dire quel nome, porta sfortuna! Quando lo avevamo in pugno e credevamo fosse morto era diverso, ma adesso che sappiamo che è vivo direi di evitare di attirarci più sfiga addosso» disse Galaxia, piegando un orecchio con aria turbata.

«va bene, va bene. Dicevo, ho trovato una traccia strana fuori dalle mura, dove “Quello” è morto e risorto».

Se per Galaxia quella situazione era strana, per Calmoniglio lo era ancora di più. Non riusciva più a capire da quale parte della barricata si fosse messo, si sentiva sempre un Guardiano, ma temeva che se gli altri fossero venuti a sapere della cosa avrebbero reagito come Nord, che non avrebbero capito. Gli Insorti invece sembravano esserne stati in grado, una volta che lui aveva compreso -ma non giustificato- loro.

«che tipo di traccia?» indagò Galaxia, avvicinandoglisi con un balzo.

«era un po’confusa, quindi non sono sicuro di nulla, ma se dovessi dire che somigliava a qualcosa…hai presente le tracce che lasciano i serpenti, quando il terreno lo consente? Solo che mi pare assurdo, perché non esiste nulla che avrebbe potuto lasciarne di simili».

«hm. A parte noi e gli yeti, qui c’era solo Mothman. Che tu sappia si trasforma in un serpente?»

Il Guardiano scosse la testa. «che io sappia no. Può assumere una forma più umanoide, o più mostruosa, ma non quella di un serpente. Certo, non sapevo neppure che potesse cantare con due voci…maledizione» borbottò «col senno di poi, rimpiango di non aver frequentato di più altri spiriti oltre al solito gruppo. Se l’avessi fatto forse potrei avere un’idea più precisa di chi potrebbe essere stato a lasciare quella traccia, e invece no! Sempre concentrato su lavoro e bambini».

«non penso che il tuo ruolo di Guardiano c’entri, Aster. Sei solitario di tuo. A volte saltavi persino la festa del ventisei dicembre, ricordi?»

Calmoniglio fece una smorfia. «già, non hai tutti i torti».

“però non ero mai solitario, se si trattava di te” aggiunse mentalmente.

«e comunque non è detto che se avessi frequentato più gli altri spiriti avresti potuto capire di chi si tratta, voglio dire, conosco parecchia più gente di te, eppure tutto quel che so dirti è “boh”».

«in parte è consolante» rabbrividì «…ma fa sempre freddo! Perché non cerchiamo Sandelle, sentiamo se ha scoperto qualcosa e torniamo dentro la Fabbrica?»

Galaxia acconsentì, e si misero a camminare il direzione dell’area assegnata a Sandelle. «forse avremmo dovuto cercare dei vecchi giacconi di Nord, o qualcosa del genere…»

A quel punto, in mezzo alla neve, vide qualcosa che non avrebbe dovuto esserci: sangue fresco, rosso vivo.

«Aster».

Calmoniglio drizzò le orecchie. «cosa succede?»

Galaxia indicò le gocce di sangue. Il volto del Guardiano si fece attento. «qualcosa non va» sentenziò, notando altre gocce di sangue ancora. Formavano una sorta di scia, di cui loro avevano trovato la fine e non l’inizio. Era come se qualcuno, ferito, si fosse sollevato in aria e poi fosse volato via, o qualcosa di simile.

Seguirono la scia e, a un certo punto uno straziante gemito di dolore giunse alle orecchie dei due conigli che, impietriti, si scambiarono un’occhiata spaventata.

«Sandelle» balbettò Galaxia.

«veniva da là, dove porta la scia» il Pooka indicò un punto imprecisato davanti a loro, e lui e Galaxia si misero a correre come forsennati, esattamente come i pensieri nella mente di Laxie.

“non avremmo dovuto dividerci, non avremmo dovuto, lo sapevo, lo sapevo, succedono cose brutte quando ci dividiamo, l’ho lasciata girare da sola, perché l’abbiamo fatto?!” pensò, col cuore in gola.

Anche Calmoniglio l’aveva, benché non fosse molto affezionato a Sandelle, perché quel lamento avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque. Davanti ai suoi occhi scorrevano le immagini dei più orrendi scenari, primo tra tutti uno con protagonisti Sandelle cadavere e Pitch a berne il sangue, va’ a capire come mai. Peggio di così non poteva andare, perché aveva dovuto essere proprio lei, quella che sapeva difendersi meno bene, a trovare guai?!

A un certo punto videro un mucchietto nero in mezzo alla neve.

«Sandelle!!!» urlò Galaxia, superando di netto Calmoniglio per raggiungere l’amica. Con sommo orrore vide chiazze e spruzzi di sangue rosso scuro tutto intorno a lei. L’unica cosa positiva era che non fosse morta, come si evinceva dal respiro corto. Era inginocchiata nella neve, piegata in avanti, con i capelli neri che le ricadevano davanti al volto. Dalla posizione delle braccia, sembrava che se lo stesse coprendo anche con le mani.

«Sandelle, Sandelle guardami, cos’è successo?!» Galaxia si inginocchiò davanti a lei «San…»

Galaxia aprì la bocca e la richiuse. Aveva un’aria così scioccata che Calmoniglio iniziò a credere che sarebbe svenuta da un momento all’altro, tanto che si avvicinò a sua volta.

«ma che cosa le è-»

Il Guardiano fece un grosso balzo all’indietro, con gli occhi sgranati dall’orrore.

 

 

** Santa Monica. Di nuovo. **

 

 

«chi diavolo ti ha detto di portarmi via?!! CHI?! COME HAI OSATO?!!»

«me l’ha detto la logica, ecco chi. Tu sei stremata, e loro, anche adesso che Atticus non avrebbe più potuto aiutarle, hanno sempre il doppio dei tuoi poteri. Non avresti potuto uscirne altrimenti. Capisco che aver perso casa tua ti faccia arrabbia-»

«no invece!!! Tu non capisci proprio niente, tu non hai mai avuto una casa da perdere…di nuovo!»

La stanchezza non aveva impedito a Madre Natura di riempire di neve l’attico di Santa Monica, ed era già tanto che si limitasse a quello, con la gran voglia che aveva di spaccare tutto quello che c’era attorno. Vedere distrutto il suo regno aveva risvegliato vecchi ricordi e sensazioni davvero sgradevoli, che aveva sperato di non dover vivere mai più.

«però sei viva. Puoi sempre ricostruirla altrove, quando sarà tutto finito».

«sicuro, a meno che tu non decida improvvisamente di tradire anche me per un motivo qualsiasi, e mi pianti una freccia nella schiena».

Shu Yin non replicò, limitandosi a fissarla con aria gelida per poi uscire in terrazza. Tirò fuori le mani dalle tasche e, vedendole tremare leggermente, strinse forte la ringhiera.
Traditrice infida di qua, piccola ipocrita di là! Non aveva mandato al diavolo Emily Jane solo perché quest’ultima era visibilmente sconvolta, e perché lei era troppo educata. Cosa credevano, tra tutti, che fosse facile? Che fosse stato gradevole, per lei, sentire di non potersi mai fidare davvero di nessuno, di essere sempre sacrificabile, o di troppo?

 

“…da un impiccio a un altro, salute!”

 

Su qualcosa il defunto Pitch aveva avuto ragione: lui era stato un impiccio, e lei non era da meno. Più andava avanti, più se ne rendeva conto. Inizialmente aveva agito per salvare se stessa, ma poi  aveva sempre cercato di salvare tutti gli altri. Jack, Nord, Dentolina, Emily Jane…e la Guardiana della Memoria era stata l’unica a dirle “grazie”.
Per non averle insidiato il fidanzato.
Oh, certo, aveva anche detto “grazie per avermelo riportato intero”, ma non si era sforzata di nascondere che la prima cosa contava ben più della seconda.

Chiuse gli occhi. Riusciva a sentire ancora la freccia tra le dita, a vedere la freccia conficcarsi nella carne, a sentire il grido angosciato di Ljuba, e percepire sulle sue gracili spalle tutto il peso di quel che aveva fatto.
Prima che gli Insorti facessero a Jack quel che gli avevano fatto, Atticus l’aveva aiutata contro gli Incubi, le aveva dato un nome, le aveva offerto una casa. Shu Yin non lo aveva dimenticato, e non aveva scagliato quella freccia a cuor leggero, e non sapeva neppure come avesse fatto a centrarlo così bene, o perché avesse scelto di colpirlo proprio in quel modo. Era stata la prima mossa che le era venuta in mente, e aveva agito di conseguenza.

“forse non sono cambiata solo per quel che ho vissuto. Forse qualcosa nella mia creazione è andato storto, se la prima cosa che mi è venuta in mente è stata colpire qualcuno in modo presumibilmente letale”.

Aveva la sensazione che, se Atticus fosse veramente morto, la cosa l’avrebbe perseguitata a vita. Un conto era stato avvelenare Pitch perché fosse ucciso da altri, un conto era avere per davvero le mani sporche di sangue. Sapeva che, se fosse sopravvissuta a tutto quel caos, man mano avrebbe imparato a conviverci -anche per forza, era necessario- ma non significava che sarebbe stato semplice, o piacevole.
Davvero, perché la sua anima non era andata a finire in una di quelle adorabili uova con i piedi che si trovavano nella Conigliera, invece che nel corpo di un essere immortale?

“se sopravvivrò a tutto questo, giuro che me ne andrò il più lontano possibile da tutto e tutti. Magari in un altro pianeta, o qualcosa del genere. Lì non avrò problemi”.

«spero che tu non intenda star qui a vegetare in terrazza per tutto il tempo».

Shu Yin non si curò neppure di voltarsi. «può darsi che quel che intendo fare o non fare non ti riguardi affatto, specialmente perché in lista non c’è colpirti alle spalle con una freccia. In teoria avresti dovuto capirlo da sola, dal momento che ti ho sempre dato una mano, ma a quanto pare sei un’altra a cui si deve spiegare tutto».

Neppure Emily Jane era sicura dei motivi per cui si fosse disturbata a seguirla in terrazza, magari c’entrava la gratitudine inconscia perché quella ragazza le aveva salvato la pelle, ma stava di fatto che aveva già iniziato a pentirsene. «non osare darmi della stupida, ragazzina. Sei in giro da poco più di due settimane, mentre io sono in questa valle di lacrime da oltre millecinquecento anni. Porta rispetto».

«darti della stupida sarebbe molto maleducato. Presumere che la vecchiaia annebbi le tua facoltà mentali invece è solo…realista» sbuffò «va bene, va bene, chiedo umilmente scusa per quel che ho appena detto» si voltò, decidendo di ignorare che Emily Jane si era già gonfiata come un pesce palla, pronta a sputare fuori un fiume di rispostacce «discutere non ci porterà da nessuna parte. So che non ti piaccio e posso capire anche perché» visto quel che era successo con l’Uomo Nero «ma non penso che al momento conti».

Emily Jane incrociò le braccia davanti al petto. «dire che non mi piaci è un eufemismo, ma hai ragione, conta poco. Hai qualche idea su come dobbiamo muoverci?»

«più o meno. Credo che innanzitutto tu debba riposarti, ti vedo molto pallida, e credo che qualsiasi sforzo ti affatichi ulteriormente. È stata una battaglia dura. Decideremo in seguito cosa fare».

Madre Natura fece spallucce. «lo sarebbe stata di più se non si fossero allontanati gli uni dagli altri. Presi singolarmente non sono molto più potenti di me».

«devi riposare lo stesso».

Emily Jane non replicò.

«quel che hai detto però è interessante» continuò Shu Yin «credo che tu abbia centrato il punto focale della questione, ossia che per i miei simili l’unica cosa davvero vitale è l’unione, fisica e non, ed è quella che deve essere minata».

«se hai ucciso Atticus è già uno in meno di cui dobbiamo preoccuparci, ma non è sicuro, e comunque finirebbe solo con l’unirli ulteriormente…contro di te!» commentò Madre Natura «vanno divisi, ma come?» un ginocchio le cedette, e non cadde solo perché riuscì ad aggrapparsi alla ringhiera.

«pensiamoci mentre ti riprendi, d’accordo?»

 

 

** Nave di Sandman **

 

 

“vorrei solo un indizio su dove devo andare. Il palazzo di Dentolina e il Polo Nord erano vuoti, l’ho visto prima di andare sulla Luna, per cui…che siano nella Conigliera? O forse invece dei Guardiani dovrei cercare l’Uomo nella Luna. O magari Nightlight. O magari non lo so. E poi c’è lui. Sono confuso, indeciso, ho un Uomo Nero a rimorchio e non so cosa diavolo stia succedendo. Mi scoppia la testa. Vorrei solo poter dormire di nuovo!”

Sandman non aveva le idee chiare neppure su dove dirigere la propria nave -al momento veleggiava su un punto imprecisato vicino all’Irlanda- più in là si andava, più temeva di essersi perso troppe cose durante il sonno, e che non sarebbe mai riuscito a sbrogliare la matassa. Far parlare Pitch, quando si fosse svegliato, sarebbe stato difficile, e non era scontato che gli avrebbe raccontato la verità sull’accaduto.

«salve di nuovo».

Sandman si voltò di scatto, trovandosi davanti due occhi gialli come quelli di un gatto, si fece bruscamente indietro.

Era di nuovo lei, la donna serpente. Non avrebbe mai pensato di rivederla così presto, e soprattutto non nella sua nave.

Nei tesi attimi che seguirono, il Guardiano ebbe modo di studiarla bene: era una creatura piuttosto imponente -specialmente per lui, piccolo com’era- e, per quanto mostrasse una completa calma nella sua immobilità, riusciva a dare l’impressione di essere una minaccia da non sottovalutare, e Sandman non sapeva se il fatto che avesse le braccia incrociate dietro la schiena fosse un vantaggio per lui, o il preludio a una brutta sorpresa. Il fatto che gli sorridesse non migliorava le cose, perché lo stava guardando come se avesse avuto intenzione di mangiarlo.

Sandy creò le sue fruste di sabbia, pronto a usarle appena lei si fosse mossa.

“chi sei? Cosa vuoi?! Vattene via dalla mia nave!” cercò di dirle attraverso le figure di sabbia “se vuoi uccidere Pitch dovrai passare sul mio cadavere!”

«stai tranquillo, piccino» disse la creatura, che evidentemente era riuscita a capirlo, con una voce dolce che Sandy non si sarebbe mai aspettato «di solito uccidere non è conveniente, per me, e questo caso non fa eccezione. Per non parlare del fatto che posso rendermi intangibile, per cui temo che quelle fruste non ti servirebbero affatto».

“nel dubbio le tengo. Ti ho fatto delle domande: chi sei? Cosa vuoi? Perché eri al Polo Nord?!”

«giusto! Quel che è successo al Polo Nord in effetti è proprio il motivo per cui sono qui. Quando mi hai scagliato contro quella freccia, nemmeno un’ora fa…hai presente?»

L’espressione del mostro, da quel che vedeva Sandy, non aveva subìto il minimo cambiamento, ma l’Omino dei Sogni si fece ancor più guardingo.

Tanith continuò a sorridere. «vedi, la mia è una razza che si nutre di dolore. È qualcosa di simile al modo in cui voi Guardiani vi nutrite della fede dei bambini -perché sì, è esattamente ciò che fate, dal momento che senza di essa morireste- ed era questo che stavo facendo con il generale» indicò Pitch con un cenno del capo «quando mi hai interrotta. Nutrirmi. Inutile dire che non lo apprezzo perché chi mai, di qualunque razza, apprezzerebbe essere interrotto durante il brunch? Ovviamente la risposta è “nessuno”» disse, tranquillissima «si dà il caso che la mia, di razza, apprezzi certe interruzioni ancor meno del consueto: forse è perché di solito si tratta di altre nostre simili che vogliono ucciderci, o semplicemente perché vogliamo mangiare in pace. Si dà anche il caso che le esponenti più vecchie, come la sottoscritta, le gradiscano ancor meno. Tutto ciò per dirti che la storiella divertente che sto per raccontarti è avvenuta soltanto per colpa tua».

Lo stomaco del Guardiano si strinse in una morsa dolorosa. Iniziò a sentirsi ancor più angosciato di quanto già fosse, oltre che spaventato, perché ciò che stava dicendo quella creatura non prometteva nulla di buono. “quale storiella divertente?! Cos’hai fatto?!”

«andiamo, lasciami continuare la chiacchierata. Da quando sono sulla Terra ho avuto vere conversazioni solo con due persone!» una delle quali era Pitch, poco prima «torniamo a noi. Inizialmente non era nei miei piani mostrarmi, si può dilaniare la gente anche evitando di farlo, e quella era la mia idea. Ma poi ho avuto da fare col mio snack preferito» indicò Pitch, sempre con un cenno del capo «e tu mi hai vista, Sandman. Per cui mi sono detta che, alla fin fine, non m’importa che si sappia che c’è un’Ephemeride sul pianeta: posso diventare invisibile a chiunque e intangibile, nessuno può accorgersi della mia presenza, se non voglio. Sicché mi sono detta “come potrei insegnare a Sanderson Mansnoozie che non s’interrompe la gente durante i pasti?”»

Le nocche di Sandman erano sbiancate attorno all’impugnatura delle fruste, ma a quel punto doveva capire dove quella creatura -“Ephemeride”, aveva detto- volesse andare a parare.

«mi sono messa a vagare e riflettere, e a un certo punto me la sono trovata davanti, sola soletta» fece una breve pausa «con quel suo muoversi da canarino. Rende l’idea anche quando sta ferma, in realtà: tiene le braccia leggermente staccate dal corpo, e ha quella postura da uccellino in procinto di prendere il volo. Très jolie!»

Il Guardiano si sentì come se improvvisamente la sabbia gli fosse svanita da sotto i piedi, e lui non fosse più in grado di volare.

E di parlare.

E di pensare.

«allora mi sono resa visibile, ho attirato la sua attenzione, mi sono avvicinata, le ho chiesto molto gentilmente se poteva darmi una mano e lei, gentilissima, mi ha risposto “mais oui! Anche due!”» esclamò, con un’inquietante imitazione dei modi di Sandelle «et voilà!»

Inizialmente Sandman non riuscì a capire cosa fossero quei piccoli oggetti marroni con cinque protuberanze ognuno che l’Ephemeride aveva tirato fuori da dietro la schiena con un gesto teatrale. Non riuscì a comprendere, o forse non volle. Il suo cervello era come in stasi, preda di uno shock indescrivibile.

Vedendo l’espressione di Sandman, lo sguardo vitreo con cui egli osservò le mani di Sandelle cadere a terra senza fare rumore, Tanith capì di aver finito il lavoro. «avrei potuto farlo a te. Sono state le tue mani a scagliare quella freccia, in fondo, non le sue. Ma così ci guadagno. Lei sta provando un dolore indescrivibile, e tu ti sentirai in colpa a vita. A voi non ricrescono gli arti, no?»

Fu un attimo.

Quel che prima era un essere paralizzato dallo shock divenne un’autentica belva selvaggia e furiosa. Per fortuna Tanith era stata lesta a rendersi intangibile, perché Sandman, unitosi a della sabbia e diventato un orribile mostro dorato dalle fattezze solo vagamente umanoidi, si scagliò addosso a lei con tutta l’intenzione di sventrarla, o così sembrava. Una simile reazione era prevedibile, se si era fiondato nel regno di Pitch alla testa di un’armata di mostri dorati solo perché aveva pensato che ci fosse la possibilità che Black potesse averla rapita, figurarsi come si sentiva ora, con le mani di Sandelle abbandonate sul pavimento della sua nave.

Sandelle, attaccata solo perché lui, Sandman, aveva deciso di salvare la vita di qualcuno.

Attaccata solo perché non si era fatto gli affari propri, perché aveva aiutato il suo avversario principale, perché non aveva lasciato che un essere crudele facesse quel che voleva, e cos’aveva ottenuto?! Altra crudeltà, ancora peggiore, ancor più gratuita!

«lo troverai inutilmente crudele, immagino» disse tranquillamente Tanith, senza neppure curarsi di muoversi «ma per me la crudeltà non è mai inutile, ed è sempre gradevole».

«TACI!» urlò il Guardiano-mostro, con la vista offuscata da un fiume di lacrime.

Nonostante quel che aveva fatto negli ultimi tempi -quel poco che sapeva lui- Sandelle non meritava una cosa del genere, fare del male a Sandelle era quasi come farne a una bambina, era come sparare sulla Croce Rossa, e ormai la definizione “mostro”, per quella creatura maledetta, non bastava più.

Batté le palpebre un istante, e quando riaprì gli occhi l’Ephemeride non c’era. L’unica traccia del suo passaggio erano quelle piccole mani sulla sabbia.

Con un singhiozzo, il Guardiano lasciò che la sabbia che aveva radunato si disperdesse, e si inginocchiò a raccogliere quegli arti con mani tremanti, fissandole come se così facendo potessero scomparire, e tornare ad attaccarsi alle braccia della loro proprietaria.

Sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa di diverso dal rimanere lì sul pavimento a piangere, ma al momento il dolore, lo shock e il senso di colpa avevano preso il sopravvento.

Non si rese neppure conto che Pitch si era svegliato, e che lo stava guardando.

La paura di Sandman gli aveva fatto bene, era riuscita a restituirgli energia sufficiente da assistere alla scenetta delle mani e, anche se non l’avrebbe mai confessato, aveva fatto paura anche a lui. A dir la verità gli aveva anche fatto venire un po’da ridere, ma non era in grado di spiegare perché, forse era per quella faccenda del chiedere una mano. «vuoi smetterla di frignare?» disse, con voce roca. L’idea ebbe un minimo effetto, perché se non altro Sandman sollevò lo sguardo verso di lui «non startene lì con le mani in mano!»

Rendendosi conto di come suonasse quel che aveva detto in quella situazione, in cui Sandman aveva letteralmente delle mani in mano, il suo torace martoriato dalle ustioni si gonfiò e tremolò nel tentativo di trattenere una risata molto fuori luogo. Non che a Sandman importasse, essendo troppo occupato a farsi schiacciare da un senso di totale impotenza.

«ha tagliato le mani della tua ex ragazza? Che diavolo, Sandman» continuò Black «trovala e fargliela…pagare cara, anche per lei».

Fargliela pagare?
Sì, avrebbe voluto, ma non aveva idea di come e, ora che l’attacco di furia cieca era passato, la voce della sua coscienza era tornata a farsi sentire. I Guardiani non uccidono. I Guardiani agiscono per proteggere. Anche la sua reazione di poco prima era stata sbagliata.

Black parve intuire cosa stava passando per la testa di Sandman. In un altro momento avrebbe goduto nel vederlo così, ma non aveva le forze per fare neppure questo e, inoltre, non era sicuro di volersela vedere da solo contro tutto quel che lo minacciava, serpente di dodici metri incluso. Tutta una questione di convenienza e di calcoli, insomma, che lo portò a concludere che ora come ora gli conveniva tenere un basso profilo, evitare di rompere le scatole al prossimo e farsi dare una mano da chiunque gliela offrisse; quando tutto fosse finito però, o comunque alla prima buona occasione, nemici come prima e ognuno per la sua strada.

“…promemoria per me: se qualcuno dovesse chiedermi una mano, ora c’è un altro motivo valido per rifiutare”.

«immagino che pensi alla tua moralità di...Guardiano» disse piano l’Uomo Nero «non so come dirtelo, ma se i nemici sono questi è bene che la...lasci perdere ti pare? E poi se usa bene l’oscurità che…mi ha rubato, perché questo lei e gli altri hanno…fatto, potrà crearsi delle mani con quella. Non sarà la stessa cosa, ma meglio di niente. E un giorno magari le restituirai le sue».

“a quella maldetta francesina bastarda. L’ingenua e dolce Sandelle! Neppure lei ha fatto nulla mentre io morivo, ovviamente” pensò con rabbia “alla faccia della sua reputazione!”

Sandman, perplesso da quell’atteggiamento quasi simile ad una sottospecie di gentilezza, si avvicinò all’Uomo Nero così da poterlo guardare dritto in viso.

“mi sento in colpa” gli fece capire “le hanno fatto del male per qualcosa che ho fatto io”.

Assurdo che si trovasse a parlare proprio con Pitch Black di qualcosa di così personale, ma d’altra parte non c’erano alternative, e Sandy ne aveva un gran bisogno.

«imparerai a convivere col senso di colpa. Avrebbe potuto andare peggio a tutti e due.  È mutilata, ma almeno è viva. Hai modo di fare qualcosa» finì la frase borbottando, e fece una smorfia che rese ancor più brutto il volto deturpato dalle bruciature «a volte mi sento come se avessi dell’ovatta…nel cervello» sbatté le palpebre a ripetizione «da come mi guardi ho detto…qualche idiozia, immagino».

Sandman scosse velocemente la testa, stupito. Che il furto di potere gli avesse giovato, almeno caratterialmente?

«SANDMAAAAAAAAAAAAN!!!»

Sentendosi chiamare all’improvviso, il Guardiano dei Sogni sobbalzò, e perse la presa sulle mani della povera Sandelle, che caddero addosso all’Uomo Nero.

«c-che diamine Sandman, toglimi le mani di dosso!...»

Dopo un gesto di scuse il Guardiano raccolse velocemente le mani, le chiuse in un guscio di sabbia e le depositò accanto al timone della nave. Un giorno sarebbe riuscito a restituirle a Sandelle, forse. L’unica cosa buona era che la carne degli immortali come loro rimaneva sempre intatta con l’andar del tempo.

Si affacciò, osservando all’esterno.

«ma ti sembra il modo?! Non puoi fingere di essere civile almeno in un’occasione?!»

«Hallows l’ha solo chiamato, Nightlight, non vedo il problema. Stavo per farlo io!»

Cherubini.

Una nave di legno.

La Befana.

Una civetta.

Nightlight.

Sandman, pur non riuscendo a sorridere, accolse con piacere il primo accenno di sollievo che provasse da diverse ore a quella parte.


Sembra proprio che in questo capitolo le cose mi siano sfuggite di mano.
...
Ok,  a parte tutto, ammetto che fino a qualche mese fa avevo in mente tutt'altro per Sandelle, ma poi mi sono resa conto che, come dice il proverbio, "una buona azione non resta mai impunita", e un atto come quello che ha compiuto Tanith, con la motivazione che ha dietro, è proprio nella natura di un'Ephemeride.

Poi, spero che il Leprecauno vi sia piaciuto abbastanza -ai Guardiani piace senz'altro, è l'unico a parte la Befana e Harlequin Saturnali ad aver detto subito "sì, ok, vi do una mano"...mh. Mi sa che d'ora in poi quest'espressione assumerà un altro significato, per me :'D

Ringrazio tutti coloro che leggono, che seguono la storia e che recensiscono :) nel caso abbiate qualche commento da fare, o delle domande, prego! Sarò felice di leggere e rispondere.

Alla prossima, 

_Dracarys_

   
 
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