1.
Tempesta
Il colpo che mi
arriva, con tremenda precisione, dritto fra le costole, mi costringe a piegarmi
su me stessa e ad indietreggiare.
-Sei patetica!- Mi
aprostofa il mio avversario. -Questo avrebbe potuto pararlo anche un bambino!-
Gli riservo
un’occhitaccia, mentre mi riprendo dal suo violento attacco. Mantengo i miei
occhi incollati su di lui, proprio come mi ha insenganto a fare per non dare al
nemico la possibilità di cogliermi di sorpresa.
Il suo volto affilato
ed elegante gli conferisce un’ aura austera, anche inquietante nella maggior
parte delle volte, soprattuto quando le sue labbra sottili, appena disegnate,
si arricciano in un ghigno crudele.
-Vorrei tanto vedere
se saresti ancora capace di farle lo stronzo, se usassi contro di te il mio
potere...- Soffio fra i denti, indispettita.
Ma in risposta ottengo
una sua sonora risata.
-Ed è proprio per
questo che siamo qui, cuccioletta!-
Mi risponde. -Per renderti in grado di difenderti anche senza il tuo
particolare talento.-
-E pensi di insegnarmi
a combattere massacrandomi?-
Esibisce un sorisetto
arrogante e si passa una fra i capelli dorati, scompigliandoli ancora di più.
-Se avessi voluto farti male sul serio, ti avrei lasciato affrontare Felix.-
-Sto iniziando a
pensare che ti diverta infierire su di me.- Mi scosto e l’osservo. -Magari mi
hai scambiata per una delle tue prede, Demetri!-
Il suo sorriso si
amplia fino a diventare famelico, mentre il rosso pericoloso dei suoi occhi
scintilla. -Sai benissimo quanto mi diverta la caccia, e sai anche che saresti
una preda molto allettante per me.-
Incrocio le braccia al
petto e gli indirizzo un’occhiata di sfida. -Forse dovresti dedicarti a vittime
più indifese, mgari qualcuna alla tua portata!-
Demetri ride ancora, e
credo lo faccia nel tentavio di farmi perdere la calma. -Più indifesa di te che
non sai neanche parare un mio pugno e che non riesci a starmi lontata nemmeno
per un giorno?-
Assottiglio lo sguardo
e indietreggio quando lui fa un passo verso di me.
-Perchè lo sai che è
questa la verità,- Sibilla, avanzando lentamente. -Sai che, alla fine, sei
sempre tu che vieni a cercarmi!-
-Allora mi terrò alla
larga, così vediamo come stai senza di me!-
Ride ancora,
sollevando un angolo delle sue labbra seducenti, mantre mi arriva tanto vicino
da riuscire ad accarezzarmi una guancia.
-Oh mia adorta Lilly, lo sai quanto mi piaci quando
cerchi di fare la dura?-
Faccio una smorfia e spingo via la sua mano dal mio viso
con un gesto deciso. -Non chiamarmi con il nome di un cane!-
Ma Demetri non
gradisce il mio rifiuto, non accetta mai che io mi ribelli, di fatti affila lo
sguardo e mi afferra il polso fra le sue dita inamovibili.
Il sorriso che fa sta
volta è molto più cattivo dei precedenti. -Stai iniziando a stancarmi...-
I nostri visi sono ad
un soffio di distanza, tanto che sento il suo alito gelido sulle labbra. I suoi
sbalzi d’umore sono imprevedibili quanto temibili, è il classico vampiro che
passa dall’esaltazione alla furia in un battito di ciglia.
Ma ci sono abituata.
-Allora perché non mi
lasci in pace e sparisci dalla mia vista!-
Dal modo in cui le sue
labbra si tendono, come una ferita che gli squarcia il viso, capisco subito che
la sua pazienza si è del tutto esaurita e che si sta già pregustando il momento
della mia sconfitta.
Per quanto io sia
pronta e determinata, non riesco a liberare il braccio dalla sua salda presa
quando dicede di costringerlo in una piega innaturale dieto la mia schiena, strappandomi
un lamento. Mentre mi tiene immobilizzata, con l’altra mano tenta di colpirmi
allo stomaco ma riesco a spostarmi, pentendomene l’attimo dopo quando mi rendo
conto di aver fatto leva sul braccio che mi tiene ancora improggionato.
Il suo secondo attacco
parte velocissimo e mi colpisce al viso, togliendomi il tempo di reagire quando
mi afferra con forza la gola.
-Saresti già morta!-
mi fa notare con una certa soddisfazione, avvertendo lo scricchiolio del mio
collo quando lo stritola.
Serro le palpebre per
il dolore e tossicchio, ma finalmente mi lascia andare, forse per pietà. Vedo
la smorfia di disgusto con cui mi osserva, prima di prendermi a tradimento dai
fianchi per sollevarmi da terra e scaraventarmi contro la parete poco lontana.
-Fai parte del primo
ordine della Guardia, hai il diritto di indossare una tunica quasi nera, e
questo lo sai che significa?- Mi inveisce contro, pur mantenendo il suo solito
autocontrollo.
Provo a risollevarmi
ma rimango seduta con la schiena contro il muro, massaggiandomi il collo
dolorante. -Che sono ritenuta una dei Volturi più potente, e che quindi non ho
bisogno di questo stupido allenamento?-
-Vuol dire che dovresti essere all’altezza dei Volturi.
Sei perfino la guardia personale di Marcus, dannazzione!- Sentenzia. -E non sai
neanche sostenere uno scontro fisico senza affidarti al tuo potere?-
-Anche Jane ed Alec
hanno dei poteri, e se sono imbattibili è solo grazie a quelli!- Strillo,
arrabbiata. -Ma non mi pare che loro debano sostenere degli scontri per
fortificarsi!-
-Certo, peccato che i
loro poteri non abbiano dei limiti!- Mi ricorda, con un ghigno crudele. -Conosci
benissimo il tuo problema, sai che il tuo potere potrebbe lasciarti in pericolo!-
Scuoto la testa e mi
rifiuto di guardarlo. -Smettila, Demetri!-
-Di fare cosa?-
Ringhia. -Di ricordarti la verità?-
-Posso essere più
forte di te!-
-Non in una stanza al
chiuso!-
Stringo i pugni, sta
cercando di ferirmi, ma non posso dargliela vinta.
-Sei debole!-
-Basta!- Grido.
Si immobilizza e la
sua espressione mi mette improvvisamente i brividi. -I Volturi sono venuti a
cercarti e ti hanno reclutata perché pensavano che ne valesse la pena, ed
invece non sei niente!-
-Ho detto basta!-
Quando un’ esplosione
di vento si abbatte su Demetri e lo scaglia via, mandandolo al tappeto, avverto
un attimo di sollievo che si tramuta in spavento. Non dovevo usare i miei
poteri e non volevo farlo, ma ha voluto lui portarmi al limite.
-Ma brava!- Si lamenta,
rialzandosi. -Giocare con l’aria è tutto quello che sai fare?-
Respiro, intensifico
lo sguardo e mi concentro per spedire nuovamente a terra Demetri, ma riesce a
sostenere la spinta dall’aria contro il suo petto e rimane in piedi.
-Tu controlli uno
degli elementi, Lilly, l’aria. Ed è sorprendente quello che riesci a fare, ma
non se sei all’interno!-
Chiudo gli occhi, protendo
al massimo il mio sesto senso e provo a concentrare tutta l’aria che c’è in
questa palestra sotterranea per tenerlo fermo dove si trova. Ma purtroppo ha
raggione, il mio elemento qui dentro scarseggia, e la pressione che riesco ad
esercitare contro di lui non è abbastanza da impedirgli di avanzare. Passo dopo
passo, attraversa il muro atmosferico che dovrebbe bloccarlo.
-Se pensi davvero che
basti il tuo potere a farti vincere un incontro, allora dimostramelo!-
Un brivido freddo mi
attraversa, ho ancora gli occhi serrati ma percepisco il suo spostamento e so
che mi sta raggiungendo, lotta contro l’aria con cui cerco di fermarlo, ma sta
avendo la meglio.
Con uno scatto di
rabbia e forza, spinge contro la mia barriera invisibile e la distrugge,
balzando proprio davanti a me. Spalanco gli occhi e mi ritrovo il suo viso
quasi attaccato al mio, tanto che trattengo il respiro.
Il suo pugno parte a
velocità strabiliante e si pianta nella parete a pochi centimetri dal mio
orecchio, creando un foro. Rimango paralizzata a ricambiare il suo sguardo, so
bene che se avesse colpito me mi avrebbe fatto un enorme danno.
-Come vedi, non puoi
paragonarti ai gemelli.- Mi sussurra. -Loro non si sarebbero fatti battere!-
Si raddrizza, si passa
ancora una volta la mano fra i capelli, e sospira.
Io sono rimasta seduta
sul pavimento, dentro di me sono assalita da un fastidioso senso di oppressione
che mi sconvolge. Non voglio neppure sollevare lo sguardo.
-Ma non temere,
continuerò ad allenarti!-
Con eleganza, mi tende
la mano e vuole che accetti il suo invito ad alzarmi, ma io preferisco starmene
dove sono.
-Stai facendo la
difficile, Lilly?- Indaga, ad un passo dall’infuriarsi ancora.
Lo percepisco dalla
sua voce.
Osservo la sua mano pallida,
i muscoli tesi del suo braccio fino a raggiungere con lo sguardo il suo volto
perfetto, algido e falsamente pacifico.
È esattamente così che
tutto è iniziato, quasi cinquant’anni fa, quando ci siamo visti per la prima
volta e sono ufficialmente entrata a far parte della famiglia dei Volturi.
-Perché mi chiami con
il nome di un cane?- Chiedo, sta volta tranquilla.
Demetri mi concede un
sorriso soddisfatto. -Perchè mi hai sempre detto che il tuo nome ti sembrava
troppo cattivo!-
I miei occhi si perdono
nei suoi, e qualcosa si riaccende in me.
Quando i Volturi mi
hanno trovata, rintracciandomi grazie allo scompiglio che avevo creato, non
sapevo assolutamente nulla di me. Non conoscevo il mio creatore, né sapevo come
fossi diventata una vampira e non avevo nessuna memoria del mio passato.
Persino il mio nome mi era sconosciuto.
I miei ricordi sono
iniziati una mattina assolata, in una piccola radura nelle periferie della
Toscana. Il bagliore accecante della pelle della mia mano accarezzata da un raggio
di sole mi aveva terrorizzata, ma mai quanto la potente sete che mi animava e
che ha guidato i miei canini dentro la giugulare di un innocente essere umano.
Il più innocente di
tutti. Una bambina che si era spinta a giocare tra gli alberi, troppo lontana
da casa.
Mi passo le mani sulla
fronte e respiro profondamente e, quando mi riaffiora alla mente il ricordo del
fiocchetto rosso intrappolato tra i riccioli biondi di quella creaturina che ho
ucciso, un insopportabile senso di nausa mi svuota.
Leggende e storie
dell’orrore mi avevano anticipato l’esistenza di mostri notturni bevitori di
sangue e, anche se non so spiegarmi come, sapevo per certo cosa ero diventata.
Da sola e senza
passato, ho trascorso sei anni a scovare tutte le creature simili a me che si nutrivano
di umani, ponendo fine alle loro nere esistenze grazie al mio formidabile
controllo sull’aria.
Ma mi trovavo
all’interno del territorio italiano, a Firenze per la precisione, e i Volturi
mi hanno trovata facilmente. Giravano voci su di una vampira spietata che
uccideva quelli della sua stessa specie senza apparente motivo.
Inevitabilmente è giunto
il giorno in cui i Volturi si sono presentati alla mia porta. A dire il vero,
mi hanno scovata e raggiunta dentro alla casetta abbandonata fra le campagne
che avevo scelto come mio rifuggio personale.
Nelle loro eleganti vesti
nere e nei loro occhi scarlatti erano racchiusi tutti i motivi per attaccarli,
e ci ho anche provato, ma una nebbia oscura mi aveva avvolta rendomi improvvisamente
ceca, sorda e immune ad ogni sensazione.
Ricordo di aver tentato
di difendermi, crendo una bufera, ma improvvisi attacchi di dolore mentale
avevano avuto la meglio su di me, mischiati a quella nebbia accecante.
Soltanto adesso, dopo
tanti anni, so che Marcus aveva scelto di farsi scortare proprio da Jane ed
Alec perchè sapeva che sarebbero stati gli unici capaci di fronteggiarmi.
Ritornata in possesso
dei miei sensi, un ragazzo affascinante e tenebroso mi aveva teso la mano,
offrendomi il suo aiuto per rimettermi in piedi.
-Ci era giunta voce
della tua esistenza, così ci siamo premurati di cercarti.-
A parlare era stato un
uomo adulto con lunghi capelli castani ed un aspetto immensamente fragile, dato
l’estremo candore della sua pelle. Rammento ancora il suo sguardo stanco ma
intenso, i suoi abiti erano i più aristocratici che avessi mai visto, nascosti
sotto una preziosa mantella nera.
-Grazie all’aiuto di
Demetri,- Mi disse, indicando con il mento il ragazzo davanti a me che ancora
mi tendeva la mano. -Siamo, con mia somma gioia, arrivati a te!-
Mi sembra di essere tornata
di nuovo a quel momento, confusa e goffamente seduta a terra, mentre il
perfetto Demetri se ne stava immobile davanti a me in tutta la sua
magnificenza.
-Il mio nome è Marcus
e desidero invitarti al nostro Castello.- Aveva proseguito l’uomo dalla pelle
di perla. -Vorrei invitarti ad unirti alla nostra famiglia.-
Non guardare Marcus
era impossibile, ma io tenevo d’occhio anche Demetri e i due ragazzini dai
volti angelici.
-Qual è il tuo nome?-
Alla domanda di
Marcus, avevo abbassato la testa.
-Il mio signore ti ha
fatto una domanda!-
La minaccia di quel
Demetri mi era arrivata forte e chiara, ma non avevo potuto fare altro che
guardarlo di traverso.
-Non lo so!- Erano state
le mie prime parole.
Mentre Demetri e Jane
avevano fatto una smorfia di rabbia, pronti a farmela pagare per l’insolenza
dimostrata, Marcus si era preso del tempo per riflettere.
-Se non lo rammenti,
dovremmo trovarne uno noi.- Aveva esclamato, sognante. -Che ne dici di Lilith?-
Ero rimasta in
silenzio.
-Secondo le leggende
mesopotamiche, era la divinità della tempesta, spesso associata a disgrazie e
catastorfi.-
La spiegazione di
Marcus aveva fatto fare a Demetri un sorrisino malvaggio. -Nome adatto, allora,
mio signore!-
Non avevo affatto
gradito l’intervento di quel ragazzo, ma la mia attenzione era stata richiamata
dal sospiro di Marcus.
-Per di più, in
un’antica lingua dimenticata da tutti, Lilith significa signora dell’aria!- I
suoi profondi occhi vermigli mi erano
piombati addosso. -Ti aggrada?-
Inutile dire che trovassi
perfetto quel nome, per quanta importanza potesse avere per me in quel periodo.
Quello che non potevo
immaginare era che, con il mio sì, avessi accettato molto più che un nome.
Avevo acconsentito ad
entrare a far parte dei Volturi, la più
potente e antica famiglia di Vampiri al mondo.
-Ti sei addormentata?-
Strizzo le palpebre e
sollevo lo sguardo su Demetri, sempre davanti a me. Sono mentalmente tornata
nella palestra creata a posta per l’addestramento delle guardie.
-Stavo pensando al mio
nome.- Sospiro. -Pensi ancora che mi si addica perché indica catastrofi?-
Ride. -Una
sterminatrice di vampiri non è certo un angioletto!-
-A me Lilith piaceva
perché ha a che fare con il mio potere!-
Lui si stringe nelle
spalle. -Preferisco Lilly!-
-Piantala!- Dico,
spingendogli contro una leggera folata di vento.
Ripreso l’equilibrio
come se nulla fosse accaduto, Demetri mi osserva attentamente. -Domani
riproviamo con l’allenamento, e farò sul serio!-
Non rispondo.
-Mi aspetto che tu ci
metta un po’ d’impegno!-
-Ed io mi aspetterei
che la smettessi con questa storia!-
Contorce la bocca in
una smorfia particolarmente disgustata, come se avesse assaggiato un frutto
aspro. -Se non vuoi migliorare nel corpo a copro, potresti sempre dare più
forza al tuo potere...-
Capisco bene il
messaggio nascosto nelle sue parole e subito mi ritorna in mente il fiocco
rosso fra i capelli della prima bambina che ho uscciso, con una morsa che mi
stringe il petto. Appoggio la fronte sulla mano e mi mordo il labbro.
-Adesso non cominciare
con la solita storia!-
-A no?- Esclama,
furente. -Non vuoi cibarti di umani, come è naturale che sia, e questo ti indebolisce
notevolmente! E dovrei fare finta di niente?-
Odio lespressione schifata
con cui mi sta fissando in questo momento, e di certo nascondermi il viso
dietro le mani non basterà a celarmi dal suo risentimento verso di me.
-Per di più il tuo
assurdo vegetarianismo fa andare su tutte le furie Aro e Caius, e lo sai
benissimo!- Continua. -E hai anche il coraggio di lamentarti se voglio
allenarti?-
-Perchè non lo
capisci?- Provo, inutilmente.
-Capire cosa? Che ti
rifiuti di bere sangue umano per la tua assurda moralità?-
Rimaniamo a guardarci
negli occhi per interminabili istanti, fino a quando Demetri scuote la testa e
trattiene un ringhio.
-Sai cosa c’è? Fai
come diavolo ti pare!-
Si volta e attraversa,
rigido e composto, l’ampia sala di marmo circolare. Prima di raggiungere l’alto
portone finemente lavorato, si ferma e si volta per metà verso di me.
-Sai anche un’altra
cosa?- Chiede, tagliente. -Stare con te sta davvero inziando a stancarmi.-
Incasso il colpo raccogliendo
le ginocchia al petto e le avvolgo con le braccia. Demetri non ha soltanto la
straordinaria capacità di rintracciare chiunque ovunque, sa anche trovare
l’esatto modo per farmi del male.
Sempre.
-Heidi starà tornando
con la cena. Sei sicura di non voler venire con me?-
Fatico a trattenere la
mia rabbia, ma lo guardo dritto in faccia. -Sei sicuro di riuscire a non cadere
nel letto di Heidi anche sta volta?-
Demetri si volta del
tutto, tuffa le mani nelle tasche dei pantaloni e solleva il mento, spavaldo.
-Sei gelosa?-
Respiro profondamente,
gli occhi intrappolati dai suoi. -Nemmeno per sogno!-
Il rosso delle sue
iridi vibbra e il suo sogghigno famelico gli mette in mostra i canini affilati,
quando si ci passa sopra la lingua.
Sostengo il suo
sguardo fino a quando mi da le spalle e abbandona finalmente la palestra. L’eco
dei suoi passi mi rimbomba nelle orecchie, ricordandomi il battito del mio
cuore perso per sempre.
Raccolgo i miei lunghi
e lisci capelli castani per portarmeli su una spalla, mi faccio coraggio e mi
rialzo.
A volte vorrei essere
una normalissima persona, ed invece sono uno dei membri più importanti dei
Volturi grazie alla mia capacità di dominare il vento. Sono senza passato ma mi
ostino a cibarmi unicamente di animali e, per quanto mi scocci ammetterlo,
Demetri ha raggione su due cose.
La prima è che il mio
potere ha dei limiti, la seconda è che il colore ambrato dei miei occhi fa
storgere il naso ad Aro e Caius.
Forse un giorno gli
darò maggiormente ascolto, e coglierò il suo avvertimento, per ora mi limito ad
affrontare la tempesta di ogni mio singolo giorno.
Non avrò mai
un’esistenza semplice, d’altro canto, faccio parte dell’antica e potente
famiglia dei Volturi.
E ormai, nel bene e
nel male, non ho più scampo.
Continua...
Buon
pomeriggio a tutti, grazie per aver letto e spero che la mia idea vi piaccia.
Volevo
creare una storia che svela i retroscena della famiglia dei Volturi, con tutti
i lati positivi e negati che fare parte della Guardia può avere.
Attraverso
una storia d’amore un po’ particolare e complicata, racconterò di semplici
attimi di vita quotidiana ma anche di scelte difficili e momenti di sofferenza.
Ci
saranno tutti i personaggi noti e cercherò di seguire la trama originale.
Mi farebbe
enormemente piacere avere qualche vostro commento, ovviamente potete pormi
domande o dirmi cosa non vi è piaciuto. Acetto consigli e sarò felice di
rispndervi!!
Grazie,
un bacio e a presto!