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Autore: Lunastorta_Weasley    06/12/2015    1 recensioni
Ed Sheeran, è un ragazzo di 20 anni che si è appena trasferito a Londra per inseguire il suo sogno : quello di diventare un cantautore. In poco tempo, si ritrova catapultato in una città fredda e caotica, che non sembra intenzionata a far posto agli stranieri, ma dopo uno strano incontro che lo lascia stupito, le cose cambieranno per Ed, ma non solo in meglio...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Capitolo 17

Era tardi, molto tardi. Aveva appena smesso di suonare a casa di alcuni ragazzi, e stranamente, l'avevano pagato bene, con soldi veri. Non con birre o altri alcolici.
Era il 26 marzo 2012, ed erano passati tre mesi dall'addio di Leah. La sua carriera musicale aveva finalmente preso il via : era riuscito a farsi assumere come cantante fisso al 'Britannia Pub', e con i soldi messi da parte, aveva ricontattato mister Simon, il tizio della casa discografica.
Aveva anche inciso il suo primo album, ' Loose Change', scritto la notte dopo il concerto di Natale. Dopo la sua partenza. Grazie a lei, scriveva come non mai. Per lo più, erano canzoni tristi e sdolcinate, quasi sofferte, ma al pubblico sembravano piacere, a tal punto che ben presto si ritrovò a suonare per duecento o più persone. Ma la vita del cantautore squattrinato non era facile. Se prima riposava solo per qualche ora al giorno, adesso non ne aveva proprio il tempo, e fin troppo spesso, finiva per recuperare le ore di sonno, assumendo qualsiasi genere di pasticche. Lì per lì, non gli erano sembrate la soluzione migliore, non voleva diventarne dipendente, ma dopo un po', si accorse che il mondo diventava un posto migliore quando era sotto il loro effetto. E così, ora anzichè tornarsene a casa, stava andando nel solito pezzettino di città dimenticato da Dio, per ritirare la propria dose di felicità. Con l'arrivo della primavera, il freddo era diminuito, e ciò gli rendeva meno sgradevole il camminare per strada di notte, o il dormire all'aperto. Da quando Leah era partita, non aveva più messo piede nell'appartamento, non ne aveva il coraggio. Preferiva restare fuori.
- Ciao -
Lo spacciatore era girato di spalle, ma sentendo la voce di Edward, lo degnò della sua attenzione.
- Rosso, ma che piacere vederti. Non dirmi che hai già finito tutte quelle che ti ho dato l'ultima volta... - l'uomo gli sorrise, ma il suo volto risultò ancora più sgradevole.
Ed si grattò il collo e guardò a terra. In due giorni aveva consumato una dose che prima finiva in una settimana.
- Sì...senti, non è che ne avresti delle altre? -
Quasi non si riconosceva.
Paul scoppiò a ridere, gettando la testa all'indietro.
- Certo, amico. Qualunque cosa per la mia stella preferita -
Frugò nelle tasche del vecchio giubbotto di pelle e gli porse la solita bustina trasparente, con all'interno ciò che gli serviva.
- Grazie, ma non chiamarmi amico - Ed prese l'ecstasy e la mise al sicuro nella tasca posteriore dei pantaloni.
Il sorriso dell'uomo non scomparve, anzi, ridacchiò e gli diede una pacca sulla spalla.
- Senti, ti sto aiutando, no? Quindi, siamo amici - concluse, porgendogli la mano grande e magra.
Edward la studiò diffidente. Se l'avesse stretta, sarebbe diventato un drogato a tutti gli effetti. Non che non lo fosse già, ma fare amicizia con uno spacciatore, era l'ultimo passo che gli mancava. Dopo essersi spettinato i capelli, come faceva spesso, fece scivolare giù la mano e afferrò quella di Paul. Era fredda, come la morte, e poteva chiaramente sentire tutte le ossa da sotto la pelle. Ecco fatto, ora era un drogato a tutti gli effetti. Non gli piaceva quello che stava diventando, i suoi non l'avrebbero approvato, e nemmeno Leah, ma cosa poteva farci, se quello era l'unico modo che aveva per tirare avanti? Dopo alcuni secondi, mollò la presa. Cominciava a sentire il sangue farsi troppo freddo nelle vene. Fece un segno di congedo con la testa e si voltò, ma Paul lo bloccò, tirandolo per il cappuccio della felpa.
- Dove credi di andare, rosso? Le prime erano gratuite, ma queste no -
Se n'era dimenticato, completamente. Era fuso, ma grazie al cielo quei ragazzi l'avevano pagato. Prese le 50£ e gliele porse. Le ombre scure che si erano formate sotto i suoi occhi, se ne andarono alla vista dei soldi.
- Bastano? - gli domandò Ed.
Che spreco. Tutte quelle sterline per una dose gli erano sembrate un furto, ma se non altro, sperava che quelle piccole pastiglie colorate, gliene avrebbero fatti guadagnare altrettanti.
- Direi di sì - rispose l'altro, mentre contava le banconote sfogliandole con le dita.
Quando fu sicuro che i soldi ci fossero tutti, li chiuse nel pugno e sorrise nuovamente ad Edward.
- Ci vediamo presto, star -
Se ne andò con un ghigno, scomparendo nell'oscurità dalla quale era venuto.
Ed rimase solo, nella fredda e buia notte. Tirò giù le maniche in modo da coprirsi le mani, e si incamminò. Non sapeva dove sarebbe andato. Erano le 04.10 del mattino, e tutti i negozi erano chiusi.
La voglia di Leah non gli era mai passata, non sul serio. C'erano dei giorni in cui riusciva a non pensare a quelle maledette punte lilla, e altri in cui aveva solo ricordi felici, ma gli mancava. Eccome se gli mancava. Le sue canzoni era diventate tristi, come lui. Gli erano successe tantissime cose, alcune buone e altre un po' meno, ma gli sembrava che fossero passati degli anni. Parlava poco con le persone. Bruce, il proprietario del pub e Mr Simon erano diventati i suoi unici amici. Non trovava nessuno che potesse essere all'altezza di Leah.
Gli sembrava di essere al punto di partenza. Ne aveva fatta di strada, ma era sempre lì. Solo, acucciato contro ad un muro. Era sempre lo stesso, come diceva la sua canzone 'Homeless', solo che ora stava razionando l'ecstasy, in modo da non restare senza. Doveva tenere da parte un po' di soldi per una casa, magari anche con dei coinquilini. Non poteva spenderli tutti in droga.

Troppo tempo era trascorso dall'ultima volta che l'aveva visto. Il buco nel suo cuore si allargava, e non c'era nessuno pronto a colmarlo. Gli abbracci erano la cosa peggiore dalla quale astenersi. Anche i baci, certo, ma gli abbracci di Edward erano i migliori. Spesso suo padre provava a stringerla, ma mai come faceva lui. Ogni volta che sentiva le braccia di Ed cingerle la vita o la schiena, e il suo viso poggiarsi nell'incavo del suo collo, sentiva un calore quasi eccessivo salirle lungo la spina dorsale e arrivarle dritto al cuore. Quando il rosso la abbracciava le mancava il fiato. Ma ora sapeva che nessuno le avrebbe mai più provocato quella sensazione. Aveva provato ad uscire con altri ragazzi, ma nessuno le sembrava abbastanza. Nessuno aveva quel qualcosa che ti fa restare a bocca aperta, si giustificava lei, ma la realtà era che nessuno aveva i capelli rossi e un talento innato per la chitarra.
Quella mattina Leah si svegliò e si vestì. Indosso il solito maglione, un paio di pantaloni e andò al lavoro. Fuori, nonostante fosse già primavera, faceva un gran freddo. Doveva riabituarsi al clima canadese. Una folata di vento primaverile le scompigliò i lunghi capelli biondi e lei rabbrividì. Infilò le mani in tasca, per tenerle al caldo e proseguì. Aveva trovato lavoro come dog-sitter. Non era male. I cani le piacevano, li preferiva alle persone, e gli orari non erano lunghi. Di solito i padroni, soprattutto vecchietti, le chiedevano di portare i loro cuccioli a fare una passeggiata la mattina o la sera, nulla che durasse più di mezz'ora. La pagavano anche bene: 20£ l'ora.
Effettivamente, la sua vita non era cambiata granchè. Lavorava per portare un po' di soldi a casa, pranzava con suo padre e poi usciva di nuovo, per andare a fare tirocinio nello studio di un tatuatore. Ce ne aveva messo di tempo, per sostituire quello di Londra, ma alla fine aveva trovato un ragazzo altrettanto bravo e disponibile. Stava cominciando a far assumere ai suoi disegni uno stile ben definito, cosa non facile, e aveva addirittura fatto il su primo tatuaggio su pelle. Una scritta sul polso di una ragazza. Niente di che, ma per Leah era comunque una conquista.
Mentre camminava lungo il marciapiede in asfalto, cominciò a sentirsi strana. Aveva la nausea e la testa le girava. Erano già due o tre settimane che si svegliava con quei sintomi, ma decise di non farci caso. Li attribuiva alla tristezza dovuta alla separazione da Ed, quindi poteva solo aspettare che passassero.
Quando arrivò davanti alla casa della signora Pettigrew, erano le 08.30 e aveva il naso completamente congelato. Suonò al campanello, e una grande porta in legno si aprì. Entrò nel palazzo, vedendo la donna aspettarla sul pianerottolo al secondo piano.
- Ciao Leah, vieni pure - la incitò, facendo segno di salire con la mano.
Leah salì le scale tenendosi una mano sullo stomaco. La nausea stava peggiorando. Una volta in cima, dovette reprimere un conato. Cercò di assumere un'aria più sana ed entrò.
La casa della signora Pettigrew, profumava di menta ed era piena di ninnoli e soprammobili. Posacenere, gattini, campanelle di vetro, angioletti...c'era di tutto là dentro. La fece accomodare sul divano, e Lilly, il maltese che le teneva compagnia per tre giorni la settimana, le saltò subito in braccio.
- Ehi, ciao piccola. Sì, sì, tranquilla, fra poco usciamo - disse, mentre le grattava un orecchio.
- Lilly ti adora, cara. Vuoi una tazza di thè o un caffè? - le chiese, mentre poggiava alcuni biscotti sul tavolino davanti al divano.
- Nulla signora, grazie lo stesso -
Si sentì in colpa nel rifiutare, ma non voleva correre il rischio di vomitare lì o per strada.
- Non stai bene, cara? Sei pallida e di solito accetti sempre un thè -
- Non si preoccupi, ho solo un po' di nausea - rispose gentilmente.
- Oh...mi dispiace. Se vuoi puoi tornare a casa, Lilly può uscire sul balcone -
Adorava quella vecchietta. Era sempre disponibile e pronta ad aiutare tutti. Aveva fatto l'infermiera per cinquant'anni, e i risultati si vedevano. Nulla sfuggiva al suo occhio esperto.
- Posso resistere, signora Pettigrew, davvero -
Ma in quel momento, un giramento le prese la testa e lei fu costretta a chiudere gli occhi per fermarlo.
- No no, tu non stai per niente bene. Aspettami qua -
Sparì nella sua camera da letto e tornò pochi secondi dopo con una macchina per la pressione.
- Questa - disse, mostrandogliela - è stato il mio regalo di pensionamento -
Sorrise e le chiuse la fascia intorno al braccio.
- Juliet, non ce n'è bisogno, davvero -
- E invece sì, cara. Guarda, hai anche l'addome gonfio. - esclamò, tastandoglielo - tu ora te ne torni dritta a casa e ti infili sotto le coperte -
Non potè fare a meno di sorridere, pensando che erano le stesse identiche cose che aveva detto a ed quando l'aveva incontrato nel supermercato. Tutto era iniziato quel giorno. Lui aveva l'influenza e lei l'aveva invitato a casa sua. Che idiota.
Circa venti minuti dopo, aveva salutato la signora e Lilly, ed era ritornata a casa. Appena in tempo per correre in bagno e vomitare qualunque cosa avesse mangiato nelle ultime ventiquattr'ore. Si sentiva uno straccio. Una volta che nel suo stomaco non rimase altro che aria, si accucciò accanto al water e chiuse gli occhi. La nausea, la pressione alta, il vomito. Tutti questi sintomi riconduceva ad una sola spiegazione plausibile, ma non voleva crederci. Era troppo assurda come cosa. Erano stati a letto insieme solo una volta, non poteva essere successo quello che pensava. Sarebbe stata sfortuna allo stato puro. Non poteva proprio permetterselo in questo periodo. Aveva ancora diciannove anni, era sola e faceva la dog- sitter. Non poteva essere incinta. Come sarebbe cresciuto quel bambino? Senza un padre, e con una madre che soffriva di flashback nei quali rivedeva sua madre mentre moriva o mentre la picchiava. Ma soprattutto senza un padre, perchè quel padre - e Leah era certa che fosse lui- era a migliaia di chilometri di distanza, a suonare in giro per le strade. Mai e poi mai gli avrebbe chiesto di rinunciare al suo sogno per tornare insieme. Almeno ad Edward doveva assicurare un futuro felice.

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I'm back!
Salve people. Mi scuso per l'ora e soprattutto per il ritardo.
Come avrete capito, sono passati tre mesi dal loro ultimo incontro, e beh non se la passano granchè bene.
Spero che il capitolo vi piaccia, anche se è un po' cortino. Spero vivamente in qualche commentuccio, e sono davvero FELICISSIMA per le visualizzazioni che continuano ad aumentere! Grazie, ragazzi, davvero.
AL PROSSIMO CAPITOLO!

  
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