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Autore: Bec Hale    04/03/2009    5 recensioni
I black-out erano rari a Forks. Rari almeno quanto le giornate in cui il fulgido sole faceva capolino da dietro le scure fronde degli alberi. Amavo fissare le lamelle di luce fra le foglie … mi faceva viva, parte integra della natura.
[Ma questo succedeva prima. Da quel giorno non amavo più nulla. ]
~ Missing Moments New Moon - periodo annebbiamento
Genere: Generale, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Swan, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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;;candle on the window ~



I blackout erano rari a Forks. Rari almeno quanto le giornate in cui il fulgido sole faceva capolino da dietro le scure fronde degli alberi. Amavo fissare le lamelle di luce fra le foglie … mi faceva viva, parte integra della natura.
[Ma questo succedeva prima. Da quel giorno non amavo più nulla.]
La luce regnava perennemente nelle nostre case, nei nostri cuori. La luce alimentava le nostre vita.
Magari, dall’alto, se qualcuno avesse potuto distinguerci con una piccola luce, tutti avremmo brillato all’unisono, radiosi di vivere e di esserci.
Tutti avevano una luce.
La mia si era spenta … per non riaccendersi più. La notte, macchia scura d’inchiostro, si stagliava oltre la mia finestra chiusa, mentre io, apatica, rimasi al buio, come se improvvisamente non fosse saltata la luce. Immobile, senza respiro, con la penna ancora fra le dita.
Era la prima volta da quando ero a Forks che mancava la luce. Non era mai successo.
Sentii Charlie dal piano di sotto salire rumorosamente le scale.
«Bella? Bells, tutto ok?», chiese, bussando forte alla mia porta ma evitando di entrare.
Normalmente mi sarei seccata da tanta preoccupazione nei miei confronti. Non avevo più sei anni, non avevo più paura del buio, perché ormai il buio, il nulla … ero io.
«Sì. Tutto ok.» risposi telegrafica. Passò qualche secondo di silenzio, in cui Charlie rimase dietro la porta, probabilmente pensieroso o incerto sull’entrare oppure lasciarmi in pace.
Io rimasi ferma, tenendo il conto dei miei respiri per avere qualcosa da fare.
Finalmente, lo udii scendere le scale sbuffando.
«Vado a cercare delle candele», mi avvertì, come se la cosa mi riguardasse. Io stessi seduta ancora un po’, calma.
Dovevo finire i compiti entro quella sera. Avevo bisogno di luce.
Finalmente mi alzai ed andai a frugare nei cassetti, ribaltandoli anche. Ma erano tutti vuoti.
Non c’erano più giornali, i libri erano tutti in scatole sotto il mio letto e i miei CD erano stati tutti o frantumati - in impeti di disperazione - o gettati, o messi da parte.
Più che altro, trovai quaderni, libri e cose di scuola. Niente di personale.
Nell’ultimo cassetto della mia scrivania, trovai un mozzicone di candela bianco. Lo presi e lentamente scesi le scale, attenta a non ruzzolare per via del buio.
Impresa impossibile. Caddi all’ultimo scalino, ma mi rialzai, non avvertendo neanche il dolore alle ginocchia - troppo intenta ad escludere quello del cuore - e mi avvicinai ai fornelli, accendendo il gas. Charlie non c’era - forse era andato a comprare delle candele, o qualcosa del genere. Oppure era andato a chiedere ai vicini di prestargliene qualcuna.
La cosa non m’interessava.
Le piccole fiamme blu e lucenti s’innalzarono subito. Vi avvicinai la candela, che s’infiammò delicatamente, cominciando a sciogliere la cera. Salii in fretta le scale, mentre il calore arrivava fino alla mia mano, scottandomi.
Ero gelida, talmente fredda che anche una cosa tiepida mi sarebbe parsa calda.
Quel pensiero mi provocò un immenso dolore, mentre ricordavo un’altra persona terribilmente fredda, dalla pelle granitica me meravigliosa, compatta … i ricordi subito mi colpirono come tanti frammenti di ghiaccio, gelandomi dal pulsare sordo e ammalato del mio fragile muscolo cardiaco - del mio cuore che non esisteva più.
Sussultai e la cera già sciolta cadde sul pavimento, facendovisi la sua casa e seccandosi subito. Corsi velocemente in camera e gettai per terra i quaderni, stanca.
Non avevo più voglia di fare i compiti. Sinceramente, non avevo voglia di nulla.
Posai la candela dalla base piatta sulla scrivania e tornai a fissare fuori dalla finestra, annebbiata. Cominciai a non ricordare più che facevo fino a poche ore prima, come se la mia mente stesse cancellando tutto con una grossa gomma, la stessa che aveva cancellato il mio intero mondo quando lui se n’era andato, lasciando dietro di sè solo un mucchio di foglie trascinato da una leggera folata di vento.
[E il mio cuore ridotto a brandelli]
Ripresi la candela, aprii la finestra e la posai sul davanzale. Il vento faceva sfrigolare la fiamma, portandola alla fine della sua esistenza. Ormai era sera, quasi notte, e il freddo era pungente.
Rimasi ad ascoltare il vento sibilare, mentre la candela continuava coraggiosamente a brillare e resistere.
Come avrei voluto fare io. Le stelle si vedevano poco, quella sera, e per me l’unica luce era quella piccola candela.
« Bella? Sono tornato. Ho delle candele, nel caso ti servissero.» La voce di Charlie mi riscosse e subito mi preoccupai su cosa rispondere.
«Fantastico.», dissi piano, ma seppi che non riusciva a sentirmi. Non insistette.
Continuai a guardare la candela. Lei continuava a vivere, nonostante il vento, birichino, cercasse di spegnerla.
Lei ce la faceva, resisteva.
Io mi ero spenta alla prima folata e nessuno riusciva a riaccendermi. Per mia volontà ero diventata cera inutilizzabile, non adatta a nulla se non a vivere senza davvero esistere.
Quella ero io.
Chiusi gli occhi e quando li riaprii vidi la candela spegnersi definitivamente, mentre le ante della mia finestra cominciarono a sbattere piano.
La richiusi apatica.
La candela, che in un modo mi rappresentava - era la mia luce - si era spenta. Io sarei riuscita a riaccenderla di nuovo.
Ma il problema era un altro.
Qualcuno sarebbe riuscito a far tornare a brillare me?




Angolo Autrice
Piccolo MM di New Moon. Ovviamente, non so se ci sia mai stato un black-out. Ho voluto immaginare.
E'ambientata durante il periodo dell'annebbiamento^^
Commenti e critiche ben accetti<3
  
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