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Autore: marwari_    08/12/2015    0 recensioni
Cap.1: «Verrai con me, a casa. Avremo una vita intera per farla pagare a chiunque tu voglia, mia regina.»
#2 storia della serie "𝓖olden𝓗eart ғairyτale"
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '𝓖olden𝓗eart ғairyτale '
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Rumpelstilskin le aveva insegnato a trasformarsi quasi subito. Fu uno dei primi trucchetti che le fece imparare, perché era uno dei più difficoltosi, a suo parere, e voleva dimostrare a Cora che la magia non era sempre semplice e che, anzi, si trattava di un percorso in salita.. quello che invece Cora dimostrò a lui era che possedeva un talento innato per gli incantesimi di quel tipo. Dalla prima volta che aveva assunto, con successo, le sembianze di qualcun altro, si era allenata strenuamente, diventando molto abile a trasformarsi e a mantenere quell’incantesimo per molte ore, dimenticandosi, a volte, persino di sfoggiare un volto diverso dal proprio. Erano entrambi sicuri che fosse pronta per seguirlo in quell’impresa; tutto sembrava essere caduto perfettamente: il tempo che impiegò Cora a padroneggiare quell’arte fu lo stesso tempo che impiegarono Henry ed Eva a fidanzarsi e ad organizzare le nozze e gli incastri che Rumpelstilskin aveva predetto si rivelarono assolutamente funzionanti.
Quando anche lui si accorse del suo imminente successo, non riuscì a trattenere una risatina acuta

«Non credo ci sia proprio nulla da ridere..» mormorò Cora con voce lamentosa, tastandosi le guance come se fossero fatte di un materiale deformabile. L’immagine che vedeva riflessa nel laghetto non le piaceva per niente: ora capiva perché quella ragazzina sembrava sempre avercela con il mondo intero; era quel viso odioso, quei lineamenti delicati che cozzavano con lo sguardo acido che erano assolutamente ridicoli e gli abiti che doveva portare a dir poco appariscenti.. odiava ogni cosa di Eva e odiava ancora di più doverla interpretare in tutto e per tutto

«Almeno non hai gli occhi di un merluzzo..» Rumpelstilskin stava parlando mentre decise di trasformarsi, il che gli fece pronunciare la frase in modo ridicolo; prima con la sua acuta voce scherzosa e poi con una più bassa e delicata. Aveva assunto un’espressione perplessa lui stesso ed ora si stava osservando nel laghetto, tirandosi la giacca bianca decorata da drappi rossi e dorati con le dita. No, non piaceva nemmeno a lui quel suo nuovo aspetto «Mmh..» mormorò pensieroso, tornando su suoi passi per recuperare i due bianchi destrieri

«Deve esserci qualcosa che ci aiuti..» Cora si alzò, spolverandosi l’ampia gonna che seguiva frusciante ogni suoi movimento «I merluzzi non sono il mio genere..» lo guardò con un leggero ghigno, camminando lentamente verso di lui ed afferrò le redini del suo cavallo, prendendo a carezzargli piano il naso come se non avesse detto nulla. Rumpelstilskin ricambiava la sua falsa noncuranza con un’occhiata di sfida

«Ci sarebbe un incantesimo.» mormorò con voce atona salendo a cavallo per primo ed afferrando le redini. La donna salì subito dopo di lui, non disse nulla, eppure ogni fibra del suo essere era protesa verso Rumpel in cerca di ulteriori chiarificazioni «E’ una conoscenza che si tramanda da Oscuro ad Oscuro, a partire dal primo di noi.. sono incantesimi antichissimi e che molti, se non tutti, non hanno mai avuto l’opportunità di applicare..» spiegò lui, spronando il cavallo al passo lungo il sentiero del ritorno

«Come mai?» chiese lei incuriosita

«Perché questi incantesimi necessitano di un elemento alquanto raro.. soprattutto per chi porta il nome di Oscuro Signore.» fece una piccola pausa e le sorrise; non era un’espressione scherzosa o beffarda, era un sorriso vero, appena accennato, piccolo e sincero «Ciò che ci vuole è l’amore, Cora.» la donna ricambiò subito il sorriso, accompagnandolo a due gote rosa acceso.  
Le prese la mano, carezzandole il dorso con il pollice e, lentamente, cercò di insegnarle a pronunciare quelle parole, dal suono strano, che provenivano dall’antico popolo degli elfi, ormai solo un ricordo in quella landa.        
Quando furono entrambi sicuri di essere in grado di pronunciare quelle parole, socchiusero gli occhi, reclamando la magia a loro e pensando, come aveva detto Rumpelstilskin, al loro sentimento e alla natura, poiché era l’unico modo di far funzionare quell’incantesimo

«Slo eymorg fur vinya, slo mellen ech veela*.»

Quando riaprirono gli occhi, entrambi sorrisero felici di poter osservare I loro volti, esattamente come li conoscevano mentre, negli occhi dell’altro, il riflesso donava un’immagine del tutto diversa: agli occhi del mondo erano un fiacco principe e una principessina viziata, eppure tra di loro vedevano i loro volti reali, dagli sguardi risoluti, divertiti e, soprattutto, innamorati.

Rumpelstilskin sorrise, consapevole di essere stato uno dei pochi, se non il primo, ad essere riuscito con successo ad applicare uno degli incantesimi dell’antico libro degli elfi. Essi erano creature troppo eteree per sopravvivere in una terra di guerre, magia nera ed incantesimi e, con il passare degli anni, di quella popolazione non rimasero che i loro libri e le loro antiche magie; millenni erano trascorsi senza che nemmeno un mago oscuro, possessore tramandanti di quegli antichi volumi, fosse stato in grado di poter accedere a quell’enorme magia, uno dopo l’altro privi di quel sentimento che legava gli elfi e la natura e lo spirito di ogni cosa in modo quasi simbiotico.

Rumpelstilskin era il primo oscuro che aveva avuto accesso alla magia, all’amore e quindi anche a quei sortilegi. Forse perché non era mai stato un mago come i suoi predecessori, forse perché dopo innumerevoli anni, uno di loro, aveva deciso di accogliere l’amore anziché di allontanarlo, forse perché aveva trovato qualcuno così simile a lui da poter ricevere supporto e curiosità e voglia di imparare anziché paura, rifiuto e desiderio di separazione.

«A cosa pensi?» la voce di Cora arrivò quasi troppo debolmente al suo orecchio e si voltò con espressione appena spaesata «Alla faccia di Xavier quando, alla fine, scoprirà tutto quanto?» lui scosse la testa, nonostante quell’immagine fece comparire un sorriso compiaciuto sulle sue labbra

«Penso a quando daremo in moglie la nostra principessina prigioniera a re Leopold delle terre più a Sud, a quando la loro primogenita sarà causa di faide e conflitti e a tutti gli accordi che potremo fare allora. Stiamo cambiando i nostro destino e quello di un intero regno in questi istanti.. Ci aspettano anni e anni di divertimento.» Cora eguagliò la sua espressione, quasi sognante e decisamente soddisfatta: le aveva mostrato quella visione, fatta di immagini spezzate eppure nitide, che mostravano guerre e conflitti, molti nati per inezie e quella bambina, dalla pelle candida come la neve e dai capelli più scuri del carbone, che cresceva e alimentava le faide di un regno in rovina che lei si rifiutava di governare. Dalla sfortuna di molti si potevano ricavare i migliori patti.

Rumpelstilskin le aveva spiegato che, in molti casi, quelle immagini mostravano un futuro incerto, scene di un domani ambiguo e che rivelavano solo la meta omettendo il percorso.. eppure ognuna di esse era fonte di entusiasmo per il loro corrente operato.  Erano entrambi certi delle loro azioni e, in un modo o nell’altro, le visioni di Rumpelstilskin e i tentativi di Cora, erano molto promettenti.

Ci vollero parecchi minuti prima di scorgere, al di là dell’ultima collina, il sentiero lastricato di pietre candide che portava al palazzo di Xavier, eppure per loro il tempo era trascorso velocissimo, perso nel rilassante rumore degli zoccoli dei cavalli e dei loro infiniti progetti che riguardavano prossimi o lontani futuri.         
Il tramonto aveva già posato colori pacati e caldi sulle mura e per quando, fianco a fianco, calpestarono il ponte levatoio in una corte di scudieri e cortigiani festanti, il grande portone si era chiuso alle loro spalle. Entrambi faticarono a mantenere un’espressione distaccata da tutto quello, eppure i loro cuori gioivano, poiché il re aveva accolto i suoi nemici nella propria dimora e li avrebbe chiamati figli, acclamati e celebrati al posto di coloro che avevano ucciso ed imprigionato.          
Erano solo all’inizio.. eppure la vittoria era già loro in pugno.

 

 

 

 

*allora straniero celo, all’amore svelo.

   
 
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